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Autore: dreamlikeview    02/04/2018    6 recensioni
Nathaniel "Nate" Winchester è un giovane nephilim e cacciatore. Quando il padre in punto di morte gli parla dell'angelo che lo ha messo al mondo, distrutto dalla perdita del genitore, decide di intraprendere un viaggio indietro nel tempo, per salvare entrambi i genitori. Con l'aiuto dell'amico Jack, di un incantesimo e di una strega, riesce a compiere il rituale. Sarà abbastanza coraggioso da compiere la sua missione?
[Destiel, canon-verse (kind of), parents!Destiel, mini-long]
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Desclaimer: Nessuno dei personaggi mi appartiene (a parte Nate, lui è il mio bambino), tutto ciò che è qui scritto è scritto senza alcun fine di lucro (tradotto, non ci guadagno niente, ci perdo solo la faccia), e non ho intenzione di offendere nessuno con questo scritto (solo di accoppiare due che dovrebbero essere già accoppiati dalla quinta stagione, pft).

Avviso: Come è già anticipato nelle note della storia, i personaggi tendono ad essere un po' fuori dai personaggi televisivi, anche se ho cercato di mantenermi negli schemi. Spero di non aver fatto troppi strafalcioni. Enjoy!
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 Anno 2045
La Family Business Farm sorgeva nella periferia della minuscola cittadina di Redford, un piccolo paesino situato nella contea di Presidio, in Texas, dove, subito dopo la nascita di Nathaniel, Dean, Castiel, Sam e Jack avevano deciso di trasferirsi e così lasciare il bunker dei letterati, chiuderlo per sempre e ritirarsi ad una vita tranquilla e campagnola; avevano scelto il Texas perché Dean amava quella nazione e aveva espresso il desiderio di andare lì soprattutto a causa della sua sfrenata ossessione per i cowboys. Nessuno aveva potuto obiettare, poiché Dean non aveva dato l’opportunità a nessuno di farlo; si erano messi subito alla ricerca del luogo perfetto per loro, e dopo alcuni mesi di ricerche al PC, diverse città e luoghi scartati perché apparentemente avrebbero dato troppo nell’occhio, lo avevano trovato.
Redford era un luogo quasi del tutto inabitato, fatta eccezione per le poche persone che ci risiedevano, la maggior parte erano mandriani o contadini che vivevano in piccole o grandi fattorie, tutte persone riservate, che non s’impicciavano dei fatti altrui, era il posto perfetto per loro che volevano passare inosservati. Ed era quel posto che tutti i Winchester chiamavano casa, lì dove nessuna creatura sovrannaturale andava a dar loro fastidio, lì dove vivevano nella pace e nell’armonia, vivendo finalmente una vita che, almeno Sam e Dean, avevano desiderato fin da bambini; avevano bisogno di cambiare vita, di dare una svolta a tutto ciò che avevano vissuto e perso fino a quel momento. Tutti loro si erano rimboccati le maniche fin da subito e avevano dato avvio ai nuovi affari di famiglia, avevano, cioè, messo su una, inizialmente piccola, fattoria che era diventata la loro fortuna, essa infatti adesso godeva della fama di essere tra le fattorie più famose del territorio, soprattutto per i prodotti di produzione propria che offriva al pubblico. Non era stato facile, inizialmente, c’era un bambino piccolo di cui prendersi cura, a cui badare; c’era un nephilim cresciuto troppo in fretta, che doveva ancora imparare a vivere senza violenza, e poi c’erano loro, che dovevano abituarsi a restare in un unico posto, e a convivere per davvero; inoltre c’era quell’attività che avevano deciso di mettere su per farsi una nuova vita, che fosse onesta e tranquilla. Alla fine, dopo tanto lavoro e tanta dedizione, tanti lavori e gli ultimi soldi delle carte false, ormai prosciugate, i due fratelli Winchester, l’angelo e i due nephilim avevano trovato il luogo che chiamavano casa. Dopo i primi mesi difficili – Nate che piangeva di continuo, Jack alle prese con alcuni problemi dovuti alla sua giovane età e immaturità – quando ormai si erano stabilizzati per bene, Castiel aveva confessato a Dean di avere un solo desiderio: non doverlo vedere invecchiare e non poterlo fare insieme a lui, sarebbe stato troppo doloroso vederlo invecchiare e poi morire – una vita senza Dean sarebbe stata triste e vuota. La prima idea dell’angelo era stata quella di privarsi