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Autore: Daistiny    19/04/2018    0 recensioni
Della principessa che era stata un tempo ve ne rimaneva ben poco, nient'altro che l'ombra e la polvere. Ondine B'nargin Dalmasca non esisteva più.
Di lei era rimasto solo un vecchio vestito sgualcito e sporco, ridotto a brandelli, buttato in un vecchio baule.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ashe, Basch, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ritorno a Rabanastre 



Kiss me good-bye, love’s memory
Don’t shed a tear, for love’s mortality


Certe cose non cambiavano nemmeno se lasciavi passare otto anni, ne era fermamente convinta Amaya avvicinandosi verso l'ingresso ovest di Rabanastre, nulla era cambiato. Era meno di un anno da quando era ritornata, decisamente nove mesi, pochi per definire un anno.

E tolto la situazione finanziaria con Balthier e debiti, Amaya aveva perso ogni contato con le persone che anni prima aveva conosciuto, ad eccezione di Brace.

Rientrare a Rabanastre non le creava grande entusiasmo e sicuramente era certa di trovare la sua città di origine identica a come l'aveva lasciata. Indossava sempre fogge rozariane, ormai era un'abitudine che non riusciva a togliersi.

Negli ultimi 6 anni era stata qualche tempo a Rozaria da Al-Cid dopo diche era partita oltre le cascate del faro di Ridorana, oltre quel limite nessun altro era andato oltre, invece lei si.
Quello che aveva potuto trovare era qualcosa di estremamente diverso da Ivalice, tutto un'altra cosa. Tutto ciò andava oltre ogni immaginazione, presto tardi ci sarebbe ritornata, era nei suoi piani ma ora doveva sistemare la faccenda dei debiti con Balthier.

Amaya stava per mettere di nuovo piede a Rabanastre, dopo aver oltrepassato l'aerodromo ed aver riportato alla chocobiera il chocobo preso in affitto.
Diverse ore prima aveva ordinato a Brace di portare l'Amira all'aerodromo di Rabanastre e di affittare un hangar per il tempo necessario al loro soggiorno.

La giovane donna era abbastanza stanca e nevosa, la caccia non aveva dato risultati e prima di ritornare al suo vecchio appartamento di cui solo lei e Brace ne sapevano l'ubicazione, avrebbe dovuto scambiare due chiacchiere con Blance, riguardo il ricercato.
Si diresse così con passo svelto e deciso verso la sede del Clan Centurio, Amaya non era per nulla felice di rimettere piede in quel posto, significava solamente far sapere a tutti del suo ritorno in circolazione.

Lungo tutto il tragitto dall'aerodromo alla sede dei cacciatori, Amaya osservò con occhio attento la sua vecchia città, nulla era cambiato. Quando finalmente giunse a destinazione, e mise piede all'interno del clan, la sua figura non passò inosservata.
Bastarono pochi secondi che Amaya si ritrovò con gli occhi di tutti i presenti adosso, che silenziosi la fissavano. Una persona avanzò tra loro, un piccolo moguri... Montbalc.

-Sei veramente tu? Ku-pò?- chiese il piccolino, mentre Amaya non rispose, lo fisso qualche secondo per poi domandargli di dove poteva trovare Blance.


-Sto cercando una persona, riguarda una caccia... si chiama Blance, mi è stato detto che potevo trovarla qui a Rabanaste... se vessi avuto qualche reclamo. Ne sai qualcosa Montblanc?

-No... mai sentita ku-pò.- le rispose il moguri.

-E di un ricercato.. Krachot?- Il moguri scosse la testa, non sapeva nulla.


Amaya non fiatò, sapeva bene da contratto che del mandante non poteva sapere nulla se non a cose fatte. Ma alla ragazza serviva avere informazioni in più sul Krachot, se voleva trovarlo e chiudere in fretta la faccenda.
Lei guardò ancora il moguri, poi con fermezza gli disse, scandendo bene le parole che se mai avesse avuto informazioni su una persona di nome Blance avrebbe dovuto avvisarla, detto ciò saluto il moguri e se ne andò così come se ne era venuta.

