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Autore: Daistiny    04/04/2018    0 recensioni
Della principessa che era stata un tempo ve ne rimaneva ben poco, nient'altro che l'ombra e la polvere. Ondine B'nargin Dalmasca non esisteva più.
Di lei era rimasto solo un vecchio vestito sgualcito e sporco, ridotto a brandelli, buttato in un vecchio baule.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ashe, Basch, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Della principessa che era stata un tempo ve ne rimaneva ben poco, nient'altro che l'ombra e la polvere. Ondine B'nargin Dalmasca non esisteva più.

Di lei era rimasto solo un vecchio vestito sgualcito e sporco, ridotto a brandelli, buttato in un vecchio baule.


C'era una volta tanto tempo fa.... pensò Amaya guardando il triste paesaggio desertico che la circondava. Di fianco a lei Brace seduto su un masso, i sui occhi verdi e penetranti fissavano la figura della sua compagna intenta a guardare il vuoto.

Brace non era sicuro di cosa Amaya stesse pensando, la sua mente doveva essere da qualche parte in mezzo a tutti i sui pensieri. Si trovavano in suolo dalmasco dopo svariati anni, per l'ennesima caccia ai ricercati.

Sta volta la preda era molto difficile e abbastanza rara.

L'uomo cercava di non fissarla troppo a lungo, consapevole di quanto Amaya odiava essere osservata. Ciò la metteva a disagio suscettibile come era per via dei suoi poteri.


Amaya aveva ormai 28 anni, si era fatta un nome tra i cacciatori ma nonostante tutto certe cose di lei non erano mai cambiate. Il suo pessimo carattere era una di queste cose.


-Amaya non pensi che dovremo staccare? Quella bestia si sarà ormai allontanata facendo perdere le sue traccie...Conviene tornare domani.-

Propose Barce ormai stanco di aspettare un cenno da parte della sua compagna, ma Amaya non lo aveva degnato di uno sguardo concentrata sul pensiero della preda.


Contro voglia aveva accettato quell'incarico che Blance le aveva passato all'ultimo momento, se non fosse per i problemi finanziari in cui si era trovata ad affrontare nell'ultimo anno lei quell'incarico non lo avrebbe di certo accettato.

La ricompensa 100.000 guil era molto alta, insolita per un ricercato come quello designato, Amaya aveva chiesto informazioni riguardo al mandante di tale incarico.

Blance le aveva risposto che erano informazioni riservate, e che le avrebbe fornito solo a lavoro ultimato. Per Amaya ciò significava solo grandi seccature.

Accettato l'incarico si era vista costretta a tornare a Dalmsca, un rientro non proprio felice dopo sette anni di lontananza.

Amaya non fiatò, il lavoro era lavoro, e lei aveva firmato un contratto e doveva portare a termine il suo incarico e non aveva tempo da perdere lì.

La sua unica consolazione sarebbe stata che con i soldi della taglia avrebbe potuto finalmente pagare i debiti che Balthier gli aveva creato.


-Dannato di un aviopirata...- imprecò la ragazza, doveva esserci lui in quella situazione non lei. Come aveva fatto a fregarla, ancora non lo aveva capito. Era bastata una distrazione ed ecco il risultato.

Ma per Amaya stare ferma li ad imprecare uno stupido uomo, non avrebbe risolto la situazione, erano ore che calpestava il suolo desertico e del Krachot nemmeno l'ombra, nessuna traccia.

Amaya si domandò se quello non fosse un altro inganno di Balthier per metterla nei guai, dopo la distruzione della Straalh ad opera della stessa Amaya, diversi anni prima.


Barce guarda ancora la sua compagna, da lei non riceve alcuna risposta.


-Amya per quanto hai intenzione di stare lì?- gli domandò lui all'improvviso.

-Quel mostro, inizio a dubitare che non possa esistere...-.


-Se tu vuoi andare, va pure... io resto.- commentò lei aspramente, la sua pazienza era quasi al limite.


Brace non rispose, si rese conto che Amaya era in uno di quei rari momenti dove presto o tardi avrebbe perso la pazienza, così decise di incamminarsi da solo verso Rabanastre.

*Rabanastre - 7 anni prima*



La sabbia fine e dorata del deserto giungeva trasportata dal vento fino al palazzo reale, ed inutili erano i tentativi di portarla via. Finalmente la cerimonia di restaurazione del regno e l'incoronazione di Ashe erano terminate.

Erano stati giorni di fuoco quelli.


Sembrava essersi risolto per il meglio quando... nel momento esatto in cui Ashe si era confrontata un'ultima volta con Basch prima della partenza di questi per l'impero, qualcosa era accaduta.

Quel giorno il vento non aveva portato via con se la solita sabbia, ma anche qualcosa il cui carico per quanto fine era stati letale, erano volate parole che non sarebbero dovute uscire.

Una malcelata delusione compariva sul volto della regina. Avrebbe dovuto essere un addio, puro e semplice.. la fine di un sogno ad occhi aperti. Ma la tenacia e la testardaggine di Ashe avevano avuto la meglio su di lei.

