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Autore: Goten    02/07/2009    43 recensioni
Quante volte assieme a Tanya, l'aveva derisa e umiliata. Quante volte le aveva ripetuto che lei non era una di loro! Quello che però nessuno capiva era perché Bella non reagisse... finché un giorno, Jacob si presentò davanti alla porta di casa Cullen come tutte le mattine e, quando Edward gli aprì la porta, rimase per un attimo interdetto. Edward prese una piccola porzione di aria. << Dov'è l'umana? >>
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sinceramente sono rimasta allibita! Siete stati in tantissimi a postare un commento e in tantissimi a metterla fra i preferiti e le seguite! GRAZIE!!! ç__ç mi avete commossa!! Sono veramente felicissima! Ringrazio anche chi mi ha fatto notare alcuni errori nella storia ^^ oggi appena ho tempo sistemerò subito quelle orrende schifezze ^^ promesso! Bene, ora vi lascio al secondo capitolo. Il prossimmo sarà martedì. La mia intenzione è quella di postare ogni martedì e giovedì. Ok, ora vi lascio. Buona giornata a tutti!

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Da due ore stavano giocando alla play-station e da due ore Edward stava perdendo clamorosamente. ‹‹ Edward! Dai impegnati! ›› Sbuffò Jacob, tentando di far venire un po di sana competizione nella gara di auto che stavano facendo.

Lo sguardo duro che l'amico gli rivolse lo fece innervosire. ‹‹ Senti, la smetti di pensare a Bella! Sta con Seth! Che vuoi che le succeda?! ›› Esclamò, non rendendosi conto di aver scatenato una miriade di pensieri negativi contro il giovane licantropo.

‹‹ Seth? Seth Clearwather?! ›› La voce di Edward saliva ad ogni singola parola.

Oh cavolo! Ma possibile che non sto mai zitto! Che diavolo fa se scopre che del loro appuntamento!... Merda! Spalancò gli occhi, rendendosi conto di averlo pensato.

‹‹ Appuntamento?! ›› Sibilò il giovane Cullen, spezzando senza accorgersene il joystick della consolle di Emmett.

‹‹ Hey amico, calmati. ›› Sorrise teso Jake, mentre sul volto di Edward si dipingeva una smorfia di rabbia e furia omicida.

‹‹ Ti rendi conto che quei due sono assieme in questo momento?! ›› Sibilò nuovamente.

‹‹ Si. ›› Depositò con un movimento molto lento il joystick per terra.

‹‹ E tu, non mi hai detto nulla?! ›› I suoi occhi si strinsero come due fessure.

Jacob prese un piccolo respiro profondo. ‹‹ Non pensavo che la cosa ti interessasse, dopotutto, lo ripeti da quasi dieci anni. Bella è umana, non è una di noi... ››

‹‹ E allora? ›› Il suo sguardo solitamente dorato era divenuto nero.

‹‹ E allora, è noto a tutti che tu non sopporti Isabella. Perché avrei dovuto dirtelo? ›› Lasciò che le sue parole entrassero bene nella mente del vampiro dai capelli rossicci. ‹‹ Bella non è la tua ragazza. Nonostante lei sopporti i tuoi continui sbalzi di umore e le tue angherie nei suoi confronti. Seth, le vuole molto bene e adesso... ›› Osservò il grande orologio bianco sulla parete. ‹‹ Adesso credo che anche Bella sia al corrente dei suoi sentimenti. ›› Sospirò.

Nulla poté evitare ad un ringhio particolarmente potente di uscire dalla sua bocca.

Ad un tratto, Jacob spalancò gli occhi scuri. ‹‹ Non sarai mica geloso?! ›› Rimase a bocca aperta, come se ad un tratto la verità di quei lunghi dieci anni trascorsi con il suo migliore amico gli fosse stata finalmente svelata.

‹‹ Ma è ovvio che non sono geloso! ›› Ruggì infastidito.