La cacciatrice camminò ancora per le strade di Rabanastre fino a giungere quello che una volta era un'appartamento di sua proprietà, preso quando Dalmasca era sotto occupazione da parte di Archadia.
Per posto aveva molto da raccontare, Brace la stava già aspettando dentro e in sua assenza aveva provveduto a dare una sistemata generale al appartamento.

-Allora che te ne pare?- le domandò Brace entusiasta vedendo Amaya rientrare, ma la sua patner non era dell'umore adatto a gioire.

-Non è il caso Barce!- le rispose con voce aspra mentre con una mano si massaggiava la tempia.

-Sei stata da Montblanc? - fece lui.

-Si, non sa nulla di qualcuno che si chiami Blance, anche gli altri al clan non ne potevano sapere qualcosa. Nemmeno del Krachot... !

-Non pensi che possa esserci qualcosa sotto, è tutto troppo strano.-Notò Brace, Amaya non poteva essere d'accordo.

La persona che Amaya aveva incontrato e con cui aveva firmato il contratto per Krachot, non era Blance ma una persona che lavorava per lui.
Amaya non aveva fatto domande perchè si trattava  di un ricercato e di una caccia, quindi non vedendo nulla di male non aveva indagato a fondo come invece faceva di solito per altre questioni.
Non ne aveva mai avuto necessitò quando cacciava i ricercati, era un lavoro che la permetteva già di per se di avere molte informazioni, senza stare li a cerare il pelo nell'uovo.

-Concordo con te, è quello che penso.- disse lei sedendosi sul divano in soggiorno, quel posto le evocava tanti ricordi che le erano cari.

-Cosa intendi fare?- Brace osservandola distendersi sul divano ed incrociare le bracia, aspettando qualche sua decisione che tardò nell'arrivare.

-Decisamente nulla. Al momento abbiamo bisogno di soldi... e impuntarci su questa storia di Blace, senza nessuna cosa concreta mi sembra un'effettiva perdita di tempo.

-Se Vuoi vedere in giro se trovi qualcosa?-

-No. Non farò assolutamente nulla.... il nostro obbiettivo è cambiato.-

-Il "tuo" vorrai dire...- sottolineò Brace.-Perchè non chiami i gemelli... sono sicuro che loro possono subito estinguere quel debito causato da Balthier.- continuò il patner di Amaya.

-Piuttosto preferisco morire!-Commentò Amaya assottigliando gli occhi e innervosendosi, Brace alzò gli occhi al cielo, quando Amaya faceva così farle cambiare idea era controproducente.

-Come sua Maestà comanda!- commento sarcastico l'imperiale, solo per poi riceve un insulto piuttosto volgare dalla ragazza, che fece scoppiare a rodere l'huma.

-Ma come hanno fatto ha sopportarti quei due io non lo so.-

-Esattamente come hai fatto tu!- le rispose di rimando Amaya.

-Potevi almeno avvisarli... loro ti avrebbero appoggiata. Chissà cosa staranno facendo?-le ricordò lui.

-Saranno ancora alle dipendenze di lui...- aggiunse la cacciatrice senza farsi tanti problemi.- Oppure saranno tornati a Landis dal Console, forse è più probabile... potrebbero anche essersi divisi.

-Veramente erano le tue guardie... non le sue.-le ricordò l'huma.

-Lasciali stare dove stanno. Sono certa che stanno bene.- aggiunse lei.

-Non so se lo hai notato, ma qui a Rabanstre ci sono grandi preparativi. Penso che possa interessanti.

-No! Se non riguarda le cacce!

-Peccato... pensavo che ti poteva interessare che la giovane regina si sposa e non indovineresti mai nemmeno con chi.

-Non ti facevo così pettegolo, sai bene che la cosa non ci riguarda. Noi dobbiamo stare al nostro posto. -Commentò aspra Amaya.