I suoi desideri si erano risvegliati al suono della sua voce, non sopportava di dover escludere dal suo cuore, Basch.


Sembrava una bambina tremante e capricciosa, disperatamente aggrappata alle vesti di Basch. Quel giorno si erano svegliati l'uno accanto all'altro in quella che era stata una notte infinita, per entrambi.

Basch non le apparteneva di diritto, a lui spettava Ondine, era lei sua moglie... non Ashe.


Basch toccò Ashe, cercando di fingere che gli occhi lucidi di lei fossero dovuti a quel momento d'addio per entrambi. Basch quella stessa notte aveva decretato la sua prima ed ultima volte con lei, la sua regina.

Nascosto come era nella sua armatura da Gudice Magister era facile per lui gestire quella situazione, mentre Ashe sembrava non volersi rassegnare.

Lui non poteva permettersi altri rimpianti, la osservò senza fiatare, lasciò che a parlare fossero i suoi gesti...mentre quel silenzio diventava così opprimente per entrambi. Cerano cose che in un uomo, qual'era Basch difficilmente sarebbero cambiate, e quella era una delle sue caratteristiche.


Ashe voleva piangere, era ormai giunto il momento di partire, di dirsi addio .L'aereonave con cui sarebbe partito scintillava al sole rovente del deserto. Basch si apprestava nuovamente a lasciare Dalmasca.

La regina cercò un'ultimo abbraccio tra le braccia di lui, ma si vedeva respinta.


*

Era successo tutto il giorno precedente sotto il sole troppo bollente e l'aria secca proveniente dal deserto. Basch si era sempre mostrato distante con lei se pur vicino in certi modi. Ma quella era la prima volta che lo vedeva come qualcosa a cui potersi avvicinare e toccarlo con mano, scoprendo poi che aveva un certo spessore.

Lei cercò le sue mani, la stretta delle sue gita lunghe in confronto alle sue, osserva il colore della sua pelle, la forma del naso, la grandezza delle sue spalle.

Era come un gigante al suo confronto stretta e minuta nella sua forma.


In quel momento potevano essere se stessi, lei lo aveva raggiunto nelle sue stanze cogliendolo di sorpresa. Stavolta si sarebbe imposta, avrebbe preso ciò che desiderava... per una volta soltanto.

Non chiedeva molto... sua sorella aveva avuto tutto a lei era toccata diversamente.

Le mani di Ashe cercarono di arrampicarsi sull'armatura di lui, cercando di toglierla di dosso con forza e prepotenza. Basch le afferrò i polsi invitandola a mantenere un certo contegno.


-Non è da voi... Maestà, dopo tutto questo, sapete che non è bene... nè per voi, nè per riguardo a vostra sorella.- disse lui, ma Ashe non moriva dalla di farsi scrupoli riguardo ad Ondine.

A sua sorella era toccato un fiore d'uomo, secondo Ashe, Basch era sprecato per Ondine. Desiderava ardentemente impossessarsi di quell'uomo, di riavere la sua voce e possedere il suo corpo sotto qualsiasi veste.

Voleva un assaggio e lo avrebbe avuto, fosse stato anche l'unica volta. Le andava bene anche così.

-Basch anche solo per una volta... una soltanto.- Sibilarono le labbra di lei, fissando lo sguardo di lui.


-Potreste un giorno pentirvene- suggerì lui con la sua solita serietà del quale Ashe aveva imparato a leggere le varie sfumature. Ormai non ci pensava nemmeno più alle parole di lui.


Gli rispose con un secco no, con l'aria di chi sapeva, aveva ormai imparato a reggersi in piedi da sola, non aveva paura di un faccia a faccia.

Erano tante le cose che erano accadute nella storia di Ivalice di cui non se ne conoscevano gli inizi e le fini. Ma sapeva che ognuno di quegli eventi a lei sconosciuti erano stati importanti... e lei stava facendo in quel momento la storia.

Era una regina diversa dal suo antenato Raithwall, aveva scelto un destino diverso non più legato agli dei. Aveva lasciato andare sua sorella, ma Basch... Basch era un'altra storia, ma pur sempre triste. Non avrebbe voluto lasciarlo.

Ashelia ripensò a tutto quello che aveva perso, Rasler. Lo aveva lasciato andare convinta che lo avrebbe rivisto... non sapeva quanto si sbagliava.

Adesso anche Basch se ne andava.Pensò a quante cose aveva perso, ai ruderi della sua vita su cui si arrampicavano ricordi, rimorsi avvelenati dallo spettro della guerra che gli aveva strappato ogni cosa.

Penso a se stessa e la sua nuova condizione, tutti i compromessi che la sua nuova vita le stava servendo. Ashelia sapeva che non sarebbe stata in grado di accettare tali compromessi, ma bastò guardare il volto di Basch riuscì a capire quanto potevano essere sbagliati.

