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Autore: Riflessi    29/03/2018    9 recensioni
Hermione Granger. Una maledizione, un gioiello... uno spirito che la tormenta senza un apparente motivo, e la grinta che a volte l'abbandona, facendole disperatamente chiedere perché non c'è mai pace, nella sua vita.
Poi, Draco Malfoy. La sofferenza dei suoi anni di espiazione, l'isolamento, il disprezzo del mondo magico. E la scoperta, inammissibile, sconvolgente, inaccettabile, che l'amore è l'emozione più violenta che un essere umano può provare, più forte perfino dell'odio... quell'odio che l'aveva sempre animato in passato, proteggendolo come una corazza.
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 11
Zuccotti di zucca
 
 
Prigione di Azkaban
"Ti prego, Harry! Fa qualcosa... io non volevo uccidere mio nonno! Non ero nemmeno cosciente mentre lo facevo.... dannazione! Ho ripreso il controllo della mia mente quando lui era già morto. Io non so chi o cosa sia stato, ma si è come impossessato di me... lo giuroooo, Harry!"
Malcus Belby piangeva a dirotto mentre pregava Harry Potter, che era giunto a fargli visita insieme ad un altro uomo, un uomo che a Marcus sembrava familiare, anche se non riusciva a riconoscerne con precisione l'identità. Si trovavano nella grande stanza adibita agli interrogatori: Marcus seduto da un lato del tavolo, gli altri due dall'altra parte. Gli metteva sempre parecchia soggezione essere interrogato, soprattutto perchè nessuno mai gli credeva! Quando gli Auror lo incalzavano con le loro domande, non facevano altro che guardarlo con quelle facce sardoniche, che sembravano dirgli: Si si certo... non sei stato tu!
 
E così... in quei tre mesi di carcere Marcus Belby era dimagrito visibilmente, il suo viso era pallido, le speranze lo avevano abbandonato, e la sua salute psicologica era peggiorata al punto di essere caduto irrimediabilmente nella depressione. Non faceva che sbraitare le stesse cose dalla mattina alla sera: NON SONO STATO IO! Fino a crollare distrutto sul lettino della sua cella.
Quando aveva visto entrare il Capo degli Auror con l'intenzione di metterlo sotto torchio per la prima volta da che lo avevano arrestato, credette sinceramente che ci fosse una speranza, o almeno che fosse subentrato qualche nuovo elemento nel suo caso! Altrimenti, pensò, non si sarebbe di certo scomodato Harry Potter in persona, a fargli visita!
 
"Non me ne frega un cazzo dei tuoi piagnistei, Belby! Ci interessa quello che hai da dire sul bracciale che indossavi quando hai ammazzato tuo nonno!"
Non era stato Harry a parlare, ovviamente. Draco Malfoy aveva sputato queste parole senza un briciolo di rispetto, perchè non sopportava più tutte quelle perdite di tempo! Aveva fretta di scoprire cosa stava succedendo ad Hermione Granger, e soprattutto di scoprire di chi fosse la colpa... per fargliela pagare amaramente. Il suo corpo era tutto un fremito, mentre aspettava che Belby parlasse. E preferì non pensare al reale motivo per cui in cuor suo già odiava quel cretino con la divisa da prigioniero...
Gli dava così fastidio ripensare al terrore di Hermione, alla sua stanchezza, ai malesseri, o a come lo spirito oscuro la opprimesse, tanto da ferirla pure nel corpo, oltre che nella mente. Erano pensieri che Draco manteneva per sé, troppo assurdi perfino per lui. Si odiava per avere la sfacciataggine di formularli, e di conseguenza odiava anche gli altri: odiava Harry Potter per averlo costretto in quella situazione, odiava sua madre per avergli messo un mazzo di fiori in mano quel maledetto giorno, odiava Augustus Jenkins perchè era stato lui a denunciarlo agli Auror provocando una catena d'eventi inimmaginabile, odiava la sua collezione di manufatti oscuri perchè era stata colpa di quella se la sua vita era andata ad incrociare quella di Hermione Granger, ed odiava Hermione Granger perchè... gli piaceva, da morire. Ecco. Quest'ultima poi, era una cosa che andava ad aggiungersi alla lista dei motivi per cui Draco Malfoy si sentiva un verme, e anche alla lista dei motivi per cui doveva tornare al più presto a rinchiudersi nella sua isolata quotidianità. Lo doveva fare per proteggersi, per non cadere nel ridicolo, per evitare il disprezzo che lei gli avrebbe rivolto, se solo si fosse accorta di una simile debolezza da parte sua.
 
