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Autore: la luna nera    09/04/2018    7 recensioni
In molti si chiedono se siamo soli nell'universo e molti sono quelli che si interrogano sull'origine dei cerchi nel grano. Melissa ed il gruppo dei suoi amici non fanno certo eccezione e quando un cerchio nel grano appare proprio in un terreno alla periferia della città, non possono farsi certo sfuggire l'occasione. A loro si unirà Orion, il nuovo fidanzato di Aurora, ragazzo alquanto strano e taciturno, a tal punto che sembra provenire da un altro mondo.
Chi c'è dietro a quel misterioso pittogramma? Qualcuno sta lanciando messaggi dal cielo?
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PIANETA TERRA
ALCUNE SERE DOPO

 

 


 

“Ma guardali, sembrano un branco di ragazzini che non sanno come trascorrere le giornate!” Eva, seduta ad un tavolino del bar assieme a Melissa, Teresa e Noemi, la ragazza di Simone, osservava gli amici ben impegnati in una pseudo partitella di calcio. Facendo a turno, uno stava in porta, due in difesa mentre gli altri due attaccavano. Giulio era fra i pali con Simone e Orion a tentare di bloccare Nico e Cierre.
“Ed ecco che con un magico colpo di tacco….” Cierre giocava e contemporaneamente commentava. “…si libera dell’avversario, dribbla come un fuoriclasse, fa una finta, si smarca, tira e….”
“Traversa!” Lo sfotté Simone. “Tie’!”
“Nooooo!!!” Si disperò inginocchiandosi con le mani sul viso. “Avevo fatto un’azione da Pallone d’Oro!”
“La prossima volta passa la palla al sottoscritto.” Nico gli offrì la mano per rialzarsi. “Ero libero ed avrei segnato senza problemi.”
“Uhmpf, non ci sarebbe stato gusto.”
“Dai, ragazzi, cambio!” Simone si avvicinò. “Chi va in porta adesso?”
“Io ci sono già stato!” Si affrettò a puntualizzare Nico. “Credo che tocchi a….” Voltandosi, vide arrivare Manuel. “Ehi, guardate chi c’è.”
“Fratello!” Giulio gli andò incontro con grande gioia. “Che bello rivederti!”
Lui ricambiò con un sorriso abbastanza tirato.
“Come stai?” Chiese Simone.
“Mhm.” Fece spallucce. “Così così. Avevo bisogno di stare da solo, comunque ho avvertito tantissimo la vostra mancanza, ragazzi.”
“Sei mancato anche a noi, fratello.” Cierre gli regalò due pacche sulla spalla. “Ti va di tirare due calci al pallone con noi?”
Piegò l’angolo della bocca. “No, grazie. Sono qui di passaggio perché….” Sospirò profondamente. “…perché volevo parlare con voi.”
“Vieni, siediti con noi. Raggiungiamo le ragazze a quel tavolino.”
Gli occhi di Teresa si stavano riempiendo di stelle e di lacrime nel rivederlo, aveva sentito tantissimo la sua mancanza e, se adesso si era rifatto vivo, forse aveva superato il momento difficile. E magari piano piano poteva iniziare a guardarsi attorno.
“Ecco….” Prese fiato. “Fra due giorni parto.”
“Che?!” Tutti furono colti di sorpresa.
“Ma cosa vuol dire che parti fra due giorni?!” Melissa era più sorpresa degli altri. “Mamma e papà lo sanno?”
“No, infatti ho prenotato il viaggio un paio d’ore fa: ho trovato un last minute ad un prezzo stracciato e non mi sono lasciato scappare l’occasione. Vado in Islanda per una settimana, è tanto che desidero visitare quella terra remota.”
“Vai da solo?”
“Sì.” Respirò profondamente. “Porterò con me solo la musica di Vasco.”
“Sei sicuro di ciò che stai facendo?” Melissa non credeva alle proprie orecchie. “Voglio dire… Te ne vai lassù da solo, in una terra così lontana…”
“Tranquilla, ora ho solo bisogno di liberare la mente e ritrovare il mio equilibrio. Me la caverò, non preoccuparti. Ad ogni modo…” Piegò l’angolo della bocca. “se qualche alieno dovesse farsi vivo, voglio essere informato immediatamente. Capito?”
“Contaci.” La ragazza sorrise al fratello, mentre quest’ultimo riceveva pacche sulle spalle praticamente da tutti gli amici.
Così, dopo due giorni, Manuel partì in solitaria, armato solo di bagaglio e cellulare: l’uno pieno di abiti pesanti, l’altro di musica e pronto ad immortalare gli scorci più suggestivi di quella remota terra di ghiaccio e di fuoco. Quando videro l’aereo scomparire nell’azzurro del cielo, Melissa si lasciò sfuggire una lacrima: sapeva che il fratello avrebbe sicuramente tratto giovamento da quel viaggio, sapeva che quello era l’unico modo perché si togliesse Aurora dalla testa una volta per tutte, eppure provava un enorme vuoto dentro di sé ed un profondo senso di amarezza. Il suo fratellone le sarebbe mancato, questo già lo sapeva, ma c’era un’altra cosa che la faceva star male: dovergli nascondere la vera natura di Orion la faceva sentire falsa e ipocrita. Fin ora aveva resistito, probabilmente perché lei per prima non era affatto convinta al cento per cento di ciò che le aveva confidato, ma per quanto tempo ancora sarebbe stata in grado di mantenere un segreto così grande e sconvolgente?