Eppure sapeva bene di doverli accettare, era la regina ed era vincolata ad essi. 
Ashe desiderava un nuovo cambiamento, non aveva lottato in vano non solo per riottenere qualcosa che le spettava già di diritto, ma anche per una speranza di un qualcosa di nuovo, che affatica faceva ad intravedere per lei e la persona che disperatamente amava.

Non voleva che ciò che amava le fosse portato via, era qualcosa di fondamentale per lei. 
Ma Ashelia dova accettare che lui non poteva più starle al suo fianco, Basch aveva fatto tutto il possibile per farle capire che quella cosa non aveva alcun futuro, per nessuno dei due.

Basch aveva perduto ogni cosa per restituirle ciò che lei agognava. Si era mostrato dispiaciuto per lei, per aver visto che le portavano via ogni cosa, Rasler, suo padre e il diritto di successione al trono. Nonostante l'odio iniziale di lei lui le era rimasto vicino. L'aveva protetta e l'aveva servita... perchè la voleva aiutare.

Ashe non sapeva come ringraziarlo se non mostrandogli i suoi sentimenti che provava nei suoi riguardi.

La regina sapeva che doveva lasciarlo andare, Basch meritava la libertà, ma sapeva ciò era un addio. Avrebbe poi mantenuto le apparenze... questo era ciò che l'attendeva.

Il sole stava iniziando lentamente a calare ad ovest, la volta celeste si tingeva leggermente di scuro verso est, mentre Basch con un dolce sorriso appena accennato guardo gli occhi tristi della sua regina.


-Maestà la tristezza non è una caratteristica che vi si addice.

-Lo so.- rispose Ashe annuendo col capo, i suoi occhi erano lucidi mentre fissava gli occhi scintillanti di lui.

Appoggiò la sua fronte contro il capo di Basch, mentre gli implorava quasi supplicante di abbracciarlo di stringerla forte. Il giudice trasse un lungo sospiro, stringendola a se, mentre si trovava ad avere il suo naso tra i suoi capelli e lo sguardo basso.


Ashe aveva appoggiato la testa sulla spalla di lui, mente il suo sguardo fissava l'incavo tra il collo e le spalle. Basch alzò gli occhi al cielo, cercando il più possibile di evitare lo sguardo di lei, rimanendo in silenzio.

La regina desiderava disperatamente baciarlo, ma i tentativi si lui evitare irritavano terribilmente Ashe.

-Siete sulla soglia dei quant'anni e dimostrate ancora di avere un cuore di pietra sacrificato al dovere più che per tutto il resto...- commentò infastidita la regina.

Era più facile per Ashe sputare fuori dalle labbra quel commento amaro, ma così vero, che fingere altro.

Tracciare una linea confine su dove cominciassero i suoi doveri e la dove terminavano era un cosa semplice, ma difficile da mettere in atto.

-Perchè siete così testarda? - disse il giudice scuotendo la testa.-Eppure sapete bene che non potete.-


-Tu invece non ti accorgi... anzi non vuoi... Ma io si. Non avremo più un altro momento per noi, dopo questo. Come fai a non capire? Dopo sara troppo tardi.-

-Per cosa?- fece lui.

-Per tutto.-Rispose lei con aria di chi stava per scoppiare in lacrime.

-E già troppo tardi. Maestà.- si limitò a dire lui, con la sua solita calma abbassando lo sguardo.


Basch prese tra le sue mani e le mani di lei, accorgendosi quanto le sue dita fossero piccole e sottili, Ashe poggio la testa sulla fredda corazza da giudice di lui, mentre con una lunga ed intensa occhiata guardò di sfuggita il volto di lui.

Ripensò a che genere di vita ora il destino gli avrebbe riservato.

Basch era silenzioso, il suo sguardo rivolto verso l'orizzonte, quando senti la mano di lei scivolare lungo tutta la sua armatura cercando di infilarsi al disotto di essa.

La sentiva avvicinarsi, cercando di cancellare tutta quella distanza che lui a fatica cercava di tener su.Sapeva che avrebbe dovuto fermarla, dirle di no.

Ma era "troppo tardi anche per quello", sapeva che difficilmente si sarebbe fermata, Basch la lascio fare.

Non le fermo le mani, si limito a distogliere lo sguardo da lei, tenendo gli occhi chiusi e pregando che tutto quell'attimo durasse poco.

Il corpo di Ashe premeva contro il suo, quasi volesse schiacciarlo contro la parete dell'hangar, lo baciò d'improvviso non gli diede il tempo di fiatare. Le sue mani l'avevano inchiodato per bene contro la parete lanciò un'occhiata di desiderio a lui, mentre poi guardò altrove.


Le mani di Ashe scivolarono più giù verso il bacino di lui, mentre cercava di lasciargli la cintura. Da quel momento in poi tornare in dietro sarebbe stato in possibile, Basch capì che non cera modo di uscirne se non andare fino infondo, Ashe non lo avrebbe lasciato andare tanto facilmente.

Ashe finalmente riuscì a slacciare la cintura di lui, quando incrociò il suo sguardo, non l'aveva mai visto con quel espressione così cupa. Non le disse nulla, le disse solo dimettersi di spalle mentre si decise in fine a prendere una posizione in quella situazione.