di nuovo della grazia e diventare nuovamente umano, per poter invecchiare con la sua famiglia e vivere con loro il resto della sua vita. Ma poi Dean ci aveva pensato su, e aveva trovato una soluzione migliore, non voleva che Cas rinunciasse ai suoi poteri, e poi un giorno avrebbe potuto pentirsene – del resto erano appena all’inizio della convivenza e della loro relazione. Così si era rimesso in contatto con Rowena, e le aveva chiesto se conoscesse un incantesimo per rallentare l’avanzare dell’età, ma quando loro si presentarono da lei – invitarla nella loro fattoria ancora in costruzione era troppo rischioso – la strega sorprese tutti i presenti, spiegando l’esistenza di un complesso rituale, che prevedeva come ingrediente base la grazia di un angelo, che avrebbe permesso di rallentare il processo di invecchiamento dell’umano e, quindi, di renderlo quasi immortale – quasi immortale perché non sarebbe stato immune dai malesseri e dalle ferite – ma non era stato facile prendere quella decisione, avevano discusso, litigato, perché inizialmente Castiel aveva proposto di usare la sua grazia, anche se Dean non era d’accordo, così avevano deciso di trovare una soluzione alternativa, e non mettere in pratica alcun rituale fino a che non avessero trovato una soluzione che mettesse d’accordo entrambi (“Non sarebbe stato un problema per me, Dean, condividerei tutto con te, la mia grazia fa parte del tutto” “Non ti permetterò di rinunciare al tuo essere angelo per me, Cas, hai già perso tutto” “Ma ho te” – la conversazione era finita con uno “Sta’ zitto idiota” di Dean e un lungo bacio da parte di Castiel) tuttavia c’era ancora un altro problema da mettere in conto, Dean non voleva essere quasi immortale e non invecchiare senza suo fratello, non voleva vedere suo fratello minore invecchiare prima di lui e poi morire, sarebbe stato assurdo dopo tutte le volte che aveva sacrificato la sua vita per salvare quella del più piccolo, così avevano dovuto trovare un compromesso, avrebbero rintracciato e trovato due angeli, li avrebbero uccisi e avrebbero rubato le loro grazie per poter procedere al rituale – dopotutto, Rowena non aveva detto che dovesse essere vivo l’angelo affinché l’incantesimo riuscisse – e solo in quel modo, sia Dean che Castiel si convinsero. Quella era stata la loro ultima caccia, Sam aveva localizzato gli angeli, Jack aveva teletrasportato lì tutti loro e Castiel aveva estratto prima ad uno e poi all’altro la grazia, lasciandoli in vita perché ora erano dei semplici umani; mentre Dean aveva tenuto Nate, che aveva ancora pochi mesi, lontano da quella battaglia. Quando erano tornati dalla strega, dopo aver preparato tutto, ogni simbolo e ogni singola cosa, avevano eseguito il rituale prima su Dean – “Non ti lascerò fare lo stupido Sam, se uno di noi deve morire per questo rituale, non sarai tu” – e poi su Sam. Lasciarono la caccia definitivamente dopo quel rituale, e non si sentirono affatto in colpa a lasciare nelle mani di Rowena il Grimorio Oscuro – se avesse fatto qualche danno, probabilmente qualche altro cacciatore se ne sarebbe occupato – e nel giro di pochi mesi riuscirono a mettere su la loro piccola fortuna, appunto la Family business Farm – il cui motto era diventato: Feeding people, baking things, the family business. E lì, in quella casa, adeguatamente protetta dai vari simboli e protezioni, avevano visto crescere il piccolo Nate, e avevano aiutato Jack a diventare una persona quasi adulta, quella casa aveva visto il decisivo cambiamento dei Winchester, della loro vita, che finalmente, dopo tanta sofferenza, dopo tanto peregrinare, finalmente trovava l’armonia e la serenità. Era stato difficile abituarsi a quello stile di vita, quello sedentario, quello alle prese solo con i problemi quotidiani come “Le galline hanno mangiato?” “Oggi abbiamo portato le mucche al pascolo? Che mi dite delle pecore? Ehi, attenti con il formaggio. Le crostate dove sono?” piuttosto che “Quale mostro dobbiamo uccidere oggi? Quale Apocalisse dobbiamo fermare? Riusciremo a fermare il male?” adesso la loro unica missione era crescere un bambino nella serenità.
Lì erano totalmente lontani da quel genere di problemi, anche se restavano sempre aggiornati tramite la Radio Angelica di Cas e di Jack, ed erano davvero felici.
