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Autore: vamp91    05/04/2018    0 recensioni
[Fantasy Inventata]
[Fantasy Inventata]...la creatura che aveva di fronte doveva per forza essere una Dea scesa sulla terra; perché non c’era nessun essere umano di tale bellezza in tutto il mondo, ne era certo.
Quegli occhi! Li conosceva. Non capiva come, dove o quando li avesse visti, ma li conosceva. Quegli occhi da fattucchiera, così strani ma allo stesso tempo così paurosamente familiari e ipnotici. Quegli stessi occhi che adesso lo fissavano con incredulità, quasi come se anche lei avesse provato le stesse identiche sensazioni...
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Eccoli la...ormai c’erano quasi. Il cartello autostradale diceva che mancavano giusto 8 miglia prima di prendere l’uscita per Salem. Guardò ancora una volta fuori dal finestrino lo scorrere veloce degli alberi. Il clima e la vegetazione di quella zona erano del tutto diversi da quello dell’Arizona. Beh ovvio lì era molto più caldo. In quel posto invece era tutto fin troppo rigoglioso. Però allo stesso tempo iniziava a piacergli sempre di più. In un certo senso si sentiva come se stesse ritornando a casa. Assurdo! Perché lui da quelle parti non c’era mai proprio stato. Aveva come un senso di déjà vu. Ma forse era tutto dovuto allo stress del trasloco, del dover lasciare la scuola, la città, gli amici... anzi un solo amico. A essere sincero sperava che quel trasferimento migliorasse un po’ la sua situazione. Spostò lo sguardo avanti, osservando i suoi due fratelli. Richard, o Rick, come preferiva essere chiamato ovviamente stava al posto di guida, mentre Isabel in arte “Isa” occupava il sedile del passeggero. A lui non dispiaceva starsene dietro; non era mai stato invidioso del rapporto che avevano quei due e di certo non gli era mai importato del fatto che lo trattassero con sufficienza, come se fosse un estraneo e non un membro della famiglia. Non aveva bisogno di quei due, sapeva cavarsela benissimo da solo, e poi i suoi genitori davano a tutti e tre la stessa importanza ed era questo a contare davvero. Paul e Mary Allen erano i genitori che tutti avrebbero voluto avere. Gentili, altruisti, sempre pronti a dare una mano, compassionevoli e generosi. Avevano un’infinità di qualità, e nonostante fossero benestanti non avevano alcun tipo di superbia; non si davano arie e soprattutto non discriminavano la gente. Anzi facevano di tutto per far sentire chiunque a proprio agio. Lo stesso non si poteva dire dei due gemelli. Erano tutto il contrario dei genitori, al punto che Caleb aveva avuto la folle idea che fossero stati adottati. Ma le somiglianze fisiche erano fin troppo evidenti. Rick non era esageratamente alto; era in perfette proporzioni per non sfigurare con una ragazza di media statura. Aveva dei capelli biondo scuro che si ostinava a pettinare sempre allo stesso modo, e dei normalissimi occhi castani. Isabel era un po’ più bassa del fratello, aveva lunghi capelli castano chiaro che portava meticolosamente lisci, occhi anch’essi castani. Era magra, fin troppo a suo avviso. In effetti era quasi priva di forme, se non che per quell’accenno di seno che si intravedeva da sotto i vestiti e che lei cercava disperatamente di mettere in risalto con scollature a dir poco volgari. Ma come spesso lei stessa gli faceva notare lui non capiva un tubo di ragazze e soprattutto non sapeva riconoscere quelle belle. Finalmente dopo ancora un’ora intera di viaggio erano arrivati in città e Caleb poté godersi quella vista meravigliosa. Salem si stava dimostrando davvero una rivelazione. Forse tutto sarebbe andato per il verso giusto da quel momento in poi. ANDRÀ BENE! Aveva per caso pensato ad alta voce? Mah no... Però quel pensiero era stato così prepotente che gli