-Il nostro posto qual'è?- Le domandò ancora lui.

-Siamo cacciatori ecco quale è il nostro posto. Queste sono cose che non ci riguardano. E comunque io non ho visto questi preparativi che affermi di aver visto... te lo sarai sognato.- disse Amaya alzandosi dal divano e andandosene in camera sua.

Amaya non aveva voglia di fare nulla, ne di pensare. Quella sera la testa le stava scoppiando e per tanto non era dell'umore adatto per essere allegra, ma da quando mai lo era stata.
L'unico sentimento con il quale conviveva era l'odio e una grande rabbia repressa. Solo al di là delle cascate di Ridorana Amaya aveva potuto distrarsi e prendere le distanze da Ivalice, ma era solo una cosa temporanea a un qualcosa che non aveva mai voluto affrontare.

Si sentiva delusa e tradita da tutto e quella vecchia ferita ancora le bruciava, cercava di non pensarci ma con il pensiero si ritrovava sempre li. Cacciare la distraeva da questo suo pensiero distruttivo, ma si chiedeva quanto ancora avrebbe retto.
Non voleva soccombere alla sua rabbia come aveva fatto Noah, voleva prendere quell'energia distruttiva che risiedeva dentro di lei e incanalarla per qualcosa che potesse darle soddisfazione.
L'unico modo che aveva per non soccombere era riempirsi di cacce ai ricercati fino a non avere più tempo nemmeno per altre cose, si sfiniva e solo allora riusciva a prendere un breve distacco da ciò che le dava il tormento.

Di lei le avevano sempre detto che era fredda, stoica e imperturbabile... tutto ciò era solamente una cortina fumogena, dentro di lei Amaya era come un vulcano, viveva forti e contrastanti emozioni. Violente e incontrollabili alle quali non si ribellava.

Il mal di testa non accennava a diminuire, la testa le stava quasi per esplodere e soprattutto voleva riuscire a prendere le distanze da tutti quei pensieri che intercettavano.

Rabanastre era in festa, di li a pochi giorni la sua regina si sarebbe sposata in un matrimonio sacro, Dalmasca si sarebbe unita all'impero in unico grande atto. Per quel giorno erano previsti grandi festeggiamenti, l'intera Ivalice avrebbe preso parte a ciò.

Amaya trovava la cosa alquanto stupida, quello era senza ombra di dubbio una manovra politica per consolidare le già tremolanti basi di entrambi i regni. Sua sorella aveva vinto, stava avendo tutto ciò che voleva.
Ma alla ragazza non sembrava importarle, aveva deciso di starsene fuori e cascasse il mondo non si sarebbe fatta di nuovo trascinare nel grande gioco.
Per lei ogni cosa aveva solo perso di significato e mostrare anche solo il minimo interesse per ciò che stava accadendo significava fare il loro gioco, dar loro importanza e Amaya non lo avrebbe mai permesso.

Non si uccide un dolore anestetizzando il cuore- una volta tanti anni prima Amaya aveva sentito questa frase, la conosceva bene e le era sempre piaciuta, tanto da farla diventare una sua regola di vita.

Ma per sopravvivere ad un forte dolore Amaya aveva dovuto per forza di cose anestetizzare il cuore, solo così era riuscita ad uccidere ogni piccola emozione che provava.
Odiava con tutta se stessa le persone emotive, quelle con il sorriso perenne stampato sulle labbra, gli sembravano degli idioti. E poi alte emozioni la disgustavano come la compassione.
No, Amaya non era di sicuro una persona che provava compassione, aveva fatto in modo che non potesse provarla. Aveva distrutto con le sue mani ogni cosa che potesse anche solo minimamente farle scaturire qualcosa. Ora c'era solo lei.
Il rapporto con Brace era anche cambiato, diventato più freddo e distaccato.