 
La notte era scesa da un pezzo, le strade di Redford erano scarsamente illuminate, fatta eccezione per i fari di un’Impala del ‘67 nera, che passava di lì periodicamente, guidata da un giovane studente di medicina. Nathaniel “Nate” Winchester stava ritornando a casa dall’University of Texas Health Science Center a San Antonio, dove studiava per diventare medico. Fin da quando, a sei anni, per puro caso, mentre giocava con suo zio, aveva scoperto di essere per metà angelo, e di avere dei poteri – tra cui, quello di guarire le persone da ferite o da malattie – aveva desiderato poterli mettere al servizio delle persone. Aveva iniziato a studiare per diventare medico subito dopo l’High School, e non si pentiva della sua scelta, sebbene studiare medicina fosse davvero lungo e faticoso e lui avrebbe potuto semplicemente guarire le persone con il tocco di una mano; tuttavia suo padre gli aveva insegnato che le vie brevi non erano le migliori, e che bisognava lavorare sodo per ottenere dei risultati, e adesso, era particolarmente soddisfatto dei risultati che stava ottenendo. Non vedeva l’ora di finire i suoi studi – ed aveva quasi raggiunto l’obiettivo, visto che ormai gli mancava solo la tesi – e prendere la tanto agognata laurea in medicina. Mentre guidava, il suo telefono si illuminò, gli era appena arrivato un messaggio, probabilmente era suo padre che gli ricordava di portare il suo culo per metà piumato a casa e alzò gli occhi al cielo, al solo pensiero. Solo perché era un nephilim non significava che avesse la “super pazienza” di suo padre angelico. Nate era cresciuto lì, in quel paesino sperduto, in una landa sconosciuta, in una famiglia davvero bizzarra, ma che non avrebbe cambiato con nessun’altra. Lui era un nephilim, i suoi genitori erano un angelo del Signore caduto e un ex cacciatore del paranormale e vivevano tutti insieme, compreso lo zio Sam, ex cacciatore anche lui, e Jack, il nephilim, figlio di Lucifer, adottato dai suoi genitori; vivevano nella fattoria di famiglia, che fin dalla sua nascita era appartenuta alla sua famiglia. Quando era stato abbastanza grande, gli avevano raccontato una storia avvincente e piena di colpi di scena, se fosse stato uno scrittore, probabilmente ne avrebbe fatto un libro, perché era inverosimile ciò che successo. Avevano iniziato dal principio, fin da quando suo padre Dean era piccolo, e aveva visto la propria casa andare a fuoco, a causa di un demone, che aveva ucciso sua madre ed era stato cresciuto come un soldato, aveva ascoltato di suo padre e di suo zio che andavano in giro per l’America ad uccidere mostri, che suo padre Castiel aveva salvato Dean dall’inferno, che loro avessero fermato l’Apocalisse e salvato il mondo più di una volta, aveva sentito storie fantastiche, ma anche davvero tristi. E infine, aveva ascoltato un’altra storia inverosimile, avvenuta alla sua nascita. A quanto pareva c’era stato un giovane se stesso di un ipotetico futuro che era tornato indietro nel tempo per salvare suo padre Castiel. Inverosimile, ma a giudicare da ciò che aveva sentito e anche visto – non avrebbe mai dimenticato il fantasma che aveva infestato i bagni della sua scuola media – era una cosa possibile. I suoi genitori e suo zio erano dei veri eroi, ed era una fortuna averli come modelli e mentori, e quando aveva espresso il desiderio di diventare medico per provare a salvare anche lui delle vite – ma senza combattere, perché dentro di sé sentiva di essere un pacifista e non avrebbe mai usato la violenza, se non quando strettamente necessario – aveva temuto che potessero essere delusi dal fatto che non avesse voluto seguire le loro orme e dare la caccia ai mostri, invece entrambi lo avevano abbracciato e gli avevano detto di essere fieri di lui, non importava quale scelta di vita prendeva. Solo quando aveva deciso di trasferirsi a San Antonio per studiare, suo padre Dean aveva avuto da ridire, ma non perché voleva studiare, ma perché stava andando troppo lontano (“Non capisco, perché non puoi rimanere nelle vicinanze?” “Papà, sono per metà angelo, posso volare qui ogni volta che vuoi” “Ma non ha senso tutto ciò!” e la conversazione era andata avanti fino a che Dean non aveva accettato di lasciar andare il suo piccolo pulcino), ma poi, anche con l’aiuto di Castiel che lo aveva fatto ragionare, si era convinto, tutti lo avevano capito quando Dean aveva consegnato a Nate le chiavi della sua auto e semplicemente gli aveva detto “Torna a casa, ogni volta che vuoi”, e il giovane lo aveva preso in parola, tornava a casa ogni volta che poteva, soprattutto alla fine di ogni semestre, tornava dalla sua famiglia, in quella casa dov’era cresciuto felice e sereno, grazie ai suoi genitori, suo zio e suo fratello adottivo, e a quanto pareva, grazie a un se stesso del passato.
