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Autore: Yurha    26/03/2018    1 recensioni
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Quasi alla fine del processo, Marcus Woll era seduto al banco degli imputati con un sorriso sprezzante stampato in faccia, credendo presuntuosamente di essere intoccabile. Dopo varie domande, il Procuratore Michael Cutter, rivolgendo uno sguardo alla sua assistente Connie Rubirosa, che in quel momento seduta tra il pubblico, iniziò a sparare teorie assurde su loro due ma Cutter sul momento, non si accorse che qualcosa cambiò..
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mike Cutter
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4
 

Più tardi, seduto nel suo ufficio, solo e con la mente forse un pò più calma grazie al suo Scotch, pensò a tutta la vicenda e realizzò cosa avrebbe dovuto fare, anche se non poteva e soprattutto non voleva portare sospetti su Connie.
Sapeva che con le stesse prove con cui aveva fatto condannare Woll, avrebbe potuto certamente fare condannare anche la sua migliore amica.
Certo è che il caso ha voluto che il mercenario mandato per assassinare Lovett e Rice fosse convenientemente morto e quando si ricordò di quel fatto, a Mike si gelò letteralmente il sangue.
“Due omicidi ed un tentato omicidio..” pesò lui mettendo entrambi i piedi sulla scrivania e, buttandosi indietro sulla poltrona, incrociò le mani dietro la testa in modo da poter guardare il soffitto ma prima che potesse distogliere la sua mente, Connie entrò nell’ufficio con un’altra pila di documenti, tutti dei casi chiusi da Marcus quando era un Sostituto Procuratore Esecutivo.
Jack comparì ed ordinò di rivedere tutti i documenti dei ricorsi prontamente presentati e che loro due avrebbero dovuto lavorare tutti i giorni e tutte le notti insieme, immersi negli scatoloni di documenti.
Mike sapeva che non sarebbero usciti dall’ufficio prima delle tre di notte per tutte le prossime quattro o cinque settimane, se andava bene, e a quel pensiero s’innervosì.

Erano seduti nel suo ufficio da un’ora buona quando Mike prese totalmente le distanze da lei ma come per dirgli che non poteva scappare, Connie spostò la sua sedia vicino a quella di lui, piuttosto che stare di fronte.
Lui smise per un secondo di scrivere e la guardò corrucciando leggermente la fronte, senza aprire bocca.
Connie accennò ad un sorriso. «Così compariamo le note e gli appunti più facilmente. Risparmiamo tempo, invece che passarci continuamente le cartelle, le leggiamo direttamente.» disse rispondendo alla domanda che frullava per il cervello di Mike.
Lui annuì e riprese a scrivere.
A parte il sorriso, il comportamento di Connie era completamente normale, sapeva che se non fosse stato per i sorrisi e gli sguardi che si lanciavano da dopo il contro-interrogatorio di Woll, probabilmente poteva anche convincersi che quel maledetto caso li avesse mentalmente stremati quindi sarebbe stata la spiegazione più logica alle cose strane che faceva Connie.
Ad un certo punto della nottata di lavoro, Mike quasi pregò che lei andasse a casa, per poter abbassare finalmente la guardia, pensare un pò e dare libero sfogo a tutto ciò che aveva in mente, senza ritrovarsi a fissarla ogni volta ma purtroppo per lui, non andò così.
Ogni volta che iniziava a pensare, si ritrovava inevitabilmente a guardare nella sua direzione.
“Maledizione!” pensò portandosi la mano che impugnava l’elegante penna alla fronte.

Erano seduti l’uno accanto all’altra da almeno mezz’ora o giù di là, sempre in silenzio, rileggendo le testimonianze e i resoconti della corte.
Almeno..
È più giusto dire che Connie lo fece..

Mike passò tutto il tempo a leggere e rileggere lo stesso primo paragrafo. Non riusciva proprio a concentrarsi, la sua mente correva come non mai ed il suo cuore lo seguiva facendolo sembrare come un reduce di una lunga maratona.
Mise giù il fascicolo che aveva in mano e si alzò per appendere la giacca.
La sua pelle era ricoperta da un velo di sudore, non per il caldo ma molto probabilmente era colpa di quella sensazione di accelerazione generale provocata dalla vicinanza di Connie.
Andò a sedersi di nuovo al suo posto, tirando fino al gomito le maniche della camicia.
A quel punto la domanda era spontanea e una sola: tutto quello era causato dalla Connie collega e amica per cui provava dei sentimenti o dalla Connie presunta omicida fredda, spietata e calcolatrice che temeva?
Ecco, questa era un’altra domanda senza risposta nell’ormai esasperata mente del Procuratore Cutter, però sapeva cosa doveva fare nonostante l’enorme mancanza che aveva dimostrato durante il processo.
Mike aveva sempre avuto una forte convinzione nell’equità della Legge e non tollerava affatto le persone che ne abusavano per i proprio scopi personali.
Mentre si mise a guardare lo stesso paragrafo di prima, i suoi occhi finirono ancora sulle gambe di lei.
Era così perso in quella visione che sobbalzò appena quando sentì la sua voce.
«Allora, Michael, non mi chiedi il perchè?» chiese con nonchalance, senza neanche alzare gli occhi dai documenti..
L
a sua bocca si asciugò all'istante ed il suo cuore prese di nuovo a correre, sempre di più.
Corrucciò la fronte. «“P-perchè” cosa?» balbettò con un filo di voce, quasi avesse avuto paura a parlare ma provando a non mostrare nessun cambiamento.
Lui alzò gli occhi dopo aver finito di scrivere e a quel punto vide chiaramente che la Connie Rubirosa con cui aveva lavorato due anni era svanita, rimpiazzata da una stoica, calcolatrice e fredda assassina.
Il suo tono di voce cambiò, aggiungendo un piccolo particolare freddo ma con una specie di nota sensuale che lo attirava come una mosca al miele.
Lei sorrise quasi divertita da ciò che disse lui.
«Questo è quello che non sei riuscito a dimostrare in aula. Il motivo. Se tu avessi avuto questo, probabilmente avresti potuto discolpare Marcus, quindi.. avanti, aspetto la tua domanda Procuratore Cutter.»

Niente.
Faceva fatica a respirare, a mettere insieme una semplice frase. Ormai quella teoria non era più una teoria, era un fatto certo.
«Io.. Io non voglio discolparlo. Merita di stare in carcere.» disse sempre con un filo di voce.
Realizzò che effettivamente, verme o non verme, aveva messo dietro le sbarre un innocente e Michael Cutter aveva giurato di rappresentare sempre, in ogni caso e di fronte a chiunque, la Legge e la Giustizia, non poteva tralasciare o ignorare le sue responsabilità e nonostante questo, neanche una singola cellula del suo corpo voleva che Marcus Woll tornasse libero anche se innocente.
Connie alzò le spalle. «Lo capisco, quello sicuramente non è un uomo innocente nel senso letterale. Non fraintendermi, ha cospirato per uccidere Maggie Hayes ed ha bellamente mandato al diavolo il nostro caso contro Blanco. È più che probabile che abbia voluto uccidere altri testimoni..» disse tranquillamente sfogliando un’altra cartelletta.
Mike riusciva solo a guardarla con gli occhi spalancati, non riusciva a credere che stesse dicendo delle cose del genere come se fossero cose da niente.
Connie si fermò, alzò gli occhi e gli lanciò un altro dei suoi sorrisi.
Quel sorriso era davvero pericoloso, più dei precedenti perchè sicuramente aveva qualcosa in mente ed era più che determinata a portarla a termine.

  
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