Amaya non gli voleva più parlare dei suoi sentimenti, delle sue paure e dei suoi tormenti. Lasciava che a parlare fossero le sue pistole, le Tiny Bee.
Due pistole gemelle, che potevano usare sia proiettili normali che colpi mistici, su di essere c'erano incise i nomi di due uomini. Le Tiny Bee rappresentavano per Amaya i due suoi due grandi amori... finiti in tragedia.

Era tarda sera, Amaya stanca si era addormentata sul suo letto, con indosso ancora le sue vesti, ormai stremata da quella giornata.
Brace era rimasto alzato ad osservare la capitale dalmasca, dalla terrazza dell'appartamento della sua partner, sospirava ormai non era più tanto giovane come prima... si stava avvicinando alla quarantina e si chiedeva spesso cosa avrebbe fatto della sua vita.

La vita con Amaya era stata qualcosa di sconvolgente per lui, si era ritrovato in qualcosa di più grande delle sue aspettative, e volendo o no la sua vita era stata pesantemente condizionata dal destino di quella ragazza.
Già che vita avrebbe potuto avere se non avesse deciso di seguire Amaya? Probabilmente sene sarebbe stato tranquillo ad Archades a far carriera nell'esercito, avrebbe avuto una moglie e dei figli oppure sarebbe morto sul campo di battaglia.

Tutti questi pensieri, sembravano non avere più peso. Non rimpiangeva nulla delle sue scelte, era solo preoccupato per le scelte drastiche che la sua patner aveva fatto in quegli anni.



**Palazzo reale di Rabanastre**


Quel giorno il consiglio dei ministri era durato più del previsto, dopo ciò si erano susseguite alcune udienze da parte di alcuni nobili al quale la presenza della regina non poteva sottrarsi.

In quegli anni Ashe aveva lavorato duramente per rimettere in piedi il suo regno e farlo tornare al fasto di un tempo e in soli sei anni poteva dire di essersi riuscita.
Non era stato facile, i primi tempi aveva dovuto sedare alcune questioni interne soprattutto riguardo ai finanziamenti che l'impero le aveva donato come risarcimento dei danni che aveva provocato. Oltre alla restituzione delle terre appartenute al regno di Nabradia, Archadia si era anche presa l'incarico di bonificare quelle terre.
Dalmasca non aveva potuto sperare in proposta migliore.

Finiti tutti i suoi impegni da regina, Ashe pote finalmente trarre un respiro di sollievo e ricevere una persona che stava aspettando da diverso tempo. La regina era nelle sue stanze quando si presentò la persona che aspettava.

-Quanto tempo principessa!- esclamò l'individuo misterioso.

-Adesso sono una regina!- lo corresse Ashe, togliendosi la corona poggiandola sul tavolo. -Come procedono i preparativi?- chiese lei.

-Procedono bene se è questo che mi chiedi. Riguardo a quella faccenda, posso dirti che sta andando veramente bene, pensavo che sarebbe andata peggio ed invece...-

-Capisco. Sai darmi altre informazioni al riguardo se ci riesci?- chiese la regina con tono preoccupato.

-Non posso assicuratelo Ashe- fece il misterioso individuo, notando l'espressione triste della regina.-Principessa quell'espressione così triste non vi dona, state per sposarvi dovete essere felice.-

-Lo so anch'io... eppure vorrei chiarire quella faccenda.- 

-Con lui? Ma non eravate rimasti solo buoni amici?

-Ed è quello che siamo...- sottolineò Ashe soffermandosi per un secondo per poi riprendere a parlare.
-Ognuno di noi due ha scelto la propria strada... non potevamo fare essere altrimenti. Rispetto alla me di otto anni fa, sono cambiate un sacco di cose.

-Immagino. Comunque per qualunque cosa Ashe... o Blance come ti vuoi far chiamare, mi devi un'aereonave lo sai?- le ricordò il misterioso uomo abbozzando ad un ghigno.

-Lo so Balthier.-lo chiamò per nome la regina.

