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Autore: Mrs Montgomery    27/03/2018    6 recensioni
Esistono legami impossibili da sciogliere; sono come corde annodate e resistenti.
Legami vincolati dal sangue, da una forte volontà o semplicemente dal destino. Incontri non casuali, discendenze potenti e il proibito. Il legame proibito sarà quello più forte.
L’incontro tra Victoria Malfoy e Harry Potter è destinato a spianare la strada del futuro. Un’amicizia utopica che si svilupperà tra i muri di Hogwarts e sfiderà più di una convenzione.
Eppure tra i libri di scuola e una strana magia nell’aria si forgerà un altro legame. Un legame tormentato che ravviverà i cuori dei suoi protagonisti o li lascerà sprofondare nell’oscurità.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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LP
Capitolo IV

"Cioccolato e caramelle"
 

«Sette! Io dico… proprio sette pagine su Potter!» esclamò Draco, spalancando le braccia. «Scommetto che si sarà messo a piangere come una femminuccia per ottenere tutto quello spazio. Ci rendiamo conto che di Krum hanno parlato per due righe, per di più storpiando il nome? È inaudito! Lui è un cercatore famoso».
«Anche Potter è famoso» commentò annoiato Blaise, intento a mangiucchiarsi il suo toast.
«Sì, per un fatto accaduto tredici anni fa. Capirai!»
«Be’ te lo ricordi l’articolo, no? È ovvio che avrà fatto una sceneggiata epocale».
«Concordo con Blaise» s’intromise Theodore agitando lentamente la bacchetta per versarsi il succo di zucca nel bicchiere. «Nemmeno della francese e di Diggory hanno parlato, se non nell’ultima riga. Lo trovo assurdo!»
Draco mostrò un ghigno malevolo e da sotto al tavolo tirò fuori un numero della Gazzetta del Profeta. Guarda caso, proprio quello che trattava del Torneo Tre Maghi.
Con finto fare intellettuale si mise a leggerlo:
«Credo di aver ereditato la mia forza dai miei genitori. So che sarebbero molto fieri di me se potessero vedermi... sì, qualche volta la notte piango ancora per loro, non mi vergogno di ammetterlo... so che nulla mi potrà ferire durante il Torneo, perché loro vegliano su di me...»
Theodore emise un conato di vomito. Blaise storse il naso disgustato. Pansy sghignazzò talmente tanto che fece voltare metà della Casa Serpeverde intenta a fare colazione. Draco sventolò il giornale in direzione di Harry, il quale era in un cantone del suo tavolo a far colazione in silenzio.
«Nulla di potrà ferire, eh Potter?» continuò alzandosi in piedi. «Certo, se davvero hai ereditato la forza dai tuoi genitori sei messo male. La loro forza non sembra esser servita granchè quando…»
Con uno strattone Draco fu costretto a sedersi.
«Smettila! Stai facendo la figura dello scemo» lo sgridò a bassa voce Victoria, a cui era toccato assistere a quella scena pietosa. Voleva sprofondare per l’imbarazzo «Là in fondo ci sono i professori. Dubito tu voglia farti richiamare. Pensa a nostro padre».
Draco accigliò la fronte e sbuffò sonoramente, mettendo via il giornale.
«Sei una guastafeste» mugugnò Pansy, accingendosi a carezzare il braccio del suo grande amore. «Draco non stava dicendo nulla di male. Stava riportando le stesse parole di quello Sfregiato».
«Come dire che davvero usate quelle parole» replicò Victoria alquanto stizzita e battè una mano sul giornale. Scosse il capo e cominciò a bere il suo succo, con un’espressione piuttosto contrariata in viso.
«E tu come puoi sapere che cosa ha detto durante l’intervista?»
Victoria la fissò per un secondo. Percepì gli sguardi di suo fratello, di Blaise e di Theodore addosso. Alzò le spalle con naturalezza e poggiò il suo bicchiere vuoto.
«Hai ragione. Non lo so… però so che generi di articoli realizza Rita Skeeter. Il suo stipendio dipende da quanto è brava a screditare le persone» rispose mantenendo alto lo sguardo. «Non è così difficile capire che anche questo sia finto. È creato apposta per attirare l’attenzione. E se è unicamente incentrato su Potter, la spiegazione risulta banale».
«E sarebbe?» domandò Draco.
«Fratellino, ti credevo più arguto. Harry non doveva essere un Campione, è uno scoop e quindi la gente ne vuol sapere di più. A chi interessa della bella francese, del buzzurro bulgaro o di bel-faccino-Diggory? È Potter lo scoop del momento»  concluse con tono superbo, atteggiandosi come se fosse un pavone che ha appena aperto la coda. «Se fossi in voi mi preparerei per questo Torneo. Potter potrebbe finire al quarto posto in tutte le prove, eppure i giornali parlerebbero solo di lui. Mi auguro che riuscirete a sopportarlo».
E mostrando un sorriso beffardo, abbandonò il gruppetto. S’alzò dalla lunga tavolata e si diresse verso l’uscita della Sala Grande. Piuttosto che star ad ascoltare i loro commenti, preferiva presentarsi anticipatamente a lezione. Per strada incontrò Adrian Pucey, mano nella mano con Faye, niente poco di meno della sua migliore amica appena guarita dall’influenza. Li salutò con un cordiale cenno della mano.
