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Autore: Queen FalseHearth    04/04/2018    0 recensioni
[Yandere Simulator]
Non fatevi ingannare dal titolo: questa non è una storia di cucina e chi conosce Yandere Simulator lo avrà già intuito.
Il coltello è uno strumento fondamentale per ogni chef che si rispetti ma, si sa, è anche l’’arma perfetta per le Yandere.
Buona lettura.
P.S.: buon SanValentino... a tutte le Yandere.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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A che serve un coltello...se non lo usi?

🌷 Capitolo 2 🌷

 

1 Aprile, ore 13.20

Non era previsto che si trovasse lì, in quell’aula del secondo piano. A sperare che il tempo passi più velocemente. La polizia la stava interrogando da molto tempo arrecandole fastidio e noia, l’avevano gentilmente invitato a seguire un interrogatorio subito dopo il loro arrivo e l’aveva trattenuta per cinque ore.
Che palle.
Come se fosse la prima volta che accadeva un omicidio nell’Akademy School.
Se non fosse andata in bagno a causa di Info-chan, sarebbe stata una comune alunna delle superiori; invece era la prima sospettata per l’omicidio di Oka Ruto.
La ragazza inquietante era morta alle 8:40, seconda la polizia: la prima ad aver trovato il suo corpo senza vita è stata quella ficcanaso di Aoi, che, come ha affermato, si trovava in quella zona a quell’orario perché non trovava il cellulare. Forse il suo ruolo nel consiglio studentesco era troppo pesante per lei da farle stare con la testa fra le nuvole, meglio ricordarsi di questo dettaglio: potrebbe tornarle utile.
Ma Oka Ruto era morta prima delle lezioni, e avevano l’assassina davanti agli occhi.
La polizia indirizzava verso la Yandere fastidiose domande e quest’ultima era costretta a fare la ragazza spaventata e agitata, un ruolo che non le addiceva per niente ma che sapeva interpretare. Per sua sfortuna, tremare e annuire erano gli unici modi per uscire da quella scomoda situazione; e se quelli della polizia erano convinti che Oka Ruto fosse morta alle 8:40, non ci avrebbero impiegato molto per reputarla innocente. Erano solo un mucchio d’idioti.
Avevano controllato il suo zaino e non avevano trovato niente di sospetto, tranne un pacchetto di sigarette destinato a Musume Ronshaku in caso le fosse servito un aiuto da quest’ultima.
 A quel punto erano costretti a rilasciarla, a chiedere la sua disponibilità e scusarsi per l’equivoco. Ogni volta che la lasciavano andare, non sorrideva ma si godeva quella piccola vittoria.

Una volta uscita dall’aula vide l’orario e pensò di essere ancora in tempo per provare quell’emozione di cui era dipendente. Doveva solo raggiungere un luogo e avrebbe trovato l’agognata felicità. Il suo Senpai era sul tetto. Doveva vederlo, ne aveva bisogno. Però prima era necessario recuperare il coltello di Info-chan, avrebbe fatto in fretta.
Corse ai bagni fregandosene del regolamento (quando mai l’aveva rispettato se ammazzava gli studenti?) e trovò solo il silenzio. Meglio così.
Arrivata a destinazione, ebbe una piacevole sorpresa nel notare l’arma intatta; doveva essere proprio fortunata se nessuno aveva usufruito di quel bagno, o forse nessuna si era accorta dell’intruso inanimato. Perfetto. Emise un piccolo ghigno soddisfatto e infilò il coltello mutande, con la lama protetta dalla busta. Non le dava fastidio, la gonna della divisa nascondeva molto bene il suo piccolo segreto.
Una volta compiuta la missione, recuperò fiato: non correva dai tempi in cui aveva commesso il suo primo omicidio. All’inizio non era spaventata come un normale essere umano, si sentiva piena e orgogliosa per aver difeso il suo tesoro; ma l’inesperienza le era quasi costato un testimone adulto e non era ancora abbastanza forte da difendersi.
Ayano si diresse verso le scale con il petto pieno d’entusiasmo, perché provava quelle emozioni travolgenti pensando al suo Senpai?  A pensarci non aveva bisogno della risposta, le importava solo vederlo e assaporare quell’istante in cui i suoi occhi si posano sui suoi.
Mentre saliva i gradini nessuno la vide come una sospettata, ma era ritornata una normale ragazza, apparentemente. Con passi felini, si avvicinò al suo obiettivo e il suo cuore ebbe un sussulto: un ragazzo stava mangiando il suo bento in tranquillità.
Lui!
La sua sola presenza la faceva sentire viva. Nel suo cuore entrarono mille emozioni che non riusciva a controllare, quelle di prima erano solo un assaggio. Avrebbe voluto raggiungerlo così vicino per poter sentire il suo respiro, abbracciarlo con tutte le sue forze e posare le sue labbra sulle sue. Aveva bisogno di quel contatto così intimo e meraviglioso, ma non era ancora arrivato il momento.
Prima doveva sbarazzarsi delle sue rivali, e il Senpai avrebbe avuto occhi solo per lei.

