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Autore: lobelia181    05/04/2018    5 recensioni
[solo i 19 anni dopo non esistono, il resto rimane invariato]
Severus Piton, nonostante abbia ricoperto il ruolo di preside per un solo anno, fa comunque parte dei quadri appesi alla parete dell'ufficio del preside ad Hogwarts. Hermione ormai conosce il passato del suo ex professore di pozioni: come si comporterà?
DAL CAPITOLO 3
«Dovrebbe essere intelligente…eppure alle volte si intestardisce così tanto… Dovrebbe vivere la sua vita e basta senza attaccarsi troppo a ciò che non potrà mai avere»
Silente rise di gusto.
«E’ strano Severus, è proprio ciò che cercavo di farti capire io, qualche anno fa».

DAL CAPITOLO 5
Si avvicinò al quadro con furia e lo staccò dal muro sotto lo sguardo divertito di Albus che aveva assistito alla scena nel più completo mutismo.
«Che sta facendo Granger?», ringhiò Severus, ma lei si limitò a rimanere in silenzio e prese a marciare verso l’uscita. Spalancò la porta e camminò a falcate lunghe, sotto gli occhi attoniti di alcuni ragazzi che la osservavano tenere fra le braccia il quadro adirato e non si fermò fino a che non arrivò alla torre, all’esterno del castello.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Hermione Granger, Minerva McGranitt, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Hermione/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 10

 

Le parole se ne stanno zitte sulla soglia
a un passo da te che resti fuori,
e io non so come chiamarti
e chiederti di tornare indietro.
(Fabrizio Caramagna)

 