«Vic! Dove stai andando?»
«A Divinazione».
Faye lanciò un’occhiata al suo orologio da polso. «È alquanto presto, non trovi?»
«Lo so, ma… ma magari te lo spiego dopo. Non voglio farvi tardare a colazione» tentò di liquidarli in fretta. «Ci vediamo dopo, va bene?»
«D’accordo» le sorrise Faye.
«Ciao Vic!» la salutò Adrian.
La giovane Malfoy riprese a camminare tranquillamente. In effetti era davvero presto, ma poco le importava, almeno poteva prendersela con calma. Percorse almeno quattro corridoi prima di giungere alla Torre Nord, dove si trovava la classe di Divinazione. Fu poco prima di salire le scale a chiocciola, che incontrò il suo ragazzo in compagnia di quel simpaticone di Chambers.
«Ciao ragazzi» li salutò con finto entusiasmo.
Allen si avvicinò più speditamente quando la vide. Le mostrò un sorriso smagliante, ed essendo decisamente più alto di lei, dovette abbassarsi per darle un bacio.
«Buongiorno, amore! Come mai sei qui così presto? La tua lezione non comincia tra venti minuti?»
«Sai che detesto arrivare tardi».
«Certo, ma sei decisamente in anticipo» ridacchiò il ragazzo, facendole passare un braccio attorno alla vita. «Senti, per sabato andiamo ad Hogsmeade come deciso?»
Lei annuì.
«Ci saranno anche Chambers con la Stebbins, poi penso anche Diggory…»
«Siamo sicuri che alla nostra Victoria stia bene questo assortimento?» la stuzzicò quel fessacchiotto di Chambers.
«Che stai dicendo?» domandò Allen ingenuamente.
«Dico solo che per quanto riguarda Hogwarts, la tua ragazza si è schierata da tutt’altra parte. Sarà un po’ strano girovagare con Diggory, no?»
Victoria corrugò la fronte, fissandolo malamente. Non capiva dove volesse arrivare con quei giri di parole. Da quando avvenne il duello per difendere Harry, lei e Chambers non ebbero occasione di parlarsi. La ragazza dubitava che quello spilungone avesse raccontato qualcosa ad Allen, dal momento che quest’ultimo non accennò mai a nulla.
Forse voleva informarlo proprio in quel momento?
In tal caso lei era pronta a rispondergli per le rime!
«Io non sto capendo niente, scusate!» scoppiò a ridere Allen e poi abbassò il capo sulla ragazza. «Per caso Cedric non ti sta simpatico? In tal caso, potremmo far la stessa strada per andare ad Hogsmeade e staccarci dal gruppo più tardi. Che ne dici di una passeggiata romantica? Soli, io e te?»
«Un programma perfetto! Mi piacerebbe moltissimo» rispose Victoria con fare svenevole. Allungò una mano per attirarlo a sé, si alzò sulle punte e gli diede un bacio sulle labbra.
Ti ho fregato Chambers!
1 a 0 per Serpeverde.
Allen si scostò mostrando un ampio sorriso. Si vedeva che era completamente perso per la giovane Malfoy.
«Ora noi dobbiamo scappare. Abbiamo lezione di Erbologia e dobbiamo ancora scendere tutte le scale».
«Andate e fate i bravi, mi raccomando» rispose Victoria sorridendo al suo ragazzo.
Vide gli occhi di Chambers ridussi a due fessure e lei ricambiò con un bacio voltante.
 «Buona giornata, Vicky».
Allen la baciò un’ultima volta prima di andarsene assieme all’amico di sempre. La Serpeverde fu libera di proseguire per la sua strada. Salì senza fretta la scala a chiocciola, raggiungendo indisturbatamente la classe di Divinazione e attese l’inizio della lezione. Quell’ora si rivelò piuttosto divertente. Il compito della settimana era di esporre un sogno e cercare di interpretarlo. Ne uscirono di tutti i colori.
Lucian raccontò di aver sognato un campo di grano e lui se ne stava tutto solo a fissare il sole, fino a quando non salì sulla sua scopa e volò via. L’interpretazione che diede fu: «Quest’estate mi dirigerò in un campo per prendere il sole e quando mi annoierò chiamerò la mia scopa e sfreccerò verso casa. Fiù!».
Il ragazzo di origini irlandesi parlava sempre con un tono serioso e per questo scatenò l’ilarità di tutta la classe.
«Oppure potrei diventar un contadino, ma l’idea mi fa alquanto ribrezzo».
La professoressa Cooman gli lanciò un’occhiata ostile e passò ad un altro studente.
Ognuno di loro fece una predizione alquanto bizzarra ed altamente improbabile. C’era chi disse che presto sarebbe stato mangiato da un grosso fiocco di neve, chi avrebbe vinto il campionato di Quidditch, chi avrebbe conseguito un G.U.F.O. con il massimo dei voti e chi si sarebbe messo a vendere calzini spaiati.
