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Autore: crizio20    07/04/2018    4 recensioni
“Tu cosa fai?”
“Cosa vuoi dire?”
“Resti o cosa?”
“Io…” Era a pezzi “Si… si, io resto, Ron, avevamo detto che saremmo andati con Harry, che l’avremmo aiutato…”
“Capito. Scegli lui”.
“Ron, no… ti prego… torna indietro, torna indietro...”
Racconto della fuga di Ron dal trio e di altri momenti mancanti ma importanti del settimo libro e della seconda guerra magica.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Esercito di Silente, Il trio protagonista, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Statemi bene e ringrazia di cuore Fleur
Tuo fratello Ron
Ps: ho preso in prestito la tua radiolina, ora che Fred e George sono a casa tua non ne avrai bisogno per ascoltare Radio Potter"


******



Il tempo scorreva lentamente.  La fame regnava sovrana da giorni. Erano passate due settimane da quando aveva abbandonato Villa Conchiglia alla ricerca di Harry e Hermione. Inutile dire quanto il suo viaggio fosse stato un fallimento fino a quel momento. Si smaterializzava sempre in vicinanza di alcuni sobborghi babbani poco affollati, alla ricerca di cibo e acqua. Il più delle volte rimaneva deluso e a bocca asciutta.

Aveva avuto maggiore fortuna tra le campagne del nord, rovistando fuggitivo in alcune fattorie. Ma rimase in quelle pianure per poco tempo, per quanto non avesse nessun segnale di dove fossero i suoi amici dubitava che si trovassero così lontani dall'azione. Fu così che suo malgrado ritornò a vagabondare senza una meta precisa. Stava imparando a controllare la fame, anche perché di fronte ai fatti non aveva altra scelta.

La notte era il momento peggiore. Il cappotto preso in prestito da Bill era caldo, ma quando il sole tramontava il gelo era incessabile. Si barricava come poteva, sotto a grosse piante, in alcuni rifugi abbandonati e un paio di volte si era intrufolato in delle cantine. Abbandonò l'idea delle cantine quando una mattina si svegliò di fronte al proprietario: un Babbano armato di fucile e poco comprensivo.
Un giorno durante il crepuscolo e in preda alla noia aveva addirittura tentato di costruire una capanna ma senza successo.

Si sentiva terribilmente stupido. Avrebbe potuto chiedere una tenda in prestito a Bill o per lo meno farsi riempire di Cibo e vesti calde. Invece era fuggito senza pensarci due volte e senza far fronte a grossi ragionamenti. Era stato così idiota, immaginò che nemmeno Tiger o Goyle avrebbero potuto agire così imprudentemente. Un pensiero lo fece rallegrare scatenando un debole sorriso: Harry avrebbe agito allo stesso modo se non peggio. Erano entrambi due ragazzi sprovveduti ed impulsivi, nonché terribilmente  ingenui. 

Non sarebbero mai durati a lungo senza Hermione. Lui ed Harry erano gli stessi ragazzi che al secondo anno avevano rischiato di mandare a monte lo statuto di segretezza internazionale con uno sciocco viaggio in auto. Avrebbero potuto aspettare i genitori, inviare un gufo o utilizzare la metropolvere e invece avevano optato per l'opzione più avventata. Non ci volle molto a ricordare un altro momento di pura follia, lo stesso anno si erano lanciati a capofitto nella camera dei Segreti portandosi dietro il professore più incapace della storia. Avrebbero potuto avvisare il corpo degli insegnanti, i prefetti o i caposcuola, ma anche allora optarono per la scelta più istintiva e meno ragionata.

Per fortuna con loro c'era Hermione. Lei che teneva tutto pronto con settimane di anticipo, lei che conosceva tutti gli incantesimi protettivi e lei che era miracolosamente riflessiva. Si era portata dietro persino dei libri mentre Ron ora non aveva portato nemmeno un paio di calzini asciutti. Per fortuna c'era lei.

Ma ora era solo. Ora era dannatamente in balia della solitudine e delle sue scelte impulsive.

I lividi delle botte prese tempo prima dai Ghermidori erano ormai svaniti, ma il dolore di alcune ferite regnava ancora come un grido instancabile. Da quell'episodio era stato cauto. In un paio di occasioni si era trovato nelle vicinanze di alcuni Mangiamorte ma era riuscito a fuggire senza dare nell'occhio. Una notte di luna piena aveva sentito degli ululati e intravvide in lontananza un branco di Lupi Mannari, ma anche quella volta era riuscito ad andarsene senza grossi problemi. Oltre al patimento della fame e al freddo incombente il viaggio si stava rivelando monotono senza grossi avvenimenti.