era sembrato come se qualcuno glielo avesse urlato nelle orecchie. Stava diventando paranoico, non c’era altra soluzione. I suoi genitori li accolsero con un sorriso. “Siete arrivati! Come sono contenta!” esclamò sua madre correndo ad abbracciare ognuno di loro. “Vi piacerà qui, è un posto meraviglioso. Abbiamo già conosciuto un mucchio di persone simpatiche, vi abbiamo iscritto a scuola e devo ammettere che è proprio fantastica! Non è vero tesoro?” chiese al marito. “Spettacolare” sorrise lui di rimando. “Vi troverete bene, ve lo assicuro”. Dopo altre chiacchiere sulla cittadina si diressero verso l’interno per disfare i bagagli. Caleb fu subito sorpreso dall’immensità e dalla bellezza della villa in stile coloniale. Era ampia e ariosa e piena di mobili antichi. I pavimenti erano tutti in legno pregiato, così come la ringhiera della grande scala che conduceva al piano superiore dove c’erano le camere da letto. Molto meglio della vecchia suite dell’albergo in Arizona. “Sul retro c’è il giardino con un gazebo, barbecue e la piscina; anche se mi hanno detto che qui vicino c’è un lago e poi l’oceano è proprio a pochi passi” osservò suo padre. “Forte” rispose Caleb sorridendo. “Niente di che... allora dove sono i miei vestiti? Devo scegliere cosa metterò domani”. Isabel era la solita stronza e anche se Rick non aveva aperto bocca sapeva che anche lui come la sorella era uno stronzo coi fiocchi! Il mattino dopo Caleb si alzò di buon umore e carico di ottimismo. Era ansioso di andare a scuola e conoscere qualcuno di diverso dai suoi fratelli. Ma rimase un po’ deluso quando vide chi venne ad accoglierli. “Ciao! Voi dovete essere i nuovi arrivati; io sono Amber e per oggi sarò la vostra guida all’interno dell’istituto.” Si presentarono tutti e prima di iniziare il giro la ragazza non poté trattenersi dal mostrare il suo apprezzamento per l’abbigliamento della sorella. Fu la prova che quelle due erano davvero identiche. “Venite vi porto a visitare il campo di football...e Isa? Sei fortunata! Stamattina la squadra al completo si sta allenando per la prossima partita quindi potrai vedere un bel po’ di bei ragazzacci in campo...” “Meraviglioso” rispose lei di rimando, davvero interessata. Caleb ruotò gli occhi ma non disse nulla. Non voleva dare spettacolo di fronte a un’estranea. Sebbene il suo intervento del tutto inappropriato, apprezzò il fatto di portarli al campo. Come aveva detto Amber la squadra si stava allenando e Isabel non aveva perso tempo a selezionare qualche possibile preda. “Chi è quello?” chiese indicandone uno... “Il numero 9” “Oh bene, hai buon gusto. Quello è Marcus Laurens; è il capitano della squadra, ha una borsa di studio di football per Harvard, ma non sa ancora se accetterà”. “Stai scherzando? Perché non dovrebbe?” “Perché... mia cara non è il solito campagnolo senza cervello che sa solo fare sport. Si dà il caso che sia uno dei migliori allievi della “Salem High School”; quindi ha tante altre infinite possibilità tra cui scegliere e credimi se ti dico che i migliori College farebbero carte false per averlo!” “Beh non lo metto in dubbio...” sussurrò Isabel leccandosi le labbra. Amber fece un risolino. “So cosa stai pensando, ma credimi se ti dico che non potrai mai averlo”. Lei divenne viola “Cosa te lo fa pensare? Io sarei perfetta per lui!”. “Forse nella tua vecchia città, ma qui non saresti meno che niente per lui. Non arrabbiarti, lo capirai quando conoscerai la sua ragazza”. “Non ho paura di nessuno e cosa più importante non sono mai stata seconda a nessuno!”