Stufa di quelle che sembravano - e probabilmente lo erano - delle prese in giro, la professoressa Cooman decise di continuare la lezione in maniera differente.
Prese le carte astrologiche e ne mise una su ogni tavolo. Affidandosi all’astrologia, alla data di nascita di ciascun studente e ovviamente al suo “occhio interiore”, l’eccentrica professoressa avrebbe dedicato loro una predizione.
Erano già tutti pronti a farsi delle grosse risate.
«Cominciamo da voi tre!» esclamò la Cooman indicando Lucian, Faye e Victoria che si lanciarono più di un’occhiata divertita. «Signor Bole, mi dica. Che pianeti circolano attorno lei?»
Il giovane Serpeverde sospirò e con occhi perplessi cominciò a darci un’occhiata. «Ehm… Marte».
«Oh cielo! Ragazzo mio, quanto mi dispiace! Sarai soggetto ad un tragico incidente» urlò la professoressa scalpitando. Andò a battergli una mano sulla spalla. «Mi creda, signor Bole, ne sono profondamente rammaricata».
Lucian non fece una piega e, alzando le spalle, disse: «Eh pace! Sarà la visuale della mia intera e tetra vita».
Le risate furono molte e il viso della professoressa Cooman divenne così rosso che, a confronto, il colore di un peperoncino maturo era di una lieve tonalità.
«Noto anche la presenza di Nettuno. Cosa ne pensa, professoressa?»
«Ebbene… si tratta del pianeta più mutabile e illusorio nella natura. La mia esperienza mi induce ad informarla che non ha un aspetto positivo per lei, signor Bole» borbottò la donna, quasi compiaciuta. «Prevedo un mare di delusioni».
Lucian fece finta di svenire per poi bofonchiare una risata divertita.
La professoressa Cooman si prodigò ad indicare Faye come prossima rivelatrice del proprio futuro. Lei non se la cavava male in Divinazione. Riusciva veramente a capirci qualcosa, solo che non credeva ad una singola predizione.
«Io vedo… anzi intravedo la Luna. Secondo quanto studiato, definisce la mia sensibilità e sensitività verso il prossimo o almeno così ricordo».
«Molto bene! Molto bene davvero» si complimentò la professoressa Cooman dandole una pacca sulla spalla. «Almeno qualcuno di voi prende seriamente le previsioni del futuro. La sua visione mi pare per lo più del presente e guardando bene, devo dire che non varierà nemmeno nel suo futuro. Ti toccherà portare pazienza verso chi ti sta accanto… e non dubito di ciò» concluse lanciando un’occhiataccia al povero Lucian.
Poi fu il turno di Victoria. Con il gomito poggiato sul tavolo e la testa comodamente postata su un pugno chiuso, cominciò a roteare la propria carta astrologica con aria rilassata. Al contrario dei suoi amici, trovava interessante la materia, sebbene reputasse piuttosto squinternata la propria insegnante. Era fermamente convinta che se ci fosse stato un altro docente, forse sarebbero stati davvero in grado di predire il futuro. Ma finchè riusciva a mantenere una buona media dei voti, non credeva di doversi lamentare.
«Vedo… sì sono alquanto sicura che si tratti di Marte» poi schioccò un’occhiata a Lucian «amico, siamo partner di sfortuna!»
E si batterono il cinque, sotto un’accigliata professoressa Cooman. La donna allungò il collo verso la carta astrologica, come se fosse in cerca di un errore da parte della sua studentessa.
«Mi spiace anche per lei signorina Malfoy, dei forti litigi sono in arrivo e disturberanno il suo equilibrio vitale!» scattò la Cooman, mostrandosi interessata.
Lanciò un’altra occhiata.
«Oh per bacco! Intravedo anche il pianeta Venere avvicinarsi pian piano… eccolo lì! Signorina Malfoy, sta per approdare il vero amore!»
Victoria inarcò un sopracciglio e lanciò un’occhiata a Faye, che preferì astenersi da ogni commento.
«Il mio occhio interiore mi sta aiutando in questa predizione. Oh sì… ora ne sono certa… lo vedo nitidamente! Qua sta scoppiando l’amore!» esclamò trepidante l’insegnante di Divinazione, gesticolando le mani in aria. La Cooman saltellò sul posto, impressionando - più di quanto già non facesse solitamente - i suoi alunni. «È piuttosto nitida e quasi certamente le assicuro che riconoscerà il suo vero amore sotto una bella nevicata!»
Tutti scoppiarono a ridere, Victoria compresa. Adorava quella materia, ma dubitava di molte previsioni della Cooman. Il giro proseguì e le visioni degli altri suoi compagni di classe parvero più assurde della sua. Più che una lezione di scuola, pareva di esser spettatori di un magico spettacolo comico.
Victoria, Lucian e Faye uscirono dalla classe sbellicandosi dalle risate. Tra un futuro di campagnoli e il grande amore innevato ne saltarono fuori tante di previsioni assurde!
Fu una giornata piuttosto spensierata, come quelle che susseguirono, sebbene Victoria fosse un po’ preoccupata per la gita ad Hogsmeade. Temeva che Chambers tirasse in ballo il duello nel corridoio e ciò che la rendeva nervosa non era tanto dover dar spiegazioni su Potter, bensì litigare con Allen per nulla.