1 Aprile, ore 15:40

Era a casa. Solo il silenzio le diede il benvenuto. I suoi genitori erano partiti da qualche settimana, si era abituata alla situazione. Tolse le scarpe nere, posò il suo zaino per terra e si distese sul divano, con il pacco di sushi appena comprato ancora tra le braccia.
Non aveva molta fame e quel giorno era particolarmente pensierosa. Tutto era andato come previsto: aveva compiuto un giusto omicidio senza avere conseguenze e aveva seguito il suo Senpai fino a casa sua per accettarsi che stesse bene. Aveva solo subito quel contrattempo, niente di particolarmente grave. Allora perché si sentiva turbata, in ansia per qualcosa?
Forse era solo stanchezza, ultimamente aveva usufruito di molto energie. Girò il capo e alzò gli occhi su una mensola: era evidentemente impolverata e là risiedeva una foto che non passava inosservata, era del suo primo compleanno. Era posizionata al centro, la foto più importante della casa.
Come al solito ascoltava solo il vuoto della sua anima. Non provava tristezza perché nessuno le ha dimostrato affetto in quel giorno, forse era distratta perché non ha ricevuto attenzioni, doni e canzoni stonate?
Non poteva dire di non aver ricevuto nessun regalo: aveva sempre con sé il coltello di Info-chan, ormai tempestato delle sue orme digitali.
Non aveva mai portato un’arma a casa, non l’ha mai ritenuto necessario. Dimenticò l’inquietudine di prima e immaginò quante vittime poteva mietere con quell’oggetto se qualcuna si fosse avvicinata al suo Senpai.
Impugnò con la sua fredda mano il coltello e osservò con occhi annoiati la lama lucente, la trovò decisamente perfetta. Era affilata, forse è stato forgiato con il metallo più prezioso del paese.
Tutte le sue considerazioni positive potevano rivelarsi inutili: e se si trattasse in realtà del primo coltello che la sua informatrice aveva sottratto nella cucina di sua madre? Info-chan …con una famiglia, suona buffo.
È normale avere una vita privata, si disse Ayano, ma è davvero difficile immaginare quella perfida rossa una comune cittadina, al di fuori della scuola.
Non valeva la pena di pensare ai coltelli e a cosa facesse Info-chan nel tempo libero; doveva svolgere quello stupido tema sul genere giallo e ideare una strategia per eliminare un’altra rivale.

