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Autore: SniperShy    02/04/2018    0 recensioni
Sono tempi difficili per la magica terra di Equestria, da quando una devastante frana ha distrutto il monte Canterlot, portando con sé il centro nevralgico della politica Equestre. Ma una misteriosa corporazione, venuta da un altro mondo, si è offerta per dare una mano a ricostruire, portando però con sé altri problemi. Gli eroici elementi dell' Armonia vengono semplicemente inglobati da questo flusso di eventi, e a me, Fluttershy, si può dire che sia toccata la mansione più improba all' interno della corporazione: mi sono posta negli zoccoli di un discutibile medico parascientifico per assolvere al mio compito nella maniera più efficiente, cambiando irreversibilmente il mio modo di pensare, di agire, di atteggiarmi. Adesso sono determinata, calma e totalmente immersa nel mio nuovo lavoro: ora sono una cacciatrice, un mercenario della Mann Brothers Corporation.
Genere: Azione, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Altri, Fluttershy, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Furry, Violenza
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SniperShy, Atto 1: Cos'è un Problema; cap 9: Uno zerbino minato davanti alla porta di casa

Durante i due giorni che impiegammo a tornare dall' Impero Cristallo sviluppai una forma di influenza particolarmente debilitante dovuta all' infezione generata dal morso del changeling al mio zoccolo.
Purtroppo non ci erano stati forniti nella cassetta medica degli antibiotici di quel tipo, quindi fui costretta a passare quei giorni letteralmente sdraiata con la schiena contro la caldaia della locomotiva per scaldarmi visto che non avevamo coperte, e i tunnel che correvano sotto i Ghiacciai Settentrionali erano freddi e umidi, sebbene fossero sempre meglio della superficie.
"Tenete duro Pony" ci disse Lisbet Wasp mentre attraversavamo il confine di Equestria "Ad una cinquantina di chilometri da qui ci dovrebbe essere la prima stazione, un paesino dove fare rifornimento per il treno" Il che era davvero provvidenziale, siccome sia il carbone per la locomotiva che le nostre razioni stavano raggiungendo un ammontare pericolosamente basso.
"Che tu sappia, c'è anche un deposito della Mann Co.? Le uniche munizioni che ci rimangono sono una ventina di caricatori delle .22 e un caricatore delle Blackout" chiese Montgomery, preoccupato per la nostra a dir poco scarsa potenza di fuoco.
"La nostra spedizione si era proprio fermata qui per costruire una sede regionale, quindi dovrebbe essere in attività al momento" rispose la unicorno, intenta ad aggiungere una delle ultime spalate di carbone dentro la caldaia della locomotiva.
"Sai anche se c'è un infermeria in paese?" chiese Snowdrop "Fluttershy ha ancora l' influenza"
Alla citazione della pegaso aprii di poco gli occhi, siccome stavo sonnecchiando per mitigare il mio mal di testa fino a pochi minuti prima. La mia vista ondeggiò leggermente, stordita dalla luce abbagliante del sole di tarda mattina, ma riuscii a concentrarmi sulla mia cieca compagna per qualche secondo, prima che la mia gola secca mi diede l' impulso di bere. Levitai debolmente la borraccia dal mio grembo, e ne sorseggiai avidamente. Prima della partenza avevamo raccolto svariati chili di neve dai dintorni della stazione, che piano piano avevamo purificato facendola bollire davanti alla caldaia della locomotiva, quindi almeno non eravamo a corto di acqua.
"Sì, il dottore lì è anche il gestore del bar" rispose Lisbet, osservandomi ansimare sul pavimento della locomotiva, preoccupata per me. Piano piano mi tirai su, reggendomi a stento in zoccoli mentre combattevo la nausea.
"Cazzo, che febbre..." commentai io con una smorfia, il sapore della bile che mi appestava il retro della lingua mentre raccoglievo il mio fucile contenente l' ultimo caricatore di munizioni Blackout. Avvicinai piano l' occhio al mirino, e mentre il reticolo ondeggiava nel mio campo visivo mi sporsi fuori dalla finestra per osservare la stazione del villaggio, ormai a poche centinaia di metri da noi. Notai che le rotaie sul binario erano occupate da una voluminosa forma squadrata, la cui punta era orientata verso di noi.
"C'è una locomotiva spazzaneve sul binario, rallenta" dissi a Montgomery, che subito tirò la leva per il rilascio della pressione della caldaia. Lisbet si sporse dietro di me per vedere meglio.