Dopo molte ore di auto, Nate finalmente giunse davanti alla fattoria di famiglia, uscì dall’auto e aprì il cancelletto un po’ cigolante all’ingresso della fattoria, aspettò che il suo cane, Barry, gli corresse incontro accogliendolo come ogni volta che tornava a casa, ma restò di sasso quando non lo vide arrivare; perché non arrivava? Era successo qualcosa a Barry e nessuno gliel’aveva detto? Qualcosa non andava, ne era certo e non aveva bisogno dei suoi poteri da mezzo angelo per capirlo. Avanzò cauto nel cortile, la quiete regnava sovrana, gli unici rumori che si sentivano erano gli sbuffi dei cavalli che dormivano e alcune mucche che muggivano ancora. Dov’erano finiti tutti? Sembrava l’inizio di una delle storie dei suoi genitori, quelle in cui niente finiva bene e tutto andava a rotoli; si guardò intorno con circospezione, mentre una pessima sensazione si faceva largo in lui, poi ricordò di non aver letto il messaggio di suo padre, probabilmente erano usciti e lo aveva avvisato? O c’era stato qualche problema, lo aveva avvisato e lui non aveva letto il messaggio? Okay, okay Nate, respira. Calmati, niente ansia, hai i tuoi poteri. Si avvicinò alla porta in silenzio, e la trovò stranamente aperta, okay, qualcosa decisamente non andava, poche cose erano certe al mondo, e una di queste era che suo padre Dean era fin troppo paranoico per lasciare la porta aperta. Cosa doveva fare? Forse doveva comportarsi come i suoi e andare dritto in cucina, prendere un coltello e uccidere chiunque o qualsiasi cosa minacciasse la sua famiglia?
Accese la luce solo per rendersi conto della situazione – temeva di trovare qualcuno di loro riverso per terra in una pozza di sangue – e fu in quel momento che maledisse i suoi genitori. Non appena accese la luce, fu travolto da coriandoli e altre diavolerie, tutti i presenti gridarono SORPRESA e di fronte alla porta c’era uno striscione enorme fatto a mano con su scritto “Auguri quasi dottore!” Maledizione a lui e a quando aveva comunicato prima di partire che avesse finito tutti gli esami, e gli mancasse solo la tesi. I suoi genitori avevano quest’assurda idea di festeggiare qualunque cosa riguardasse lui e la sua dannatissima vita, fin da quando piccolo, e aveva imparato a camminare – e ne aveva le prove filmate – i suoi genitori avevano festeggiato ogni suo successo, ad esempio quando aveva imparato ad andare in bici, o quando aveva detto per la prima volta papà, o zio Sam. Ma, in fondo, sapeva perché si comportassero così, dai loro racconti, suo nonno, John Winchester, non aveva mai dato alcuna soddisfazione ai suoi figli, li aveva sempre denigrati, e l’unica cosa che aveva insegnato loro era come combattere come soldati, difendersi dai mostri e come ucciderli.
«Papà! Santo cielo, mi stava venendo un colpo! Credevo fosse successo qualcosa!» esclamò, il suo tono ricordò a tutti i presenti quello di Dean, quando iniziava a sbraitare a causa della preoccupazione «Credevo fosse entrato qualcuno!» disse ancora, mentre Barry, il suo pastore tedesco, gli correva incontro e gli saltava addosso, leccandogli il viso, scodinzolando, aspettando le sue coccole.
«Oh andiamo!» esclamò Dean leggermente divertito e inorgoglito del fatto che suo figlio fosse sempre più simile a lui «Non possiamo fare una sorpresa al nostro ragazzo?» chiese retoricamente «Dobbiamo dimostrarti che siamo fieri di te» aggiunse «E poi ti avevo scritto un messaggio, in cui ti avvisavo che avresti trovato tutto spento» puntualizzò il genitore umano, avvicinandosi a lui, per abbracciarlo con forza.
«Non l’ho letto, stavo guidando la tua auto, se mi distraggo, e cito testualmente, mi spiumi e poi friggi le mie ali nell’olio sacro e poi le vendi ai clienti» rispose il ragazzo, facendo scoppiare a ridere lo zio, che dal fondo della stanza, guardava la scena divertito.
«Cielo, sei uguale a me quando fai così, non è un amore, Cas?» chiese all’angelo, che guardava il figlio e il compagno con un adorabile sorriso compiaciuto, senza parlare, semplicemente si avvicinò al giovane e lo abbracciò calorosamente, sorridendo.
«Sì, sono sempre stato felice di avere un altro Dean Winchester che gironzola per la casa» commentò con tono fintamente affranto l’angelo, scuotendo la testa, con l’ombra di un sorriso a tendergli le labbra «Sono davvero fiero di te, Nathaniel» gli disse con orgoglio, lasciandolo andare.
Sam ridacchiò ancora, poi si avvicinò al nipote e lo abbracciò con forza, avvolgendolo completamente – sebbene Nate avesse quasi ventisette anni, e non fosse proprio basso, suo zio lo sovrastava di almeno quindici centimetri e ogni volta che lo abbracciava, lo faceva sentire un bambino di dieci anni – congratulandosi con lui per i suoi traguardi quasi raggiunti. Nate ricambiò la stretta, ringraziando lo zio; sapeva che lui avesse sempre desiderato laurearsi, e poter fare la sua parte per salvare il mondo portandovi un po’ di giustizia, ma che non aveva mai potuto, a causa della caccia e di suo padre; poi dedicò tutte le attenzioni all'enorme cane che ancora attendeva le sue coccole. Nate si riteneva fortunato, i suoi genitori non lo avevano mai forzato a prendere una decisione che non fosse unicamente sua.
«E comunque, non prendertela con me per questa cosa, è stata un’idea di tuo zio» intervenne di nuovo Dean.