Hermione aprì gli occhi.
Sbattè le palpebre più volte prima di mettere a fuoco la sua stanza.
D'istinto cercò, sulla poltrona a fianco alla sua, la presenza del professore, ma non appena si accorse di essere tornata alla realtà le uscì uno strano suono dalle labbra. Come un singhiozzo trattenuto.
Sospirò e si costrinse a non piangere, le sembrava quasi di sentire ancora l'umidità della bocca di Severus premuta contro la sua.
«Signorina Granger, mentre dorme sbava», la voce profonda del professore l'avvolse e le fece ricordare di non essere sola, anche se quella presenza era appesa ad un chiodo, dentro un quadro.
Si riscosse e si ritrovò a portarsi una mano alla bocca, come a cercare di trattenere la sensazione di quel bacio ed infine rise.
Si ritrovò a ridere perché si immaginò la faccia che avrebbe potuto avere nel sonno, mentre sognava di baciare quell'uomo così scorbutico ed infine divenne improvvisamente rossa d'imbarazzo come se lui avesse potuto intuire a cosa stava pensando.
«Gliel'ho già detto», cominciò lei «dovrebbe provare ad essere più gentile».
Lui, in tutta risposta scrollò le spalle.
La ragazza si prese qualche secondo per osservare attentamente il volto del pozionista, si perse in quei lineamenti, cominciò dagli occhi così neri e profondi in cui rischiava di smarrirsi ogni volta che li incrociava, al naso aquilino a quelle labbra strette, quelle labbra che aveva sognato di baciare e per un breve e stupido momento, si chiese se quello che aveva appena vissuto era davvero solo un sogno o se poteva essere qualcosa di più.
Che Severus fosse entrato nella sua mente?
Scosse la testa, ripensando a quel bacio, a quel breve ballo: sicuramente no.
Sorrise imbarazzata.
«Allora, direi che è il momento di riportarla sulla parete che più le appartiene», esclamò Hermione, non rendendosi conto di come, quelle parole, crearono un certo disagio nel professore. Se fosse stato Albus al posto suo, ci avrebbe scherzato sopra, dicendo qualcosa a proposito del “fare parte dell'arredamento”, ma la frase della Granger gli aveva ricordato semplicemente quale era il suo posto.
Appeso ad una parete. Non aveva una casa, ma una parete.
Così, infastidito, grugnì qualcosa e ordinò alla ragazza di fare in fretta.
Hermione, contrariamente a ciò che le era stato ordinato, se la prese comoda, sembrava facesse quasi apposta ad avanzare così pigramente fra i corridoi di Hogwarts, in qualche modo voleva vendicarsi di quel bacio ricevuto solo da un sogno.
La verità era che avrebbe desiderato tantissimo riceverlo nella realtà ed invece aveva dovuto accontentarsi del frutto della sua fantasia ed avere la consapevolezza che, se solo fosse stata più attenta agli spostamenti, alle azioni commesse dal professore quando era ancora in vita, avrebbe potuto davvero, farsi baciare, bè forse, insomma, che quel suo stupido professore non l'avesse mai baciata veramente la infastidiva più del dovuto.
«Stupido, stupido professore...», si ritrovò quindi a sussurrare mentre era completamente persa nei suoi pensieri.
«Guardi che la sento, sono morto, non sordo signorina» rispose Piton storcendo il naso.
Lei sobbalzò e si ritrovò a scusarsi più volte con il quadro arrossendo completamente.
«N-non intendevo lei...cioè si, lei, ma non lei, lei! Il lei del mio sogno...era a quello a cui io-» e si bloccò quando posò gli occhi sullo sguardo di Severus che la fissava con aria corrucciata. Si ritrovò ad immaginare che quel suo blaterare senza senso la faceva apparire incredibilmente stupida, così sbuffò e riprese il suo cammino, un po' più spedito questa volta, verso l'ufficio della preside.
Quando provò ad entrare si rese conto che la parola d'ordine era già stata cambiata e solo dopo vari tentativi falliti il professore si decise a rivelarle quella giusta. Quando Hermione gli chiese come facesse a conoscerla lui si giustificò con qualcosa di molto simile a “segreto tra quadri” che fece scoppiare a ridere la ragazza.
Severus in quel momento, mentre la osservava, si ritrovò a pensare a quanto fosse bella quella risata e si ritrovò a sorridere spontaneamente, subito dopo però, si rabbuiò ricordando che non avrebbe mai potuto averla.
L'avrebbe vista solamente da lontano, avrebbe gioito delle sue conquiste, l'avrebbe seguita con lo sguardo, rimanendo nell'ombra, proprio come era successo con Lily.
A quel pensiero il suo umore peggiorò nuovamente, non ci sarebbe mai stato, per lui, un futuro gioioso e la cosa gli era ormai chiara da tempo, soprattutto a seguito della sua morte, quello stupido giorno alla stamberga strillante, mentre aveva le zanne di Nagini piantate nel collo. Quella ragazza però, Hermione, gli stava rendendo le cose complicate, nonostante avesse accettato il suo destino da molto tempo.
Fu in quell'istante che il professore si rese conto che gli occhi della ragazza erano puntati su di lui, quasi a voler leggergli la mente.
«100 galeoni d'oro per i suoi pensieri», disse infatti la Granger.
Lui si limitò ad inarcare un sopracciglio e gli intimò di portarlo al suo posto, era stato fin troppo in giro e le fece presente che la sua camminata era insopportabile, fra le sue braccia non aveva fatto altro che sobbalzare e gli aveva fatto venire un incredibile mal di testa.
Ovviamente non era vero, ma questo Hermione Granger non avrebbe potuto saperlo.
Lei, a quelle parole, si colorò di rosso e marciò fino all'ufficio della preside credendolo vuoto, ma non appena vi mise piede all'interno, si accorse che c'erano i suoi amici lì.
Un sorriso spontaneo le disegnò il volto, e corse verso di loro, ma quando fece per abbracciarli, si accorse dell'ingombro del quadro e si affrettò ad appenderlo alla parete.
«Uhm...-che bello vedervi ragazzi!», esplose lei, sperando nessuno le facesse qualche strana, ma ben giustificata, domanda sul perché lei se ne andava in giro con quel quadro.
Le espressioni che si vide rivolgere la lasciarono impietrita.
Cosa stava succedendo?
Perché i suoi amici avevano quello sguardo così preoccupato?
Stava per aprir bocca quando Harry precedette ogni sua domanda dicendole «c'è stato un attacco».
Hermione chiuse gli occhi, come se distogliere lo sguardo avrebbe potuto cancellare ciò che le sue orecchie avevano sentito e che da tempo lei immaginava sarebbe successo.
«Quanti morti?», chiese. Era l'unica cosa di cui le importava, ormai non sopportava più tutti quei decessi avvenuti a causa di uno stupido pazzo e dei suoi mangiamorte.
Harry sospirò, e il labbro gli tremò prima di iniziare a parlare «una vittima, e quattro feriti», fece una piccola pausa «l'attacco è avvenuto vicino al ghirigoro, sembra che i colpevoli fossero due».
Hermione strinse le dita a pugno.
Quando sarebbe finita?
A proseguire fu Ron «hanno attaccato degli studenti Hermione, i ragazzi erano a casa per le feste, sarebbe dovuto essere un momento per festeggiare ed ora invece ci sono dei genitori che si trovano senza un figlio».
La ragazza si mosse automaticamente verso di lui e lo abbracciò.
Sapeva che in quel momento Ronald stava pensando a suo fratello Fred che ormai non c'era più e una tristezza profonda la invase. Anche alla fine della guerra non avrebbero potuto smettere di contare i morti.

 

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» Si, sono davvero io. AH.
E sembra anche che io sia riuscita ad aggiornare...Spero che il capitolo vi piaccia.
Primo perché ho faticato a scriverlo e secondo perché il mio computer vecchio è morto e tutto ciò che avevo salvato dentro è morto con lui...
Quindi la mia lentezza ad aggiornare va in minima parte a quello e per il resto al fatto che sono una brutta persona. Capitemi, avevo scritto vari capitoli e come volevo andasse a finire e poi BOOM, cancellato tutto. Ma non disperate, ho comunque una buona memoria -più o meno- e cercherò di procedere e concludere la storia. ♥
Spero qualcuno vorrà ancora seguirmi.
» Penso che per i prossimi capitoli cercherò di mettere una citazione a inizio o fine capitolo, mi piace questa cosa. A voi?

  
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