-Non è stato facile incastrarla lo sai, non so come faccia Al-Cid a rintracciarla.

-Nemmeno io.

-Lo sai che potrebbe ammazzati se ti scopre. Non poi correre questi rischi, a volte e meglio non stuzzicare un cane che dorme.

-... però io diversamente da te non trovo pace. Fui debole...-aggiunse Ashelia stringendo i pugni.


-No Ashe... siamo umani.- Fece Balthier prima di andarsene, usando un passaggio segreto, lasciando dietro di se la figura della regina.

Anche se Balthier cercò di tranquillizzare la regina, questa comunque non si dava pace. Quando aveva saputo della sparizione di Ondine al rientro di Basch ad Archades, fu come se fosse stata colpita da un fulmine.
Non le diede nemmeno pace sapere poi dell'apparizione delle dea.
Nonostante  questo, non le impedì di vivere la sua relazione con Basch, ne aveva bisogno e si sentiva in diritto.
Ma non fu tutto rose e fiori, Basch era sempre preso dai suoi doveri e lei non poteva trascurare i suoi, alla fine i due passavano poco tempo insieme e quel poco di cui parlavano non erano certamente argomenti interessanti.

Così senza aspettarselo, Ashe iniziò a prestare sempre più attenzioni a Larsa, che se all'inizio vedeva come un fratellino adesso lo stava vedendo sotto un'altra luce.
Iniziando a scoprire così quando entrambi condividevano, Ashe col tempo comprese che forse ciò che l'aveva sempre attirata di Basch era il fatto che le ricordasse suo padre.
Basch era un uomo maturo sotto ogni punto di vista, psicologico, sentimentale ed anche sessuale, non a caso era più grande di lei di diciassette anni.
Prima quegli anni di differenza non le erano sembrati troppo, ma poi si... non solo dal punto di vista fisico ma anche delle esperienze.
Basch non aveva vent'anni come invece li aveva lei, con tutta una vita d'avanti e un mare di esperienze da fare, stare con una persona che aveva il doppio dei suoi anni la limitava molto, come se fare la regina non avesse già dei suoi limiti.

L'amore per Basch era un'amore immaturo, forse anche un po' idealizzato grazie all'illusione che dava la posizione di Basch.
Ashe aveva capito che per quando Basch potesse darle tutte le sicurezze che lei cercava, queste non le sarebbero mai appartenute veramente, non solo come dire non le avrebbe mai realmente consentito di avere una sua sicurezza e indipendenza.
Sarebbe sempre dipesa emotivamente da qualcuno e Ashe come regina non poteva permetterselo. Già in passato qualcuno si era permesso di sbeffeggiarla per la sua mancanza di carattere e di posizione, ora Ashelia non lo avrebbe consentito.

Diversamente da Basch, Larsa era con l'età molto più vicino alla giovane regina, anche se questa era più grande di sette anni, un età che comunque era molto più tollerabile a confronto ai quarantacinque anni di Basch.

Larsa era cresciuto bene sotto la costante guida di Basch, e inaspettatamente si era fatto un giovane molto avvenente dai lunghi capelli neri che portava lunghi fino alle spalle.
A guardarlo bene qualcosa in lui ricordava molto suo fratello Vayne, forse erano i lunghi capelli o lo sguardo. Ma c'era qualcosa che comunque li accumunava.
Il giovane Solidor col tempo aveva dimostrato di essere una persona di carattere e più passava il tempo, più dimostrava di possedere un certo carisma come suo fratello, ma sta volta voltato alla pace e non alla guerra.

Larsa era una persona molto attiva, coinvolgente ed entusiasta riguardo tutto ciò che poteva riguardare Ivalice e la sua situazione geopolitica.
Grazie alla sue guida e alle sue riforme, l'impero archadiano aveva iniziato ad assumere un'immagine e una considerazione decisamente più positiva rispetto a otto anni prima.