«Dean, anche tu volevi festeggiare» osservò Castiel con ovvietà, scuotendo la testa «E penso che l’idea di Sam, di organizzargli una piccola sorpresa, sia meglio di portarlo in un night club come avevi proposto tu».
«Sei sempre noioso, Cas» borbottò Dean, alzando gli occhi al cielo «La nostra vita quasi immortale insieme sarà una vera noia, hai ancora paura di entrare lì, vero?» chiese poi.
Oh no, eccoli che ricominciano a battibeccare… - pensò Nate, scuotendo la testa, mentre, seduto per terra, accarezzava il folto pelo di Barry.
«Sono luoghi di perdizione. E poi tu sei troppo vecchio per quei posti, lo sai, vero?»
«Ma se sembro giovanissimo, pft» ribatté guardandolo «E sono sempre affascinante, no?»
«Molto affascinante. E per questo non voglio condividerti con delle signorine dai facili costumi».
«Qualcuno qui è geloso?»
«Oh santo cielo, la finite? Non torno dal college per vedervi flirtare come dodicenni!» esclamò annoiato «Zio Sam, mi offri una birra? Mentre loro risolvono i loro problemi di coppia, io ti racconto qualcosa su queste ultime settimane» disse «Ah, scusate, angelo e umano, quando avete finito il vostro battibecco, devo parlarvi di una cosa».
«Non hai messo incinta qualcuna, vero? No perché sarebbe un problema per la discendenza familiare» rispose Dean, sarcasticamente «Cosa potrebbe essere un essere per un quarto angelo?» Nate alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, ignorando le frasi di suo padre e pregando suo zio di portarlo lontano da quei due esseri imbarazzanti che erano i suoi genitori. Sam rise e lo condusse nella cucina, dove prese dal frigo delle birre e gliene passò una. Era sempre scombussolante tornare a casa, ma anche incredibilmente tonificante. Spesso, quando era fuori, gli mancavano i battibecchi dei suoi genitori, le sue lunghe chiacchierate con suo zio, e tutto il resto.
«Grazie, zio» disse il ragazzo stappando la propria «Non so come fai a sopportarli».
«Convivo con loro fin da quando si sono conosciuti, non è stato facile abituarmi al loro continuo flirtare» scherzò scuotendo la testa «Sono davvero fiero di te» affermò cambiando argomento.
Nate si lasciò scappare un sorriso, ma prima che potesse ringraziarlo, fu investito da un abbraccio in stile koala alle spalle: «Jack! Ehi, mi chiedevo dove fossi!» esclamò riconoscendo il fratello. Jack era la cosa più vicina ad un fratello che avesse, era con lui che aveva mosso i primi passi, era con lui che aveva passato la maggior parte del tempo, quando era piccolo, perché i suoi erano impegnati a portare avanti quell’immensa attività che avevano messo su, ed era con lui che aveva parlato di cose, che persino i suoi genitori ancora ignoravano.
«Mi sono perso il tuo arrivo, vero?» sbuffò scuotendo la testa «Lo avevo detto a Dean che avrei controllato le cose fuori dopo il tuo arrivo. Ma lui è fissato con gli orari e tutto» si lamentò scuotendo la testa «Ma ehi! Ho saputo che hai finito gli esami! È fantastico, Nate! Stai per diventare un medico vero!»
«Già! Non credevo arrivasse questo giorno» disse in tono scherzoso «Non vedo l’ora di iniziare a lavorare sul serio e non solo come tirocinante. Anche se ho ancora tanta strada da fare».
«Sei sempre così umile. Tu sei un genio, oltre ad essere davvero potente come mezzo angelo».
«Lo so, ma preferisco essere così, piuttosto che avere problemi sovrannaturali» spiegò il ragazzo «Sai, come è successo qualche anno fa, quando ho guarito lo zio Sam da quell’attacco di cuore» disse, Jack annuì ricordando gli avvenimenti, Sam si era sentito male, e nessuno aveva capito cosa stesse accadendo, fino a che Nate, giunto lì da pochi giorni per festeggiare il Natale tutti insieme, si era accorto che si trattasse di un attacco cardiaco; non avevano avuto il tempo di correre in ospedale, quello più vicino distava almeno venti miglia, Nate senza interpellare Castiel su cosa fare, appoggiò il palmo aperto sul torace dello zio e concentrò la sua energia per guarirlo. Sam si riprese in pochi minuti, ma quell’improvviso picco di energia aveva catalizzato l’attenzione di alcuni angeli. Solo grazie ai sigilli enochiani di protezione tutt’intorno alla proprietà, non li avevano rintracciati; Nate quella sera si era guadagnato un’occhiataccia ammonitoria di Castiel, ma Dean gli aveva dato una pacca sulla spalla e lo aveva ringraziato, perché altrimenti avrebbe perso suo fratello. Non voleva mettere in pericolo la sua famiglia, per questo usava i suoi poteri solo quando strettamente necessario, solo quando non poteva farne a meno. Restò lì a chiacchierare con Sam e Jack, con il cagnolone steso sui suoi piedi, fino a che i suoi genitori non si degnarono di farsi vedere, avevano finito il loro battibecco a quanto pareva e preferiva non sapere come.
