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Autore: StewyT    30/03/2018    1 recensioni
1625 Inghilterra: Carlo I vuole ottenere la supremazia su tutte le terre in territorio Inglese, ma Robert Lightwood, Re di Scozia non accetterà mai di cedere a quello che si dichiara unico vero re del Regno Unito con un’unica religione, e l'unica possibilità che gli resta è il Re Magnuspossessore del più grande esercito conosciuto al mondo, a cui promette la mano di sua figlia Isabelle.
Magnus Bane, il più ricco possidente terriero conosciuto al mondo, regna nelle calde isole indonesiane e in Scozia non ci metterebbe mai piede se non fosse che tempo prima, lì ci ha lasciato la donna che credeva di amare: Camille Belcourt.
Arrivato in Scozia, però, tutto quello che Magnus aveva in mente scompare con un soffio di vento dagli occhi blu e i capelli neri. Magnus, infatti, allettato all’idea di conoscere Isabelle, viene totalmente colpito da Alexander, fratello maggiore di quest’ultima, e timido ragazzo dal carattere forte chiuso in sé stesso.
Riuscirà la magia che scorre nelle vene di Magnus ad avvolgere il cuore freddo e cinico di Alec e a salvare Isabelle da un matrimonio obbligato? L'amore, in fondo, è in grado di compiere grandi magie.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Izzy Lightwood, Magnus Bane, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Everything will be okay in the end.
If it’s not okay, it’s not the end.

 
Robert sedeva dritto sul suo trono, l’enorme corona intarsiata di pietre blu gli spiccava sulla testa nera facendo risaltare anche i suoi occhi blu; erano come quelli di Alec ma più accigliati, meno puri: gli occhi di chi era stato capace di fare di tutto per ottenere quello che voleva. Un po’ in quello si somigliavano, pensò Magnus. Lui aveva sempre lottato in ogni modo per vincere. Guardò Isabelle al proprio fianco e pensò che sì, si somigliavano davvero: avrebbe lottato anche quella volta.
Isabelle gli strinse forte una mano. Riusciva quasi a sentire la paura che le scorreva nelle vene. La stessa che provava anche se in condizioni diverse. Magnus non aveva paura per sé stesso ma per Alec.
E se Robert non avesse accettato il figlio, come l’avrebbe presa?
Robert lo guardò ancora una volta e poi scoppiò a ridere. Gli venne voglia di prenderlo a pugni.
“Credi davvero che lascerò andare così la cosa?” il suo sguardo scocciato ricadeva su Isabelle e poi Simon con le mani incrociate, su le dita di entrambi spiccava un cerchio di oro massiccio, regalo personale di Alec.
Magnus gli si avvicinò svogliatamente e gli mostrò il documento firmato da sé stesso e Simon.
“Se vuoi tutto il mio esercito e un contributo da parte di tutte le mie terre dovrai lasciare andare così la cosa, Robert. Simon possiede metà del mio esercito e una gran parte delle mie terre” gli avvicinò nuovamente il documento che quella volta gli fu strappato dalle mani. Robert aveva le guance rosse di rabbia, Maryse si era alzata ed era andata via nel momento stesso in cui Magnus aveva detto che non avrebbe sposato Isabelle perché era una donna già sposata. Aveva visto la ragazza crollare e frantumarsi in centinaia di pezzettini, eppure era rimasta ferma al suo fianco, la mano stretta in quella di Simon.
Robert alzò lo sguardo su Magnus e scosse la testa “Non erano questi i patti” Magnus rise leggermente; non avrebbe lasciato di certo a lui la parte migliore!
“Ora i patti sono cambiati. Dovrai accettare il loro matrimonio e quello di Alec con me”.
Non appena terminò la frase un silenzio tombale cadde su tutta la sala, Isabelle si girò verso di lui con un grosso sorriso sulle labbra, Alec con le guance rosse e gli occhi ancora più pieni di rabbia, a Robert cadde il documento dalle mani, dunque Magnus si abbassò per raccoglierlo e tornare poi a sedersi sulla sedia di fronte al trono.
Guardò Alec e capì dalla sua espressione che non aveva fatto la migliore delle uscite, guardò Robert e capì che non gli interessava, avrebbe lottato.
“Cosa?” mormorò quando si fu ripreso dallo shock il Re. “Cosa vuol dire?” Magnus scrollò le spalle, vide Alec deglutire e Isabelle stringersi più vicino a Simon che si era fatto piccolo piccolo.
“Quello che hai capito. Voglio Alec. O Alec o nulla”. Robert spalancò la bocca per dire qualcosa e guardò il figlio “Cosa vuol dire, Alexander?” Alec scosse la testa, non riusciva a parlare. “Lo vuoi?” domandò alzandosi di scatto dal trono “Vuoi questa cosa disumana?” indicò Magnus “Vuoi questa cosa o il tuo regno?”. A Robert non interessava chi piacesse ad Alec, il problema fondamentalmente non stava nella sua sessualità ma nel fatto che il giovane potesse decidere una strada diversa rispetto a quella che gli aveva spianato lui. Un giorno Michael, il suo migliore amico, gli aveva confessato di pensare di amarlo, lui non aveva detto nulla ma si era allontanato completamente da lui e quando Michael fu ormai andato via, fu troppo tardi per gridargli di restare. Michael era morto. Non lo odiava perché lo amava, ma perché aveva deciso di fare qualcosa senza il suo benestare e Alec, che somigliava così tanto al suo migliore amico, si stava comportando nello stesso esatto modo.