"Strano vedere uno spazzaneve in questa zona di Equestria" commentò lei.
Parve strano anche a me, finchè non puntai casualmente la torre dell' acqua col mio mirino, dietro alla stazione. Sulla cima del serbatoio scorsi un riflesso del sole, che luccicò intensamente nella mia ottica. Un brivido corse lungo la mia schiena, mentre riempivo i miei polmoni per dare l' allarme.
Prima ancora che potessi proferir parola, sentii un proiettile sibilare oltre la mia testa e il corpo di Lisbet che si accasciava contro la base della finestra, il contenuto del suo cranio sparso sul terreno una ventina di metri più indietro.
"CECCHINO! GIU'!" gridai io proprio mentre il boato dello sparo rieccheggiava nell' aria, reinfilandomi di corsa nella locomotiva esattamente mentre un altro colpo impattava contro il montante della finestra dove la mia testa si trovava pochi istanti prima. Con la coda dell' occhio scorsi la canna di una mitragliatrice sporgere da un'apertura sul lato della stazione, proprio mentre la locomotiva sfilava davanti a quella esatta finestra.
Ci appiattimmo tutti e quattro lungo il pavimento della locomotiva mentre i proiettili perforavano le pareti di metallo come fossero carta, sibilando pochi centimetri sopra ai nostri corpi.
Quando la raffica della mitragliatrice cessò, sentimmo risuonare la voce di uno stallone che urlava un ordine a qualcun'altro "Uscite a controllare la locomotiva!" lo udimmo comandare da dentro la stazione. Le ali di Snowdrop vibrarono leggermente, mentre cercava di localizzare i nemici in avvicinamento, mentre Montgomery osservava le finestre attraverso i fori di proiettile dal lato del binario.
Attirai l' attenzione di Montgomery, puntando lo zoccolo verso la cassa delle granate avanzate dall' operazione. Grazie a Celestia ce le eravamo portate dietro.
Raccogliemmo entrambi una granata ciascuno, caricando il lancio attraverso la finestra. Al mio segnale silenzioso sganciammo le sicure, facendo anche saltare via le spolette di innesco. Dopo pochi istanti dall' inizio del ticchettio della sequenza di detonazione, lanciammo le granate in una lunga parabola diretta verso la finestra dove era montata la mitragliatrice.
"GRANATA!" sentimmo urlare prima di udire un rumore di zoccoli in fuga, pochi istanti prima che entrambe le granate a frammentazione esplodessero facendo cadere frammenti di legno, vetro e metallo dentro la locomotiva. Non male per una deflagrazione avvenuta ad una quindicina di metri di distanza.
Subito ci buttammo tutti e tre oltre le finestre della locomotiva, finendo sulla ghiaia del binario e usando le rotaie come copertura. Angel ci seguì a ruota, cadendomi in grembo con uno sbuffo di fastidio, mentre mi si arrampicava nella tasca dorsale.
"Spostiamoci di qui, siamo esposti" sussurrai, puntando verso il terminale cargo, una ventina di metri più indietro rispetto la nostra direzione di provenienza.
"Ma saremo esposti al cecchino di là" ribattè Snowdrop, il suo sguardo vitreo che tradiva un' espressione preoccupata.
E aveva ragione. Il binario della stazione ed il terminale cargo erano separati da un prato sabbioso completamente vuoto, senza alcuna copertura.
Deglutii, combattendo un attacco di nausea "Prima liberiamo la stazione" dissi io "Poi vi coprirò mentre raggiungete il terminale cargo" spiegai mentre controllavo la camera di innesco del mio fucile. Era coperto di sabbia dopo il salto dalla locomotiva di poco prima, e se non fossi stata attenta il fucile si sarebbe inceppato, facendomi sprecare tempo e colpi preziosi.
Snowdrop e Montgomery mi guardarono preoccupati per un paio di secondi. Stavo sudando copiosamente, sudando i sudori freddi della febbre, il mal di testa che offuscava i miei pensieri, e loro dovevano averlo notato. Ad un certo punto, Montgomery interruppe il silenzio.
"Va bene" disse lui "Angel, sali" fece cenno ad Angel di entrargli in una tasca vuota. Il coniglio ubbidì, saltandomi di dosso ed aggrappandosi a lui.
