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Autore: Lolli1    03/04/2018    1 recensioni
Lui non avrebbe detto niente. L’avrebbe fissata, stando in disparte, facendo sentire la sua presenza anche restando in silenzio, e sarebbe intervenuto solo se lei lo avesse chiesto, senza tuttavia esprimere la sua opinione a riguardo e senza commentare il modo in cui lei aveva deciso di affrontare la situazione.
"Son le cose che non dici
che capisco anche di più"
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Ginny, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Lily e Rose erano sedute in silenzio a uno dei tavoli della biblioteca. Entrambe avevano libri e pergamena davanti a loro, ma era evidente che tutto stavano facendo tranne che studiare. Rose giocherellava con la sua piuma e, a parte il suo nome e la data, non aveva scritto nulla del suo tema di pozioni. Lily scarabocchiava il lato del suo foglio, evidentemente irritata.

All’ennesimo sospiro frustrato della rossa, Rose si decise a interrompere il loro silenzio.

-Tutto bene? -

-Certo. Una meraviglia.-

-Non si direbbe… Sembri arrabbiata…-

-No.-

-Non vuoi dirmi cosa c’è che non va?-

-No.-

-Scorpius mi ha baciata.-

Lily smise di scribacchiare la pergamena e alzò gli occhi sulla cugina.

-Cosa?-

-Hai capito.-

-E me lo dici così?-

-Come dovrei dirtelo scusa?-

-Non so… Con più entusiasmo forse?-

-Siamo in biblioteca!-

-Come è successo?-

-Non lo so… Un attimo prima eravamo seduti per terra a parlare e l’attimo dopo…-

-Rose, se devi raccontarmelo, fallo bene. Voglio i dettagli!-

-Stavamo parlando… Io… Gli ho raccontato di Julian…-

-Davvero? E lui che ha detto?-

-Nulla, mi ha ascoltata… E ha promesso che se lo terrà per sé… Stavamo per tornare in sala comune quando mi ha trattenuta e mi ha baciata…-

-E come è stato?-

Le sembrava di sentire ancora il tocco leggero della sua mano dietro la schiena. Non se l’era aspettato, era una cosa completamente fuori contesto.

Si era alzata per tornare in dormitorio, evitando di guardarlo negli occhi. Dopo quella chiacchierata non si sentiva del tutto a suo agio. Gli aveva confessato una cosa che non avrebbe mai pensato di raccontare a qualcuno al di fuori della sua famiglia, ma con lui era così. Finiva sempre a raccontargli più di ciò che voleva, perché le trasmetteva sicurezza. Lei che non si fidava mai di nessuno…

Non aveva fatto neppure un passo, lui le aveva afferrato il polso e, in maniera gentile ma decisa, l’aveva attirata a sé, mettendole tutte e due le braccia attorno e posando dolcemente la bocca sulla sua. Un bacio a stampo, leggero, come il battito di ali di una farfalla. Erano rimasti intrappolati in quel momento per una manciata di secondi, il tempo di uno sguardo incerto, di un sospiro. Dopo lo shock iniziale, che l’aveva pietrificata, non aveva perso tempo: si era allungata per portare le sue braccia attorno al suo collo, si era stretta di più a lui e gli aveva restituito il bacio. Lo voleva disperatamente, lo desiderava con tutta sé stessa. La lingua di Scorpius aveva accarezzato con delicatezza la sua bocca, in modo dolce e sensuale, e lei non si era fatta pregare: aveva dischiuso le labbra per sfiorarlo a sua volta. Sentiva il suo cuore battere all’impazzata e una sensazione di vuoto nello stomaco.

Nella sua testa non c’era spazio per niente, non riusciva a pensare a nulla se non ai loro corpi che si toccavano, alla mano di lui che accarezzava il suo viso bruciante, al suo sapore di caffè, alle loro bocche che si muovevano armoniosamente l’una sull’altra, come se fossero state create appositamente per questo. La stringeva come se avesse paura che gli sarebbe scivolata via dalle mani da un momento all’altro, come se la vicinanza tra loro non fosse sufficiente.

Era convinta che si sarebbe sciolta da un momento all’altro, sentiva le ginocchia tremare, il cuore esploderle nel petto, il fiato corto. Le sue mani erano scese lungo il suo collo e adesso stringevano convulsamente il colletto della sua camicia. Senza nemmeno rendersene conto si era sbilanciata all’indietro per appoggiare la schiena contro il muro e lo aveva trascinato con sé, senza separarsi da lui. Sentiva piccole scosse elettriche attraversarle il corpo partendo da tutti i punti i cui lui la toccava.