"Malfoy, datti una regolata per Merlino!" Si incazzò Harry, che senza attendere risposta, si rivolse a Belby in tono più incoraggiante: "Marcus, c'è un piccolo dettaglio nella tua storia che potrebbe avvalorare l'ipotesi della tua innocenza, ma tu devi dirmi tutto quello che sai sul bracciale che indossavi quando tuo nonno è stato ucciso!"
A Marcus Belby brillarono gli occhi di una fantastica speranza nel sentire la parola innocenza, ma ci mise poco ad intristirsi di nuovo, dato che poco o nulla sapeva del gioiello, e soprattutto cosa diavolo potesse avere a che fare con l'omicidio: "Non so... non so cosa dire, Harry! Non so cosa c'entra il bracciale con tutto questo! Cavolo... non era neanche mio!" Marcus era confuso, si vedeva dalla sua espressione. "Faceva parte dell'eredità di mio nonno. Lui era malato di Alzheimer, sapete cos'è? Beh... è una malattia che colpisce in particolare i babbani, fa dimenticare le cose, ecco! Ultimamente era peggiorato, così l'avevamo trasferito a casa nostra, ed essendo il suo unico nipote, ho ereditato lo scrigno dei suoi ori. Il bracciale era lì, sopra a tutti gli altri gioielli! Mi piaceva. Io odoro collezionare oggetti vecchi, e quel bracciale era così... così..."
"Antiquato!" Finì per lui Draco Malfoy, con la faccia schifata. Harry annuì, perchè in fin dei conti, era la stessa cosa che aveva pensato lui dopo averlo visto al polso di Hermione!
"S-Si!" Affermò Marcus, con voce incerta. Poi riprese: "Mia madre mi ha raccontato che ne possedeva uno identico anche mia nonna, che è morta quindici anni fa. Il suo di bracciale è rimasto con lei nella tomba, mentre mio nonno ha continuato ad indossarlo fino a quando si è ammalato, ed è stato in quel momento che, per sicurezza, gli è stato tolto e messo nello scrigno. Praticamente è rimasto lì finchè l'ho preso io."
Harry sentì, accanto a lui, il suo ex nemico muoversi inquieto sulla sedia e borbottare qualcosa che gli era sembrato somigliare molto ad un: "Bravo deficiente!"
Alzò gli occhi al cielo, maledicendo la fantastica idea che aveva avuto di portarsi dietro Malfoy ad Azkaban: aveva deciso di coinvolgerlo nel problema di Hermione? Adesso si teneva le conseguenze! E non poteva neanche lamentarsi, perchè lo conosceva bene e doveva immaginarlo che non sarebbe stato per niente facile collaborare con lui! Draco Malfoy da ragazzino era scontroso, perfido, irritante... adesso era le stesse cose di prima, solo con l'aggiunta di una certa dose di amarezza che peggiorava il tutto.
Tornò ad ascoltare Marcus Belby...
"E poi non so più niente, purtroppo..." Marcus si era accorto che le informazioni che aveva dato non erano granchè utili, e dell'iniziale euforia, in lui rimase solo molta tristezza.
Draco gli avrebbe volentieri spaccato la faccia a Belby, e la vista immaginaria del suo sangue che colava sul collo, lo stava eccitando come un leone quando sbrana la gazzella. Nonostante la rabbia che gli stava montando dentro però, ebbe l'intuizione di chiedergli: " Riuscivi a toglierti facilmente quel cazzo di bracciale, Belby?"
Marcus non afferrò bene la domanda, ed Harry gli andò incontro, fulminando Draco: "Dopo aver indossato il bracciale per la prima volta, riuscivi facilmente a toglierlo o avevi difficoltà?"
"Beh... in realtà l'ho tolto parecchie volte. Quando facevo la doccia ad esempio, per non rovinarlo!"
Harry e Draco si scambiarono un'occhiata quasi disperata, perchè era evidente che l'interrogatorio non stava dando i frutti sperati. Ne sarebbero usciti più confusi che mai. L'Auror batteva ritmicamente il piede per terra, Draco cercava di nascondere la preoccupazione dietro la scontrosità, Marcus rifletteva.
"Però..."
"Però cosa?" Si precipitò a dire Draco.
"Non so se può essere importante, ma mi ricordo che dopo circa sei mesi dal giorno in cui l'ho messo al polso, qualcosa è cambiato!" Marcus si illuminò e cercò di essere più chiaro possibile: "In quel periodo io, Harper e Warrington avevamo avuto un'idea per fare un po' di galeoni, mettere in scena delle sedute spiritiche per ingannare babbani!"
"Me li ricordo, ad Hogwarts, quei due cretini... Erano nella mia casa." Commentò Draco.