"Okay" risposi "ripuliamo il terminal, poi continuiamo con il piano" infilai il mio ultimo caricatore nel fucile, armandolo per renderlo pronto al fuoco "Snowdrop, quanti-" proprio mentre stavo parlando, la mitragliatrice riprese a tuonare, triturando il metallo della locomotiva e facendo ricadere sui nostri elmetti frammenti di metallo e pezzi di carne, che un tempo dovevano appartenere a Lisbet Wasp.
"Snowdrop, quanti Tango percepisci?" le richiesi sopra al tuonare della mitragliatrice, i proiettili che volavano sopra le nostre teste e impattavano contro i vagoni parcheggiati sulle rotaie davanti a noi.
"Sette al piano di sopra, tre al piano terra" rispose lei, armando la sua pistola con lo sguardo perso nel vuoto "due di quelli operano alla mitragliatrice"
Tirai un lungo respiro, prima di controllare un'ultima volta il mio fucile. Venti colpi in totale, esclusi i colpi che ancora avevo nella pistola, ovvero una manciata di caricatori.
"Okay, muoviamoci" sussurrai io, e iniziammo a strisciare verso la locomotiva spazzaneve per uscire dal cono di fuoco della mitragliatrice. tra le ruote dei vagoni riuscii a intravedere la grossa arma automatica puntata contro la locomotiva dove ci trovavamo pochi secondi prima. Potei anche scorgere il mitragliere, un pegaso verde con una ferita sanguinante in fronte che con un ghigno arrabbiato teneva la locomotiva sotto tiro, mentre qualcuno gli passava una cintura di munizioni per ricaricare la sua arma.
Fui compiaciuta nel constatare che le nostre granate avevano divelto gran parte della parete della stazione, lasciando scoperta la posizione della mitragliatrice. Mi trattenni comunque dall'infilare il fucile nel buco tra le ruote del vagone e uccidere il mitragliere, siccome non eravamo nella posizione giusta per farci notare di nuovo dai nostri assalitori.
Strisciammo fino alla locomotiva spazzaneve, la quale faceva da angolo con il garage dei mezzi di riparazione. Poteva essere un buon punto di ingresso, ma la saracinesca era chiusa.
Arrivati ai fianchi della porta un forte rombo scosse la ghiaia sotto ai nostri zoccoli: un proiettile vagante sparato dalla mitragliatrice doveva aver colpito la cassa di granate, detonando la ventina di ordigni rimasti al suo interno, facendo esplodere sia il vano motore che la caldaia. L' esplosione creò un'onda d' urto abbastanza forte da spezzare le rotaie, divelgendo le barre di acciaio e creando un piccolo cratere nella sabbia. Angel commentò con un leggero fischio dalla spalla di Montgomery, mentre lui armeggiava con la serratura della saracinesca. Qualche barra si metallo divelta rotolò vicino a noi.
Chiusa fece cenno lui Dobbiamo sfondare.
Annuii, estraendo la mia pistola e puntandola contro la serratura; le munizioni subsoniche da .22 non sono famose per la loro capacità di penetrare i materiali, ma il silenziatore ci avrebbe permesso di buttare quante munizioni volevamo su quella serratura senza farci notare troppo. E infatti mi ci volle quasi un caricatore intero per spaccare in due il meccanismo della saracinesca.
Uno strattone ben assestato e si aprì come il coperchio di una pentola, frammenti di metallo scaldati dall' attrito dei proiettili che si spargevano tintinnando sul cemento sottostante. Aprii piano la saracinesca, attenta a non fare rumore mentre Snowdrop e Montgomery puntavano oltre lo spiraglio che andava ad allargarsi.
Una volta scivolati tutti dentro nel silenzio più totale richiusi la saracinesca mentre i miei compagni controllavano il resto del garage, immerso nella penombra. L' ambiente era spoglio e pratico, riflettendo quanto doveva essere stato costruito al risparmio, i banchi con gli attrezzi costituiti da dei tavoli di legno evidentemente riciclati da altri utilizzi.
Ricaricai la pistola in un solo movimento, ma barcollai prima di dirigermi alla porta, la testa che mi girava e la mia vista che si annebbiava. Con mani tremanti collegai l'Ubercaricatore al mio polso, constatando che il mio livello di salute generale si era drasticamente abbassato, con il contrastante aumento del ritmo del mio battito cardiaco. Un attacco di febbre.