Detestava quando le persone s’impicciavano nei suoi affari e se Chambers avesse commesso quell’errore, poteva star certo che l’avrebbe pagata cara.
Fortunatamente andò tutto bene. L’unica nota spezzata di quella bella giornata fu che una strega svenne in mezzo alla strada, poco lontana dal loro gruppetto. Venne assistita immediatamente dalle persone lì attorno. Non era nessuno che Victoria conoscesse, nonostante ciò si prese un bello spavento.
Quell’episodio singolare non le impedì di godersi appieno il sabato a girovagare per i negozi del piccolo borgo magico, con al fianco il suo bel ragazzo che la riempiva di attenzioni e coccole. Stavano insieme dall’estate scorsa. Ad Hogwarts si conoscevano di vista, mentre si conobbero meglio in una vacanza in Irlanda. Da lì parve esser nato il colpo di fulmine. A Draco non stava granchè simpatico, lo riteneva uno stoccafisso. Lo tollerava solo per gioia della sorella, anzi per non andarci a litigare.
«È stata una bella giornata vero?»
«Sì, mi piacciono queste gite. È un modo per non pensare alle lezioni e a…» Victoria non terminò la frase che fu aggrappata da Allen e rapita da uno dei suoi soliti baci. Non era propriamente casto. Il Corvonero ci metteva sempre molta foga, aveva un istinto alquanto passionale.
«Perdonami…» Allen si scostò per riprendere fiato «è che non ne posso farne a meno. Da quando ci siamo incontrati… be’ per me sei tutto. Lo so che ti può sembrar banale, ma ti giuro che è così! Mi hai stregato».
Victoria lo fissò negli occhi e si lasciò scappare una risata dolce. Allen le carezzava le guance morbide e fissava le sue labbra, voleva fiondarsi nuovamente, eppure si trattenne.
«Stiamo insieme da pochi mesi e posso assicurarti che il mio cuore è totalmente tuo. Mai nessuna mi ha fatto sentire… ehm non saprei… ecco… come fai tu!»
La ragazza arrossì, non era abituata a quei slanci d’affetto. I Malfoy non erano mai stati molto calorosi e quindi per Victoria era una grossa novità. Sebbene lei possedesse un animo tenero, non riuscì a ricambiare l’affetto di Allen a parole. Preferì annullare le distanze tra i loro visi semplicemente baciandolo. Le risultava più semplice. E a lui non dispiacque.
Percepì le mani del ragazzo scendere lungo le sue braccia e posizionarsi avidamente sui fianchi. La spinse contro il muro, incastrandola al suo corpo.
«Non hai idea di quanto io vorrei… io ti desidero più di ogni altra cosa. Voglio fare l’amore con te».
Victoria rimase piuttosto spiazzata.
«Be’… io… ecco… io credo che dovremmo aspettare ancora un po’».
«Ma certo, certo. Fino a quando non ti sentirai pronta, amore mio» le sussurrò contro l’orecchio. «Ti aspetterò per tutto il tempo necessario».
Era un bravo ragazzo, a volte un po’ geloso, ma la riempiva sempre di attenzioni; Victoria si riteneva fortunata. Eppure in quel momento dolce quanto ardente, non si sentì molto a suo agio. Forse era stata quella sua proposta poco velata. Se doveva essere sincera, non aveva mai pensato di “consumare”.
L’argomento le creò non poco imbarazzo, soprattutto perché era letteralmente alle prime armi. Guardò Allen, lo vide sorriderle rassicurante e si sforzò di mostrargli lo stesso sorriso. Provava un grande affetto per lui e credeva che, prima o poi, sarebbe certamente accaduto.
Preferibilmente molto poi.
«Ti dispiace se ci vediamo a cena?» disse quando si staccò da lui. «Vorrei portare questo pacchetto di caramelle a Faye e poi so che mi cercava per una cosa urgente».
Allen annuì e le posò un bacio casto sulle labbra. «Capisco perfettamente, amore. Ci vediamo a cena più tardi!»
Le loro strade si divisero.
Allen prese le scale per salire sulla torre di Corvonero mentre Victoria continuò a camminare fino alla fine del corridoio. Per scendere verso Sotterranei avrebbe dovuto voltare all’angolo destro, ma preferì proseguire. Era tutt’altra la sua meta. Almeno una ventina di metri dopo si trovò di fronte al quadro della signora Grassa.
«Oh chi abbiamo qui? Non mi pare di averti mai visto, giovincella!»
Per fortuna Victoria non indossava la divisa dei Serpeverde o sarebbe stata riconosciuta con una facilità disarmante.
«Cerco Harry Potter! Potresti andare a chiamarlo?»
«Ragazza, ma chi credi che io sia? Non sono di certo un gufo! Oh perdinci bacco!»
«Te lo chiedo per cortesia».
«Assolutamente no!»
«Che succede qui? Cos’è tutto questo baccano?!»
Un uomo dall’armatura scintillante entrò nel quadro della signora Grassa e, non appena vide Victoria, sfoggiò un sorriso splendente.