Harry rammentò di essere stato proprio lui, tempo addietro, ad arrestare i due ex Serpeverde a Camden Town, cogliendoli in flagranza di reato proprio mentre abbindolavano un gruppetto di dodici babbani con i loro Wingardium Leviosa. Prima che il prigioniero riprendesse il racconto però, Harry non riuscì a trattenersi e, sogghignando, lanciò una frecciatina all'altezzoso biondo: "Mai cretini quanto Crabble e Goyle, comunque..."
"Vogliamo parlare di Weasley, Potter?"
"Ma certo, Malfoy! Ron Weasley. Era il 1995 quando grazie lui, vincemmo la coppa di Quiddich, umiliando i Serpeverde! Perchè Weasley è il nostro re! Che ricordi..."
Draco era viola: "No. Io mi riferisco a quando gli ho fatto vomitare lumache per due ore di seguito." Poi, tornò a guardare irritato Marcus: "Ora finisci di parlare, Belby..."
Marcus finalmente capì chi era l'uomo al fianco di Harry Potter: l'erede dei Malfoy non era cambiato di una virgola in fondo, a parte l'aria matura e i capelli di un biondo sicuramente più normale rispetto alla sfumatura platino che avevano in adolescenza! Riprese il racconto: "Avevamo allestito una stanza con un tavolo rotondo ed una sfera di cristallo, e quando la gente entrava, spegnevamo le luci; poi iniziavamo ad impressionarli facendo levitare qualche oggetto, scagliando un paio di Pietrificus, Depulso, Accio, e dei Ventus per far sbattere le porte, insomma... roba stupida, per farceli credere."
Harry Potter però, si innervosì: "Marcus, i tuoi compari sono al fresco, per questa faccenda! Ti rendi conto si, di quello che avete combinato? Nel caso in cui risultassi innocente per l'omicidio di tuo nonno, sappi che qualche altro mesetto ad Azkaban non te lo toglierà nessuno per questa storia qui!"
Marcus Belby abbassò il capo, e Draco lo incalzò: "Continua!"
Controvoglia, il prigioniero parlò ancora: "Nell'ultima seduta spiritica a cui ho partecipato, Harper ha avuto l'idea di evocare un fantasma con la magia oscura. Lui già sapeva come fare e ci aveva assicurato che non era pericoloso! Funzionò... e quel giorno i babbani sborsarono un sacco di sterline, finalmente convinti di aver contattato i loro cari defunti. Io invece, da quel momento, cominciai a non sentirmi molto bene; così abbandonai tutto. Ora che ci penso... è stato proprio dopo l'ultima seduta spiritica che non ho più tolto il bracciale, anzi... che non ci sono più riuscito! Sembrava incollato, si! Dapprima ho provato a sganciarlo, forzandolo con le dita, poi ho provato qualche incantesimo, ma niente! Alla fine non me ne sono più preoccupato... perchè avevo altri problemi da affrontare. La mia casa all'improvviso sembrava posseduta, la notte sentivo dei passi, la mattina trovavo mobili spostati, graffi sulle pareti, e dopo un po' di giorni avevo cominciato ad avere nausee, febbre, brividi, ed infine... la sensazione che qualcuno mi controllasse, che controllasse la mia mente."
Marcus aveva di nuovo gli occhi lucidi: "E' finito tutto quando mio nonno è morto. E' stato in quel preciso istante che ho avuto la sensazione di essere stato liberato dalla presenza oscura che mi opprimeva." Sgranò gli occhi di improvvisa consapevolezza e riprese: "Il bracciale! Il bracciale si è sganciato proprio in quel momento, Harry! L'ho visto cadere a terra!"
Poi scoppiò a piangere.
Draco Malfoy invece si alzò di scatto, la testa che gli scoppiava di idee, di supposizioni, dubbi, agitazione. L'adrenalina della scoperta cominciò a scorrergli prepotente nella vene: "Per me basta così, Potter."
Forse Draco Malfoy aveva trovato una pista da seguire, ma per esserne certo doveva andare dove da anni non metteva più piede: Borgin&Burkes. Harry Potter lo guardò confuso e lui chiuse la faccenda con voce decisa:
"So cosa fare..."
"Bene. Marcus ti ringrazio per le informazioni, e stai tranquillo, forse ti tirerò fuori di qui! Malfoy! Tu vieni con me, andiamo a Diagon Alley! Anche Ron è preoccupato, mi spiegherai tutto da lui, così avremo anche un posto tranquillo per parlare."
Draco storse la bocca infastidito. Non era nelle sue maggiori aspirazioni entrare ai Tiri Vispi Weasley. Riflettè con amarezza che era tremendamente vero il detto secondo il quale "c'è sempre una prima volta per tutto" ma, purtroppo, la situazione era tanto seria da dover imporsi di soprassedere al piccolo, insignificante dettaglio che lui odiava i fratelli pezzenti...
 