“Alexander” tuonò Robert avvicinandosi talmente tanto ad Alec da far scontrare le loro iridi blu “Cosa vuoi?” domandò in tono brusco. Magnus lo guardò per qualche secondo, Alec si girò verso di lui con le gote rosse e gli occhi lucidi di lacrime, scosse la testa ma non disse nulla. Per lui era già una risposta.
Si era illuso dalle parole che gli aveva detto anche la notte precedente, di poter avere un’opportunità vera con lui, ma tutto era iniziato e sarebbe finito in quel castello. Non gli avrebbe dato altro tempo.
Si alzò di scatto e senza guardarsi dietro si allontanò a grandi falcate. Aveva aiutato Isabelle e Simon; loro due avevano già una carrozza pronta: Raji li avrebbe accompagnati al porto dove sarebbero saliti sulla nave e lo avrebbero aspettato. Li avrebbe raggiunti, inizialmente aveva pensato di farlo con Alec, e poi sarebbero partiti. Alec non ci sarebbe stato, ma il resto sarebbe andato esattamente allo stesso modo a meno che non si sarebbe tirata indietro anche Isabelle.
Si avviò velocemente in camera proprio e lungo la strada ordinò ad un ragazzo alto e magro che gironzolava sempre con Simon di fargli arrivare Raji in camera quanto prima possibile, poi si chiuse la porta alle spalle con un tonfo e si scaraventò sui bagli quasi del tutto pronti.
Ebbe poco tempo per pensare a quello che era davvero accaduto prima che Alec spalancasse con forza la porta di camera, entrando come un uragano, ancora una volta, nella sua vita.
“Che ti è saltato in mente?” urlò avvicinandosi velocemente a Magnus; lo fronteggiava, Alec era leggermente più basso. La giusta altezza per guardarlo negli occhi e mostrargli tutto quello che aveva dentro. Ansia, paura, ribellione, desiderio, rabbia. Lo capiva. Non avrebbe dovuto farlo, forse, così come lui non avrebbe dovuto tacere. Diceva di amarlo e invece non lo faceva affatto. Non lo dimostrava.
“So solo cosa non voglio essere. Ad esempio non voglio essere Re di Scozia. Non voglio sposare qualcuno che non amo solo perché lo decide mio padre. Non voglio crescere i miei figli come ha fatto lui. Non voglio vedere mia sorella soffrire. Non voglio che Jace sia trattato diversamente da me solo perché non è figlio di mio padre. Voglio solo essere felice. È troppo da chiedere?” disse d’un fiato, ripetendo le parole che gli aveva detto tempo prima. Un tempo migliore.
Alec spalancò la bocca e gli strinse la spalla ancora più forte, come se fosse sul punto di imprimergli qualcosa sulla pelle: odio?
“Non avevi il diritto di dirlo a mio padre! Era una mia scelta! Dovevo farlo io! Non sei nessuno Magnus. Non se il mio padrone, né il mio Re! Non devo stare ai tuoi ordini. Perché diavolo lo hai fatto? Credevo mi amassi!”. Magnus rise amaramente “E io credevo che tu amassi me” scosse le spalle “Ma entrambi ci sbagliavamo a quanto pare. Io non lo voglio uno senza coraggio. Ma tu dal primo momento hai messo in chiaro le cose, sono stato io quello che si è illuso”.
I loro occhi si scontravano e si lanciavano scintille, entrambi delusi come solo chi si ama davvero.
“Non dovevi scegliere per me! Hai scelto che dovevo venire con te, mi hai trattato come un trofeo! Il segno della vittoria contro mio padre! Hai deciso così, senza dirmi nulla, senza consultarmi, senza neanche pensare un attimo a me, Magnus. Questo lo consideri amore?”.
Magnus lo guardò con le lacrime agli occhi capendo di aver sbagliato, forse; ma il fine per cui lo aveva fatto restava unicamente quello: voleva rendere Alec felice. Restare lì lo avrebbe ucciso così come stava uccidendo lui. Tutto gli stava intossicando l’anima. Le parole di Alec, il modo di comportarsi di Alec, la mancata risposta di Alec che in realtà voleva dire tutto: No. Un semplice freddo No.
Vuoi Magnus? No. Cosa preferisci tra lui e il tuo trono? Voglio il trono.
 Prese velocemente il manto di pelliccia poggiato sulla poltrona e si allontanò da Alec che provò a fermarlo; solo quando fu fuori la porta si girò nuovamente indietro, un indice contro il principe, la voce incrinata dal pianto.
 “Mi hai detto che ti ho dato una cosa che non pensavi avresti mai avuto: l’amore. Vero?” urlò “Vero? Perché lo hai appena distrutto Alexander Gideon Lightwood. Resta qui con tuo padre. Renditi l’uomo infelice che desidera e prova a plasmare da quando sei nato! Sposa una dannata donna che ti darà dei figli solo grazie ai ricordi che ho lasciato nella tua mente, crescili, sii infelice e pensami mentre cercherai il tuo ultimo respiro perché questa è la tua ultima occasione di vedermi. Impara cos’è l’amore prima di professarlo tanto liberamente”. Lo guardò un’ultima volta cercando di tenere impressa la sua bellezza anche se in quel momento lo stava odiando come poche altre volte: occhi blu rossi, guance rigate di lacrime, espressione triste. Quello era l’Alec che avrebbe vissuto in Scozia. Lo spettro del vero Alec.