Basch disse ad Ashe di girarsi di spalle, la regina obbedì mettendo le mani contro il muro metallico dell'hangar, fece poi scivolare le grandi mani lungo tutto il corpo della donna, per poi risalire e alzarne le vesti.

Le dite lunghe di Basch accarezzarono tutta la schiena di Ashe, percorrendola come se fosse attraversata da un filo di perle, con l'altra mano invece ne accarezzava i seni.

Le vesti di Ashe erano scivolati a torno ai fianchi, vari starti di organza e seta dalmasche. Basch si preparò a prenderne possesso, mentre i fianchi suoi si accostavano a quelli della giovane regina, che finalmente stava per ricevere ciò che da lungo tempo desiderava.

Il giudice percepì il fiato di lei mentre gli sussurrava che quella sarebbe stata l'unica volta in cui l'avrebbe vista così. Ashe sapeva bene che non si sarebbe accontentata di una sveltina come quella,ben sapeva che lui gli avrebbe dovuto almeno una notte indimenticabile, e giurò a se stessa che l'avrebbe avuta.


Basch baciò la bianca schiena di lei, taceva perchè sapeva bene che qualsiasi cosa avrebbe detto dopo se ne sarebbe pentito amaramente, era meglio non aggiungere altro a quella situazione.

Si sentiva mancare il fiato e stranamente il caldo del deserto quella volta gli sembrava intollerabile, eppure lui non stava facendo altro che assecondare i desideri della sua regina.

Strusciò i suoi fianchi contro quelli di lei, che ne assecondava i movimenti, mentre Basch dava dei colpi secchi e rapidi, mentre si mordeva il labbro inferiore cercando di smorzare i gemiti. Ansimava mentre si sentiva dentro di lui come un animale, la vergogna non gli dava tregua per ciò che stava commettendo.

Se qualcuno avesse visto tutto sarebbe stata la fine di ogni cosa. L'amplesso duro qualche minuto ancora, tempo che sembrava infinito per entrambi.

Ma non sarebbe finito lì, Ashe lo seppe convincere a trascorrere con lei una notte, una notte soltanto.


L'alba era arrivata e con essa la partenza che Basch aveva rinviato per dedicarsi al suo ultimo incarico come cavaliere di Ashe. La principessa dormiva ancora a canto a lui distesa su un fianco mentre Basch ripensava a quelle ultime ore in compagnia di Ashe.

La realtà era come uno schiaffo amaro che Basch sembrava saper bene incassare senza emettere un singolo lamento, prese le sue cose e si rivestì in poco tempo, mentre con discrezione uscì dalla stanza di Ashe.


Ad Archades, in tanto Ondine preoccupata aspettava l'arrivo di Basch, la notte era stata al quanto agitata ed insonne. Qualcosa non tornava, nemmeno gli incarichi ai laboratori Draklor la distraevano, una strana inquietudine si era impossessata di lei.

Ondine cercò di passare il resto della mattinata insieme a Brace a parlare del più e del meno, con lei c'erano anche Sebastian e Noel. I due gemelli si erano accorti dello stato d'animo della ragazza ma non sapevano bene come poterla aiutare.


-Dovreste cercare di essere un pò più rilassata vostra Maestà...- le disse Sebastin, ma Ondine non sembrava dargli retta.


-Qualcosa non va...doveva essere già qui... non è da lui.-


-Ondine non c'è bisogno che vi preoccupiate così per Basch, avrà avuto qualche contrattempo....-cercò di rassicurarla Noel, ma quell'ultima frase aveva fatto incupire ancor di più Ondine che temeva il peggio.


-Un contrattempo che si chiama Ashe...- si morse le labbra cercando di trattenere la sua gelosia, eppure era già abbastanza evidente, Ondine odiava quando Ashe cercava di avvicinarsi a Basch.

Ma odiava altrettanto provava quei sentimenti, la facevano sentire fragile e vulnerabile cosa che lei invece detestava tanto.


-Ashe centrerebbe comunque... -tagliò a corto Brace, per nulla felice di vedere lo stato in cui versava Ondine.

-Amaya... cioè Ondine, è inutile che tu ora ti metta a pensare a chissà qualche stramberia...lui si trova a Dalmasca e normale che abbia avuto a che fare qualche impegno con Ashe...Non mi sembra uno stupido anzi mi sembra un tipo apposto che non ti darebbe alcun problema.-


-Hai ragione.-Ondine guardò per un secondo Brace, riconosceva che il suo modo di vedere le cose era quanto rassicurante, la ragazza riprese il controllo di se quel quanto che bastava da dare ascolto al suo amico.


-Andiamo Ondine che ne dici di farci un giro? Molla qui quei...e andiamo a dare la caccia a qualche ricercato...- cercò di convincerla l'amico andando contro il parere delle due guardie del corpo della ragazza.


Le parole di Brace avevano catturato l'attenzione di Ondine, erano mesi che non andava più la caccia ai ricercati, come moglie del giudice Gabranth e principessa era inammissibile che una del suo rango si mettesse a fare quelle cose.