 
***
 
 
Hermione aveva deciso di trascorrere il suo giorno libero fuori di casa perchè, per una volta, voleva starsene tranquilla. Così, dopo aver tolto dal forno e messo in una bustina venti zuccotti di zucca appena fatti, era uscita portandosi dietro Pepper, che l'aveva seguita docilmente, terrorizzata di rimanere sola in quelle quattro mura maledette.
Ormai era arrivato gennaio, faceva un freddo cane in Inghilterra, a Londra c'era la neve, le strade erano piste di ghiaccio e Diagon Alley non era accogliente più di quanto poteva esserlo Covent Garden. Hermione si era infilata un paio di scarponcini sul suo abbigliamento finalmente casual dopo la settimana stressante fatta di tacchi ed ufficio ma, dopo aver rischiato di ritrovarsi con il naso premuto sui ciottoli di Diagon Alley pieni di neve pistacciata, si era arresa, e trascinandosi appresso la sua Pixie domestica, era entrata in fretta e furia ai Tiri Vispi.
Si era rannicchiata in un angolino della cassa mentre Ron dava il resto ai suoi clienti e George volava da una parte all'altra del negozio per controllare i nuovi ordini da fare. Hermione si sentiva a casa lì, i fratelli Weasley erano la sua famiglia, non aveva bisogno neanche di parlare per fargli capire di aver bisogno di compagnia. E loro l'avevano capita, come sempre...
Quando era entrata nel negozio, aveva ammonito Pepper di starsene buona senza infastidire nessuno, in particolare Ron (che era diventato ancora più restio a farci amicizia, in seguito all'episodio del morso), poi si era rifugiata lì dietro il bancone, vicino a Ron, ed aveva aperto il dizionario di rune antiche per riprendere la traduzione delle fiabe di Beda il Bardo.
Dopo un paio d'ore di scrittura intensa e fruttuosissima, Hermione venne piacevolmente interrotta dall'odore di cioccolata calda. Ron era uscito sotto la neve per andarla a comprare al bar di fronte: "Così facciamo merenda con tuoi zuccotti, Hermione!"
La ragazza alzò lo sguardo dai suoi appunti e guardò l'amico con un'espressione di profonda gratitudine. Allora, si alzò dallo sgabello e lo strinse in un abbraccio soffocante, mettendoci dentro tutte quelle cose che a parole non riusciva a dirgli: tutti i grazie, tutta la forza del suo affetto, tutta la sicurezza dovuta alla loro amicizia.
Il campanello sopra la porta suonò, ma i ragazzi non si accorsero dei due uomini che entrarono nel negozio proprio in quel momento...
 