"L-la porta" sussurrai tentando di schiarirmi le idee. Snowdrop si avvicinò in punta di zoccoli alla porta e si mise ad ascoltare, tentando di capire se ci fosse qualche pony all' interno.
Libero disse lei con un gesto dello zoccolo. Cercando di ignorare la nausea la seguii aprire la porta con attenzione, puntando la pistola nella stanza successiva mentre Montgomery ci guardava le spalle. L'ambiente successivo era un piccolo ufficio, una vetrata opaca che dava sul terminal della stazione, dal quale si potevano udire delle voci di stalloni. "Non ci sono corpi tra i rottami"
"Tenete la guardia alta, potrebbero ingaggiare da un momento all'altro" la voce del secondo stallone venne seguita da un breve fruscio di rumore bianco "Uccisione non confermata, ripeto, uccisione non confermata" disse lui in radio "Fate attenzione"
Ci tenemmo a particolare distanza dalle finestre dell' ufficio, essendo perfettamente visibili dalla torre dell' acqua, a solo un centinaio di metri di distanza. Attirai l'attenzione di Montgomery e Snowdrop, facendogli cenno di afferrare le ultime granate rimanenti mentre io puntavo la pistola alle vetrate.
"Quando cadono le vetrate lanciate e poi sfondate" ordinai, deglutendo la mia saliva mentre i miei compagni si mettevano in posizione e strappavano via la sicura alle loro granate, preparandole al lancio. Tre... due... uno... Dopo un rapido countdown mentale strizzai le mie palpebre, riducendo il mio campo visivo a una fessura un istante prima di tirare il grilletto della mia pistola, rilasciando alcune raffiche nelle vetrate davanti ai miei compagni. Nel tintinnio dei vetri sul pavimento di marmo, le loro granate volarono oltre la paratia, rotolando in profondità nel terminal passeggeri.
"GRANA-" questa volta lo stallone non fece in tempo ad avvisare i suoi compagni; le granate esplosero prima che potessero reagire, mandando frammenti e scheggie contro le vetrate e mandandole tutte in frantumi. Sentii urlare di dolore un paio di voci, e questo mi spinse a saltare oltre la paratia a pistola spianata.
"CON ME!" ordinai ai miei compagni senza aspettarli mentre il mio corpo si lanciava da solo oltre le vetrate distrutte, l' adrenalina che finalmente soppiantava la nausea e mi aiutava a puntare la mia pistola contro la prima sagoma che entrò nel mio campo visivo.
Il mio primo bersaglio fu proprio il pegaso verde di prima, steso a terra supino che si teneva una gamba, urlante di dolore. La sua gamba dallo zoccolo al ginocchio era piena di schegge di granata. Probabilmente non doveva essere più in grado di imbracciare la mitragliatrice, ma non mi posi il problema; gli svuotai addosso quello che restava del mio caricatore, finendolo rapidamente.
Il nuovo caricatore fece clack nell'impugnatura della mia arma nell'esatto istante in cui quello vuoto toccò il pavimento del terminal. Non feci in tempo a puntare la mia arma contro il secondo pony, che con la coda dell'occhio scorsi una canna di fucile spuntare da un buco nel soffitto creato dalla detonazione delle granate. Evidentmente qualcuno dei pony al piano di sopra aveva deciso di intervenire.
Mi dovetti tuffare in avanti per evitare la raffica dell'assalitore al piano di sopra, arrivando con una capriola quasi addosso al mio secondo bersaglio originale. Non avendo la pistola pronta in puntamento, il meglio che trovai da fare fu un uppercut che buttò il mio avversario contro una panchina a qualche metro di distanza, stordendolo per l' impatto, la sua mascella di sicuro dislocata dalla forza del mio zoccolo. Non feci però in tempo a tornare in puntamento, che venni spinta di lato bruscamente da quello che doveva essere il terzo pony. Aveva in mano un fucile, ma era chiaramente danneggiato, visto da come cercava inutilmente di armarlo. Dei frammenti di granata dovevano essere finiti nella camera di innesco.
Scuotendo la testa per schiarirmi le idee dal mal di testa estrassi la baionetta dal suo fodero sul mio petto, pronta a gettarmi sul terrorista. La mia lama non dovette ancora essere insanguinata però, perchè il corpo sia di Fucile Inceppato che di Mascella Slogata caddero senza vita a terra, crivellati dai colpi dei miei compagni.