Non voleva lasciarlo lì, non poteva permettergli di ridursi in quel modo. Ma aveva provato a salvarlo e non ci era riuscito, dunque non c’era altro da fare che arrendersi. Sospirò, ingoiando un ‘ti amo’ e si avviò fuori, verso le camere di Raji che non si era ancora fatto vivo.
Fu troppo tardi quando Alec piangendo si gettò fuori dalla camera urlando il suo nome: si era già addentrato nei corridoi.
Ed era già stato preso.
I corridoi non gli erano mai sembrati così tristi; sperò che Raji non fosse già andato a preparare una carrozza per due. Doveva assolutamente unirsi, doveva andare via il prima possibile da quel posto.
Stava camminando distratto quando successe tutto improvvisamente: si ritrovò una mano avanti la bocca, delle dure braccia attorno al petto, a tenerlo stretto in modo che non potesse scappare.
“Re Robert ti saluta” mormorò la voce al suo orecchio, e poi non vide più nulla.
 
*^*^*^*^*^^*
Simon aprì gli occhi, completamente frastornato. Non riusciva a capire dove si trovasse, come avesse fatto ad arrivare lì, cosa stesse succedendo. Ricordava solo che era in corridoio per cercare Magnus quando qualcuno lo aveva preso da dietro, coprendogli la bocca e gli aveva detto che Re Robert lo salutava, prima di colpirlo in testa. Isabelle! Se lui era lì che fine aveva fatto Isabelle? Era lì per essere giustiziato?
Re Robert avrebbe davvero mostrato la sua morte a tutti solo perché aveva osato innamorarsi di sua figlia?
Si massaggiò la tempia dolorante e poi con difficoltà si alzò, si avvicinò all’unica torcia disponibile in quel camerone e si girò attorno, arrivando a capire dove si trovava. Vide un corpo steso a terra, si avvicinò leggermente e la torcia gli cadde la terra, riuscendo a non spegnersi per fortuna divina.
Magnus era steso a terra, come se fosse stato morto, con la fronte cosparsa di sangue.
Era finito in quella dannata situazione a causa sua? Magnus non aveva fatto che aiutarlo e lui se lo era trascinato lì giù?
Si abbassò sulle ginocchia e prese a scuotergli la spalla fino a quando il Re non aprì lo sguardo e i loro occhi si incontrarono, increduli.
“Sei vivo, Magnus” tremò la sua voce quando si buttò tra le sue braccia; il re incredulo ricambiò l’abbraccio.
“Dove siamo?” chiese confuso, un mal di testa lancinante, gli occhi non abituati all’oscurità.
“Nelle segrete” mormorò Simon. “Siamo sotto il lago di Noch-Less” indicò le sbarre di ferro in cui erano rinchiusi “Re Robert ha fatto costruire queste prigioni dieci anni fa, ci tiene chiunque voglia giustiziare, pensando che morire dopo aver subito le peggiori torture a causa della paura per il mostro, possa essere il miglior modo cruento per far morire qualcuno”.
Magnus deglutì e poggiò la testa al muro “che si sbrighi a provare ad uccidermi” mormorò “Alec sarà presto Re Scozzese” e lo intendeva davvero; non appena fosse riuscito ad uscire da quel posto maledetto avrebbe ucciso Robert con le sue stesse mani. Era un pacifista nato. Ma gli avrebbe strappato le budella.
Piano. Lentamente. Lo avrebbe fatto morire con la consapevolezza di aver sbagliato tutto nella sua vita.
Ore prima si era sbagliato pensando di poter somigliare a Robert: lui era troppo stupido per somigliargli.
 
*^*^*^^*
 
Alec si chiuse la porta di camera alle spalle, le guance ancora calde di lacrime.
Aveva cercato Magnus ovunque ma non aveva ottenuto alcun risultato e aveva l’orribile ansia che fosse andato via davvero lasciandolo lì, da solo, con l’unico ricordo dell’ultima volta che avevano litigato e lui gli aveva dimostrato di non tenerci davvero. La verità era che lo amava. Non poteva fare a meno di lui.
Era andato da lui per dirgli che non avrebbe accettato quel comportamento di nuovo, che era libero di fare le proprie scelte, che non aveva bisogno di qualcun altro che lo ossessionasse e decidesse al suo posto come Robert, ma nonostante quello sarebbe andato con lui perché non poteva vivere più senza di lui, ormai. Non bene. E invece lo aveva lasciato andare via. Lo aveva lasciato fraintendere le sue parole, non gli aveva permesso di concludere, di sfogarsi e poi abbracciarlo dicendogli che lo amava per quello che aveva appena fatto. Lo aveva lasciato andare e la sua paura più grande in quel momento era che non lo avrebbe mai più rivisto. Come sarebbe andato avanti?
Si sedette sul letto, la testa tra le mani, le lacrime che continuavano a scendere.
Non seppe esattamente per quanto tempo si ritrovò in quel modo, forse tutta la notte dal momento che la camera era illuminata a giorno. Seppe solo che quando fu sveglio e qualcuno spalancò la porta di camera si alzò in piedi, sussurrando un “Magnus!” lasciato aleggiare poi in aria perché no, non era Magnus. Era Isabelle che lo guardava con gli occhi colmi di lacrime.