Ma quella era un invito da non sprecare, per quanto ne sapeva lei, il giudice Gabranth si trovava ancora a Dalmasca e non sarebbe se non nel giro di alcune ore.

Per tanto Ondine aveva un po'di tempo da trascorrere lontano da Archades e la corte imperiale.


-Mi hai convinto... facciamolo!- disse con tale decisione Ondine guardando nei suoi occhi Brace, felice di veder comparire un sorriso sul volto della sua amica.

Ondine si preparò a partire con Brace per una caccia al ricercato, dopo aver messo a tacere Sebastian e Noel in quali non erano affatto contenti di vedere la loro signora tornare alla sue vecchie abitudini.

Preparata l'Amira Ondine e Brace decisero di partire per i Monti Mosfora, Ondine adorava quel posto era ricco di tanti ruderi e monumenti antichi e la ragazza poteva facilmente distrarsi. Era da diverso tempo che Ondine voleva studiare i santuari posti su quei monti,in particolar modo quelli posti nella "Valle dell'acqua pura"ma non ne aveva mai avuto occasione, ora grazie a Brace poteva.


I due ragazzi partirono senza perdere altro tempo, non appena Ondine si fu cambiata indossando un abito più pratico.

Stano a quello che Ondine sapeva, la "Valle dell'acqua pura" vi era un'antica leggenda legata al esper Exodus L'Arbito, colui che aveva avuto dagli dei il compito di giudicare le azioni morali dei mortali.


Il viaggio verso i monti Morfora duro un paio d'ore, raggiunta la destinazione, Brace e Ondine scesero dall'aeronave. Prima di distinguere qualunque cosa li circondasse, uno strano odore gli accolse era un odore strano permeava quel posto.

Una sensazione fredda attraversava il corpo di Ondine, mentre avanzava a piccoli passi, qualcosa li osserva. Vicino ai vari santuari dell'acqua Ondine intravide degli antichi simboli che catturarono la sua attenzione, non aveva mai visto di simili nelle antichi reperti che aveva studiato.

Concordo con Brace che quei simboli dovevano essere qualche antico sigillo in passato e che si era rotto per qualche misteriosa ragione.


-Cosa sono?- domandò Brace avvicinandosi ad Ondine intenta a studiare gli antichi santuari.

-Sono antichi sigilli, non ne avevo mai visti di così antichi... -

-Possiamo dire dire addio alla caccia...- sospirò Brace, che conoscendo l'intesse di Ondine per le antichità ben sapeva che avrebbe prestato tutta la sua attenzione a quello strano simbolo.

Brace rimase immobile ad osservare Ondine farsi strada tra i vari santuari, e nella direzione in cui essi si erano costruiti. Osservando da vicino i vari santuari Ondine poteva scorgere dei misteriosi quanto antichi macchinari, i quali azionavano i vari pozzi.

Lo strano meccanismo dei mozzi sembrava fatto a posta per far comparire dei nuovi percorsi verso luoghi che normalmente per molti sarebbero stati impossibili.


Con una smorfia di soddisfazione Ondine osservò con molta attenzione lo sbuffo di vapore acqueo provenire dai vari pozzi, aprendo così un nuovo passaggio grazie all'erba fluttuante.

Seguendo il percorso Ondine si ritrovo verso il crinale dei monti chiamato, "Crinale celestiale", man mano che procedeva, Ondine poteva scorgere antichi ruderi, recanti incisioni simili ai sigilli che aveva trovato a fianco ai vari santuari.

Qualche strano mistero doveva essere legato a quelle rovine.

Le rocce che costeggiavano il sentiero erano ricoperte dal dello strano muschio che cresceva sotto l'influsso del Mystes, Ondine ne avvertiva la forte concentrazione e man mano che ne avanzava era sempre più vivido.

Un'antica sensazione di familiarità la pervadeva richiamandola come se sapesse già cosa l'attendesse alla fine della sua ricerca.


Dopo una decina di passi passi si ritrovò lui, Exodus comparire d'avanti, in una apparizione meravigliosa quanto inquietante. Ondine non si scompose, non era un caso che avesse incontrato l'arbitro tra quelle montagne.

L'esper fissava con occhi fiammeggianti la figura della principessa, che non batteva ciglio di fronte a quell'inquietante creatura.


Brace guadava con estrema lucidità la schiena di Ondine, che avanza verso l'esper, la guardò fare uno strano gesto mentre vide comparire sotto ai suoi piedi degli strani simboli mentre, sopra di lei il cielo sembrava oscurarsi.


- ADRAMELECH!- Gridò.


Poi Brace sentì pronunciare un nome e vide comparire la su in cielo un essere alato dal volto caprino che si andò a posizionarsi di fianco ad Ondine. Non era la prima volta che Brace vedeva Ondine evocare quel mostro, sapeva che quella creatura era di una forza spaventosa quanto il suo aspetto.