 
***
 
 
Draco Malfoy rimase pietrificato sul posto, analizzando con fredda razionalità la fitta nel petto che l'aveva trapassato alla vista di Hermione Granger che abbracciava stretto Ronald Weasley.
Per qualche secondo non era riuscito quasi a respirare, ed inizialmente gli fu pure difficile capire cos'era quel ribollire interno, quella voglia di sbattere al muro l'amico di Potter, quell'odio cieco verso la donna. Poi, tutto gli fu chiaro: semplicemente, il tarlo della gelosia aveva cominciato a rosicchiare ogni angolo del suo muscolo cardiaco, scavando nella carne pulsante, creando voragini profonde e dolorose. E Draco sperimentò, per la prima volta in vita sua, il sentimento infame della rivalità amorosa...
Aprì e chiuse la bocca due volte, ma la voce non uscì fuori. Draco aveva paura che la battuta velenosa impigliata sulla sua lingua avrebbe lasciato trapelare quello che in realtà il suo cuore sentiva, e non poteva permetterselo. No! Si vergognava della sua gelosia, e poi non poteva, obiettivamente, permettersi di provare qualcosa per Hermione Granger, così pura e lontana dal suo mondo fatto di tenebre... senza contare che lei ne avrebbe soltanto riso, prendendolo per pazzo. Per quanto Ronald Weasley fosse un poveraccio di mente ed un poveraccio di portafoglio, dovette ammettere con rabbia che la meritava molto più di quanto potesse meritarla uno come lui.
 
Face un passo indietro e guadagnò la porta del negozio: sarebbe andato subito da Borgin&Burkes a cercare informazioni sul bracciale! In fondo... trattare gli oggetti maledetti era l'unica cosa che sapeva fare. La magia oscura sarebbe sempre stata, in un modo o nell'altro, una costante della sua esistenza, purtroppo. Draco Malfoy era un uomo perduto, un uomo che aveva sbagliato tanto, e tanto avrebbe pagato. Le cose belle non avrebbero mai sfiorato la sua persona, ed Hermione Granger, nonostante il sangue babbano che le scorreva nelle vene, era troppo perfetta e giusta per essere contaminata da lui.
 