“Simon” mormorò lei “Simon è scomparso. Sto temendo per la sua vita, Alec! Non è tornato a dormire, mi ha lasciato da sola! Non lo avrebbe mai fatto! Era solo uscito per cercare Magnus. Non lo ha trovato! Dove sono, Alec? Dove sono? Dimmi che Magnus è in camera sua e Simon è con lui, ti prego!” Alec si alzò immediatamente dal letto, la testa colta da un forte capogiro. Si mantenne alla tenda blu del baldacchino.
Si sentiva senza forze. Non aveva linfa vitale per fare nulla se non guardare la sorella a bocca aperta.
“Cosa….?” Sussurrò, ancora non capendo quello che stava succedendo.
“Magnus, Alec! Dove è Magnus?”.
Gli occhi di Alec si dilatarono, tutto il sangue che gli circolava nel cuore salì verso il cervello: Magnus era uscito di camera la sera precedente e non ci era più tornato. Se Isabelle era ancora lì non aveva potuto partire, quindi dove era?
In un secondo fu fuori la porta della camera di Magnus, urlava prepotentemente il suo nome ma la porta non fu mai aperta e lui si ritrovò accasciato lì, su sé stesso, a piangere per l’ennesima volta, Isabelle seduta ai suoi piedi con il viso sepolto sulla sua spalla. Due anime distrutte. Robert era riuscito a distruggerli.
“Cosa credi….” Provò a chiedere Izzy ma negli occhi di Alec non vide altro che puro terrore.
Conoscevano suo padre, sapevano di cosa fosse capace. Se aveva Simon e Magnus non sarebbe stato facile liberarli, riaverli indietro, o almeno riaverli prima che potesse accadergli la cosa peggiore.
“Non possono essere morti” mormorò Alec “Magnus non mi farebbe mai questo! Non potrebbe morire dopo aver litigato! Non potrebbe abbandonarmi in questo modo” piangeva ancora, come la femminuccia che suo padre lo aveva sempre accusato di essere, eppure non gli interessava. Smise di piangere, asciugandosi le lacrime, unicamente per sé stesso. Perché doveva avere la mente lucida per vendicarsi, per trovare un modo per salvare Magnus e Simon e scappare. Dovevano scappare immediatamente assieme altrimenti Robert gli avrebbe rovinato la vita per sempre.
“Dobbiamo trovarli” disse alzando sé stesso e la sorella “glielo dobbiamo”.
E lo dovevano a loro stessi.
 *^*^*^*^^*
 
Alec andava dietro e avanti in camera di Jace, la testa sepolta tra le braccia; Isabelle era seduta sul grande letto coperto da velluto nero, gli occhi chiusi lasciati ad immaginare chissà cosa.
Quando finalmente la porta si aprì e ne entrarono Clary e Jace, gli sembrò essere passata una vita.
Erano due giorni che li cercavano, ormai! Jace ed Alec avevano setacciato ogni cunicolo nascosto, ogni buco o cella in cui sarebbero potuti essere, ma non avevano trovato nulla. Isabelle e Clary invece avevano cercato in biblioteca mappe del castello e racconti –sembrati dell’orrore- vecchi e stravecchi; racconti che Alec conosceva ma voleva cercare di non immaginare perché tutto gli sembrava meglio dei sotterranei, tutto.
E invece quella era la loro ultima possibilità: Simon e Magnus dovevano trovarsi nei sotterranei, quelli costruiti per spaventare i prigionieri con il mostro di LochNess tanto da farli impazzire e morire in agonia.
Oh sarebbe riuscito a trovarlo prima che gli sarebbe successo.
 
*^*^*^*^
 
Magnus si alzò da terra; aveva il viso ancora incrostato di sangue, aveva fame, si sentiva dannatamente debole; solo due giorni di digiuno assoluto già si sentiva più fiacco.
Gli facevano male le ossa, i muscoli e persino la pelle là dove era attaccato quella maledetta catena di ferro che lo teneva imprigionato in quella maledetta cella con quella orribile parete di doppio diamante.
Gli faceva male la testa tanto l’aveva sbattuta contro il muro; a causa di tutti i pensieri che lo stavano inondando da ormai tempo illimitato. Non riusciva neanche a capire da quanto tempo si trovassero in quel posto; di una cosa era certo: Robert non voleva giustiziarli pubblicamente.
Era passato troppo per una parata in cui avrebbe tagliato la testa ad entrambi per poi infilarla su un paletto di legno e portarla in giro per la città.
Si avvicinò alla grossa parete di diamante, così trasparente su un mare così profondo e scuro.
Odiava quel posto, odiava quella dannata Scozia, ancora una volta si era fatto distruggere la vita non solo da Camille ma anche dall’amore. Alexander. Dannato Alexander!
Socchiuse gli occhi solo per qualche secondo, il tempo di rivedere come se fosse tornato indietro il percorso che avevano compiuto; lo sguardo timido che Alec continuava a lanciargli dall’inizio, il sorriso puro che lo aveva fatto innamorare, le guance rosse e dolci, ogni volta che avevano fatto l’amore e si era sentito un po’ più aggiustato rispetto a prima, un po’ più giusto. Non ci sarebbero più state quelle volte, indipendentemente da quella cella. Anche se ne fosse uscito vivo, Alec aveva già scelto Robert, non sarebbe mai ritornato indietro; non lo avrebbe mai seguito in Scozia. E il suo cuore era di nuovo ridotto a brandelli.