2 Aprile, ore 7:10

-Ayano!-
Solito posto, stessa ora. La Yandere stava perlustrando la zona dell’omicidio per verificare se avessero trovato il cacciavite che aveva gettato volontariamente ieri, quando si presentò davanti una persona che non voleva incontrare.
-Ciao- disse cordialmente, sfoggiando un sorriso tranquillo e un’espressione rilassata.
-Ho saputo che ieri è stato il tuo compleanno! Perché non hai detto niente?-
-Non mi è sembrato il caso….- rispose abbassando gli occhi, sperando che il tempo passi più in fretta: non aveva voglia di dialogare con Koharu Hinata.
-Giusto sono morte due nostre compagne. Ultimamente l’atmosfera è diventata grigia a scuola. Non è che sia il momento adatto, ma i compleanni sono comunque importanti. Sono un evento imperdibile! Forse non volevi festeggiare a causa di Oka Ruto, ma la vita va avanti e acciufferanno l’assassino. Per farti un esempio, il compleanno di mia zia è il 14 marzo, data in cui è morto Stephen Hawking, suo astrologo preferito. Allora lei… - la ragazza dai capelli verdi è un classico esempio di persona che non si vorrebbe mai incontrare la mattina presto: è una macchina inarrestabile di dialogo, che non si sarebbe fermata nel raccontare la sua esperienza neanche con la presenza del diluvio universale. Parlò, parlò, parlò e Ayano si chiese dov’era l’arma che poteva riutilizzare. Aveva lasciato il suo coltello a casa e non aveva armi con sé. Koharu era un ostacolo molto fastidioso.
-… infine decise di invitare tutti e …mi stai ascoltando?-
-Si scusa… stavo pensando che i miei genitori ieri non mi hanno telefonato e mi sono un po’ arra…cioè rattristita-
-I tuoi genitori non ti hanno telefonato? Oh no… sono forse partiti?-
-Sono in America-
-E non hai trascorso il tuo compleanno con qualcuno? Nonni? Amici?- Ayano scosse la testa alla ricerca  di un oggetto affilato o velenoso. Non aveva davvero tempo da perdere, alle 7:15 doveva ricongiungersi con il suo Senpai alla fontana. Perché per la sua coetanea non festeggiare un compleanno è così grave?
-Non ti preoccupare, davvero- fece per girarsi ma Hinata appoggiò la sua mano su quella della compagna fermandola.
-Era mia intenzione farti un regalo perché ti vedevo un po’ giù di morale, quindi lo trasformerò in un regalo di compleanno! Non ti posso garantire nulla purtroppo, ma oggi o domani avrai una piacevole sorpresa, tieniti libera per il pomeriggio!- rise e corse verso la scuola, senza neanche salutarla. Era raggiante e veramente contenta di poter aiutare Ayano, quest’ultima si chiese di che sorpresa potesse trattarsi.
Seguì la sua compagna dentro la scuola, dimenticandosi del cacciavite. Non voleva scoprire che cosa stesse tramando: il suo tono gentile era diventato all’improvviso una specie di calamita per lei. Nessuno aveva usato quelle parole dolci con lei, sperava di sentirle dalle labbra del suo amato Senpai. Poteva imparare molto da una persona con Koharu Hinata, aveva bisogno della sua bontà per stupire Senpai.
Mentre cercava la ragazza dai capelli verdi, una voce femminile attirò la sua attenzione; sentiva urla molto soffocate, forse indicavano rabbia. Poi udì un’altra voce e la raggiunse subito. La conosceva, era la melodia protagonista dei suoi sogni.
Dopo aver attraversato un lungo corridoio, si nascose dietro un angolo e intravede il volto di Osana Najimi. Il rischio di essere vista era alto, ma scoprire che cosa stesse tramando quell’isterica era la sua missione per salvare il Senpai.
Ignorava il motivo della lite, ma il modo in cui la Tsundere indirizzava quelle parole offensive verso il suo amore fece incazzare la Yandere.
Ora basta.