L'alleanza stretta tra Ashe e Larsa non poteva far altro che dare buoni frutti, con Al-Cid era stato lo stesso da quando era diventato pure lui Imperatore.



** Locanda Mare di sabbia**



Balthier furtivamente era uscito da palazzo attraverso un cunicolo che conduceva alle fogne e di li alla città bassa. Ormai conosceva qui cunicoli come il palmo della sua mano. 
Alla taverna Mare di sabbia lo stava aspettando Fran con Nono, non ci volle molto a finche il pirata li raggiungesse. 

-Allora come andata la visita a sua Maestà?- chiese scanzonata Fran mentre osservava Balthier togliersi la mantella.

-Bene.- aggiunse lui. 

-E niente più?- indagò la viera alzando un sopracciglia sarcastico, non era da Balthier uscirsene così, tranquillamente.

-Mi aspettavo altro da te.-continuò lei poggiando il viso su una mano e quadrando bene il suo patner.
-Magari una corte spietata.

-Sua Maestà tra pochi giorni si sposa, è una donna impegnata.- Ribatte Balthier pensando alle nozze tra Larsa e Ashe, la cosa l'aveva non poco sorpreso.

-Di la verità avresti voluto farla tua?- domandò ancora la viera.

-Certo, per poi perdere la mia libertà.

-Pensavo che il cuore di una certa regina fosse molto più prezioso della libertà.

-Un cuore che è stato ceduto ad un cavaliere di nostra conoscenza, vorrai dire.-Balthier la corresse.

-Si è trattato di uno sbaglio. Una fatalità... voi huma siete complicati.- osservò Fran, squadrando il suo patner.

-Fran non possiamo essere giudicati per la base di solo errore, sarebbe stupido.

-Certe cose Balthier sarebbe meglio lasciarle stare.State giocando col fuoco. -lo ammonì la sua patner visibilmente arrabbiata.

-Cosa potrebbe succedere?- Balthier alzò un sopracciglio, mentre sorrideva ironico, battuta che non piacque per nulla a Fran. 
Nono rimase silenzioso, quella sera nessuno aveva voglia di scherzare.



**Archades - Palazzo Imperiale**

La terrazza acquatica era il posto preferito di Larsa, rispetto all'immenso studio di suo padre, da li si poteva vedere una spettacolare vista di Archades mentre poteva godersi i bellissimi raggi del sole.
Peccato che fosse sera, quasi ora di cena. A pochi giorni dal matrimonio, Larsa non se ne rendeva conto che stava per sposarsi eppure era tutto stato deciso mesi prima, di comune accordo tra lui e Ashe.

Il loro amore era nato per caso, senza che nessuno dei due se ne stesse accorgendo, eppure Larsa in precedenza aveva saputo di una breve parentesi tra Ashe e Basch, naufragata col tempo a causa dei doveri di entrambi.

A pensarci bene, una possibile storia tra quei due era impensabile. Una era una regina -oltre tutto anche piuttosto giovane- mentre lui era un giudice che di umili origini che non vantava nessun titolo se non quello di Giudice Magister, una posizione di gran lunga inferiore a quella di Ashe.

Non solo che poteva saperne un giudice come quello di politica o governare uno stato. Era solo un semplice soldato, poco avvezzo a queste cose.
Sapeva l'arte della guerra, non della politica.

Larsa e Ashe si erano trovati ad avere molte cose in comune, non solo la tragica fine dei loro padri, ma anche tutto il bagaglio di esperienze che la loro giovane età gli aveva potuto offrire.
Qualcosa che Basch non poteva offrire. Molto spesso durante le loro visite ufficiali, l'uno nei paesi dell'altro i due giovani avevano avuto modo di scambiare i propri punti di vista, non solo riguardo ai rispettivi stati ma anche sulle proprie scelte personali.
Idee per il futuro, le loro speranze per i rispetti regni, e i ricordi che il passato aveva lasciato loro. Ad Ivalice sembrava essere tornata tranquilla come un tempo, ma c'era qualcosa che anche a distanza di tanti anni mancava sempre.