Quando aprì gli occhi fu troppo presto: no avrebbe dovuto ancora aprirli.
Avanti a lui un grosso serpente lungo centinaia di metri strisciava sull’acqua scura aprendola a malapena; era illuminato solo dalla piccola torcia vicino la parete ma quando lo guardò con i suoi grandi occhi vitrei e perfidi Magnus fu sicuro di essere stato sul punto di morire. Aveva visto tante cose spaventose in vita sua, ma nulla poteva equiparare quella figura sottile ma enorme con una bocca gigante ripiena di sottili aghi scuri che Magnus immaginò nella propria pelle.
“SIMON!” urlò, saltando indietro quando quello si avvicinò alla parete e ruggì, facendola tremare assieme a tutta la cella. Simon si svegliò di colpo, non per l’urlo del suo compagno di sventura quanto per quel suono disumano e forte che gli entrò fino a dentro le ossa. Saltò in piedi e senza rendersene conto, non appena i suoi occhi registrarono la presenza del mostro, si avvinghiò a Magnus per tirarlo indietro, come se tirandolo potesse salvarlo da morte certa. Durò tutto troppo poco perché quando il mostro si fu allontanato entrambi pensarono di aver avuto qualche allucinazione. La prima cosa che pensò Magnus, però, fu Alec.
“Chissà se Alec avesse avuto paura” e in realtà credeva proprio di no; Alec non era codardo come pensava di essere.
Fu un secondo: un attimo prima in quella cella c’erano solo lui, Simon e la paura del mostro, e un attimo dopo un grosso boato aveva fatto comparire Alec e Isabelle seguiti da Jace e Clary, comparsi così dal nulla come discesi dal paradiso. I loro angeli erano andati lì a salvarli.
Vide Isabelle correre veloce come la luce tra le braccia di Simon e sorrise: quello era vero amore.
Eppure un millesimo di secondo dopo si ritrovò stretto anche lui tra le braccia di qualcuno: Alec.
Alec lo stringeva forte, piangendo, la testa incassata nel suo collo.
“Credevo non ti avrei mai più rivisto” mormorò contro di lui. Era tentato, dannatamente tentato dal ricambiare l’abbraccio. Ne aveva follemente bisogno, ma non poteva. Era in quella situazione a causa sua. Alec lo aveva distrutto e avrebbe continuato a farlo, non poteva fidarsi di lui.
“Ti amo, Magnus” sussurrò lui allontanandosi leggermente per prendergli il viso tra le mani; Mangus si accorse di star piangendo solo quando le labbra calde del ragazzo asciugarono via le lacrime.
“Non farlo mai più. Non andare più via” disse, ancora. Ma Magnus scosse la testa, prendendo coraggio.
Non poteva far credere ad Alec che tutto andasse bene. Tra loro era finita e lui sarebbe ritornato nel suo regno non appena avesse messo piede fuori da quell’inferno e avrebbe fatto di tutto per distruggere Robert, e se quello voleva dire distruggere Alec, avrebbe fatto anche quello.
“Magnus?” mormorò Alec e lui lo spinse leggermente via, il sangue sciolto con le lacrime, le grosse occhiaie illuminate da quel poco di luce che permettevano, ad Alec, di capire quello che in quei due giorni aveva passato. Aveva rischiato la morte, ci era stato così tanto vicino e tutto a causa sua.
“SE mi ami, perché mi hai lasciato, Alec?” fu tutto quello che uscì dalle labbra secche e screpolate del Re che ora sembrava tutto tranne che un maestoso re vestito di oro. Alec deglutì, le lacrime che scorrevano abbondanti perché si sentiva una nullità. Un puntino di nulla nel tutto.
“Sono un codardo, lo hai sempre saputo” mormorò e non voleva giustificarsi, assolutamente.
Stava cercando un modo per ammettere a Magnus di aver sbagliato così come lo aveva appena fatto con sé stesso.
“Questo” si indicò, puntando il dito contro la ferita sulla fronte, sul viso smorto e gli occhi pieni di terrore
“È quello che mi ha fatto tuo padre” deglutì le lacrime “E questo è quello in cui mi hai trasformato in parte anche tu, Alexander. Un mostro assetato di vendetta. E se dovrò coinvolgere anche te in questa vendetta lo farò. Il sangue di tuo padre scorrerà ai miei piedi” fremette.
Non prestò attenzione ad Isabelle che abbracciava felice Simon, a Clary e Jace che ormai erano andati via, né tantomeno al cuore distrutto di Alec, tanto ce ne erano due di cuori distrutti in quella camera.
Filò dritto, con gli occhi bassi, nell’angolino in cui era stato seduto per quei due giorni, e finalmente si lasciò andare chiudendo gli occhi. Tutto era quasi finito.
*^*^*^*^*
 
Il cielo sulla radura era scuro ma pieno di stelle luminose, si riflettevano tutte una ad una negli occhi di Jace e i polmoni di Clary le chiedevano aiuto: avevano bisogno di respirare.
“Cosa?” chiese lui infilandosi le mani in tasca per fermare la pulsione che lo spingeva a prendere le mani della ragazza tra le proprie. “Tu credi tanto nell’amore, vero?” chiese Clary, con le guance rosse.