«Una bella donzella, eccola qui! Non ricordi forse la parola d’ordine, cara?»
«Ehm… io» tentò di dire.
«Questa qua non fa parte dei Grifondoro!» la bloccò la guardiana della Sala Comune dei Grifondoro. «Pretende che io vada a chiamarle un famoso giovanotto. Mi ha scambiata per un piccione viaggiatore!»
«In realtà io…»
«Oh per bacco! E quale bel giovanotto di questa illustre Casa stai cercando?» domandò curioso l’uomo in armatura.
«Sto cercando…»
«Sir Cadogan, non vorrai assecondare questa maleducata!» strillò la signora Grassa… o forse stava intonando una canzone, questo non fu ben comprensibile alle orecchie di Victoria.
«Madama, costei è una donzella in cerca d’aiuto. Come cavaliere è mio compito porgerle i miei servigi».
I due personaggi cominciarono a battibeccare e per Victoria fu impossibile interromperli. Sbuffando decise di lasciar stare, nemmeno si accorsero che stava andando via. Il pacchetto di caramelle che teneva tra le mani era destinato ad Harry, ma gliel’avrebbe consegnato in un’altra occasione. Lo rimpicciolì con la bacchetta e lo nascose nella tasca interna della giacca.
Udì l’orologio della scuola scoccare le sette, quindi tanto valeva dirigersi nella Sala Grande. La fortuna sembrò girare dalla sua parte quando intravide Harry entrare dal cortile e camminare nella sua direzione. Victoria accelerò il passo e, quando lo vide sorriderle, si piantò di fronte a lui.
«Ciao, ti stavo proprio cercando!»
«Davvero? Come mai?» domandò curioso Harry.
Victoria tirò fuori dalla tasca interna il pacchetto di caramelle e lo fece tornare alla normalità.
«Oggi sono stata ad Hogsmeade e ho fatto un po’ di scorta. Queste sono per te. L’altro giorno mi hai detto che ne andavi matto».
«Te ne sei ricordata?»
Harry sbarrò gli occhi luccicanti, prendendo in mano il pacchetto e osservando quanto ne fosse pieno. Il suo sorriso s’allargò istintivamente. Percepì una sensazione di serenità pervadere il suo cuore ed era grazie a lei.
«Grazie mille, Victoria. In realtà anch’io ho qualcosa per te…» e si accinse a frugare in una borsa di carta che possedeva lo stemma di Mielandia.
Victoria fremeva dalla curiosità e quando Harry le rese una lunga tavoletta di cioccolata, balzò sul posto dall’emozione. Non era contenta solo perché aveva azzeccato la sua cioccolata preferita, ma anche per il gesto. Adorava i regali semplici senza alcuno sfarzo. Saltellò sul posto come se le avesse donato una quantità di galeoni. Era al settimo cielo!
«Questo è… oh, sei stato così carino. Grazie!» esclamò emozionata toccandosi il petto. «Quindi sei stato ad Hogsmeade? Non mi pare di averti visto in giro».
In effetti c’era stato, ma sotto al mantello dell’invisibilità. Almeno nessuno avrebbe potuto tormentarlo con battute o insulti.
«Ehm sono rimasto per poco. Sapendo che ti piaceva la cioccolata, ho pensato di farci un salto».
«Sei davvero buono, grazie davvero» continuò a sorridergli Victoria.
Era così piena di vita. A guardarla dall’esterno pareva una ragazza molto composta e riservata, invece Harry imparò che bisognava proprio conoscerle le persone. Gli stava molto simpatica, nonostante il cognome che portava. Il Grifondoro considerò che sarebbe stato un errore interrompere la loro conoscenza per dei stupidi pregiudizi.
«Sei un po’ agitato per la Prima Prova?»
«Non me ne parlare» Harry si passò una mano sul viso. «Credo che le prossime notti saranno tremende e non ho neanche la più pallida idea di che si tratti».
Victoria gli posò una mano sulla spalla con fare rincuorante. «Dai il meglio di te e andrà tutto bene. Se posso aiutarti in qualche maniera, non hai che da chiedere…»
«Credo sarebbe impossibile chiederti di cucire la bocca a tuo fratello, vero?»
«Abbastanza improbabile».
«Ieri però sei riuscita a zittirlo» disse Harry e quando la vide perplessa continuò «ieri mattina a colazione, ricordi? Stava sventolando l’articolo di Rita Skeeter».
La ragazza sospirò desolata. «Oh, certo. Draco stava proprio esagerando».
«Esagerando? Ieri? Evidentemente non lo hai mai sentito aprir bocca in mia presenza».
Victoria si trovò in difficoltà. A quanto capì, Draco doveva essere molto tremendo nei suoi confronti e, sebbene non fosse colpa sua, non riuscì a fare a meno di dispiacersi. Harry parve comprendere il suo stato d’animo.
«Va tutto bene, ormai mi sono abituato. Se devo essere sincero, l’opinione di tuo fratello conta meno di zero, in questo periodo è solo fastidioso» e le accennò un sorriso per rassicurarla.
«Mi auguro che possa maturare» disse Victoria tesa.