Di ritorno dall’aeroporto, quel pomeriggio di fine estate i ragazzi arrivarono all’Archer’s, trovando Aurora seduta al bancone del bar intenta a scattarsi selfie su selfie. Cierre non se ne curò minimamente, dirigendosi in fretta e furia verso la sala TV per seguire gli incontri di campionato, mentre tutti gli altri presero posto attorno ad un tavolino senza degnarla di un saluto.  Fu lei invece a riporre il telefono nella borsetta e raggiungerli, sedendosi accanto ad Orion.
“Allora? Novità?”
Non ottenne risposta.
“Ho fatto una domanda!” Esclamò stizzita.
“E a noi non va di rispondere. Contenta?” Giulio fu lapidario.
“Mhm, mamma mia come siamo acidi!” Nella sua voce c’era ironia. “Considerando ciò, credo sia meglio non restare troppo a lungo qui, mi si potrebbero rovinare le mèches. Orion, andiamo a fare una passeggiata in centro: hanno aperto un nuovo negozio di biancheria intima e devo assolutamente visitarlo per comprare i capi di tendenza dei prossimi mesi.”
“No, grazie. Preferisco restare qui.”
“Dai, non farti pregare. Non puoi dire di no alla tua ragazza.”
“Aurora….” Si voltò a guardarla. “Non mi va di ritornare sull’argomento.”
“Infatti non ce n’è bisogno, tesoruccio mio. Tu non puoi neanche lontanamente pensare che fra di noi sia finita del tutto, perché non lo è. Sono io a decidere e se dico che la nostra storia ancora va avanti, va avanti. Quella che ci siamo presi è solo una piccola pausa di riflessione.”
“Bah, non esiste.” Si alzò dirigendosi verso il campo di tiro con l’arco dove alcuni gruppi di persone stavano praticando. E lì gli venne un’idea.
“Beh?” Sbottò Aurora. “E ora che gli è preso?!”
“E’ stato chiaro.” Giulio allargò le braccia.
“Allora, visto che sai tutto, dimmi immediatamente perché Manuel non è qui con voi e mi ha tolto l’amicizia su Facebook!”
“Fatti un esame di coscienza.”
Rifletté un istante (o finse di riflettere). “Capisco. Un rifiuto da parte mia è difficile da digerire.” Sorrise soddisfatta.
A quel punto Melissa si alzò in piedi. “Se tu fossi capace di amare una persona invece solo di te stessa, capiresti molto di più.”
Scoppiò a ridere. “Ma senti da chi devo sorbirmi la predica!”
“Sì, sì, ridi pure finché puoi.”
“La tua è tutta invidia perché io ho il ragazzo e tu no, io ottengo tutto ciò che voglio e tu no, io sono una delle ragazze più belle e desiderate della città e tu no, io sto con Orion e lui manco ti degna di uno sguardo….”
“A parte che Orion ti ha detto NO un miliardo di volte…e anche se così fosse, non me ne frega nulla!” La interruppe. “E non capisco cosa c’entri tutto ciò con mio fratello. So soltanto che tu sei un’egoista viziata e capricciosa!”
“Ehi, complimenti! Ci voleva!” Giulio si complimentò con lei stringendole la mano.
“Non permettetevi mai più di rivolgervi a me in questo modo, altrimenti….”
“Altrimenti cosa? Chiami papà?”
Tutti ridacchiarono.
“Vai, torna pure ai tuoi selfie.” Fece un cenno con la mano. “Raggiungiamo il campo di tiro, qui c’è aria pesante e viziata.”
Seguirono il suggerimento di Giulio e nel giro di pochissimi secondi Aurora si trovò sola.

Erano trascorsi appena un paio di giorni dalla partenza di Manuel per l’Islanda e già si iniziavano a notare i primi effetti benefici sul suo morale. Ogni sera, puntualmente, tutti ricevevano immagini mozzafiato di paesaggi incontaminati, geyser, ghiacciai e soprattutto foto del ragazzo la cui faccia appariva sempre distesa e sorridente. Pure nei vari post sui social era evidente la sua rinascita, da ogni singola parola traspariva tutta la serenità di cui aveva bisogno e che ora finalmente stava iniziando a recuperare. Teresa, che in un primo momento male aveva digerito la sua partenza improvvisa, sentiva rinascere in cuor suo la speranza che, una volta tornato, potesse iniziare a frequentarla di nuovo con intenzioni diverse. Quelle serate trascorse assieme infatti avevano fatto emergere molte cose in comune fra di loro, ben più di quanto entrambi avessero mai sospettato.