Ad interrompere la magia erano state delle voci in lontananza. Si erano separati, lui aveva appoggiato la fronte alla sua, poi si era scostato per guardarla negli occhi, col respiro un po’ affannoso, e le aveva sorriso, accarezzandole una guancia. Erano tornati in dormitorio tenendosi per mano  e prima di entrare lui le aveva posato un bacio all’angolo della bocca. Probabilmente la situazione sarebbe nuovamente degenerata, se non fosse arrivato Albus a interromperli. Di malavoglia si era separata da lui, rimandando a un altro momento il confronto.

-Bellissimo!-

-Cavolo Rose! Sono contenta per te! Quindi adesso state insieme?-

-Non lo so… Non ne abbiamo parlato… Albus lo ha sequestrato…-

-Al è proprio un cretino!-

-Ora vuoi dirmi cosa c’è che non va?-

-Ma niente… Ho discusso con Hugo…-

-Come mai?-

-Sai con chi andrà ad Hogsmeade domani? Con Storm Palmer.-

-Scherzi? Avevo capito che le aveva detto di no! Era furiosa per questo!-

-A quanto pare ha cambiato idea.-

-Lei usciva con Julian.-

-Quando?-

-Più o meno quando si vedeva con me. Dice che se James non lo avesse fatto espellere, loro adesso starebbero insieme…-

-Come no. Quella cagna…-

-Lily, io lo so che non la sopporti. Non piace nemmeno a me…-

-Però?-

-Però non puoi prendertela con Hugo per le ragazze che decide di frequentare…-

Se solo avesse saputo. Lily avrebbe voluto risponderle a tono, dirle che non era arrabbiata. Non solo almeno. Era ferita, delusa. Si sentiva tradita e usata. Ma come poteva? Nemmeno lei avrebbe capito. Non l’avrebbe mai accettato. E forse, visto come si erano evolute le cose, non aveva nemmeno senso prendersi la briga di spiegare. Tanto qualsiasi cosa le era sembrato che ci fosse, era già finito prima di iniziare, morto sul nascere. Amareggiata, scelse d restare in silenzio.

-Guarda. Parli del diavolo…-

Lily alzò gli occhi e vide Hugo fermo sulla soglia della biblioteca. Prima che potesse fermarla, Rose agitò la mano, attirando la sua attenzione. Lo vide esitare, incerto se avvicinarsi a loro. Sperò vivamente che il suo sguardo torvo gli facesse capire che non doveva avvicinarsi, ma evidentemente non era sufficiente, perché si incamminò verso di loro.

-Ciao! Come sono andati gli allenamenti?-

-Bene-

Lily aveva rincominciato a scarabocchiare il suo foglio, decisa a non degnarlo di uno sguardo. Sentiva però i suoi occhi addosso, sapeva che parlava con Rose ma stava fissando lei.

-Io devo andare, ho delle commissioni da fare! Non litigate, ok?-

Quella traditrice! La stava mollando da sola con lui, nella speranza che si chiarissero. In quel momento avrebbe solo voluto dargli fuoco.

-Lils…-

-Non chiamarmi così. Non chiamarmi proprio.-

-Ho bisogno di parlare con te. Ho bisogno che mi ascolti…-

-E io ho bisogno che tu non mi parli.-

-L’unica persona con cui vorrei uscire domani sei tu.-

-Oh. Ecco perché hai deciso di accettare l’invito di un’altra! Ha perfettamente senso!-

-Non potevo dire di no. Credi davvero che rovinerei così quello che c’è tra noi?-

-E cosa c’è tra noi, precisamente?-

-Lo sai. Lo sai che per me sei la persona più importante, che farei di tutto per te.-

-Davvero?-

-Lo sai!-

-Allora non uscire con la Palmer!-

-Non capisci...-

-No, non capisco. E mi sembra che tu stia cercando di fare il furbo, cerchi di abbindolarmi con le tue belle parole, ma non sono un’idiota, lo sai? Io non ho intenzione di…-

-Lily, Storm sa qualcosa su di me, per questo ho dovuto dirle di si!-

Per un attimo pensò di non aver capito. Lo fissò sospettosa. Lui si passò le mani sul viso e si lasciò cadere sulla sedia accanto a lei. Era evidentemente angosciato. Quando riaprì gli occhi e la fissò, il suo sguardo smarrito le fece capire che diceva la verità. Lo aveva visto in tanti modi, ma mai così.