Harry pensò che se Draco fosse maturato quanto suo cugino Dudley allora sarebbero stati messi proprio male.
«Chi può dirlo!»
«Vicky!»
La Serpeverde guardò oltre Harry e vide Faye stretta al braccio di Adrian. Erano appena rientrati dalla gita ad Hogsmeade, si capiva dai loro nasi rossi a causa del freddo. I suoi amici puntarono lo sguardo su Potter e rimasero piuttosto sbigottiti, vedendolo in presenza di una loro compagna di Casa.
«Va’ pure! Io per stasera non credo di cenare» le disse Harry.
«D’accordo. Allora ci vediamo domani per la nostra solita lezione?»
Il Grifondoro annuì.
«Grazie per la cioccolata».
«Grazie a te per le caramelle».
Victoria si lasciò scappare un sorriso divertito e gli lanciò uno sguardo interessato. «Pensa all’empatia che condividiamo! Ci siamo fatti un regalo a vicenda senza saperlo. Che sia l’inizio di una vera amicizia?»
«A me non dispiacerebbe» confessò Harry, facendo un passo avanti e abbozzando un tenero sorriso.
«Nemmeno a me» e gli fece l’occhiolino. «Buona serata, Potter».
«Io non ti chiamerò mai per cognome, lo sai vero?» le fece notare Harry con un’espressione buffa sul viso.
Victoria esplose in una fragorosa risata, chiunque nelle vicinanze riuscì a sentirla. Lo salutò con una pacca sulla spalla e poi scese le scale, raggiungendo i suoi amici. Faye e Adrian la guardarono sospettosi.
«Che stavi facendo con Potter?»
«Chiacchierando?» replicò Victoria come se fosse qualcosa di ovvio.
«Hai sentito Faye? Stava solo “chiacchierando”» la scimmiottò Adrian. «Se Draco lo venisse a sapere, si butterebbe dalla Torre di Astronomia».
«Addirittura! Mio fratello non è così melodrammatico».
Faye bofonchiò una risata divertita mentre il suo ragazzo continuò: «Se scopre che parli con Potter, lo diventerà sicuramente e sai che scassamento di Pluffe?».
«Harry non è mai stato sgarbato nei miei confronti. Non comincerò ad esserlo io» affermò seriamente Victoria, rimanendo nella sua posizione. «A Draco sta antipatico Potter, e allora? Nemmeno a me sta simpatica Pansy eppure non gli vieto di parlarci o di esserle amico».
«Vic, la situazione è differente».
«Lo credi davvero, Adrian?»
«Stiamo parlando di futilità, ragazzi» s’intromise Faye, dando uno strattone ad Adrian. «Sarà meglio andare a cena, prima che i bulgari finiscano tutto. Vi siete resi conto di quanto mangiano?»
«In effetti mi è salita fame» l’assecondò Victoria.
«Ne riparleremo» disse Adrian accigliato.
La giovane Malfoy cedette loro il passo per entrare nella Sala Grande. Andarono a sedersi a tavola assieme agli amici di sempre e cominciarono la cena, senza che l’argomento “Harry Potter” saltasse fuori.
Quella sera, prima di cominciare il banchetto serale, il Preside presentò un nuovo membro dello staff scolastico. Tale Artemide Herter sarebbe stata d’aiuto a Madama Chips sia durante le prove del Torneo Tremaghi e sia nell’infermeria della scuola. Fortunatamente, Silente non si dilungò nel suo discorso di benvenuto. Per Lucian era durato anche fin troppo, aveva troppa fame.
«Che ore sono? Quando si mangia?» continuò a ripetere alle orecchie delle sue migliori amiche.
Faye e Victoria sedevano accanto a quel brontolone, a turno gli fecero cenno di starsene zitto.
«Quel vecchio bacucco non poteva sfamarci e poi presentare la nuova tizia?»
Victoria lo ignorò e puntò gli occhi sul nuovo acquisto di Hogwarts. Madame Artemide Herter era una donna anziana, dai capelli brizzolati, acconciati in una crocchia di trecce annodate morbidamente sulla nuca, che le dava un aspetto piuttosto signorile ed elegante. Non una ciocca di capelli si trovava fuori posto. Era l’immagine della perfezione.
Poche rughe solcavano il suo viso a forma di cuore e quegli occhi castani fissavano con fare vigile sugli allievi.
«Oh finalmente!» esclamò Lucian quando le numerose pietanze comparirono sul tavolo di Serpeverde.
Faye, accomodata alla sua sinistra, ridacchiò. 
«Cerca di non ingozzarti troppo o vedrai che bel mal di stomaco ti arriverà».
«Potresti essere tu il primo studente a farsi visitare da quella Madame Herter» aggiunse Victoria, seduta alla destra del ragazzo.
«Come siete simpatiche!»
«Comunque Faye ha ragione» intervenne Adrian Pucey, allungando una mano verso il vassoio stracolmo di crumble di mele. «Domani c’è il nostro allenamento agli Scacchi dei maghi, ricordi? Vedi di presentarti, perché se perdo a causa tua te la faccio pagare cara».
«Pucey, i tuoi metodi di convinzione sono sempre più efficaci» bofonchiò Theodore Nott.