"Ma che cazzo fai?" mi disse Montgomery raggiungendomi, scalciando Fucile Inceppato per assicurarsi che fosse morto "Ci avresti potuto lasciare le ali" mi aiutò a tirarmi su, Angel che gli si sporgeva dalla spalla mentre Snowdrop faceva smettere di muovere Mascella Slogata sparandogli alla testa.
"Non possiamo fermarci, ci sono altri tango di sopra" sussurrai io, facendo un cenno al buco nel soffitto "Createmi un diversivo" ordinai io, indicando la porta che dava alle scale. Mentre salivano lentamente al piano superiore io raggiunsi il fu mitragliere. Spostai il corpo di lato con lo zoccolo e raccolsi la mitragliatrice. Sembrava essere intatta, il corpo doveva averla coperta dall' esplosione. E aveva ancora un centinaio di colpi nella cintura. Bene.
Mi posizionai sotto alla voragine del soffitto in silenzio, distendendo le ali sulla mia schiena e chiudendo gli occhi, tirando un respiro profondo. Quando finalmente sentii degli spari e delle grida concitate venire dal piano superiore le mie labbra non poterono far altro che contrarsi in un sorriso, un ghigno maligno che scoprì i miei denti. I miei occhi si spalancarono mentre spiccai un lungo balzo aiutata dalle mie ali, volando al secondo piano.
Non ebbi nemmeno da confermare il contatto per aprire il fuoco: premetti il grilletto della mitragliatrice, e all' istante sentii giungere alle mie orecchie le urla di morte dei guerriglieri sotto di me. Rivolgendo lo sguardo sotto di me, vidi cinque dei bersagli segnalati da Snowdrop, crivellati dai colpi della mia mitragliatrice dietro una serie di divani e tavoli che fungevano da copertura contro Snowdrop e Montgomery. Morti o morenti, non importava più ormai. Giratami indietro, puntai il sesto nemico, che incrociò il mio sguardo; era pieno di terrore, paralizzato dalla paura. Grave errore.
Mi buttai su di lui senza esitazione, usando la canna della mitragliatrice come una lancia e infilandogliela con violenza contro il petto. Sentii le ossa del suo sterno scricchiolare, forse qualche costola rompersi, prima che premessi il grilletto.
Non emise un suono durante tutta la durata della mia raffica a bruciapelo, il suo sguardo puntato dritto nel mio, sangue che iniziava a sgorgarli dagli angoli della bocca, i suoi occhi che piano piano piangevano via la sua essenza vitale, i suoi zoccoli che con le ultime forze si aggrappavano alla canna della mia mitragliatrice, prima di crollare, privi di vita.
Mi alzai lentamente, scrollando la mitragliatrice dal sangue che la ricopriva quasi completamente. Mi guardai attorno; c'era solo il silenzio nel secondo piano della stazione, i corpi fumanti dei terroristi che giacevano a terra. Mi girai verso l'ultimo sopravvissuto, un giovane pony di terra che non sembrava nemmeno sapere come imbracciare l'arma che aveva in braccio, i suoi zoccoli che tremavano visibilmente mentre mi fissava terrorizzato. Gli puntai lentamente la mitragliatrice addosso, invitandolo a posare il suo fucile a terra. Invito che lui seguii diligentemente mentre Montgomery Patton gli si avvicinava a fucile spianato facendolo indietreggiare verso le finestre. Lasciai cadere la mitragliatrice ai miei zoccoli e levitai la baionetta fuori dal suo fodero, tossendo mentre mi avvicinavo a lui, insieme a Snowdrop.
"okay, quanti altri?" chiesi io al nostro prigioniero, appoggiandogli la lama della baionetta alla gola. Aveva la schiena contro il vetro della finestra, e ansimava rumorosamente.
"C-c-c-c'eravamo solo noi" balbettò lui, distolgendo lo sguardo e mettendosi a fissare il suo compagno con lo sterno divelto in due dalla mia mitragliatrice "Heyheyhey, non prendermi in giro" gli appoggiai il piatto del coltello sulla guancia, obbligandolo a ritornare a guardarmi negli occhi "E il cecchino che ha preso uno dei miei? E gli abitanti di questo villaggio?" per un momento lasciai la rabbia prendere il controllo, graffiandogli la guancia con la baionetta.
"C-cosa? C-c'eravamo solo noi qui, la città era completamente vuota quando ci siamo infiltrati" rispose lui, i suoi occhi che cominciarono a lacrimare. Allora io e i miei compagni ci rivolgemmo uno sguardo perplesso.
