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Autore: Ghost Writer TNCS    07/04/2018    4 recensioni
Raémia è un mondo ricco di magia, dove i contadini vivono del lavoro nei campi, i soldati in armatura girano da un villaggio all’altro per garantire pace e sicurezza, e i saggi maghi offrono i propri servigi in cambio di cibo e rispetto.
I numerosi Reami, popolati da altrettante specie diverse, sono posti sotto il controllo di sei Re: persone illuminate che garantiscono pace e prosperità al mondo intero. O almeno così era un tempo. Oggigiorno i Re si preoccupano più che altro di godersi le proprie ricchezze, e i nobili cercano sempre nuovi espedienti per guadagnare maggiore potere.
In questa precaria situazione, Giako – un Gendarme solitario cresciuto da una strega – verrà a conoscenza di una grande macchinazione volta a ribaltare gli equilibri del mondo. Da solo non potrebbe fare nulla, ma questa volta non sarà solo: quante persone servono per salvare il mondo?
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '2° arco narrativo'
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Epilogo

«Arrivati a questo punto, è chiaro che il Re Giallo è prigioniero dei ribelli, se non addirittura loro alleato» concluse Pentesilea in tono grave.

L’uomo dall’altra parte dello specchio magico rifletté in silenzio per alcuni istanti. Era un orco dalla carnagione pallida, aveva le iridi arancioni e degli strani segni neri sotto gli occhi, simili a righe di lacrime. Aveva un fisico asciutto ed era impossibile stabilirne l’età. «Sapevamo che una cosa del genere sarebbe successa, prima o poi» affermò. «Dopo quanto successo alla Corte Gialla, non mi stupisce che il popolo si sia rivoltato.»

Nell’ultimo ventennio ben due Re Gialli erano morti in circostante misteriose, e questo aveva comportato una grave instabilità in tutti i relativi reami. Tutti sapevano che la Corte Gialla era un nido di vipere, ciononostante gli altri Re non erano potuti intervenire perché altrimenti ne avrebbero violato la sovranità. A giovare della situazione erano stati soprattutto i Governatori: la mancanza di un solido controllo aveva permesso loro di fare di fatto quello che volevano, molti avevano aumentato le tasse e quasi tutti si erano intascati buona parte delle imposte. Come sempre ad avere la peggio era stato il popolo, costretto a patire la situazione e privo di mezzi ufficiali per difendersi.

«Havard, data la situazione, è nostro dovere intervenire» affermò Pentesilea. «Quello che mi chiedo è come dovremmo farlo. Se usassimo la nostra autorità per imporre un nuovo Re, rischieremmo solo di alimentare il dissenso.»

«Lo penso anch’io» confermò l’uomo. In quanto Re Nero e Re Immortale, aveva assistito all’evolversi del mondo insieme a Pentesilea, e sapeva che le sei monarchie avevano intrapreso un processo di mutamento ormai inarrestabile. Un processo lungo e graduale che negli ultimi anni aveva subito una repentina accelerazione, tale da metterne in pericolo l’esistenza stessa. «Una cosa è certa: non possiamo prendere una simile decisione da soli. Dobbiamo convocare quanto prima gli altri Re, e dobbiamo farlo faccia a faccia. Questi specchi sono sicuramente molto comodi, ma certe cose necessitano di guardarsi negli occhi.»

«Lo so, e sono d’accordo con te. Mi metterò in contatto con gli altri Re per stabilire data e luogo dell’incontro.» Esitò un momento. «Ora, non voglio dire che non mi fido di loro, ma temo che non tutti risponderanno al nostro appello.»

Havard sapeva esattamente a cosa si riferiva la Regina Blu: così come gli ultimi Re Gialli si erano fatti egoisti, anche altri monarchi avevano anteposto gli interessi personali a quelli dei loro popoli, alimentando il dissenso e indebolendo la fiducia nei Sei Re. Ma le parole della faunomorfa avevano risvegliato in lui un’altra considerazione. «A proposito di fiducia, c’è qualcosa che vuoi dirmi?»