Lucian alzò gli occhi al cielo, masticando le sue patate arrosto. Deglutì e, tenendo la forchetta dorata salda in una mano, disse: «Rilassati, Adrian. Ieri ti ho già spifferato delle mosse vincenti e vorrei ricordarti che ci siamo allenati per tre ore consecutive!»
«Da quando giochi a scacchi, Lucian?»
«Da piccolo ero un bambino molto solo» cominciò il ragazzo con fare melodrammatico e inclinò il capo verso Zabini, il quale gli schioccò un’occhiata dubbiosa «e la mia unica compagnia era il prozio Julius. Lui era un vero maestro degli Scacchi dei maghi e trascorrevamo i pomeriggi a giocare. Dopo un po’ c’ho preso la mano e sono riuscito anche a batterlo. Quella fu una vera soddisfazione!»
E ricordando quel momento sublime con un gran sorriso, inforchettò una grossa patata e se la cacciò in bocca.
«Sei disgustoso» storse il naso Draco.
«E non l’hai visto far uscire il frappé dal naso» aggiunse Victoria.
Quell’affermazione scatenò un grosso conato di vomito generale mentre Lucian se la rideva, mangiucchiando placidamente la patata arrostita. La cena continuò con una serie di aneddoti riguardanti le bizzarre avventure di Lucian con il cibo. Il gruppetto di Serpeverde tirò un sospiro di sollievo, non appena udirono che il banchetto fosse giunto al termine.
«Ricordate quella volta in cui mi è finita una bistecca sulla testa?»
«Ovvero quando da bambino hai usato la magia per rubarla ad un babbano?» gli fece presente Faye, conoscendo quella storia a memoria, quasi l’avesse vissuta lei.
«Rubare? Piano con le parole, amica» si difese il ragazzo seguendo la folla di Serpeverde, che stava scendendo verso i Sotterranei. «Avevo nove anni, ero ancora ingenuo e inconsapevole della mia magia. Ho desiderato che quella succulenta bistecca finisse tra le mie mani. L’ho desiderata così ardentemente che mi piombò sulla crapa».
Victoria scosse il capo, lanciandogli un’occhiata perplessa. «Mi domando ancora come tu abbia fatto a mangiarla».
«Con la bocca» replicò l’altro, marcandone l’ovvietà.
Improvvisamente la giovane Malfoy si fermò, piantando i piedi ben a terra.
«Dai!» esclamò Lucian, bloccandosi poco più avanti assieme a Faye. «Non dirmi che la mia battuta ti ha freddata?»
«Ma va, stupido» rispose lei, con la fronte aggrottata intenta a frugare nelle tasche della toga. «Credo di aver perso la mia fascetta. Sai quella che mi hai regalato al secondo anno?»
Alzò le maniche per mostrargli i polsi nudi.
«Credo mi sia scivolata dalla tasca. L’ho cacciata dentro alla rinfusa dopo che Draco ha smesso di giocarci» rifletté e cominciò a fare marcia indietro. «Voi andate pure in Sala Comune. Ci vediamo là».
Facendosi largo tra la folla di ragazzini, che spettegolavano o parlottavano delle lezioni dell’indomani mattina, Victoria ripercorse l’intero corridoio. Scese la scalinata principale per giungere di fronte alla Sala Grande ormai svuotata e quando fu pronta ad entrarci, una voce maschile la fermò.
«Sta andando da qualche parte, signorina?»
La studentessa s’immobilizzò sul posto. Albus Silente era comparso dal portone che conduceva al cortile, con indosso un lungo abito smeraldo. Il suo volto traspariva curiosità.
«Buonasera, signor Preside» lo salutò Victoria chinando leggermente il capo.
Era la prima volta che rivolgeva la parola a quell’uomo tanto odiato dalla sua famiglia. Solitamente lo vedeva ai banchetti e raramente in giro per i corridoi. Non c’era mai stata occasione di scambiare quattro chiacchiere e Victoria non ne soffrì.
Poco le importava di quel vecchio bacucco, se gli dimostrava gentilezza era solo perché doveva. Trovandoselo faccia a faccia, ricordò le parole poco cortesi che suo padre Lucius dedicò all’uomo alla fine del terzo anno. Il signor Malfoy lo incolpò del suo licenziamento come membro del Consiglio d’Amministrazione, senza contare di quando Draco venne ferito dall’Ippogrifo del Mezzo Gigante. Se le toccava essere onesta, nemmeno lei vedeva di buon occhio l’anziano Preside.
«Aveva intenzione di far una passeggiata?»
La voce di Silente suonò inaspettatamente gentile.
«Ho dato una rapida occhiata là fuori» continuò il mago, indicando il cortile con un cenno del capo «e alzando gli occhi mi sono accorto delle maestosità delle stelle che brillano questa notte. Se avesse bisogno di schiarirsi le idee, le consiglio di farsi una capatina in cortile. In fondo il coprifuoco è alle dieci, credo che abbia sufficiente tempo».