"Che significa che il villaggio era vuoto?" il nostro prigioniero non fece in tempo a risponderci; feci appena in tempo a notare il tracciante di un proiettile partire dalla torre dell'acqua, e la finestra dietro il terrorista esplose verso l'interno. Lui sputò sangue; il proiettile gli uscì dalla bocca, spaccandogli i denti e impattando sul pavimento dietro di noi "A TERRA!" lasciammo tutti andare l'ex terrorista che cadde a terra già senza vita, il retro della testa aperto e ridotto a una poltiglia, mentre noi ci mettevamo in copertura dietro ai muri di legno della stazione.
"E adesso cosa facciamo?" disse Montgomery, i suoi occhi che dardeggiavano tra me e la vetrata rotta dal proiettile mentre cercavo di reinfilare la mia baionetta nel suo fodero.
Sbirciai fuori dalla finestra, guardando il terminal cargo protetta dal muro della stazione. Non era molto grande, ma aveva uno sbocco su un magazzino che poteva portare alle vie del paese, e alla sicurezza degli edifici dal cecchino. "Il piano rimane" decisi io, tossendo e asciugandomi la fronte dal sudore. doveva essere più o meno fine Gennaio, ma stavo sudando freddo e la mia bardatura da combattimento era zuppa di sudore, provocandomi profondi brividi lungo la schiena "Voi raggiungete il terminal cargo mentre io lo distraggo, poi trovate un modo di raggiungerlo o di buttare giù quella torre"
"E se usassimo quello?" Snowdrop puntò con lo zoccolo verso un'angolo della stanza, il quale ospitava una pila di armi da fuoco accumulate lì alla rinfusa, i caricatori pericolosamente infilati nei receiver. Il pezzo di maggiore interesse era quello che posso solo descrivere come un lungo tubo metallico con un grilletto. Doveva essere uno di quei lanciamissili non-guidati ad alto esplosivo. Ed era carico.
"Vale la pena provare. Ma quel tipo di missile è così lento che un cecchino come quello potrebbe semplicemente farlo esplodere in volo sparandogli, soprattutto da questa distanza" risposi io "Dovete portarlo con voi, e spararlo da più vicino" "Ricevuto" Sospirò Montgomery mettendosi a strisciare lontano dalla finestra per raggiungere l'arsenale fai-da-te, mentre Snowdrop già si dirigeva verso le scale.
Neanche un paio di minuti dopo era tutto pronto. Deglutii a fatica prima di aprire la comunicazione via radio con i miei compagni.
"Pronti?" dissi con la voce roca. Dopo pochi istanti il fruscio della radio e della voce di Snowdrop mi diedero la risposta che mi serviva.
"Pronti" Disse la pegaso. Tirai un lungo respiro, settando la messa a fuoco del mio mirino per centocinquanta metri; quasi non riuscivo a ruotare la ghiera da quanto mi tremavano gli zoccoli. Mi sentivo davvero debole.
Girai il mio corpo di novanta gradi verso la finestra rotta, preparandomi a sporgermi per ingaggiare il cecchino "Al mio sparo" ordinai in radio, armando finalmente il mio fucile del suo ultimo caricatore. Il soddisfacente rumore metallico dell' otturatore tintinnò nell'aria polverosa della stazione, incamerando un proiettile nella camera d'innesco. Inspirai, ignorando per un secondo il mio mal di testa pulsante, la mia nausea, e il dolore dell'acido lattico nei miei muscoli.
Scivolai fuori dalla copertura infilando la canna del mio fucile nella finestra, il mio occhio già allineato col mirino. Puntai la torre dell'acqua con il reticolo, dove potei grossolanamente individuare una macchia più scura del metallo bianco della cisterna sospesa, e iniziai a sparare senza esitazione. In pochi istanti, il conto delle mie munizioni nel caricatore scese di cinque, di cui nessuna colpì il bersaglio. La botta del rinculo mi colpì più forte del previsto, ma comunque individuai una nuvola di fumo nero dove prima c'era il cecchino. Un unicorno.
"Okay Fluttershy, siamo in movimento" sentii in radio la voce affannata di Montgomery mentre galoppava a zig-zag in una traiettoria imprevedibile, come da manuale.