. “Mi dispiace dirtelo cara, ma qui la prima è e resterà sempre Clairy. Nessuno è in grado di competere con lei e a dirla tutta nessuno ha mai voluto farlo. Non è solo bellissima, è dolce, gentile, una persona fantastica. L’intera città la adora”. Caleb si chiese se quello che Amber stava dicendo fosse vero. Eppure c’era una tale sincerità nelle sue parole! “Comunque vi presento il quarterback...” Proprio in quel momento la persona in questione si avvicinò a loro togliendosi il casco e mostrandosi in tutta la sua gloria. Aveva il tipo di bellezza di cui Isabel andava matta; ovvero modello di intimo sexy sbattuto in copertina e su tutti i manifesti pubblicitari a grandi dimensioni. “Ehi Amber...chi sono i tuoi amici?” chiese sorridendo. “Loro sono Rick, Bell e Caleb McCarty” li presentò “Lui é Marcus Laurens. Sono arrivati da poco in città e dal momento che la tua dolce metà era molto impegnata con il giornale io ho avuto l’incarico di fargli da guida per l’intera giornata”. Quindi quel compito le era stato assegnato come seconda scelta... interessante. “Spero che vi troverete bene qui. Se uno di voi due gioca a football facciamo dei provini la settimana prossima”. “Rick non gioca; in effetti lui non fa nulla che possa portarlo a sudare o sporcarsi, però a me interessa”. Rispose Caleb con un mezzo sorriso sbieco. “Perfetto! Allora ti aspetto. Adesso devo andare, ma possiamo pranzare insieme, così conoscerete la mia Clairy. Amber vi farà vedere dove ci sediamo di solito. A dopo ragazzi” e corse via così velocemente di come era arrivato. “Allora continuiamo il giro?” Tre ore più tardi finalmente Amber li accompagnò in quella che Caleb sperava fosse la mensa. Non aveva mai camminato tanto in vita sua, né ascoltato parlare per ore ininterrottamente la stessa persona. Aveva proprio bisogno di una pausa. “Ecco questo è il nostro tavolo. Non importa a che ora arrivate, lo troverete sempre libero, perché tutti sanno che è nostro. Adesso non avrete più il problema di trovare dei posti liberi” e sorrise. Se per lei era normale... Si erano appena seduti quando arrivò Marcus che li salutò. Non sembrava male in fondo. Forse era il primo quarterback che gli andava a genio. Isabel, dal canto suo, cercava di mettere in atto quelle che secondo lei erano armi di seduzioni; ovvero abbassare ancora di più quella già volgarissima scollatura sperando che lui la notasse. Ma non successe nulla; anzi Marcus si buttò in una conversazione sullo sport facendo domande a cui Caleb fu ben lieto di rispondere. Possibile che per la prima volta in tutta la sua vita lui fosse diventato quello simpatico, popolare e accettato? Sembrava che tutto fosse concesso in quella cittadina. Poi notò Marcus alzare il braccio e fare cenno a qualcuno di avvicinarsi. “Eccola che arriva. Ti piacerà, vedrai”. Caleb aveva già capito di chi si trattasse ancora prima di girarsi a guardarla. E fu in quel preciso istante che tutto successe... È LEI!!!!!! È QUI!! L’ABBIAMO TROVATA!!! Un dolore lancinante lo colpì alle tempie, seguito da delle fitte assurde. Cos’era quella voce che aveva appena sentito nella sua testa? Non riusciva a concentrarsi, la sua mente era offuscata. Non era lucido abbastanza. La creatura che aveva di fronte doveva per forza essere una Dea scesa sulla terra; perché non c’era nessun essere umano di tale bellezza in tutto il mondo, ne era certo. Quegli occhi! Li conosceva. Non capiva come, dove o quando li avesse visti, ma li conosceva. Quegli occhi da fattucchiera, così strani ma allo stesso tempo così paurosamente belli e ipnotici. Quegli stessi occhi che adesso lo fissavano con incredulità, quasi come se anche lei avesse provato le stesse identiche sensazioni. Sentiva Marcus che li presentava, e vedeva se stesso fare un cenno con la testa verso di lei, mentre lo ricambiava; ma il suono era ovattato, come se fosse lontano chilometri. I loro sguardi si fusero... e Caleb ebbe la sensazione che anche i loro cuori presto avrebbero seguito quello stesso destino...
  
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