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Autore: gabry13    30/03/2018    3 recensioni
Si dice che George Weasley non sia più riuscito a invocare un Patronus dopo la morte del fratello Fred. Spesso si dona alla gioia un rilievo eccessivo e si dimentica l'importanza della semplice serenità. Non lo ha fatto Angelina Johnson che ha donato a George una nuova famiglia da amare. Vorrei provare a descrivere come ho immaginato l'inizio del loro amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley | Coppie: Angelina/George
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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I buoni propositi di George si rivelarono tuttavia ben presto vani. Il suo rapporto con Angelina risultò più variabile del cielo londinese e gli incontri tra i due, benché sempre più frequenti, non si potevano definire altrettanto spesso romantici. Passeggiarono nei giardini ben curati di Notting Hill, attraversarono i vivaci mercatini di Portobello Road, si inoltrarono nella vita mondana dell’West End vivendo incantevoli giorni di sole durante i quali chiacchierare di qualsiasi cosa, tenersi per mano e scambiarsi tenerezze sembrava più facile che respirare. Affrontarono però anche tremende tempeste quando il ragazzo si chiudeva ostinatamente in se stesso e Angelina non riusciva ad accettarlo; allora scoppiavano furenti litigi, lui a sostenere di provare sentimenti incomprensibili al mondo intero e lei a ricordargli che quello stesso mondo stava comunque girando e non era giusto da parte sua rimanere fermo a guardare.

Ciò nonostante George non riusciva a stare lontano da lei, l’unica scintilla della sua esistenza e, per Angelina, era impossibile abbandonarlo perché quando lui si apriva alla vita la guardava, la toccava e la baciava come nessuno aveva fatto mai.

Ron era testimone silenzioso di tutto questo. Ogni mattina aspettava l’arrivo del fratello domandandosi in cuor suo quale sarebbe stato il suo umore. Meditandoci a lungo giunse alla conclusione che quei repentini cambi di atteggiamento fossero di gran lunga più positivi della costante apatia che si era impossessata di George per oltre un anno. Avrebbe voluto affrontare la situazione ma non sapeva da che parte iniziare quindi, poiché una delle cose che aveva imparato frequentando quotidianamente Hermione Granger era “se non sai cosa dire stai zitto”, decise che era molto meglio far cadere la questione.

Purtroppo però il lento fluttuare dei primi fiocchi di neve ricordarono al ragazzo che si stava avvicinando inesorabilmente il Natale. Tutta la sua famiglia si sarebbe riunita per un’intera giornata intorno alla stessa tavola e il cambiamento di George seppur lieve non sarebbe passato inosservato e qui sorgeva il problema: a chi chiedere spiegazioni di tale evento se non al fratello che lo frequentava ogni giorno, per tutto il giorno?!

I pronostici di Ron non furono smentiti. George gustò l’abbondante pranzo natalizio preparato dalla madre con un discreto appetito e riuscì persino ad intrattenere rilassate seppur brevi conversazioni con i fratelli. La ciliegina sulla torta giunse nel tardo pomeriggio quando George si assentò qualche minuto per poi uscire dalla sua camera abbigliato con un elegante abito scuro e scarpe perfettamente lucidate.

- Dove stai andando caro? – chiese Molly esitante

- Ad un incontro di lavoro – rispose vago il ragazzo

- Il giorno di Natale? – sbottò incredula Ginny

- Gli affari non aspettano cara sorellina – sentenziò George liquidando il discorso e uscendo di casa veloce come un razzo.

Ron approfitto del momentaneo inebetimento della sua famiglia per darsi alla fuga in cucina. Si stava versando un bicchiere di acqua fresca quando suo padre lo raggiunse piazzandosi con fermezza di fronte a lui. “Avrei dovuto smaterializzarmi in Australia” pensò nauseato cercando di racimolare forza e idee per uscire indenne dal confronto.

- Allora che sta succedendo? – chiese secco Arthur Weasley

- Avevo sete e sono venuto a prendermi da bere? – rilanciò candidamente Ron

- Lo sai cosa voglio dire! Cos’ha tuo fratello? –

- Papà io ne ho quattro di fratelli, dovresti essere più preciso. –

- Parlo di George, lui è…diverso, mi vuoi spiegare cortesemente il motivo? –

Il giovane, messo alle corde sfoderò prontamente il suo ultimo asso nella manica. Assunse un’aria contrariata e ringhiò: - E io che ne so! Sono suo fratello non la sua baby sitter! – e con un gesto plateale da attore consumato sorpassò il padre e uscì in giardino. Si lasciò cadere sui gradini d’ingresso maledicendosi di non essersi infilato il giubbetto. Avvertì la sua presenza ancor prima di vederla; Hermione lo avvolse in una morbida sciarpa e si accomodò al suo fianco: - Che ci fai qui fuori Ronald, vuoi prenderti una bronchite? – Il giovane affondò le mani nei folti capelli rossi: - no, sto fuggendo da papà… -

Lei appoggiò la testa sulla sua spalla: - E’ per George vero? –

- Sì vuole sapere il motivo del suo cambiamento –

- E tu lo sai? –

- No, la vera ragione non la conosco ma so di certo che Angelina Johnson la conosce meglio di noi! –

- Angelina Johnson il cacciatore di Grifondoro? – chiese basita Hermione

- Esatto. Si sono incontrati alla fine dell’estate. Lei è passata in negozio a comprare una Puffola Pigmea, poi l’ha invitato a pranzo e si sono lasciati litigando come matti in piena Diagon Alley, ma la cosa deve essere servita perché il giorno seguente lui è tornato a chiederle scusa con la coda tra le gambe, suppongo. Da allora si vedono regolarmente; dove vanno e cosa fanno francamente non lo so. – Ron terminò la breve ma concitata spiegazione con il fiato corto osservando la fidanzata assorta nelle sue riflessioni.

- Ok – sentenziò infine: - e questa storia la sai solo tu o l’hai raccontata ad altri? –

- Piccola dovresti saperlo ormai che le cose più importanti io le confido solo a te. – bisbigliò il giovane. Hermione visibilmente compiaciuta cercò di riprendere le redini del discorso: - Ottimo, e per noi dobbiamo tenercela. Non dire nulla ai tuoi genitori e ai tuoi fratelli e tantomeno a Ginny o ad Harry. George deve vivere questa cosa da solo, senza inutili assilli, in fondo è la prima volta che affronta una nuova esperienza senza Fred al suo fianco e, comunque andrà, credo sarà salutare per lui. –

- Abbiamo vinto una guerra e perso tante cose in una sola notte ed eravamo solo dei ragazzini cresciuti troppo in fretta. Credo che ci vorranno anni per rielaborare davvero tutto questo – meditò tristemente Ron.

- Già – annuì lei – spero che i nostri figli non dovranno mai affrontare una tale esperienza… - Hermione si accorse troppo tardi di essersi eccessivamente esposta ed arrossì violentemente. Lui la guardò divertito e le baciò teneramente le labbra vellutate: - I nostri figli…la cosa non suona affatto male. Ora però ho problemi più impellenti: dobbiamo rientrare e tu mi devi aiutare a mimetizzarmi con la tappezzeria! – Le tese la mano e i due varcarono la soglia della cucina per raggiungere il resto della famiglia.

Nel cassetto del comodino di Ron c’era una piccola scatoletta con all’interno una fedina d’argento. Un giorno l’avrebbe messa al dito di Hermione ma quello non era certo il momento più adatto per farlo.

   
 
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