"Ricevuto. Fate attenzione, il cecchino è un unicorno, chiudo" comunicai nel mio microfono, tenendo l'occhio destro appiccicato al mirino, e il mirino appiccicato alla torre dell'acqua. Dai fori dei miei proiettili cominciò a scorrere copiosa l'acqua, così preziosa in questa desolata zona di Equestria, scintillante sotto il sole di mezza mattina. Il riflesso turbò la mia vista, distraendomi per qualche istante.
Tornai in me quando scorsi una canna sporgersi da uno dei fianchi della torre: allora incoraggiai il mio avversario a rimanere in copertura con un'altro paio di colpi, che rimbalzarono contro la lamiera della torre a pochi centimetri da dove vedevo effettivamente sporgere il fucile, che si ritirò di scatto per riflesso.
Quel combattimento si stava protraendo per ben troppo tempo per me, gli sforzi eccessivi di poco prima che si facevano sentire mentre ansimavo col fiato corto, il mio reticolo di mira che oscillava intorno al punto che stavo cercando di tenere sotto mira. "Siamo dentro. Un minuto al contatto. Copi? Passo" La voce di Montgomery rieccheggiò nel mio orecchio attraverso l'auricolare della radio. Ripresi a sparare a vuoto contro la torre dell'acqua per attirare l'attenzione del cecchino, presa da nuova energia. Cacciai un grugnito di frustrazione, cercando con disperazione di mantenere la soppressione.
"Fluttershy! Mi copi?" La voce dello stallone nel mio orecchio mi fece saltare dalla sopresa, facendo volare il colpo che stavo sparando un paio di metri troppo a sinistra, mancando completamente la torre.
Scossi la testa, tornando in me mentre attivavo il microfono "Si, si, vi copio. Sbrigatevi" Strinsi la mia presa sull'impugnatura della mia arma, staccando il caricatore dal reciever per controllarne le munizioni rimanenti.
Al massimo sei colpi.
Mettendoci più cautela, iniziai a sparare a intervalli più regolari, nemmeno più facendo attenzione a dove miravo, purchè colpissi la torre dell'acqua. La febbre mi offuscava la vista, rendendomi difficile anche solo vederla nell'ottica del mio mirino. Non notai nemmeno la canna del fucile spuntare di nuovo attraverso un portale nero creato sulla parete circolare della cisterna sospesa.
All'improvviso, un lampo attirò la mia attenzione, il tracciante del proiettile che si faceva sempre più grosso, fino a impattare nel legno del montante della finestra, a nemmeno un metro dal mio corpo. Sobbalzai dalla posizione dov'ero accovacciata dallo spavento, sparando di riflesso un colpo precisamente da dove era partito il proiettile nemico, senza ottenere però alcun risultato. Il portale era già scomparso, sfumando in un sottile fumo nero. Fu allora che udii il fruscio della radio rieccheggiare nel mio orecchio.
"Ci siamo. In tre. Due. Uno..." il countdown di Montgomery terminò con un sibilo lontano coincidente con una traccia luminosa di propellente bruciato, diretta in un arco verso la torre dell'acqua. L'esplosivo alla termite brillò precisamente tra una delle tre gambe di metallo e la base della cisterna, mandando frammenti di lamiera fusa in tutte le direzioni e aprendo una voragine enorme nella cisterna, mentre si inclinava lentamente ma inesorabilmente sul lato dove prima c'era la sua gamba.
All'improvviso, dalla torre ormai in caduta balzò una figura scura che saltò nel vuoto come se nulla fosse. Tentai di sopraffarre il rapido abbandono dei miei sensi puntando contro la figura del cecchino, premendo il grilletto senza esitazione.
Click. Vuoto.
Un brivido mi scorse le ali quando nella mia ottica vidi il mirino del cecchino luccicare, seguito dal lampo dello sparo. In meno di un secondo, senza che io avessi il tempo di reagire, il proiettile a largo calibro colpì esattamente il mio mirino, facendolo esplodere e mandando frammenti di vetro e acciaio in ogni direzione, compresa la mia faccia.
Il dolore improvviso mi fece rinculare all'indietro, l'ultima cosa che vidi prima che la mia vista si offuscasse finalmente il cecchino, che scomparve in una nuvola di fumo mentre la torre proseguiva nella sua caduta.
"Fluttershy, abbiamo visto il tracciante. Situazione? Passo" riuscii a malapena a sentire prima di perdere finalmente i sensi.

Ho scritto troppo in inglese. Mi è mancato pubblicare qui.
   
 
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