Oh mio Dio! Edward tu sei geloso! Continuò a pensare mentre un sorriso enorme gli compariva sul volto.

‹‹ NON LO SONO! ›› Urlò esasperato il vampiro, mentre dalla porta di casa entrarono due ospiti inattesi.

<< Cosa non sei? >> La voce Jasper arrivò accompagnata dalla sua figura assieme, come sempre, ad Alice. In un attimo i suoi occhi dorati volano sulla manetta distrutta. << Sei morto lo sai? Emmett non te lo perdonerà mai. >> Ghignò nella sua direzione, mentre gli occhi seri di Alice lo osservavano immobili.

<< Jacob, a che ora tornano Seth e Bella? >> Le parole magiche pronunciate dalla vampira catturarono l'attenzione di Edward.

<< Tu lo sapevi? >> Sibilò stupito.

<< Naturale... L'ho vestita io. >> Sorrise compiaciuta, trascinando Jasper fuori per una corsetta fra innamorati.

Io ancora non posso crederci, sei geloso di Seth... e io che credevo che tu odiassi Bella. Ghignò ancora estasiato dalla sua scoperta, Jacob.

Con uno scatto veloce, Edward afferrò il colletto della maglia del suo migliore amico. << Stammi bene a sentire. >> Sibilò ad un centimetro dalla sua faccia, non facendo caso alla porta che si era aperta nuovamente. << A me non piace Bella, è goffa, puzza e per di più umana. Chiaro?! >>

Che bastardo! Il pensiero schietto gli arrivò come un pugno in pancia.

Sia Jake che Edward si voltarono, notando per la prima volta Seth che reggeva in braccio la causa della loro discussione. Entrambi li guardavano stupiti, ma Bella oltre allo stupore, aveva una traccia di tristezza negli occhi.

<< Il dottor Cullen è in casa? >> Domandò Seth, stringendo la ragazza un po di più. Edward notò solo in quel momento che si stava tenendo il polso con una mano.

<< No, è in ospedale. Che cosa è successo? >> Indicò con uno sguardo il polso.

Seth fece per rispondere, ma Isabella lo batté sul tempo. << Nulla... solo una piccola slogatura. >> Abbassò lo sguardo, mordicchiandosi il labbro inferiore. << Seth, ti dispiace portarmi a casa? >> Aggiunse con voce bassa.

Il giovane licantropo annuì, ma Edward aveva tutt'altra idea in quel momento. << Fammi vedere. >> Ordinò, mollando la presa sulla maglia di Jake, avvicinandosi a quella coppia così strana.

<< Non serve, davvero. >> Cercò di controbattere Bella, nascondendo il polso sotto la manica del maglioncino.

Edward osservò duramente Seth e poi Bella. << Dammi la mano e fammi vedere. >> Il suo tono freddo non ammetteva repliche, come sempre, dopo qualche secondo di titubanza, Isabella gli porse il braccio incriminato.

Era una cosa assurda, per quanto Edward la trattasse male, lei obbediva sempre ad ogni suo volere.

Quando le dita fredde e gelide le sfiorarono il polso ormai viola, un leggero sibilo fuoriuscì dalle sue labbra rosse.

Edward sospirò. << Tu non vai da nessuna parte. >> Sollevò lo sguardo verso Seth. << Portala su in camera mia e mettila sul divano. >>

Gli occhi scuri di Seth osservarono la ragazza, in attesa di una sua parola, la vide annuire mesta e, con un leggero sbuffo contrariato, fece esattamente come gli era stato detto.

Pochi istanti dopo, comparve Edward con una piccola valigetta. << Puoi anche andare, Bella rimarrà qui. >> Cominciò ad armeggiare con i vari tubetti di creme e fasce.

<< Guarda che può benissimo tornare a casa con me. Si è solo slogata un polso, non vedo perché debba rimanere qui. >> Cercò di protestare, ma Edward non lo stava degnando di uno sguardo, i suoi occhi dorati erano rivolti a Bella e al suo polso malandato.