-Che cosa sa su di te?-

Lo aveva sussurrato, preoccupata di che cosa potesse mai essere.

-Ho fatto una cazzata Lily… Non avrei dovuto, sapevo che stavo sbagliando, ma pensavo che nessuno lo avrebbe mai scoperto. Invece, non so come, lei c’è riuscita, e adesso…-

-Hugo, che cosa hai fatto?-

 

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Stava per esplodere, lo sapeva. Fissava il marito pietrificata, conscia del fatto che da un momento all’altro avrebbe riversato tutta la sua rabbia su di lei. Ormai aveva iniziato a riconoscere i segnali: prima la calma, surreale. Poi un sorriso perfido, accompagnato da commenti cattivi, con lo scopo di ferirla. Poi le urla, gli insulti. E poi…

Non era sempre stato così: c’era stato un momento in cui era certa che sarebbe stata felice con lui, che il suo matrimonio sarebbe stato un successo. Ma poi qualcosa era cambiato. Lui era cambiato.

Ricordava perfettamente il giorno in cui tutto era iniziato, tanti anni prima.

 

Era tornata a casa e lui era lì, ad aspettarla. Ingenuamente, lei aveva creduto che volesse farle una sorpresa: lui non tornava mai a casa prima dal lavoro. Era persino stata contenta di vederlo. Sorridendo, si era avvicinata a lui per abbracciarlo, ma lui si era alzato dalla poltrona e in modo gelido le aveva chiesto dove fosse stata.

Lei si era stupita, forse più per la domanda che per il tono. Forse lui si era aspettato di trovarla a casa e si era stranito per questo. Eppure lei non aveva preso ferie quel giorno: come sempre era uscita per andare a lavoro ed era rincasata al solito orario. Non c’era stato nulla di strano o di diverso nella sua routine. Gli aveva sorriso e, tranquillamente, gli aveva detto la verità.

Non aveva fatto caso alla vena sul suo collo che si ingrossava, non aveva notato che la presa sul bicchiere di vino che teneva in mano si era fatta più salda. Lo aveva visto sorridere in modo strano, ma ancora non aveva capito. E aveva fatto ancora un passo verso di lui.

-Pensi di essere furba, vero? Pensi che io non mi sia accorto che sei solo una puttana da quattro soldi che va in giro a farsi sbattere da chiunque?-

Non le aveva mai parlato così. Non lo aveva mai sentito dire nulla di volgare sul conto di nessuno, figuriamoci sul suo. Lo guardava con gli occhi spalancati per la sorpresa. Non solo per il suo linguaggio, ma soprattutto perché quell’accusa era assolutamente infondata. Lei non lo aveva mai tradito.

-Io… Perché dici questo?-

-“Perché dici questo?”- la scimmiottò lui. -Non provare a negarlo. Basta guardarti, te ne vai in giro vestita come la lurida troia che sei!-

-Io non capisco, non ho…-

Non era riuscita a finire la frase perché lui era esploso. Aveva lanciato il bicchiere di vino che aveva in  mano. Lo aveva sentito frantumarsi sul muro alla sua sinistra, volto vicino a lei. E aveva iniziato ad avere paura.

-Stai zitta, cretina! Non negare!-

Era stata l’ultima cosa che aveva sentito. Lui aveva continuato ad urlare e ad inveirle contro, ma lei era sotto shock e non sentiva più nulla. Sentiva solo un ronzio nelle orecchie, vedeva il volto dell’uomo che aveva sposato sfigurato da una rabbia cieca. Non stava succedendo a lei.

Lei aveva sposato un uomo premuroso, sempre attento al suo benessere, sempre gentile e amorevole. Non conosceva questa persona.

Non sapeva precisamente cosa aveva fatto per innescare la reazione successiva. Non le sembrava di avere parlato, ma evidentemente aveva detto qualcosa che lo aveva portato ad oltrepassare il limite, perché improvvisamente lui non era più vicino alla poltrona ma di fronte a lei.

Le aveva afferrato un braccio e la strattonava, senza smettere di vomitarle addosso i peggiori insulti. E poi l’aveva spinta contro il muro e colpita. Il ceffone non l’aveva fatta cadere solo perché lui l’aveva trattenuta. Era la prima volta in vita sua che veniva schiaffeggiata. Nessuno, nemmeno sua madre, o suo padre, aveva mai alzato le mani su di lei. E a sconvolgerla più di tutto non era stato il colpo ricevuto, ma il fatto che a sferrarlo era stata una persona da cui non se lo sarebbe mai aspettata. Questo aveva fatto quasi più male dello schiaffo. Gli occhi le si erano riempiti di lacrime amare.