Il giovane Ferraris osservava ancora lo spettacolo che la terrazza acquatica gli offriva, non si stancava mai di osservare quel panorama dall'alto del palazzo, con i restanti edifici immersi nelle nuvole avvolti dalle piante.
Nel più totale silenzio osservava, fin quando non fu interrotto dal rumore di alcuni passi che si avvicinavano verso di lui e un constante tintinnare di un'armatura, quella di Gabranth.

Ormai Larsa aveva preso l'abitudine a chiamarlo Gabranth e non più Basch, quel nome non si udiva ormai da anni. Dopo l'ennesima sparizione di Ondine, Gabranth aveva intrattenuto una disastrosa storia con Ashe esauritasi nel giro di alcuni anni, tolto quello non gli era rimasto più nulla.
Aveva avuto non pochi screzi con le ex guardie di Odine che appena resesi conto della situazione avevano provveduto a suonargliele di santa ragione.
L'unico a restare dei due gemelli ad Archades era Sebastian, mentre Noel sconvolto com'era e pieno di risentimento verso il giudice aveva deciso di far ritorno a Landis.

Gabranth dopo un simile macello si era dedicato all'unica cosa in cui riusciva, fare il suo dovere. Fare il giudice non era stato mai così difficile, e non c'era nemmeno più Ondine a dargli una mano, suggerendogli chi erano gli amici o i nemici di suo fratello.

-Non trovate che sia una notte fantastica?- fece il giovane imperatore rivolgendosi al giudice che in quel momento si tolse l'elmo.

-Si.- Emise senza fiato Gabranth, osservando pensieroso il giovane.

-Ci credete che finalmente dopo tanti anni Dalmasca e Archadia si uniranno sotto un unico impero?

-Questo è un momento storico, Lord Larsa. -aggiunse il giudice.

-Vorrei che a vederlo ci fossero anche gli altri.- disse il giovane imperatore sorridendo alla sua guardia del corpo.

-Sono sicuro che li rivedrete alla cerimonia.

-Certamente, non mancherebbero mai. Vorrei che anche mio padre e mio fratello potessero vedere, così come anche Noah.- ma quello era qualcosa di impossibile e lo sapevano entrambi.

-Maestà sono sicuro che sarebbero stati orgogliosi dell'imperatore e dell'uomo che siete diventato. -cercò di rassicurarlo il giudice, ma nelle sue parole e in quello del suo protetto non vi era altro che rammarico e amarezza per l'assenza di quelle persone che il giovane Larsa erano state dei punti di riferimento.

Ecco cosa era Basch un punto di riferimento, per Ashe e Larsa che rappresentavano il futuro di Ivalice. Del passato non era rimasta più traccia, solamente lui e Zargabaath, del resto tutti gli altri giudici che erano subentrati a Drace, Bergan, Ghis erano di tutt'altra pasta rispetto ai loro predecessori, lo stesso Larsa su consiglio di Basch aveva eletto dei nuovi giudici e di certo alcuni non avevano nobili origini come quelli del passato..

Archades stava cambiando e non si sapeva che direzione avrebbe preso, ma tutti si auguravano che sarebbe cambiata in meglio.

-Vostra Grazia dove entrare, si sta facendo freddo e la cena è quasi pronta.-gli ricordò Gabranth, avvolte sembrava un padre fin troppo premuroso.
Chissà come sarebbe stato essere padre, Basch se lo chiedeva spesso, se le cose con Ondine sarebbe andate diversamente a quell'ora la sua vita come sarebbe stata?

-Certo Gabranth.-

Ondine... non c'era giorno in cui Basch non la pensasse, in tutto quel tempo non l'aveva mai nemmeno una volta cercata. L'apparizione di Elbereth lo aveva inquietato non poco, la dea era furente, non poteva far altro che lasciar stare.
Ma cosa avrebbe fatto al suo posto Noah, di sicuro una cazzata come la sua non l'avrebbe fatta, e non avrebbe permesso ad Ondine di scappare come invece aveva fatto lui.