<< Seth, se non te ne vai, ti stacco un arto. >> Furono le sue uniche parole, mentre con calma cominciava a medicarle il polso, spalmandole sopra una pomata.

<< Va bene, non ti preoccupare. >> Gli sorrise Bella, cercando di allentare un po la tensione.

Lo sguardo di Seth non era del tutto convinto, ma non poteva nulla contro quel dolce sorriso. << Va bene... ma se ti serve, chiamami. >>

Un altro sorriso timido si formò sul volto di lei. << Si, tranquillo. >>

Edward continuava la sua opera in silenzio. Sentì un po la tensione svanire, quando Seth abbandonò definitivamente la casa. Senza accorgersene, aveva rilasciato un piccolo sospiro di sollievo.

<< Mi dispiace. >> Sussurrò Bella, con lo sguardo rivolto al suo polso ormai bendato alla perfezione. << Non volevo recarvi disturbo. >>

Edward la guardò in silenzio. << E' stato Seth, vero? Non ha dosato la forza... >> La sua non era una domanda, ma un'affermazione.

<< N..no... >> Tentennò Bella.

Edward prese un piccolo respiro. << Non sono un idiota, Bella. Quella non è una slogatura, li sopra c'è stampata a grandezza naturale la mano di Seth. >>

Si umettò le labbra impacciata.

Edward si alzò spazientito. << Stanotte rimani qui, domani vediamo come va il polso. >>

<< Posso andare a casa e tornare domani a farlo vedere a tuo padre... >>

<< Non se ne parla proprio. Stavolta si tratta del polso, ma tu, non vuoi proprio capire che sei umana e mortalmente fragile?! Non sei come noi! >> Il suo sguardo freddo e la sua voce le fecero male, abbassò la testa, non riuscendo a sopportare oltre. << Senza contare la tua goffaggine incredibile. >>

<< Mi dispiace. >> Riuscì solamente a mormorare piano.

<< Per stanotte rimani qui, ti faccio portare la tua roba da Jacob. Preferisco tenerti d'occhio. Così forse riuscirai a stare fuori dai casini per un po. >>

Bella non poteva immaginare che Edward intendesse proprio in senso letterale quel tenere d'occhio. Quando erano rientrati i signori Cullen, si erano stupiti di vedere Bella ospite da loro, da sola per giunta, ma non indagarono oltre, sapevano che Edward mal sopportava la giovane umana, il loro sgomento crebbe quando il loro unico figlio annunciò senza alcun problema, che Bella avrebbe dormito nella sua camera, con lui.

Lei, che stava cenando tranquilla, fece cadere la forchetta per la comprensione delle sue parole, e adesso si trovava nel letto di Edward, con lui steso accanto che non smetteva di fissarla.

Passò tutta la notte immobile accanto a lei, mentre Bella alla fine aveva ceduto all'oscurità del sonno profondo.


Anche quel giorno le nubi coprivano il cielo di Forks, Edward sapeva che a breve, Alice sarebbe venuto a chiamarlo, come ogni volta, ed infatti... ‹‹ Edward, è ora di andare! ›› La voce di Alice lo raggiunse come uno stiletto.

Osservò Bella dormire ancora fra le lenzuola, sorrise sghembo. Si era fatta davvero una bellissima donna. Le baciò la spalla. ‹‹ Ci vediamo dopo. ›› Mormorò sulla sua pelle liscia. ‹‹ Non uscire! ›› Ordinò chiudendosi la porta alle spalle.

Se un'altra giornata di scuola attendeva Edward, per Bella era l'ennesima giornata a casa da sola. Erano tre giorni che ormai abitava a casa Cullen. Tre lunghissimi giorni. La sua permanenza era dettata a quanto pare dalla condizione del suo polso. Sbuffò un po contrariata. Sentiva ancora sulla sua pelle il profumo di Edward, era stordente, seducente forse suonava meglio.