«Allora, di cosa volevi parlarci, Nate?» chiese Castiel, prendendo posto accanto a lui.
«Beh, vi dispiacerebbe se restassi qui per un periodo?» chiese, Dean spalancò gli occhi, incredulo, fin da quando aveva iniziato il college Nate aveva voluto essere indipendente «Devo scrivere la tesi. E non è facile con il mio coinquilino che fa sesso tutte le notti e le sue amanti che vanno e vengono, la biblioteca è troppo frequentata e non riesco a concentrarmi da nessuna parte» spiegò ai genitori guardando prima l’uno e poi l’altro «Magari resto qui, dove ci sono pace e tranquillità e riesco a portare a termine il tutto in tempi brevi» continuò «Andrei al college solo per vedere il docente che mi segue e prendere alcuni libri che potrebbero servirmi».
«Sarebbe meraviglioso averti di nuovo qui, ragazzo» gli disse Dean, sorridendo «Puoi restare qui tutto il tempo che ti occorre. Ma il viaggio non è troppo lungo?»
«Beh, solo in quel caso potrei usare i miei poteri» disse, guardando Castiel, che annuiva in modo serio «Sono migliorato con il teletrasporto, e non è rintracciabile da nessuno, lo sai, papà!»
«Lo so» confermò l’angelo sorridendo «Per me va bene, ci manchi molto e averti qui sarebbe una gioia, vero Dean?»
«Lo sarebbe davvero» affermò sorridendo «Bentornato allora».
 
Sei mesi dopo.
Nei mesi in cui Nate era stato a casa, Dean aveva visto suo figlio ammazzarsi di lavoro per scrivere quella tesi, il docente gliel’aveva fatta riscrivere infinite volte, e lui era quasi impazzito su quel progetto, l’ex cacciatore aveva quasi desiderato impugnare di nuovo una pistola e far capire a quell’uomo che con i Winchester non si scherzava, tuttavia suo figlio non aveva mai mollato; ed era riuscito a portare a termine quel progetto, e adesso, Dean, Castiel, Sam e Jack, si trovavano lì, tra il pubblico ad assistere alla laurea di Nate. Era un’emozione fortissima, che non aveva mai provato in vita sua, ed era una delle cose più belle che stesse vivendo, fortunatamente a fargli da sostegno in quel momento, c’era Castiel, che lo teneva saldamente stretto a sé. Se solo pensava che era esistito un futuro in cui Nate invece di laurearsi, diveniva un cacciatore e intraprendeva la stessa vita senza gioia, senza aspettative come l’aveva avuta lui alla sua età, fino a che non si era ritirato da essa, quasi odiava se stesso per averlo permesso, il se stesso del futuro, ovviamente. Erano passati ventisette anni, da quando la sua vita aveva preso una piega totalmente diversa, erano passati ventisette anni da quando suo figlio del futuro aveva viaggiato nel tempo per salvare Cas – che sembrava davvero il sostegno della sua felicità – e aveva cambiato il corso della storia della famiglia e della propria. Se ora si ritrovava lì, con Cas, ad assistere alla cerimonia di laurea di suo figlio, lo doveva solo a Nate, a quel ragazzo che nonostante lui non gli avesse dato fiducia, non si era mai arreso – sia quello futuristico che quello presente assomigliavano a lui più di quanto potesse immaginare, quel giovane, ventisette anni prima aveva dato la propria vita per cambiare il corso degli eventi e non gli sarebbe mai stato abbastanza grato per aver salvato la vita di Cas e di tutti loro.
Quando annunciarono il nome di Nate, Dean afferrò la mano di Castiel, ansioso. L’angelo ricambiò la stretta con gentilezza, e con il pollice accarezzò il dorso della mano del compagno, infondendogli tranquillità, come al solito.
«Posso dire due parole?» chiese il ragazzo, il docente gli concesse il permesso, e lui si avvicinò al microfono per parlare «Vorrei dire solo una cosa veloce. Voglio dedicare questa laurea ai miei genitori» Dean spalancò gli occhi, sorridendo commosso, forse era l’età, ma sentiva di essere vicino alle lacrime «Sono fortunato ad essere loro figlio, a modo loro si amano e spero un giorno di trovare qualcuno con cui avere un rapporto così; siete la mia più grande ispirazione, e il mio modello da seguire, so che in passato nessuno ve l’ha mai detto, ma voi siete degli eroi, dei veri eroi, e come voi, anche se in modo diverso, salverò delle vite anche io» disse sorridendo, e una lacrima sfuggì al controllo di Dean. «E poi voglio solo ringraziare loro, mio fratello e mio zio per essere qui a sostenermi in questo momento. Non sarei qui se non fosse stato per voi, vi ringrazio di tutto, se sono arrivato qui, lo devo solo al vostro affetto. Ho ancora tanto da imparare, ma sento che con voi, non devo temere il futuro; grazie».