La primavera si attardava ad arrivare. Il caldo percepito durante la permanenza a casa di Bill e Fleur si era dimostrata una fuggiasca illusione, l'inverno comandava ancora nel pieno dei suoi mezzi.
Di tanto in tanto il pensiero fuggiasco di ritornare a Villa Conchiglia prendeva il sopravvento, ma la rimembranza del sorriso di Hermione era uno stimolo sufficiente per continuare a combattere. Avrebbe fatto di tutto, avrebbe rinunciato alla sua stessa vita pur di rivederla sorridere.

Era avido di notizie e controllava frequentemente, in modo quasi ossessivo la radiolina, ma le puntate di Radio Potter oltre a diffondere poche notizie concrete erano trasmesse sempre meno frequentemente.

Nonostante fosse invaso da una stanchezza ormai permanente difficilmente riusciva a dormire. Quella notte però era riuscito ad addormentarsi velocemente sotto un grande Faggio ed era cullato nel mondo dei sogni.



****



A cavallo della sua Firebolt aveva appena compiuto una parata strepitosa con una mano, mentre con l'altra aveva afferrato il boccino d'oro vincendo la coppa del mondo. La tifoseria del Perù stava invocando il suo nome in piedi attorno al suo letto, dove Hermione lo stava coccolando.
Il battito della sua amata era regolare, poteva quasi percepire il movimento del suo cuore. 

Era tutto troppo bello per essere vero, per un attimo pensò di trovarsi in un sogno, non si ricordava di essere peruviano e non era certo di avere uno stadio di Quidditch in camera, ma il profumo della pelle di Hermione era delicato e profondo, percepiva i suoi capelli vellutati appoggiarsi sul suo petto, quelle sensazioni erano troppo forti per trovarsi soltanto un sogno. E poi c'era Neville in veste da arbitro che aveva decretato la fine della partita, era appena inciampato fragorosamente, il tonfo fu troppo rumoroso per non essere reale. Eppure si chiese da quando Neville facesse l'arbitro e come mai dietro la sua schiena spuntassero due grosse ali.

"Belle ali Neville"

Disse in direzione dell'amico che divenne rosso in faccia, imbarazzato per quello strano complimento

"Grazie Dobby"

Replicò Paciock mentre si ricomponeva

"Ei ma io mi chiamo Ron, non Dobby"



***


Si risvegliò di soppianto infastidito da due vocine stridule in vicinanza. Iniziò a sudare a freddo ma armato di bacchetta si fece coraggio, sporgendosi per vedere chi fosse a parlare.

Per un attimo il mondo sembrò essersi addormentato, trasformandosi in un universo degno della più felice fiaba per bambini.
Come potevano sopravvivere guerra e distruzione quando davanti a lui regnava un'atmosfera di cotanta pace, serenità e leggerezza?

Due minuziose creature, vestite in modo decisamente imbarazzante, con dei calzini fosforescenti e altri abiti vistosi ma malamente accostati stavano allegramente raccogliendo dei funghi stringendosi la mano e fischiettando e canticchiando un simpatico motivetto contro "quella rossa della Umbridge" che Ron fu sicuro sicuro di aver sentito anni prima intonare da Pix. Sembravano così teneri e innocenti da cancellare ogni brutta sensazione. Forse la guerra era finita, perché non poteva crederci che potessero vivere sullo stesso pianeta quelle due piccole figure dolori e allo stesso tempo panico, morte e dissennatori.

"Dobby! Winky!"

Gridò Ron con gioia allargando le mani in direzione dei due elfi, voleva unirsi a tutti i costi a quella loro spensieratezza, come fosse una grande e meravigliosa festa.

"Padron Weasleyyyyy!!!!"

L'elfo domestico saltò addosso a Ron in un impeto di gioia, piangendo dalla felicità. Anche Winky si strinse inaspettatamente a quello strano abbraccio.
Ron si senti rincuorato, era da tempo che non provava un gesto d'affetto del genere e con estrema serenità ricambiò l'abbraccio stringendo i due piccoli esseri i tra le sue braccia.

"Winky ti vedo in forma, stai meglio!"

Disse sorridente Ron.

"Winky ora sta molto meglio padron Weasley, Winky ora si ubriaca soltanto due volte al giorno!"

Commentò in un lampo Dobby, mentre Winky che interpretò le parole di Ron come un complimento nascose il viso dietro le piccole manine, commossa per un gesto d'affetto che nessuno le aveva più dimostrato dai tempi della famiglia Crouch.

Dopo qualche singhiozzo gioioso da parte dei due elfi incominciarono stranamente a testate il suo corpo con le mani, creandogli una fastidiosa sensazione di vergogna e solletico. Prima che potesse chiedere spiegazioni Dobby riprese a parlare

"Mi scusi tanto per averla toccata signore, ma Dobby si chiedeva dove fosse finita la pancia del suo amico Rosso"

"Anche Winky si stava domandando perché il signore non fosse più ciccione"

Disse l'elfa inserendosi nel discorso. Ron rise di suo malgrado, non aveva motivo di prendersela e non avrebbe interrotto quel momento di serenità per nessuna ragione. Nel mentre i due elfi estrassero dalle vesti due grosse ceste brandite di tramezzini, salsicce e tortine alla melassa.