Jace rise “L’amore è troppo da spiegare ed è persino troppo da pensare. Non so in cosa credo” deglutì e ritornò a guardare avanti sebbene il suo cervello non volesse vedere altro che quella bellissima ragazza dai capelli rossi come il suo cuore.
“Io non so se ci credo” mormorò lei, infilando una mano nella tasca di lui “Ma penso di averlo conosciuto durante questo viaggio” finalmente trovò le lunghe dita di un suonatore di piano e le strinse “Credo di essermi innamorata di te, Jace. E mi dispiace per essere scappata e per essere così poco coraggiosa! Non so cosa farò, non so se ritornerò a casa o resterò qui, ma dovevi saperlo. Dovevi sapere di essere ricambiato!”.
Mai parole così semplici furono altrettanto dirette e belle.
Jace non ci pensò su due volte: la baciò.
 
*^*^*^*^^*
Una forte luce gli inondò gli occhi, facendolo svegliare di colpo. Si sentiva frastornato, come se si fosse appena svegliato da un sogno e invece sapeva che tutto era stato reale.
Conosceva bene quell’odore e il calore che aveva vicino: Alec.
E infatti eccolo lì, fisso sul proprio gomito a guardarlo, gli occhi lucidi e le labbra verso il basso.
Magnus non fu cosciente di essersi spostato leggermente più lontano ma l’espressione di puro terrore che vide negli occhi di Alec lo fece sentire in colpa, anche se non ne aveva nessuna di colpa.
“Magnus…” provò a dire il ragazzo allungando una mano verso il suo viso; quella volta Magnus provò a non muoversi, ma chiuse gli occhi quando le dita del giovane lo sfiorarono “Mi dispiace” mormorò ancora e lui annuì. Poteva capirlo. Ma poteva perdonarlo?
“Io ti amo, ti amo davvero, Magnus. Non so come spiegartelo. Non so come dimostrartelo. So solo che quando Isabelle ha bussato alla mia porta e mi ha detto che non trovava Simon sono andato nel panico. Mio padre poteva farvi di tutto, poteva uccidervi. E io non sarei sopravvissuto alla tua morte. Sono stati due giorni orribili per te, lo immagino. Ma giuro che ho fatto di tutto per trovarti quanto prima possibile”.
Magnus annuì, le lacrime agli occhi. Voleva andare via da lì.
“Voglio tornare a casa mia, Alexander”. Alec annuì.
“Raji sta programmando tutto, stasera la nave partirà” gli disse e sorrise leggermente “Va bene?”.
Magnus sospirò. Sarebbe andato via da quell’inferno.
“Non darò le mie truppe a tuo padre ma Simon può fare quello che vuole delle sue” disse e Alec alzò gli occhi al cielo “Non me ne frega nulla delle tue truppe a dire il vero”.
Magnus sorrise leggermente “Ah no?” e Alec scosse la testa.
“Mi interessa di te. Come stai, Magnus?”. Non sapeva rispondere.
Distrutto, forse. Ma anche pieno di speranza in quel momento in cui i loro occhi si scontravano; speranze che sarebbero andate distrutte, lo sapeva.
“Non ero venuto per litigare” mormorò “Ero venuto a dirti che sarei partito con te, Magnus. Volevo solo che tu lo sapessi” Magnus sorrise amaramente “E invece avevi scelto tuo padre, Alec. Ma al momento non ti biasimo, anche se non ti capisco davvero. Non so come…” Non finì la frase. Alec lo stava baciando.
Con un trasporto diverso dal solito, con più dolcezza ma anche più forza e trasporto.
‘Ti amo’ gli stavano sussurrando quelle labbra e lui gli credeva.
 
*^*^*^*^
La nave era pronta; lui, Simon e Isabelle anche! I Bagagli erano stati portati al loro posto nella stiva, i marinai stavano programmando le ultime cose, i soldati stavano ideando un piano di risposta qualora fossero stati attaccati. E lui era lì, per l’ennesima volta, con lo sguardo puntato in quello di Robert; le vene piene del fuoco della vendetta. Simon ed Isabelle erano al suo fianco. Alec si trovava qualche passo dietro di lui. Non era pronto a dirgli addio, sapeva che avrebbe dovuto farlo da un momento all’altro, ma non esistevano parole per farlo. Neanche una. Come si può lasciare qualcuno che si ama oltremodo?
“Sai benissimo quello a cui sei andato in contro prendendomi come prigioniero” esordì Magnus con la sua area maestosa a Robert, seduto con quell’aria indifferente che sapeva essere solo una maschera.
“Non ti muoverò guerra” continuò, Robert sembrò sospirare di sollievo e Magnus rise leggermente: se si aspettava che tutto sarebbe finito in quel modo si sbagliava alla grande.
“Ma puoi scordarti il mio esercito e le mie terre, Robert. Simon può fare quello che vuole dei suoi beni ma i miei non li avrai mai e se l’Inghilterra dovesse avere bisogno di me non ci penserei su due volte ad allearmi con loro e distruggerti” rise, vittorioso.
Robert si mosse a disagio sul trono. “Questo è l’amore che provi per mio figlio?”.
Fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso. Si girò leggermente e guardò Alec che con una postura rigida guardava avanti a sé, pensando chissà cosa. Le parole per dirgli addio?
“Do il mio amore solo a chi lo merita” rispose e sentire lo sguardo di fuoco del ragazzo sulla sua figura fu come ricevere altri dieci di quegli schiaffi. Non voleva ferirlo, ma non poteva fare altrimenti.
