Anime & Manga > Yuri on Ice
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Autore: CHAOSevangeline    05/04/2018    2 recensioni
{ Viktuuri | AU }
In un tempo lontano, un tempo in cui ancora le leggende erano credute vere da tutti, esistevano delle creature speciali la cui pelle riluceva e il cui corpo era circondato da un’aura luminosa.
Esse erano le costellazioni, abitanti del firmamento. Degli esseri senza età e senza tempo dall’origine incerta.
Uno di questi abitanti della volta celeste era conosciuto per la propria bellezza: i suoi capelli corvini e il suo volto latteo mozzavano il fiato a chiunque lo guardasse. I suoi occhi a mandorla portavano a fremere persino il cuore più forte.
Un sorriso e uno sguardo erano sufficienti a stregare.
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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III. Sogni
 
 
“Le lacrime di Yuri scorsero allora per la prima volta; gocce sature di paure e d’inquietudine. Spalle scosse da singhiozzi d’amarezza e rabbia, rassegnazione.
« Come farò », pensava. « Come farò senza più nessuno? »
« Come farò senza gli umani? »
« Come farò senza amore? »"
 


Se alzava gli occhi verso il tetto di legno Yuri vedeva ancora il primo giorno in cui Viktor lo aveva portato lì, nella sua casa. Ricordava la prima volta in cui aveva osservato le travi del soffitto, le sensazioni che provava. Gli aveva aperto il suo cuore e la sua porta; era accaduto in modo spontaneo e forse Viktor non voleva davvero, ma l’istinto e gli avvenimenti lo avevano portato a questo.
Ad avvicinarsi a lui.
« Ti servirà un posto dove stare », aveva detto.
O forse non gli serviva, forse Yuri poteva salire in cielo e discendere come meglio credeva, perché Viktor sapeva molto, ma non tutto. Forse Yuri se ne sarebbe andato per sempre quando avrebbe scelto di allontanarsi e questo Viktor non lo voleva, perché il calore che aveva provato gli era estraneo da anni, perché lo svanire di ogni preoccupazione era una mera utopia per lui.
Perché Yuri era più di quanto sapesse e lo voleva conoscere con tutto se stesso.
Tutto questo, lo aveva sentito in pochi secondi. “Se ti sei accorto di questo in pochi attimi, Viktor”, si era detto, “Immagina cosa potresti sentire in ore, giorni, mesi di conoscenza.”
E Yuri era rimasto, perché di andarsene non voleva saperne. Perché aveva sentito lo stesso, i suoi sentimenti uno specchio di quelli di Viktor.
Voleva conoscerlo, rimediare, riparare al passato. Voleva occuparsi di ciò che non aveva potuto fare anche se a causa di altri.
E così aveva iniziato a vivere lì, senza che nessuno sapesse. Solo Viktor, il suo complice, che tornava a casa ogni sera con dei tomi pieni di polvere.
Ne aveva portati molti la prima sera, per scoprire di più di lui, dei suoi viaggi. Perché poteva chiederglielo, ma doveva anche documentarsi, quasi sperasse in un complimento.
Yuri aveva scoperto che sapeva molto, ma non troppo. Di lui, della sua leggenda. Lo adorava, aveva confessato una sera con la voce impastata, poco prima di addormentarsi.
Lo aveva guardato attento, perché Yuri non dormiva, non ne aveva bisogno: passava la notte alla finestra e quando le imposte erano chiuse per difendere Viktor dal buio, vagava per la casa, fra i libri e le cose di Viktor. Fra i suoi ricordi.
Così aveva conosciuto la storia del ricamo appeso in cucina, sopra il camino. Un prato fiorito, dove sottili fili colorati s’intrecciavano dando vita a fiori, erba, una casa sullo sfondo. Sembrava un campo di papaveri nato sulla stoffa, dove un filo da ricamo faceva capolino dalla tela bianca e poi spariva tuffandosi tra i gemelli verdi, steli ricamati.
Lo aveva fatto la madre di Viktor.
« Lo stava ricamando la volta in cui sono uscito e ho trovato il tuo medaglione », aveva spiegato.
Yuri gli aveva chiesto solo una volta di vederlo. Le sue dita avevano indugiato su di esso ancora al collo di Viktor, che non lo aveva voluto togliere. Aveva sfiorato anche la sua pelle come se fosse una scusa. Poi lo aveva ringraziato con un sorriso.
Aveva fatto bene a lasciare quel dono per gli umani, che altro non era se non questo. Viktor si era sentito travolto da un’ondata di bontà nello scoprire il totale disinteresse nel gesto di Yuri.
Avrebbe potuto curiosare nella mente di Viktor, Yuri, nei suoi sogni, ma sarebbe stato scortese e scorretto e lui non era così; Viktor aveva iniziato a fidarsi di lui, non poteva rovinare tutto.
Poteva concederselo solo per emergenza, questo si era detto.
E quella sera lo era, un’emergenza, un caso eccezionale. Yuri se n’era accorto durante la propria esplorazione serale: Viktor mugugnava contorcendosi nel letto, il volto imperlato di sudore e le labbra serrate, talvolta i denti digrignati. Strizzava gli occhi e mormorava.
« No… »
Yuri doveva aiutarlo, perché svegliarlo mentre doveva riposare sarebbe stato crudele, ma ancor più crudele sarebbe stato lasciarlo soffrire.
I palmi sul materasso ai lati del suo corpo, i gomiti che si piegavano. Yuri poggiò la fronte contro la sua e chiuse gli occhi. Vide il volto cereo di una donna sdraiata sul letto, sorridente ma esausta, gli ultimi barlumi di vita consumati da quel sorriso. Un bambino gridava mentre un uomo incupito dagli anni lo trascinava via. Quell’uomo se n’era andato poche settimane dopo, lungo lo stesso sentiero che in piedi accanto a Viktor, nel suo sogno, Yuri credette di vedere calcato da un’altra persona ancora: il padre del bambino. Un cattivo ricordo si schiudeva e ne mostrava uno nuovo, ancor più terribile. Viktor veniva risucchiato da uno all’altro in quella spirale di frustrazione e dolore.
« Sogna Viktor », sussurrò Yuri, gli occhi chiusi.
Delle lacrime scesero lungo i suoi zigomi.
Se solo fosse andato da lui prima, magari…
« Sogna solo ciò che ti rende felice. »
Quando si sollevò, l’indice ad asciugare le lacrime, Yuri carezzò il suo viso. Piano, con delicatezza per non svegliarlo. Mentre la mano si allontanava piano, quasi temesse di disturbare l’aria intorno a sé, il volto di Viktor si fece sereno, rilassato. Felice.
Yuri sospirò e si alzò dal letto.
Ciò che non sapeva era che nella mente di Viktor, dietro il sipario delle sue palpebre, stava vedendo Yuri.
Le loro dita erano intrecciate e Yuri aveva appena sussurrato parole che Viktor avrebbe voluto trovare il coraggio di dire per primo per avvicinarlo, legarlo a sé senza più lasciarlo andare.
Yuri questo non lo poteva sapere: se Viktor era sereno non poteva più sbirciare nei suoi sogni. Non poteva scoprire che ciò a cui lui aspirava sospirando di fronte alla finestra era lo stesso che desiderava Viktor.
Ma non si può fermare quel che è deciso.
Non si può allontanare chi è predestinato.
   
 
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