-Signora di stelle il cui fato è avverso, tradita alle spalle non una, ma ben due... quale destino deciderai per costoro.- disse l'esper osservando Ondine pronta ad attaccarlo affiancata dall'irato.

Non occorse un solo istante che Ondine ordinò all'irato di scagliarsi su Exodus, l'esper obbedì al suo volere scagliandosi su l'Arbitro.


Gli occhi di Adramelech, brillavano come fiamme nell'oscurità mentre scagliava la sua ira infinità su Exodus che cercava di ribattere ai colpi dell'irato.

Fu una lotta lunga ed estenuante, ma alla fine Ondine prevalse con l'aiuto del suo esper, un'altro tatuaggio appartenente ad un nuovo esper comparve sul suo corpo.


Brace osservò Ondine dare un 'altra occhiata a quel posto, a tutto ciò che lo circondava. L'uomo si domandò tra se, da quando quel esper si trovava li, rimase lì a fare da spettatore finchè non vide Ondine puntare gli occhi su di lui e rispondere ai suoi pensieri. Seppe coglierlo di sorpresa.


-Da più di mille anni..- disse lei.

-Cosa.. non ti capisco. -Brace sbatte più volte le palpebre non riuscendo a cogliere la risposta della sua patner.

-Ho detto che Exodus si trovava qui da più di mille anni, con molta probabilità era stato anticamente sigillato qui e quei sigilli che abbiamo trovato vicino ai santuari dovevano bloccarlo qui.... questo era il posto dove i peccatori ricevevano il divino giudizio.- Ondine abbasso gli occhi, scandendo bene le sue parole, ebbe una strana sensazione. Qualcosa le gelò il sangue pensando alla frase dell'esper.


-Pensavo che fosse una leggenda! Sembrava farneticare... quella cosa- esclamò Brace ripensando all'esper e alla misteriosa frase.

-Brace tu non sai nulla,...Lui aveva il compito di giudicare ogni cosa, ma nel cercare di adempiere al suo compito si smarri...perdendo ogni legame verso il concreto e ciò che era reale. Perdendosi così nel caos... ben consapevole della sorte che lo attendeva decise lo stesso di sfidare il volere divino...-


-Morale, mai mettersi contro gli dei.- sentenziò Brace,cupo.

-Non è questo quello che voglio dire Brace, raccontandoti dì Exodus e della sua storia ti voler far capire quanto sia facile perdere d'obbiettività e la giusta vita... Il suo fu atto il cui prezzo fu molto alto.- Ondine fece una smorfia proseguendo.

-Nonostante questo suo atto Exodus si mostrò sempre ben consapevole di quali erano le sue azioni e quali conseguenze avrebbe subito... Gli dei non commiserò i suoi errori e non persero di obbiettività.-


-Ma non capisco cosa vuoi dirmi, dirmi, cosa centra questo con te?- esclamò Brace.


-Centra... mentre stavo combattendo con Exodus sapeva chi ero, mi ha rivolto queste parole "Signora di stelle il cui fato è avverso, tradita alle spalle non una, ma ben due... quale destino deciderai per costoro."- disse preoccupata Ondine.


-Non ci sono dubbi a parlato di un traditore... voi vorrete veramente dare ascolto alle parole di quella creatura che a perso il senno. Come hai detto tu, gli dei non avevano perso di obbiettività... perchè dare retta ora alle sue parole? -


-Le sue parole suonano come un avviso e un richiamo e in quanto tale non posso prenderle sotto gamba.-rispose seria Ondine.

-Che sorte volete riservare a costoro?- completò Brace con voce seria.

-Per costoro è prevista la morte... - rispose Ondine seccamente, mentre sul volto compariva un espressione cupa.

-Volete veramente questo?- indagò Brace rivolgendosi alla sua amica. la quale evitò la domanda.

-Torniamo ad Archades.-Fu l'unica risposta che ricevette da Ondine.

Il viaggio di ritorno fu più lungo del previsto al suo rientro in città, Ondine venne fu subito accolta dalle sue due guardie. Brace era dietro di lei mentre l'accompagnava, anche lui come Ondine era molto silenzioso.

A Sebastian e Noel non sfuggì lo strano umore dei due amici, con un pizzico di velata curiosità Sebastian domandò come era stata la caccia.


-Maestà la caccia non è stata di vostro gradimento?- chiese Sebastian notando lo strano sguardo della principessa, notò che anche Brace la stava silenziosamente guardando tutto preoccupato.


-Bastian forse non è il caso... la caccia è stata estenuante e siamo stanchi.- rispose Brace per Ondine la quale ignorò volutamente i due dirigendosi direttamente verso l'ingresso della sua dimora, ma Noel le disse qualcosa che catturò subito l'attenzione di Ondine che la fece rabbrividire.


-Lady Ondine, sua Eccellenza il giudice Gabranth è rientrato da Rabanastre qualche ora fa, vi andava cercando a chiesto di voi, io e Sebastian gli abbiamo riferito che eravate impegnata. Adesso vi sta aspettando.

-Che aspetti.-rispose Ondine abbastanza infastidita.