L’espressione di Pentesilea tradì la sua ammissione di colpevolezza. «Immaginavo l’avresti scoperto. A mia discolpa, posso dirti che è stata un’idea di Shamiram. Ho provato a dissuaderla, ma le informazioni di Moros erano troppo importanti per andare perdute. È grazie a lui se sappiamo che il Governatore di Grandeforêt è in combutta con i ribelli.»

Havard fece un mugugno di assenso. Pur avendo rinunciato al ruolo di sua madre, lui rimaneva un semidio dell’oltretomba, quindi aveva percepito distintamente la resurrezione del felidiano. Uno dei compiti degli dei dell’oltretomba, e forse il più importante di tutti, era proprio quello di impedire ai morti di tornare tra i vivi, tuttavia non intendeva perseguire Shamiram e Bengal per quanto accaduto. Non subito per lo meno.

«Tornando ai ribelli: se hai bisogno di supporto militare, posso fornirti alcune delle mie truppe» proseguì il Re Nero.

«Grazie, Havard, lo terrò a mente. Arrivederci.»

«Arrivederci, Pentesilea.»

L’incantesimo si dissolse e i due Re Immortali rimasero immobili a osservare i rispettivi riflessi, pensierosi.

Il destino del mondo era incerto, e altrettanto incerto era il futuro delle sei monarchie. Una cosa era certa: la guerra era alle porte, una guerra come Raémia non ne aveva mai viste prima.

***

Jérome Grangér, ex Governatore di Grandeforêt, corse nella stanza e si chiuse la porta alle spalle. Ansimava, aveva i capelli in disordine e i pregiati abiti da viaggio erano tutti stropicciati.

Si guardò intorno atterrito. Appena individuò un grande armadio, vi si fiondò dentro e tirò verso di sé i battenti. Il cuore gli batteva all’impazzata: aveva l’impressione che loro potessero udirlo fin dal corridoio.

Tremante come una foglia, si rannicchiò sul fondo dell’armadio vuoto, implorando di non essere trovato.

La porta della stanza venne aperta con violenza e delle voci affollarono l’ambiente. Parlavano una lingua a lui sconosciuta, ma sapeva che si stavano avvicinando. I battiti del suo cuore divennero una raffica forsennata: l’avrebbero trovato, l’avrebbero trovato.

L’armadio venne aperto e delle braccia imponenti lo trascinarono fuori.

«No, vi prego!» esclamò l’ex Governatore, in lacrime. «Farò tutto quello che volete! Vi prego, vi dirò ogni cosa!»

Gli uomini che l’avevano trovato, due robusti demoni, non gli diedero ascolto e lo trascinarono fuori dalla stanza, poi lungo il corridoio.

Il myketis continuò a implorare, a piangere e a strillare, ma il suo era fiato sprecato.

Arrivati nell’ingresso, i due demoni lo gettarono a terra. Quell’edificio era un forte di piccole dimensioni, situato in cima a una collina per controllare il territorio circostante. Un gruppo di demoni lo aveva assalito all’improvviso e aveva massacrato tutti i soldati presenti nel giro di pochi minuti.

Qualcuno prese Jérome per i capelli e gli sollevò la testa. Solo in quel momento il myketis ebbe modo di osservare il demone che torreggiava su di lui. Aveva la pelle viola e un fisico atletico, ma in realtà non era così alto. Aveva tre corna, di cui il centrale più corto degli altri, e degli zoccoli al posto dei piedi.

«È lui?» chiese il demone a uno di quelli che aveva trascinato lì il Governatore.

Il diretto interessato, un guerriero particolarmente robusto, annuì.

Non aveva parlato la lingua dei myketis, ciononostante Jérome provò a implorare pietà. Quello che aveva davanti sembrava il capo, doveva convincerlo a risparmiarlo.

Il demone però non lo ascoltò, anzi non sembrò nemmeno capire le sue parole. Sguainò la sua spada: un’arma dal filo frastagliato e con la guardia particolarmente elaborata.

Il Governatore sgranò gli occhi: quella era una delle loro spade magiche, ne era più che certo.

«Il braccio» ordinò il capo in un dialetto elfico.

Il robusto demone di prima afferrò la mano destra di Jérome e la sollevò mentre qualcun altro continuava a tenere fermo il myketis.