Harry si era avvicinato ai suoi amici rubando uno zuccotto, senza accorgersi del gelo calato sul volto del ragazzo. Nel mentre Ron sorrideva ignaro. Hermione invece, che era sempre stata più attenta all'animo umano, notò una certa esitazione negli occhi vibranti di Draco, anche se non comprese realmente a cosa fosse dovuta. Credette fosse piuttosto l'imbarazzo di trovarsi nel negozio di Ron, con loro tre tutti assieme, quattro con George, che per fortuna lo stava semplicemente ignorando... Beh... non proprio! Anzi, proprio per niente! Con un ghigno sarcastico, il deficiente si era piazzato in bella vista a rimpinzare un espositore di caramelle: Marchi neri commestibili!
Hermione sospirò. Avrebbe voluto schiantarlo! Poi però, si accorse che Draco Malfoy non si era neanche accorto della presenza di George, ma fissava rancoroso ora lei, ora Ron.
E non... non poteva pensare che... no! Arrossì al solo credere che... che... ma certo che no! Stupida. E poi perchè si era sentita euforica? Come se l'idea che lui potesse essere geloso fosse piacevole. Hermione di certo non aveva mai pensato a Draco Malfoy in quel modo: da ragazzina le aveva fatto anche abbastanza ribrezzo, con quei capelli spalmati di gel, e la puzza sotto il naso. Aveva sempre avuto un'aria pallida e malaticcia che, onestamente? Avrebbe fatto scappare pure un'acromantula! Hermione non capiva neanche cosa ci trovava all'epoca quella ragazzina di Serpeverde, Pancy Parkinson, per stargli sempre così appiccicata. Soltanto il tempo, e lo sviluppo, lo avevano cambiato... e a diciott'anni, la sua voce da fanciullo irritante era stata sostituita da un timbro più profondo e strascicato; in più era cresciuto d'altezza in maniera impressionante, e finalmente doveva essersi reso conto che i suoi capelli biondi erano molto più carini senza la leccata di troll. Certo... niente di tutto questo poteva comunque servire a definire Draco Malfoy "un ragazzo". Per Hermione, lui era una specie di essere asessuato che esisteva solo per fare da elemento disturbante; l'elemento indispensabile nella vita di ognuno: chi è che, nella sua adolescenza, non ha mai avuto a che fare con un Draco Malfoy? I vari Draco Malfoy nascevano apposta per ricoprire il mestiere di "importunatore d'esistenze". Però...
Però, da qualche tempo a quella parte, Hermione vedeva una luce diversa nascondersi negli occhi grigio-azzurri di lui. Era diventato adulto, e si vedeva dal suo corpo, non muscoloso ma sicuramente più definito; dall'ombra di barba che accarezzava il mento, le mascelle, il collo, o dai lineamenti aristocratici, dalla voce matura e seria, dalle sue mani: mani di uomo.
Ed il cambiamento faceva effetto! Eccome! Quella bellezza che c'era già dall'infanzia ma non era riuscita mai a sbocciare ora invece faceva impressione per come d'improvviso era fiorita. Lasciava a bocca aperta. Hermione si domandava come era possibile essere sempre la stessa persona, ma cambiare in una tale maniera. Draco aveva la stessa bocca, lo stesso naso perfetto, gli stessi occhi, lo stesso profilo... eppure, rispetto a dieci anni prima, era di una meraviglia sconvolgente. E dovette ammettere che gli piaceva quella bellezza, anche se le era difficile accettarla, dato che spesso, guardandolo, il viso dell'uomo si confondeva amaramente con il ricordo del suo viso da fanciullo.
 
"Potter! Io me ne vado. Ho da fare a Nocturn Alley. Ti farò avere informazioni nel caso in cui scoprirò qualcosa." Draco aveva parlato con voce fredda, e prima di chiudersi la porta alle spalle, si congedò con studiata calma: "Buona serata a tutti."
Harry non aveva fatto in tempo neanche a dirgli che dovevano discutere meglio delle informazioni ottenute da Marcus Belby che se lo vide sparire sotto il naso; George aveva abbandonato deluso l'espositore di caramelle vedendosi sfumare la possibilità di prenderlo per il culo, e Ron invece era rimasto sconvolto, balbettando a nessuno in particolare: "C-come Malfoy va a Nocturn Alley? E lo dice così? Come niente fosse!? Di fronte ad un Auror? Ma... ma Harry! Non gli dici niente!?"
"Sta andando a Nocturn Alley con la mia autorizzazione! Poi ti spiego meglio Ron!" Ed Harry fece al suo amico un gesto muto per fargli capire di fare silenzio, perchè la faccenda riguardava il bracciale.
Hermione era rimasta imbambolata a guardarlo andarsene, mentre dalle vetrine del caldo negozio di Ron si vedevano i fiocchi di neve cadere fuori, leggeri e bianchissimi sui ciottoli di Diagon Alley. Alla fine, ancora pensierosa, uscì fuori impulsivamente, cercando il ragazzo con gli occhi.
 