"Se il padrone ha ancora fame Dobby può portarle un maiale intero o ventidue panini al formaggio."

Ron mangiò di gusto gustandosi un pasto decente ed abbondante come non succedeva da tempo. Tra un morso e l'altro intraprese una conversazione con i due elfi, nella speranza che potessero illuminarlo con buone notizie o dritte da seguire.

"Ma voi due non dovreste essere ad Hogwarts?"

"No padron Weasley, io e Winky adesso lavoriamo per in una locanda ad Hogsmeade. Il signore per cui lavoriamo è gentile e ha dato il permesso a Dobby di chiamarlo Vecchio Rimbambito."


Disse il piccolo elfo con occhi pieni di gioia, sinceramente felice di quell'inaspettato incontro. Mentre continuarono la discussione Winky iniziò a rattoppare i pantaloni bucati di Ron.

"Mi fa piacere Dobby, ma come mai allora vi trovate qui in questa foresta?"

Chiese Ron goffamente e in maniera poco elegante con la bocca piena, non teneva da settimane una discussione completa, si era quasi scordato il suono della sua voce, ormai in silenzio troppo spesso.

"Siamo stati mandati a portare del cibo ad una signora anziana in fuga padron Weasley. La signora sembrava molto debole e triste, allora Dobby le ha detto che avrebbe potuto prenderlo a borsate in faccia per farla stare meglio"

Ron era in preda ad una grossa risata, riuscendo ad immaginarsi la scena. Hermione con le sue teorie del C.R.E.P.A non sarebbe stata felice di quel racconto ma Ron sentiva il bisogno di ridere e sentirsi allegro.

"E questa signora ti ha davvero preso a Borsate in faccia?"

"Oh no signor Weasley. La signora ha detto a Dobby che un Paciock non avrebbe mai picchiato un elfo domestico"


Per quanto non fosse mai stato un grande pensatore non ci mise molto a fare il collegamento. La donna in fuga armata di borsetta doveva essere la nonna di Neville.

"Dobby si chiedeva come mai il padron Weasley non fosse con il suo amico Harry Potter"

Chiese Dobby. Le sue ultime parole suonarono delicatamente amare, con una nota di nostalgia e preoccupazione. Fu allora che Ron raccontò l'intera vicenda ai due elfi domestici. In alcuni momenti sentiva il bisogno di piangere ma Dobby si strinse affettuosamente a lui, rincuorandolo con tutto il suo affetto.

Divenne tutto improvvisamente buio, la notte regnava sovrana. Ron decise di illuminare la scena estraendo dalla tasca il deluminatore. Alla vista di quel piccolo e strano oggetto donatogli da Albus Silente nel suo testamento Dobby fece un salto di gioia.

"Dobby non potrebbe raccontare i segreti di Hogwarts signore, ma Dobby pensava che il signor Weasley potesse avere bisogno di una mano. Dobby l'anno scorso ha sentito parlare il professor Silente con un vecchio fantasma senza testa e gli stava spiegando come funzionasse la scatolina con le luci che il padron Weasley tiene in mano"

"Che cosa? Silente lo ha spiegato a Nick quasi senza testa? E che cosa ha detto?"

Anche Ron sobbalzò, forse era ad un passo nel capire perché Silente glielo avesse lasciato in eredità. Era certo non fosse soltanto per accendere le luci. Era elettrizzato.

"Il professor Silente ha detto che l'unico modo per poter utilizzare davvero la scatolina delle luci è aprire il proprio cuore padron Weasley, Dobby non sa altro, ma Dobby può appendersi la lingua al ramo di un albero se il padrone non avesse trovato le risposte che cercava"

Ron non era certo di sentirsi soddisfatto per quella notizia. Era chiaro che ci fosse un altro utilizzo segreto del Deluminatore, ma la frase "aprire il proprio cuore" non era prettamente d'aiuto. Tuttavia rispose annuendo con il capo, non volendo ferire l'elfo domestico.

"Ora Dobby e Winky devono tornare al lavoro. Dobby spera tanto di rivedere presto il padron Weasley insieme ad Harry Potter."

Si chiusero in un abbraccio caloroso prima di congedarsi. Ancora una volta il tempo sembrò essersi fermato. Ron non seppe con esattezza per quanto tempo rimase stretto tra le piccole e gracili braccia di Dobby, ma nutriva un forte sentimento di gratitudine per quel gesto di affetto.

Fu Winky rimasta in disparte ad infrangere il silenzio:

"Forza Dobby, il signor Silente ci aspetta"
   
 
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