“Tuo figlio non ha nulla a che fare con questa storia ma se per distruggere dovessi distruggere anche lui non ci penserei su. Lui non ci ha pensato su due volte”.
Alec abbassò la testa, le guance rosse e le mani strette a pugno; fu Isabelle ad allontanarsi da Simon per affiancare Magnus e afferrargli una spalla. “Ore è troppo, Magnus” gli disse “Quello che c’è tra te e mio padre non riguarda affatto mio fratello”. Magnus annuì “Ed infatti sarò sempre aperto per tuo fratello” si girò verso Alec ma i suoi occhi non erano raggiungibili. “Il mio cuore lo sarà sempre per lui ma il mio regno non lo sarà mai per la Scozia” sorrise leggermente “Ovviamente tu e Simon…” fu Simon ad interromperlo, come a chiedergli di smetterla con quella orribile ripetizione.
“Il mio esercito non è altro che tuo, dunque seguirà il tuo esercito, Magnus. La Scozia dovrà fare a meno di noi”. E sì, quella era la sua vendetta per tutte le volte che era dovuto tornare da Isabelle ricoperto di lividi, per tutte le volte che Robert gli aveva assegnato di proposito compiti che non gli spettavano solo per privarlo del tempo che avrebbe potuto trascorrere con sua figlia perché poteva scommetterci la propria vita: Robert era un uomo intelligente e aveva saputo di lui ed Izzy dal primo momento così come aveva sempre saputo dell’orientamento sessuale di Alec. Semplicemente non gli era mai interessato perché aveva un proprio piano e lo avrebbe fatto seguire ad ogni costo. Poi però era arrivato Magnus e quel costo si era trasformato nel suo regno e Simon non avrebbe fatto nulla per aiutarlo a tenerselo, non quella volta.
Guardò Isabelle come a chiederle il consenso; lei fu la prima ad allontanarsi dopo aver guardato suo padre e sua madre negli occhi. Non si aspettava di certo una parola da parte di Robert, ma Maryse! Sua madre!
La donna che l’aveva messa al mondo la guardava con disgusto, i suoi occhi le urlavano contro che se avesse potuto tornare indietro per evitare di averla, lo avrebbe fatto senza pensarci su troppo.
Fu seguita da Simon che non si guardò indietro un attimo. Jace e Clary erano lì, invece, immobili.
Magnus ci avrebbe scommesso la corona: loro non sarebbero più usciti dalla sala del trono, anzi, un giorno si sarebbero seduti su quel trono. Clary, la sua Clarissa regina. Quel giorno, forse, la sua aperta guerra contro la Scozia sarebbe cessata. Ma fino a quel giorno aveva ancora tutti i diritti di odiare quel posto.
Stava per girare le spalle a Robert ed andare via quando Alec fece un passo avanti, ritrovandosi qualche metro avanti a lui come ad interporsi tra lui e Robert e lo guardò in segno di sfida; gli occhi lucidi puntati in quelli altrettanto blu del padre.
“Non sono mai stato quello che avresti voluto e neanche questa volta lo sarò. Ho sempre provato a cambiare a diventare quello che voi volevate, quello di cui avevate bisogno. Quando è arrivato Jace mi sono sentito più tranquillo, quando è arrivato Max ho capito che non correvo più nessun pericolo. Non ho mai desiderato essere Re ma soprattutto non lo desidero in questo momento perché non esiste nulla che io odi più della guerra e della violenza e diventare Re di una nazione così violenta ucciderebbe la mia anima. Quindi sì, padre, hai Jace. Lui sarà un ottimo Re. E se non vorrai lui avrai Max. Spero solo che non intossicherai anche la sua anima perché no se lo merita” fece un passo indietro, non diede tempo al padre di parlare, quella volta si rivolse a sua madre “Jace mi ha detto di aver letto i tuoi diari, non eri così prima. Cosa ti ha trasformato nella donna fredda e cinica che permette ai suoi figli di autodistruggersi?” scosse la testa “Odiate pure Magnus ma lui è stato la nostra salvezza. Quindi sì, Re Robert, se dovessi rispondere alla domanda ‘Preferisci lui al tuo trono’, la risposta sarebbe sì. Puoi tenerti la Scozia e le tue maledette aspettative”.
Si girò e senza guardarsi un attimo indietro, con spalle più larghe e alte di mai prima, si allontanò fuori dalla porta.
Spettava solo a lui andarsene, quindi? Sorrise divertito “Guardati le spalle, Robert” concluse, allontanandosi poi a sua volta.
 
*^*^*^*^*
Non ci credeva. Era arrivato il momento di andare via e la cosa migliore era che aveva guadagnato tre persone adorabili che sarebbero rimaste per sempre al suo fianco. Aveva perso Clary ma c’è sempre un prezzo da pagare per la felicità. E Alec, aggrappato ai suoi fianchi in quel momento, era la sua felicità.
Guardò la nave quasi pronta per salpare, Isabelle che baciava dolcemente Simon, Alec che si guardava avanti.
“Sei sempre in tempo per-” provò a dire ma Alec lo interruppe con un bacio; aveva ormai imparato che quello era l’unico modo per farlo. “Sono sempre in tempo per cercare la mia felicità, sì” rispose sorridendo contro le sue labbra “E sono pronto a salpare verso quest’ultima”. Magnus stava per abbassarsi sulle sue labbra ma Jace, il maledetto biondo, li interruppe per la seconda volta. Prima o poi si sarebbe vendicato.