Poi lui l’aveva lasciata.

-Mi hai capito?-

Lei non aveva ascoltato una parola, non aveva idea di che cosa avrebbe dovuto capire, ma aveva annuito lo stesso. Come se niente fosse lui si era infilato la giacca ed era uscito.

-Ci vediamo a cena-

Lei si era lasciata cadere sul pavimento, singhiozzando, terrorizzata. Quello era stato l’inizio dell’incubo.

 

Da quel giorno viveva nel terrore. Aveva imparato che bastava una sciocchezza per scatenare una furia cieca. Aveva imparato che doveva stare zitta, perché se provava a difendersi era peggio.

Lui era tornato al solito orario e la cena non era pronta. Questo per lui era inaccettabile, perché significava che lei aveva di certo fatto qualcosa di diverso nel pomeriggio. E “qualcosa di diverso” poteva essere solo l’incontro con un altro uomo.

Andava avanti così da anni: ormai viveva in uno stato di ansia perenne. Ogni volta che rincasava in ritardo, che si comprava qualcosa di nuovo, che si sistemava i capelli, che cambiava un minimo particolare di sé stessa o delle sue giornate, aveva paura della sua reazione.

Stava seduto in silenzio, fissando il bicchiere di vino che si era versato mentre lei era in cucina e aspettando di essere servito. Lei aveva paura ad avvicinarsi. Voleva restare il più possibile fuori dalla sua portata, anche se sapeva che tergiversare ancora significava peggiorare la situazione.

-Allora, inutile vacca? Pensi di portare in tavola la cena? O non sei più capace di fare nemmeno questo?-

Si era fatta coraggio e si era avvicinata al tavolo, posando la zuppa al centro. Quando aveva allungato la mano per prendere il suo piatto lui le aveva afferrato il polso, stringendolo in una presa ferrea e dolorosa.

-Dove sei stata, eh?-

Sapeva di non dover rispondere.

-Rispondimi, sgualdrina! Pensi di potermi propinare la tua schifosa zuppa con un ritardo di mezz’ora così? Che cos’hai fatto questo pomeriggio?-

Teneva gli occhi bassi, cercando di ignorare il dolore al polso. Lui si alzò di colpo, afferrandola per i capelli. Sapeva cosa l’aspettava e ormai sperava solo che finisse presto. Chiuse gli occhi e trattenne il respiro, aspettando il ceffone che, lo sapeva, sarebbe arrivato.

Il suono del campanello le fece spalancare gli occhi. Lui aveva il braccio sospeso a mezz’aria e fissava la porta, stupito tanto quanto lei per quell’inaspettata interruzione.

La lasciò andare e si girò verso l’ingresso. Lei ripresa a respirare. Non fece però in tempo a sentirsi sollevata, perché lui improvvisamente si voltò di nuovo verso di lei e con una mano le afferrò il collo, stringendolo in una morsa salda. Il suo sguardo minaccioso la fece tremare più della sensazione di soffocamento.

-Non credere che finisca qui, deficiente che non sei altro!-

La spinse su una sedia e lei vi si accasciò tossendo. Sapeva che la sua non era una promessa vuota. Chiunque fosse alla porta non le avrebbe evitato il suo destino. Lui stava ormai per aprire, aveva già la mano posata sulla maniglia.

Si voltò un’ultima volta verso di lei. Aveva indossato la maschera di perfetto uomo gentile e affabile che era solito mostrare in giro. Farsa che, ormai ne era convinta, aveva portato avanti per molti anni anche con lei.

-Ricomponiti. Sei patetica e inguardabile!-

Lei si asciugò gli occhi con uno dei tovaglioli e cercò di darsi un tono, domandandosi ancora una volta per quanto tempo sarebbe riuscita a sopportare tutto questo.

 

Ciao a tutti, ecco il nuovo capitolo!

Ringrazio tutte le persone che hanno letto e tutte quelle che leggeranno! E ringrazio in modo particolare Clemme per la recensione allo scorso capitolo!

Se vi va di farmi sapere cosa ne pensate mi farebbe immensamente piacere!

Alla prossima

Ale

  
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