2 Aprile, ore 15:30

La giornata scolastica era finita ma Ayano decise di rimanere, anche se le attività del suo club non erano previste. Nessuno le avrebbe vietato di lasciare la struttura, cosa c’era di più normale di una studentessa che passa ore extra a scuola?
Mentre la diciasettenne si trovava al primo piano, sentì una gran voce presuntuosa provenire dalla porta del Drama Club. Era impossibile non notarla, era simile al ruggito di una leonessa.
-A chi importa se le maschere sono vietate? Un vero artista può sospendere l'incredulità del pubblico senza l'ausilio di oggetti di scena o costumi! Inoltre una maschera avrebbe solo derubato la scuola del privilegio di poter vedere la mia splendida bellezza!- la riconobbe e alzò gli occhi al soffitto pensando di aver fatto la scelta giusta di non entrare in quel club. I guanti, disponibili solo in quel club, non erano essenziali per commettere omicidi.
Corse con il sorriso sulle labbra dimenticandosi della sua cartella, lasciando incustodito il tema del genere giallo dato che la professoressa Rino Fuka era assente. Doveva solo cercarsi un’arma.
Guardò l’orologio e si accorse non di non avere più tempo. Pazienza: poteva strangolare o affogare le sue vittime. Fece un gran respiro e si diresse a ovest.
Dentro la palestra era in corso una partita di calcio. L’unico adulto presente era la professoressa di educazione fisica. Il club dello sport fu finalmente inaugurato e tutti i ragazzi interessati furono chiamati a parteciparvi.
C’era il suo Senpai, il suo raggio di luce.
Non era un ragazzo interessato allo sport e aveva i suoi occhi luminosi sempre nella direzione delle pagine di un libro. Non sapeva i dettagli, ma il suo Senpai si trovava in quel club perché ha perso una scommessa con un suo amico ed è stato obbligato a giocare in squadra. Doveva informarsi chi era il ricattatore, in futuro potrebbe causargli dolore e quindi doveva farlo fuori.
Ayano prese posto nella scalinata, insieme a amici e fidanzate che dedicavano il loro tempo a tifare per i giocatori in campo. 
La partita era già iniziata, i ragazzi si contendevano il pallone. Niente ragazze in vista, poteva stare tranquilla. Erano abili e agili, il club di calcio era conosciuto anche per l’impegno dei suoi studenti.
La palla fu spedita al di fuori del capo diverse volte. Ayano non conosceva le regole, non le era mai interessato il calcio ma intuì che quel pallone doveva stare all’interno di quelle linee rosse che delimitavano la palestra in un grande rettangolo.
Tutti i cacciatori avevano gli occhi puntati sul pallone, gli spettatori sui protagonisti della partita e Ayano sul sedere del suo Senpai.
I suoi movimenti erano perfetti. Erano gli altri che non erano all’altezza. Era il suo campione, faceva ardemente il tifo per lui. Si era accorto della sua presenza? Gli ha dato felicità?
In realtà i movimenti timidi e non convinti di Taro Yamada testimoniavano che quest’ultimo non era abituato a quel mondo popolato solo da calciatori determinati a impossessarsi del pallone.
La Yandere sapeva che non poteva godersi tutta la partita. Avrebbe voluto tanto rimanere, ma non poteva abbandonare il suo piano elaborato ore prima. Si voltò e vide lo sporco viso di Osana incollato sulla sua stessa preda.
Ora o mai più.
Si alzò furtivamente con sguardo assassino. Non riusciva a cambiare espressione facciale, il suo odio era più forte. La sua strategia avrebbe funzionato, quindi poteva fare quello che voleva.
-Osana- disse con voce gelida. La tsundere alzò lo sguardo in direzione nella sua rivale, non sembrava molto felice di vederla.
-Ah sei tu…che vuoi?-
La Yandere rimase in silenzio cercando di soffocare il suo odio per quella maledetta. Tra un po’ avrebbe trovato la pace, era solo questione di minuti.
-Che vuoi? Vedi di sbrigarti che devo assistere alla vittoria di Taro-
Ayano non si era mai accorta dei grandi lucenti codini arancioni di Osana: poteva infilarli con velocità alla macchina di ventilazione dell'aria sul tetto e vedere il suo corpo risucchiato nelle eliche. Che maleducata.
-Osana devo dirti una cosa importante su Taro- la sua reputazione, seppur molto alta*, non avrebbe mai ingannato Osana e quindi doveva ricorrere al suo punto debole. Infatti, sentendo il nome della persona che amava più, il volto della ragazza tramutò accedendosi.
-Che è successo? Un momento…come posso fidarti di te? Riguarda il regalo che voleva farti Hinata?- accavallò le gambe incrociando le braccia e sistemò uno sguardo minaccioso, pronta a ricevere il “prossimo attacco”. Ayano non poteva concedersi il lusso di confondersi e continuò.
-No no…è importante. Per favore seguimi-
-Non puoi dirmelo adesso in questa palestra?- la ragazza dai capelli arancioni si era già insospettita, infondo non era un’oca senza cervello.
-Non qui, qualcuno ci potrebbe sentire- Osana non si fidava della ragazza che aveva davanti, ma era pronta ad aiutare il suo migliore amico in qualunque situazione.
-Ok-
Mancava poco, solo una camminata con Osana Najimi e avrebbe risolto il suo principale problema.

 

 

*dialogo preso dalla wiki .
 **nel gioco Yandere-chan, se ha una reputazione alta, può chiedere a chiunque di seguirla, persino Osana. Ho un po’ cambiato quella “regola” per rendere la storia più realistica e Osana non seguirebbe mai la sua più grande rivale.
D’ora in poi non mi baserò quasi più sulle meccaniche del gioco per il motivo citato qui sopra.

 

 

   
 
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