«No! No, vi prego!» implorò Jérome. «Vi prego, no!»

Un grido atroce esplose nella stanza quando la lama calò sul braccio, tagliandolo poco sotto la spalla. Fiotti arancioni imbrattarono il pavimento già sporco di sangue, ma nessuno batté ciglio.

Il demone con tre corna prese l’arto mozzato e andò verso l’ingresso del forte. Un terrorizzato soldato elfo lo attendeva, piantonato da un manipolo di demoni con le armi lorde di sangue.

«Ecco il mio dono per il tuo capo» affermò l’uomo. «Con gli omaggi di Drakuzan Šjtsunen.»

L’elfo non osò parlare. Con mano tremante prese il braccio del Governatore e poi partì su un ippolafo, diretto verso la Capitale Gialla. Per avere salva la vita aveva accettato di portare un messaggio: il massacro di demoni non sarebbe rimasto impunito. Tutti i clan si erano riuniti sotto la guida di Drakuzan Šjtsunen, il demone con tre corna che aveva deciso di incarnare la rabbia e il dolore dei suoi simili. Monarchici o ribelli, non avrebbe fatto differenza: in un modo o nell’altro erano tutti colpevoli per lo spargimento di sangue innocente. E tutti quanti avrebbero pagato.



Note dell’autore

Ciao a tutti!

E così siamo arrivati alla fine di I Gendarmi dei Re. Ovviamente come prima cosa ci tengo a ringraziarvi per aver letto la mia storia :D


Nell’ultimo capitolo ho fatto una “panoramica” sulla situazione attuale. Il gruppo di Giako ha scoperto che l’alchimista è nel cuore del territorio ribelle, quindi dovranno ponderare bene le prossime mosse. Per quanto riguarda le amazzoni, sia Rossweisse che Persephone hanno dei compiti improrogabili, quindi toccherà ad Artemis e Derinoe guidare le truppe. E nel frattempo i ribelli non se ne stanno con le mani in mano, al contrario Alexandr è deciso a scoprire le carte e cambiare il mondo.

Come se non bastasse, è comparso un nuovo fronte: i demoni, che fino a quel momento sono stati solo delle vittime, hanno deciso di alzare la testa e di combattere sia contro i lealisti che contro i ribelli.

Come ormai avrete intuito, non ci sarà una guerra “buoni contro cattivi”, ma piuttosto uno scontro fra fazioni con motivazioni diverse (più o meno condivisibili).

Volendo metterla in maniera un po’ irriverente, avremo gli “abbastanza buoni”, i “tutto sommato cattivi” e i “decisamente arrabbiati”. E voi da che parte state? :P


Purtroppo non vi so dire quando pubblicherò il seguito di Age of Dusk, in compenso sto già scrivendo un altro racconto. Inizialmente mi ero messo a riscrivere Senza memoria, poi però ho deciso di “riordinare” tutte le mie storie per stabilire un ordine di pubblicazione. E ho deciso che la prima storia apparterrà alla saga Age of Epic, prequel di Age of Dusk, dove spiegherò le origini di Raémia (ma non solo).

Quindi il prossimo racconto che pubblicherò dovrebbe essere il primo in assoluto di TNCS (almeno secondo questa nuova cronologia): AoE - 1 - Eresia. Come da tradizione, ci saranno vari collegamenti con altre storie, ma non voglio spoilerare.

Purtroppo sono ancora un po’ indietro, quindi penso che il primo capitolo uscirà non prima del primo weekend di maggio (devo avere tempo di scrivere, riscrivere e riscrivere ancora :P).


Un’ultima curiosità: come ho già detto ad alcuni recensori, in futuro mi piacerebbe trasformare TNCS in qualcos’altro: prima volevo farci degli anime, o magari dei film, ora spero in una serie di videogiochi. Una cosa è certa: continuerò a lavorare sulle mie storie per renderle sempre più ampie e interessanti, quindi ogni suggerimento e/o critica costruttiva sarà d’aiuto XD


Bene, adesso è davvero tutto (per ora).

Grazie ancora per essere arrivati fin qui e come sempre alla prossima! ^.^


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