Il Preside le sorrideva in una maniera che Victoria non riusciva a concepire. Le parve gentile, quasi affettuoso, come se stesse parlando con una parente e non una comune studentessa. Un comportamento che spiazzò la Serpeverde, ma non servì a mutare la sua opinione sul conto di quel vecchio rimbambito.
«Ero venuta solo per…»
«Cercare questa?» l’anticipò Silente, aprendo la mano e mostrandole una fascetta.
Argentea e con lo stemma di Salazar Serpeverde ricamato accuratamente.
Era proprio la sua.
Il Preside gliela rese, senza togliersi quell’ambiguo sorriso dalle labbra sottili. Congiunse le mani, portandole in grembo e osservò la studentessa mentre infilava la fascetta al polso.
«L’ho trovata sull’uscio della Sala Grande. È molto deliziosa».
«Grazie» biascicò Victoria a fatica. «Ehm… credo che tornerò nel mio Dormitorio» e fece per andarsene in fretta.
«Buonanotte, signorina Malfoy».
La ragazza si fermò ai piedi della scalinata per voltarsi verso il Preside. Notò uno strano luccichio in quei suoi occhi azzurri, nascosti parzialmente dagli occhiali a mezzaluna. Victoria preferì salutarlo chinando leggermente il capo e poi si dileguò nel buio del corridoio.
Albus Silente rimase immobile nella sua posizione. Tentennò per qualche attimo, poi inclinò il capo verso la sua destra, udendo dei passi preannunciare l’arrivo di una persona.
«Credo di doverti delle scuse» sussurrò il Preside, voltandosi completamente verso il suo interlocutore. «La somiglianza di cui mi hai parlato è lieve, ma esiste. Potrebbe mutare oppure accentuarsi in futuro. In fondo è ancora una ragazzina».
«Come hai potuto non notarlo?»
Silente allargò le braccia, eppure un cipiglio severo comparve sul suo rugoso viso. «Non sono coinvolto quanto te. Forse in un’altra circostanza, in un faccia a faccia più esplicito, sarei riuscito a scovare quella somiglianza. D’altronde è trascorso molto tempo…» lasciò il discorso in sospeso per qualche minuto. «Non offenderti. È un bene se in questi pochi anni non ho fatto caso alla ragazza. Significa che nessuno può aver capito».
«E nessuno dovrà capire fino a quando non agirò!»
«Ti ho dato la mia parola e intendo rispettarla. A patto che tu faccia lo stesso».
«Lo farò».
«Si prospettano tempi duri» sospirò Silente, da tempo preoccupato per gli strani avvenimenti che si stavano verificando nel Mondo Magico.
L’evocazione del Marchio Nero alla Coppa del Mondo di Quidditch, la scomparsa di Bertha Jonkins e infine il nome di Harry che sbucò dal Calice di Fuoco. Parevano esser eventi scollegati fra essi, eppure Albus Silente cominciò a farsi numerose domande e tutti i suoi sospetti trovarono un solo colpevole.
«Se Tom dovesse tornare, dobbiamo tenerci pronti a proteggere il ragazzo».
«E riguardo lei?»
«Tienila d’occhio e riferiscimi ogni cosa. È importante capire quanta influenza ha ricevuto da Lucius Malfoy» continuò il vecchio Preside, lanciandole una lunga occhiata oltre gli occhiali a mezzaluna. «Se dovessimo scoprire che la sua lealtà non può essere condizionata… sì, mi duole dirtelo, ma è meglio che non ti fai illusioni. Conosciamo bene quella famiglia e dopotutto la mela non cade lontana dall’albero».
«E va bene, Albus» disse la misteriosa figura, schioccando la lingua sul palato. Incrociò le braccia al petto e tentò di mostrarsi sicura delle proprie sensazioni. «Ma se ci fosse anche solo una lieve speranza, sappi che farò qualunque cosa per riprendermela. I Malfoy non sono la sua vera famiglia!»
Il Preside rimase in un silenzio rispettoso.
«Comprendo le tue emozioni dirompenti, ma fa’ attenzione. La situazione è delicata, dovresti saperlo bene. Un solo errore ti può costare ogni cosa» fece riflettere Silente, facendo un passo avanti e abbassando il tono di voce. «Per avere successo, dovremmo pazientare e osservare il corso degli eventi. Come ho già detto, tempi duri sono alle nostre porte».



Mrs. Montgomery:
Le acque si stanno muovendo.
Avete conosciuto Allen, ragazzo di Victoria, dall'animo molto passionale. Vedrete come si evolverà il loro rapporto nel corso degli eventi e come influirà la presenza di Harry.
C'è una new entry, ovvero Madame Artemide Herter, che nei prossimi capitoli vedrete poco... ma dovrete tenerla d'occhio non appena comparirà sulla scena.  
E chi sarà la figura misteriosa che ha raggiunto Silente? 
Infine state attenti alla predizione della Cooman, potrebbe aver azzeccato molto più di quanto pensiate. State attenti ai prossimi capitoli ;)
Per ora è tutto. 
Ringrazio come sempre chi ha letto il capitolo, chi recensisce e coloro che hanno inserito la mia fanfiction nelle varie categorie.
Un grosso bacio a tutti!




 

 


 
   
 
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