Dalla sua postazione, Dean sorrise al figlio incredulo, era fiero di lui e appena lo avrebbe riabbracciato, glielo avrebbe detto; come aveva promesso ventisette anni prima, suo figlio non aveva dovuto avere a che fare con la vita da cacciatore, sì, sia lui che Castiel erano stati molti sinceri con lui, quando Nate aveva avuto l’età giusta per capire e prendere delle decisioni da solo, entrambi gli avevano raccontato della vita che avevano abbandonato, di ciò che avevano vissuto, di come si erano incontrati, delle varie volte che si erano persi a vicenda, dei tradimenti che li avevano allontanati e di tutto ciò che, nonostante tutto, li aveva uniti. Dean aveva insegnato al figlio come sparare, perché devi sapere come difenderti, ragazzo, anche se sei una specie di Superman – anche se quel ragazzino era sempre stato un pacifista – e gli aveva detto che avrebbe appoggiato ogni sua scelta. E non poteva essere più fiero di lui, in quel momento, aveva realizzato i suoi progetti, e ora ne stava raccogliendo i frutti, Nate continuò a pronunciare quel discorso con cui ringraziava la sua famiglia per il supporto e per aver sempre creduto in lui, e Dean semplicemente, dopo un po’, non riuscì a trattenersi, e qualche lacrima scappò al suo controllo – era l’età ad averlo fatto diventare così sentimentale, ne era certo, non c’erano altre spiegazioni; sebbene avesse l’aspetto di un quarantenne, non lo era affatto; ma a nessuno doveva interessare in fondo, no?
«Sei diventato un tenerone, vero, Dean?» gli sussurrò Castiel, passandogli un fazzoletto. Il biondo sussultò leggermente, perché non si aspettava che l’altro si accorgesse della sua commozione, tuttavia dopo così tanti anni di relazione e di conoscenza tra di loro e la sua natura di angelo, avrebbe dovuto aspettarselo. Castiel riconosceva le sue emozioni anche ad occhi chiusi.
«Ehi, è quel ragazzo che è troppo sentimentale» replicò fintamente contrariato «Deve aver passato troppo tempo con Sam» spiegò, facendo ridacchiare l’angelo, che con delicatezza gli passò un braccio attorno ai fianchi, stringendo l’uomo contro di sé, annuendo poco convinto, conosceva il suo compagno, e sebbene fosse un tipo dall’apparenza duro e senza sentimenti, sotto quella scorza dura, si celava l’uomo più dolce, amorevole e sensibile dell’intero creato.
«Guarda che sono accanto a te» intervenne il Winchester minore con tono lamentoso «Ti sento».
Dean lo ignorò e quando Nate prese il suo attestato di laurea, e sorrise nella loro direzione, mentre scendeva dal palco, il padre non riuscì a trattenersi dall’alzare il pollice verso il figlio, che se ne accorse e arrossì leggermente, in imbarazzo.
«Cas» lo chiamò a bassa voce «Pare che abbiamo fatto proprio un bel lavoro con quel ragazzo».
«Sì, sono così orgoglioso di lui, guarda dove è arrivato» rispose l’angelo sorridendo «E senza ricorrere ai suoi poteri, è incredibile» commentò con una punta d’orgoglio nella voce «Dean, ti rendi conto?»
«Beh, ha preso da suo padre» affermò, senza riuscire a mascherare un profondo orgoglio e una radicata fierezza.
«Sei sempre così modesto» ribatté alzando gli occhi al cielo.
«Idiota, mi riferivo a te. Tu sei l’essere con il cuore più puro e coraggioso che abbia mai incontrato».
«Ora ti metti a fare il romantico?» domandò sarcasticamente, sentendosi comunque lusingato, Dean non era molto avvezzo ai complimenti, e quando li faceva, lasciava l’angelo piacevolmente sorpreso ogni volta.
«Ehi, io sono romantico!» esclamò l’ex cacciatore «Devo ricordarti la sorpresa che ti ho organizzato per il nostro decimo anniversario?»
Castiel stava per rispondere, ovviamente, ma «Ehi fate silenzio» li interruppe Sam, dando una gomitata al fratello «Sono stanco dei vostri continui battibecchi» mormorò esasperato, sperando di essere inghiottito dal terreno sottostante.
«Ehi, vecchietti!» esclamò Nate, raggiungendoli «Venite con me per la foto con la famiglia?» chiese.