Aveva commesso lo stesso errore di vent'anni prima, quando un lui più giovane e immaturo aveva abbandonato patria e famiglia per servire Dalmasca. 


**Archades -Ex appartamento di Ondine e Brace**


Quella sera Sebastian cercava di rilassarsi, la giornata era stata veramente dura e stare alle dipendenze del Giudice Gabranth non gli rendeva le cose semplici.
Dopo l'ultima discussione avuta con lui e con suo fratello dopo la sparizione improvvisa di Ondine, i rapporti con questo erano sempre più tesi.

Senza manco volerlo Sebastian era finito per diventare un giudice, la sua posizione non gli dispiaceva era anche un incarico tutto sommato importante e prestigioso.
Ma certe volte era quanto di più fastidioso potesse esistere, specialmente quando doveva trascorrere l'intera giornata al fianco di Gabranth. 
Se fosse stata un'altra persona di sicuro non avrebbe avuto nulla da ridire sul suo operato, ma sapere che sotto quell'armatura si nascondeva Basch, gli dava ai nervi. 

Noel non l'aveva presa bene quando aveva saputo da parte del suo gemello la decisione che aveva voluto prendere quest'ultimo, soprattutto dopo la questione di Basch.
I due fratelli non si erano parlati per diversi anni, Noel non accettava di servire l'impero e soprattutto sottostare all'autorità di Basch, preferiva tornarsene a Landis e prestare servizio sotto il Console.
Sebastian capiva bene le ragioni per cui Noel se l'era presa e le condivideva appieno, ma capiva anche quale poteva essere l'opportunità di essere un giudice, in fondo non era poi così terribile.
Non era un tradimento a suo fratello e alla sua patria, quanto semplicemente l'opportunità di ricoprire una carica prestigiosa con tutti i vantaggi che essa comportava.

Su questo lato Sebastian era molto diverso da sua fratello.

La giornata era trascorsa in fretta per la felicita di Sebastian, il quale riteneva che molti suoi colleghi giudici archadiani a suo parere erano veramente degli inetti quando si trattava di sbrigare alcune pratica.
A suo dire se ne salvavano solamente pochi e tra questi, Solona, Armell e Olean, gli unici con cui era riuscito a stringere un buon rapporto, con gli altri era solamente tempo perso.

Sebastian aveva finito con l'abitare nel vecchio appartamento di Ondine, quando fingeva di essere l'assistente di Gabranth durante la guerra. Quel posto era ancora pieno delle cose della ragazza e il tempo sembrava essersi cristallizzato.
L'huma aveva finito con l'occupare quella che una volta era la camera di Brace, di sicuro non se ne sarebbe preso a male.
In tutti quegli anni, Sebastian non aveva mai smesso di cercare Ondine o di capire dove si fosse nascosta, anche suo fratello Noel la stava cercando.
I due pur non parlandosi da tempo per le scelte che avevano fatto riguardo la loro vita, su una cosa ancora continuavano ad andare d'accordo, ovvero cercare Ondine.

Forse tutto sommato la scelta di diventare Giudice e quindi di lavorare a fianco di Gabranth non era stata del tutto sbagliata, Noel lo aveva capito solo qualche anno dopo la scelta del fratello.
Sebastian averebbe potuto più controllare facilmente le mosse di Gabranth se solo questo si fosse avvicinato nuovamente ad Ondine.

L'uomo stava sorseggiando una birra, osservando la capitale imperiale, i suoi pensieri vagavano come vagavano le varie aeronavi nella città. Quel posto non era male, anzi era molto interessante per non essere Landis.
A Lansid, a Sebastian mancava terribilmente la sua patria, spesso Basch gli chiedeva di Landis, ma le risposte che otteneva da Sebastian erano sempre le stesse.

   
 
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