"Draco! Aspetta un attimo!"
Hermione gli si avvicinò con difficoltà, rischiando di scivolare sulla poltiglia nevosa della strada, e lui le andò incontro afferrandola per un braccio, evitando così di ritrovarsela spalmata a terra.
"Draco! Perchè non sei rimasto?"
"Ho da fare." Era nervoso, non aveva voglia di parlare e se n'era andato perchè desiderava non dover più vedere la faccia di Hermione Granger che sorrideva dolcemente ad un uomo che, per ovvi motivi, non poteva essere lui.
Hermione gli porse un sacchettino: "Prendi! Sono zuccotti di zucca. Li ho fatti io stamattina!" E poi, come se gli avesse letto nel pensiero, gli rivolse un sorriso luminoso e caldissimo.
E Draco pensò di morire. Non riuscì neanche a ricambiare, troppo sconvolto dall'evento e forse pure dalla bellezza delicata del viso di lei, che in quel momento veniva accarezzato da qualche sporadico fiocco di neve. Afferrò il sacchetto di zuccotti e la guardò intensamente con i suoi occhi chiari, occhi che si sposavano perfettamente con il cielo nevoso di quella giornata gelida...
Hermione perse improvvisamente il sorriso, troppo imbarazzata per l'aria seria di lui; pensò di aver fatto un grosso errore a cercare di comportarsi normalmente con Draco Malfoy, di far finta che fosse un uomo come tutti gli altri, e soprattutto che loro due avessero un rapporto civile, come lei lo aveva con il resto del mondo magico. In passato, non aveva funzionato cercare orgogliosamente di tenergli testa, ora non stava funzionando cercare di essere gentile... forse, per loro due non avrebbe mai funzionato e basta!
Ma proprio mentre Hermione seguiva i suoi ragionamenti, Draco sorrise impercettibilmente, lottando contro la sua coscienza, che tentava di mettergli di fronte divieti, paletti, ostacoli, ragioni imprescindibili per cui allontanarsi più in fretta possibile da quella babbana.
"Grazie. Li mangerò più tardi!"
Hermione lo guardò teneramente: "E di che!" Poi, senza pensare, gli passò una mano fra i capelli biondi, cercando di togliergli i fiocchi di neve che vi si erano impigliati. Muoveva le dita con delicatezza, concentrata su quel piccolo compito, avanti e indietro.
Draco rimase senza fiato, tremando dentro. Pensò per un attimo di scappare ma, Merlino santissimo... era così dolce perdersi in quel viso! Non sarebbe mai più successo, e quindi voleva assaporare ogni sensazione, per tenerla chiusa a chiave in qualche cassetto nascosto della sua mente, fino al giorno della sua morte. Era così maledettamente vicino il momento in cui sarebbe tornato a rinchiudersi nella sua armatura fatta di ghiaccio e cinismo, che desiderava aggrapparsi con tutte le forze al sorriso timido che quella donna gli stava rivolgendo adesso. Per poterlo conservare nei pochi ricordi belli della sua esistenza tetra.
Hermione sentì il cuore scaldarsi di un sentimento che non capì appieno, ma seppe che era piacevole vederlo per una volta con gli angoli delle labbra rivolti all'insù. Così tante volte in vita sua lo aveva visto arrabbiato, sprezzante, disperato addirittura...
Bastava un sacchetto di zuccotti per farlo sorridere? Bastava davvero accarezzargli i capelli per domare la bestia feroce che viveva in lui? Oh... Se solo lo avesse saputo prima!
Era così triste...
Era così solo...
Era così bello...
E lei era così inspiegabilmente attratta.
"Ho sentito che devi andare a Nocturn Alley, Draco!"
Lui annuì, senza però aggiungere altro, per paura di tradire il motivo per cui vi si stava recando. Non poteva certo dirle che, dopo dieci anni, avrebbe varcato di nuovo la porta della bottega di Borgin&Burkes per lei! Per cercare informazioni riguardo il suo bracciale maledetto...
"Beh... Stai attento, allora!" E togliendo le dita dai suoi capelli, Hermione sfiorò il viso di Draco in una carezza leggera. Lui rise sommessamente, stupito dell'assurdità della situazione: l'eroina di guerra che diceva al Mangiamorte di stare attento ad attraversare i vicoli di Nocturn Alley! Poi il riso si tramutò in qualcosa di amaro e a Draco rimase soltanto la consolazione del tocco caldo di lei che gli aveva sfiorato la gota.
Hermione rabbrividì di freddo, strofinandosi le braccia.
"Rientra dentro, Hermione. Si gela!" Le disse, preoccupato. 
La ragazza annuì guardandolo ancora e, prima di scappare in fretta dentro il negozio, gli stampò un bacio sulla guancia.
E Draco pensò che, stavolta, sarebbe morto davvero.
 
Continua...
 


 
 
   
 
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