Si girarono, il biondo risplendeva in una luce di pura gioia stretto tra le braccia di Clary.
“Già ti odio perché hai rubato la mia Clarissa, potresti almeno non interromperci ogni volta?”.
Jace scoppi a ridere “E tu ti stai portando via i miei fratelli e il mio scudiero preferito, cosa dovrei dirti?” Simon rise “Dovresti ringraziarlo perché finalmente avrai un cavallo sellato bene?” Jace rise scuotendo la testa. Era felice di aver trovato Clary, da quando l’aveva visto gli sembrava di aver trovato una direzione per la propria vita, ma perdere Alec e Isabelle e persino Simon gli sembrava la cosa peggiore al mondo.
“Non ci vedremo spesso, vero?” chiese, diretto ad Isabelle che sorrise “Verrai a trovarci per l’incoronazione di Alec, no?” fece un occhiolino e Clary rise “Già si parla di matrimonio?”.
Raji si avvicinò, poggiando una mano sulla spalla di Magnus “La nave è pronta per salpare” gli disse e improvvisamente un nodo gli attorcigliò lo stomaco e non perché stava per lasciare quel posto orribile, anzi.
Aveva paura, però. Paure per la sua bambina, quella che aveva cresciuto e avrebbe intrapreso una vita totalmente diversa da quella che aveva progettato per lei, ma ne era felice.
Era felice della donna in cui si stava trasformando.
“Okay, è arrivato il momento di salutarci” disse quindi, e tirò Clary leggermente più lontano, dando spazio anche ai tre fratelli di salutarsi bene; vide Isabelle stringere forte Jace e poi Jace stringere forte Alec, finendo chissà come per piangere tra le sue braccia mentre Isabelle piangeva tra le braccia di Simon.
“Non ce la farò senza di voi” mormorò Jace, dando finalmente sfogo alle sue insicurezze “Come andrò avanti senza te, Alec?” chiese. Non ascoltò la risposta.
Clary lo guardava pieno di aspettative e lui davvero non sapeva cosa dirle per soddisfarle.
“Non so cosa dire, Clarissa. So solo che se vuoi sei ancora in tempo per venire a casa…”.
Clary scosse la testa e gli strinse una mano “Questa è casa mia, lo sappiamo entrambi”.
Magnus annuì, anche se l’ansia gli stava divorando l’anima. “Sono fiero di te, Clary. Stai diventando la donna forte e ribelle con un gran buon cuore e una forte voglia di diventare che speravo di aver cresciuto. Non avrei potuto avere figlia migliore” e forse non avrebbe dovuto dirlo perché si ritrovò a piangere assieme a lei stretti in un abbraccio da togliere il fiato. Ma si sarebbero rivisti presto, lo sentiva nel cuore.
Ancora con le guance bagnate si allontanò dalla rossa, diede una pacca sulla spalla di Jace e si avvicinò all’enorme nave di legno che prendeva posto alla sponda del Lago Loch Ness, il lago della tortura.
Isabelle e Simon furono i primi a salire. Magnus li vede, la postura felice ma anche ansiosa di chi sta per iniziare una nuova vita.
Era il suo turno, e la cosa che gli fece venire da piangere fu che a differenza di quando era partito per arrivare in Scozia, aveva la mano sinistra calda: Alec lo prese per mano, stringendolo, come a dirgli che era lì, pronto ad affrontare quella nuova avventura assieme, pronto a vivere con lui ogni tipo di vita il destino gli avrebbe riservato.
Salirono lentamente, sentirono il peso di tutto quello che era avvenuto piantarsi a terra mentre loro la lasciavano, quella terra; pronti ad allontanarsi verso il loro futuro, verso qualsiasi cosa sarebbero andati in contro. Quella volta però non lo avrebbe fatto da solo.
La nave partì lentamente, lasciandosi dietro tanto ma portandosi avanti ancora di più; Magnus vide il castello di Scozia farsi sempre più piccolo fino a scomparire e il loro futuro invece stagliarsi avanti fino a farsi sempre più grande e visibile. Non sapeva cosa ne sarebbe stata della sua vita con Alec, ma poteva immaginare che sarebbe stata magnifica. Una folata di vento scompigliò i capelli di occhi blu, sorrise aggiustandoglieli. Il peso delle ventate di aria nuova!
“Sei pronto?” gli chiese, lasciando un bacio sulla sua guancia. Alec gli sorrise, con quel sorriso che gli illuminava il volto e gli occhi e irrimediabilmente finiva per riscaldare l’anima a Magnus.
“Sono pronto a tutto!”.
Siate affamate, siate folli!
Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro.
Non rimanete intrappolati nei sogni che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca l vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra anima: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorreste essere. Tutto il resto è secondario.
 

Spazio autrice.
E DUUUUUNQUE anche questo lungo viaggio in Scozia è finito! Devo dire che ho amato la Scozia con i suoi paesaggi verdi e mostri nascosti sott'acqua o sul trono.
So che vi ho dato tanto tanto tanto angst fino alla fine, ma as always nelle mie storie, se non c'è un finale felice non c'è finale eheheh
Nada, spero che la storia vi sia piaciuta e che il finale sia stato all'altezza di tutto questo popo di cose successe.

A presto, spero(?)!
StewyT~
  
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