La grande parete di vetro lasciava ormai entrare tutta la luce di quel giorno. Sospirò voltandosi nel grande letto. Il copriletto dorato e la struttura in ferro battuto lo rendevano veramente impareggiabile. Forse un po troppo esagerata la scelta delle rose che lo attorniavano, ma nel complesso era bellissimo.

Quanti anni erano passati dal suo incontro con Edward? La risposta era facile, dieci lunghi anni. Isabella si alzò mettendosi seduta, le gambe ciondolavano fuori dalle coperte. I signori Cullen l'avevano sempre adorata, come se fosse stata una loro figlia, ma sapevano bene che non era così, Edward lo rimarcava sempre. L'aveva sempre sottolineato che lei non era una Cullen; lei non era una di loro.

Sicuramente era diversa, aveva dei tratti assolutamente normali, umani, non aveva quella bellezza devastante che caratterizzava l'aspetto dei vampiri. I suoi capelli avevano un debole riflesso rossiccio e anche i suoi occhi erano di un castano assolutamente comune.

Si attorcigliò una ciocca di capelli attorno al dito. Edward era il più difficile da capire. Non l'aveva mai sopportata, Bella lo sapeva, in dieci anni non le aveva mai fatto un sorriso amichevole, non le aveva mai rivolto la parola in modo cortese e gentile come faceva spesso con Rosalie, Alice e a volte anche con Tanya. Ci soffriva per questo, ma non aveva mai osato chiedere nulla di più.

Quello però che non capiva, era perché Edward si ostinasse a volerla sorvegliare, soprattutto mentre dormiva. Stava li a guardarla, non faceva nulla, era freddo, immobile. In quei momenti, Bella si illudeva che magari lui potesse provare una briciola d'affetto nei suoi confronti, ma la sua speranza si scontrava la mattina con la dura realtà.

Decise finalmente di scendere in cucina, dove sapeva che l'abbondante colazione di Esme la stava attendendo. Brioches calde, latte e cioccolato facevano bella mostra di se sul grande tavolo ovale. Prese con la mano sana la tazza con il latte e cominciò a servirsi di tutto. Era difficoltoso per lei usare la sinistra, ma purtroppo la destra era ancora fasciata.

Non c'era niente da fare, per quanto si fosse sforzata in tutti quegli anni di essere carina e gentile con Edward, i suoi sforzi non erano stati premiati. Al contrario, ormai era sicura che se un giorno se ne fosse andata, lui avrebbe finalmente tirato un sospiro di sollievo. A quel pensiero, la fame svanì. Lo stomaco si era chiuso.

Sparecchiò la tavola pulendo e rassettando, non aveva nulla da fare quel giorno, a dire il vero, non poteva fare granché con la mano ridotta in quel modo. Sbuffò contrariata, prendendo a salire con cautela la scala, raggiunse la propria stanza, che altri non era che quella di Edward. Un altra cosa che non riusciva a capire era perché lui si ostinasse tanto a volerla nella sua stanza. D'accordo che così la controllava meglio per colpa della sua sbadataggine, ma ora rasentava l'assurdo! Anche lei aveva bisogno di privacy ogni tanto!

Era inutile che ci rimuginasse così tanto, lei non aveva la forza e la volontà di andare contro a quello che lui le diceva. Esattamente come quella mattina, aveva sentito benissimo la sua voce ordinarle di non uscire...

Premette play sul lettore cd e le melodie da pianoforte invasero l'ambiente. Adorava quando Edward si metteva al piano suonando alcuni pezzi classici, anche se i suoi preferiti erano di gran lunga quelli che componeva lui, aveva un talento particolare per la musica. Ed eccola finalmente, la sua melodia preferita! Una ninna nanna che Edward aveva composto tempo addietro.

Un sorriso si formò sulle sue labbra, lasciò che gli occhi si chiudessero e che quelle dolci note la cullassero nella sua solitudine.

   
 
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