«Arriviamo, ragazzo» rispose Dean. Tutti e quattro seguirono il giovane, che li condusse da un fotografo, che li invitò a prendere posizione per la foto; Nate al centro tra i suoi genitori e dietro di loro Sam e Jack, entrambi con la mano appoggiata sulla spalla del più piccolo della famiglia. Il fotografo scattò la fotografia e si congedò da loro per andare da altri studenti. Castiel fu il primo ad abbracciarlo con una forza quasi soffocante, poi fu la volta di Sam e Jack, che si congratularono con lui per il traguardo raggiunto, mentre Dean restò qualche istante a fissare il figlio, rimuginando. Quando il giovane gli rivolse uno sguardo eloquente, l’uomo si rese conto di essere rimasto immobile davanti alla scena, come avrebbe fatto John, e prima che il giovane si dileguasse deluso, Dean fece l’unica cosa che aveva voluto fare fin da quando era arrivato lì, ma che non aveva fatto perché, nonostante tutto, era ancora lo stesso idiota di sempre; così si avvicinò a suo figlio e lo abbracciò con forza e: «Sono incredibilmente fiero di te, Nathaniel» gli disse in un sussurro. Nate ricambiò la stretta del padre, e appoggiò la testa sulla sua spalla, leggermente commosso. Sapeva cosa significasse per lui, quel gesto. Suo padre gli aveva raccontato più volte del suo rapporto terribilmente conflittuale con il proprio genitore, il quale, accecato da un odio più grande di lui, aveva sempre dato per scontato i sentimenti dei figli.
«Grazie papà» rispose sorridendo «Ora mi lasci andare? Ci stanno guardando tutti» affermò con finto tono contrariato.
«Lascia che guardino allora, non ti lascerò andare per ora».
«Papà, mi aiuti?» chiese il giovane rivolgendosi all’angelo, che rise davanti alla scena.
«Mi dispiace, Nate, l’età ha fatto diventare tuo padre un uomo estremamente sensibile e dolce, dovrai sopportarlo». Dean si pentì di aver insegnato a Cas l’uso del sarcasmo, ma lo ignorò e strinse suo figlio ancora per qualche istante, poi lo lasciò andare dandogli una pacca sulla spalla; il giovane, prima di raggiungere gli amici, gli sorrise riconoscente. Non poteva desiderare niente di meglio, suo figlio che realizzava i suoi sogni, e si realizzava come persona. Se pensava al suo passato, alla vita che aveva vissuto fino a quel momento, era davvero difficile immaginare di essere arrivato a quel punto, e invece… voltò lo sguardo verso Castiel, poi guardò Sam, e infine Jack, doveva solamente ringraziare quel giovane coraggioso che aveva viaggiato nel tempo e aveva salvato Cas, se adesso poteva dire di essere felice.
Grazie Nate.

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Hola people! 
Buona Pasqua (passata) e buona Pasquetta.
Siccome sono una brava persona, non volevo farvi aspettare fino a sabato per l'ultimo attesissimo capitolo di questa storia, quindi eccomi qua, ieri e sabato non mi è stato possibile, come avevo anticipato la settimana scorsa, ma oggi sono qui per voi. Sì, purtroppo siamo arrivati alla fine di un'altra mirabolante avventura e io sono distrutta. Questa storia l'ho scritta davvero di getto, rispetto alle altre l'avrò scritta in una settimana tutta completa - poi il lavoro di correzione e aggiunta dei singoli capitoli è un'altra storia - e aver scritto la parola fine per questa, mi ha letteralmente svuotata. Come tutti i miei personaggi, anche loro mi mancheranno tantissimo, soprattutto il mio piccolo Nate, che è diventato grande ed è felice *lacrimuccia* (dovremmo proporre questa cosa alla CW per la 14esima stagione. LOL)
Come vi dico sempre, scrivere mi aiuta ad affrontare meglio le giornate, e per questo nei prossimi mesi tornerò, ovviamente. E so che vi state chiedendo "dov'è la long che avevi promesso?" purtroppo la lavorazione della long è un po' lenta, però ci sono altre mini-long in lavorazione che vedranno la luce. Portate pazienza, e sui vostri schermi arriverà tutto. Per il momento, godetevi questa... e stay tuned, che tornerò nei prossimi mesi. Come ha detto anche mia madre, adesso che sono tornata attiva, difficilmente mi disattiverò ancora - salvo esaurimento di idee. (ma con i Destiel c'è sempre materiale, ci sono ancora tanti orizzonti non ancora esplorati nel fandom. E io li esplorerò con il vostro supporto!)
Ci tenevo a ringraziare, in queste ultime note d'autore di questa storia, le persone che instancabilmente sono state qui, presenti e mi hanno sostenuto, mi hanno detto continuamente cosa pensavano della storia e non hanno mollato la storia. Grazie, grazie davvero. E grazie anche a tutti coloro che hanno speso un click per leggerla e che l'hanno aggiunta nelle varie categorie. 
Thank you. Mi mancherete tanto, e spero che vi mancherò un po' anche io (ma tanto torno sempre).
See you soon, people!
Alla prossima, con affetto.
Dalla vostra autrice sentimentale che vi vuole bene virtualmente! 
   
 
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