-Ma che sta succedendo?- domandò Sebastian facendo una strana espressione.

-Bastian, non è il momento... Ondine ha avuto una brutta giornata.-Sibilò Brace facendosi serio.

La frase non piacque affatto ai due gemelli, specialmente a Noel che subito si allarmò.

-Brace cosa è successo.-fece Noel fissando con estremo nervosismo Brace.

-Abbiamo incontrato Exodus l'arbitro... e mi ha rivolto delle strane parole.- Disse Ondine osservando il tatuaggio dell'esper comparso sul suo polso, insieme a quello dell'irato.

-Ha detto che ci sono dei traditori tra noi... e che spetta a lei decidere la sorte di costoro.- fece serio Brace.


-Stai scherzando vero?-disse Noel scettico, ma Ondine scosse la testa.

-No, Noel è tutto vero... -

-Che prove hai riguardo alla questa cosa...-le chiese Noel, arrabbiato.

-Exodus si è riferito a qualcuno che in passato mi ha tradito... si stava riferendo ad Ashe.-

-Non vorrete ricominciare...- esclamò allarmato Sebastian.

-Non lo so... non ho ancora deciso.-

-Allora cosa volete fare?- le domando Sebastian mettendola alle strette.

Ondine non rispose, era stanca e voleva risposare, quella sera non volle toccare cibo.. non aveva alcuna fame. Decise di dormire da Brace, dando ordine a Sebastian e Noel di non dire a nessuno dove era.

Dopo quella sera passò quasi una settimana in cui Ondine evitò accuratamente Basch.

Basch al suo rientro rimase al quanto sorpreso nel non trovare Ondine ad accoglierlo, come invece immaginava. Ondine non era lì per lui, ci rimase molto male.

Il giudice si rivolse ai due gemelli, nella speranza che questi sapessero qualcosa, l'unica cosa che dissero e che Ondine era occupata con degli impegni.

Una settimana era passata, una settimana in cui il Giudice Magister Gabranth non aveva ricevuto notizie di sua moglie.

Gli risultava che lei fosse solamente "molto impegnata", Basch non aveva vissuto molto la sua vita coniugale con Ondine, insieme avevano appena trascorso quattro mesi dal loro matrimonio avvenuto tre anni prima.

Forse la nuova vita insieme come marito e moglie era qualcosa di nuovo per entrambi, e ciò metteva in difficoltà entrambi?

Una cosa del genere era fuori discussione per entrambi, di disse tra se Basch, forse era molto più probabile che Ondine sapesse.

E se effettivamente così... come l'avrebbe saputo.


In tanto in quella settimana che Ondine stette da Brace, ebbe molto di cui discutere con questi dopo l'incontro con l'esper.

-Sai Brace non ti ho mai raccontato nel dettaglio quando ti parlati di Basch anni fa.. sento che è il momento di raccontarti qualcosa.-

-Perchè adesso?- domandò l'amico.

-Forse perchè è il momento e che tu capisca..- disse lei.- Basch ha sempre fatto parte dell'Ordine. E l'Ordine è sempre esistito per proteggere la dea.-

- Al quanto originali... a me risulta che questa si sappia difendere già da sola e non voglia essere protetta.

-L'Ordine ha un motto. "Si lo scudo che difenda la sua parola. Si la spada che colpisca i suoi nemici là dove la sua voce non arriva. Siate i cavalieri eretti alla sua volontà. Per proteggere e servire. " Ogni cavaliere facente parte dell'Ordine è obbligato a seguirle questo giuramento ed obbedirvi.

-Proprio un bel motto... - Si lasciò sfuggire Brace con un certo sarcasmo.

-Non sai quanto.- Convenne seccamente Ondine prima di riprendere con le spiegazioni sull'antico Ordine.

-L'Ordine dei cavalieri è un ordine sacro è composto dai migliori, non sono solo la guardia personale della famiglia reale essi obbediscono solo al volere della dea. Anche la famiglia reale e soggetta a questa regola, nessuno ne è escluso.

La dea rappresenta la somma giustizia in terra... essa non può venir macchiata da una simile viltà...-continuò Ondine con estrema severità.


Le sue parole facevano raggelare il sangue, Brace non osava proferire parola-

-Oggi il concetto di somma Giustizia mi sembra al quanto soggettivo, gli stessi Occuria la pensano diversamente da voi huma... e non ne hanno tutti i torti.


-Voi non siete loro, Ondine... siete diversa.-

-No... non lo sono poi tanto.-disse Ondine muovendo la testa, prima di riprendere fiato e continuare.

-C'è stato un tempo in cui lo credevo anch'io, Brace. Ma il mio cuore non mente...i sentimenti che dimorano in me, ne sono la prova. Di certo non posso sporcarmi le mani... ma non posso fingere di non sapere. Exodus ha parlato, la sua non era una menzogna poichè ben consapevole del fatto che non avrebbe ricavato nulla dal tali affermazioni.

-Chi c'è lo può assicurare?- fece Brace quasi preoccupato.


-La morte è ciò che attende coloro che tradiscono... ma essa per loro non è che una gentile concessione se paragonate alla condanna di un suplizio eterno e senza fine.-

-Voi che si distruggano da soli... lasciandoli cucinarsi nel loro brodo.- realizzò Brace, con un brivido di paura. Ondine sorrise annuendo.

-Credimi Brace non c'è castigo peggiore di questo... non avranno face, non gli sarà concesso nessun perdono. Saranno loro stessi i loro carnefici, i loro sensi di colpa li divorerà.

-La giustizia e la misericordia in questo dove si trova?- le chiese in fine lui.

-Sai meglio di me che la misericordia per queste persone non esiste... essi ne sono un esempio, si sono dimostrati immeritevoli. Vedi concedere loro la morte sarebbe un atto di misericordia... ma le loro inutili esistenze non valgono la pensa.- Aggiunse Ondine con una freddezza che faceva quasi paura.


Brace non seppe cosa risponderle, entrambi sembravano abbastanza infastiditi da quel argomento.


***

Quella sera Basch se ne stava ad osservare la città imperiale avvolta dalle luci artificiali che brillavano per strada, in un paesaggio suggestivo.

Un soffio freddo e innaturale, gli attraverso il corpo, prendendolo in pieno. Gli comparve d'avanti un essere dalle sembianze femminili e dall'aspetto decisamente soprannaturale.

I lunghi capelli bianchi, la pelle azzurra e quegli occhi color oro. Le fini vesti bianche ricamate con fili d'oro e una corona di stelle le cingeva il capo sul quale era posto un casco d'oro.

Il suo viso splendido e al quanto famigliare... quanto inespressivo.

La donna pronunciò delle parole... che Basch conosceva bene.


-"Si lo scudo che difenda la sua parola. Si la spada che colpisca i suoi nemici là dove la sua voce non arriva. Siate i cavalieri eretti alla sua volontà. Per proteggere e servire. "... non ne siete degno...


La somma giustizia in terra era lei. Elbereth, la Regina di stelle. Signora del fato ed incarnazione stessa dell' eternità. Colei che governava la vita e la morte, lo spazio e il tempo. Manifestazione della giustizia divina in terra.

-Elbereth...-pronunciò allibito Basch, mentre la dea lo scrutava con un espressione tirata sul viso.

-Elbereth.. - Basch pronunciò ancora una volta il nome della dea, sibilandolo tra le sue labbra.

-Fate silenzio.- tuonò lei furibonda, Basch non osava parlare, fissava con i suoi occhi quella figura femminile in tutto il suo splendore. Gli occhi di lei sembravano avere qualcosa di strano, un misto tra il rimpianto e il rammarico, quasi volesse biasimarlo.

Il cavaliere fece qualche passo, ma a quel punto Elbereth scomparve cosi come era apparsa dal nulla. Tutto era stato talmente surreale, che Basch ci mise non poco a capire che quello era accaduto era reale.Basch non poetava dire nulla, l'apparizione della dea lo aveva paralizzato come lo addoloravano lei sue parole.


Ciò poteva significare solamente una cosa, lei sapeva. Basch si fermò a pensare a cosa avrebbe dovuto fare e cosa le sue azioni avevano potato. Quale sarebbe stata la sua punizione?

E per questo motivo per cui non si mostra e non mi vuole vedere?Il dubbio si faceva avanti, e man mano che procedeva diventava certezza.

-Non ti concederò la pace e nemmeno il perdono... per la vostra poca fede e il vostra superbia... - Gli sussurrò la dea. Dopo quelle parole, il silenzio scese nella stanza.


Basch non aveva alcuna voglia di sorridere, le sue azioni si stavano giù sentire il peso delle loro conseguenze. Non ci sarebbero state parole di scuse, ne qualcuno a cui rivolerle.

Era finita, per sempre. Elbereth maledì in eterno il nome di lei e quello di lui.


Fine...?



Non so come abbia fatto a scriverla... una simile cosa non so come spiegarla.

Comunque la parte Ashe e Basch è stata difficile da scrivere, così pure sulla parte di Exodus e l'ordine dei cavalieri di cui faceva parte Basch.

Trovo bellissima l'apparizione di Elbereth... è la dea che protegge Dalmasca e la famiglia reale. Si possono notare le sue statue nel filmato di apertura quando Raminas da la spada degli eroi a Rasler prima della partenza per Nalbina.

Un'altra statua di Elbereth si vede nella scena di Vaan che trova il frammento di crepuscolo.

Ho sempre immaginato che Dalmasca godesse della protezione di qualche dio, così ho voluto ecco immaginare che i cavalieri dell'ordine fossero al servizio della dea ehehehe...

Elbereth incarna il fato e l'eternità principalmente, ed è la manifestazione in terra del volere divino, non che della giustizia.

Exodus lo voluto inserire perchè essendo una creatura divina beh esso aveva il compito di giudicare e riferire agli dei i suoi giudizi. Così ho pensato di usarlo per far sapere del tradimento... di qualcuno.

   
 
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