La settimana volò via rapidissimamente e il momento di andare all’aeroporto ad attendere Manuel arrivò prima di quanto immaginassero: il ragazzo salutò gli amici con un sorriso d’altri tempi e passò un’intera serata a raccontare tutto ciò che aveva vissuto, dalle escursioni a cavallo, alle gite con il fuoristrada preso a noleggio, alla mini crociera fra gli iceberg. Insomma, l’esperienza a contatto con quella affascinante natura estrema gli aveva letteralmente spazzato via la malinconia, restituendogli il sorriso e la voglia di ricominciare. Quella serata passò senza parlare mai di alieni ed avvistamenti ufo, cosa quanto mai rara considerando che l’argomento era fra i suoi preferiti. Ma le cose stavano per cambiare: infatti Manuel, così come tutti tranne Melissa, era all’oscuro del piccolo segreto di Orion e del fatto che qualcuno proveniente da molto lontano potesse trovarsi già da giorni sulla Terra e fosse sulle loro tracce. E solo questo sarebbe stato sufficiente a creare abbastanza caos. All’orizzonte c’era dell’altro e già da quella sera le acque iniziarono ad muoversi lentamente.

Orion infatti, accantonata Aurora una volta per tutte, riprese in mano l’idea di abbandonare il gruppo di amici per proteggerli dall’incontro con gli abitanti di Hilon che sentiva essere imminente. Doversi allontanare da coloro che gli avevano insegnato i valori dell’amicizia, la bellezza della normalità pur nelle sue tante sfaccettature: sarebbe stato difficile e doloroso, ma proprio perché voleva bene a quei ragazzi, doveva farlo. Prima però doveva assolutamente sdebitarsi nei confronti di colei che più di ogni altro gli era stata vicina: Melissa. Lei, nonostante fosse spesso con la testa fra le nuvole, aveva manutenuto il suo segreto, persino con Manuel che della caccia agli alieni aveva fatto la sua ragion di vita. Sentiva di doversi sdebitare nei suoi confronti, poi se ne sarebbe andato via da quella città in cerca di fortuna altrove, nella remota speranza di non farsi mai trovare dagli Hiloniani già sbarcati sulla Terra. Così quel pomeriggio di inizio settembre decise che era giunta l’ora di fare quel passo, prima di salutare tutti quanti.
 “Melissa!” Orion raggiunse la ragazza che, sentendosi chiamare, si era soffermata. “Senti….. Hai da fare stasera?”
Non si aspettava una domanda del genere e, pur sapendo bene di non avere impegni, preferì prendersi qualche istante per far finta di riflettere. “Ehm… No, non mi pare. Perché me lo chiedi?”
“Ecco….” Si massaggiò la nuca. “Vorrei fare qualcosa per te.”
Lei non capiva.
“Insomma, tu hai mantenuto il mio segreto, mi stai aiutando ad essere un normale terrestre e quindi…. Vorrei sdebitarmi in qualche modo, ecco.”
“Oh, che pensiero gentile.” Iniziava ad avvertire strani crampi nello stomaco. “Non ce n’è bisogno, credimi. E poi non mi sembra di aver fatto cose particolari.”
“Tutt’altro.” Scosse leggermente la testa. “Hai fatto molto più di quanto tu possa immaginare.” Sorrise. “Vorrei sdebitarmi, davvero, mi sento in dovere di fare qualcosa per te.”
“E cosa?” Se Orion avesse sorriso di nuovo come prima, avrebbe perso all’istante l’uso delle gambe.
“Vorrei darti qualche lezione di tiro con l’arco.”
“Ah……” Wow, anche lui la considerava una schiappa dunque. “Che…. Che gentile.”
“Purtroppo non so fare altro e comunque qualche dritta non può che farti bene.”
“Ah, beh, se la metti così….” Prese a giocherellare con le dita, leggermente imbarazzata. “E quand’è che mi daresti la prima lezione?”
“Dopo cena? Che ne dici?”
“Non hai paura di essere infilzato come uno spiedino?” Lo guardò negli occhi. “Hai notato la mia goffaggine?”
“Correrò il rischio.” Allargò le braccia quasi in segno di resa. “Ci vediamo al campo di tiro. Di solito non c’è nessuno in tarda serata, giusto?”
“Già.” Sospirò. “Ok, allora grazie.”
Quelle ore intercorse furono caratterizzate da un’intensificazione di farfalle nello stomaco, ricerche sfrenate dell’abbigliamento giusto per l’occasione, rapide docce e ripetute messe in piega per non avere neanche un capello fuori posto e un’elettricità smisurata.
“Ehi, ranocchietta, che fai? Esci?” Manuel comparve sulla soglia della camera della sorella.
Nel sentirsi chiamare, sbatté la testa nella mensola dell’armadio dentro cui si era intrufolata alla ricerca di quel paio di scarpe basse da abbinare ai jeans. “Ahi….” Si massaggiò la parte dolorante. “Che te ne frega?”
“Mhm, quando fai la misteriosa significa che bolle qualcosa in pentola.”
“E se così fosse?” Terminò di allacciarsi le scarpe. “Mica devo render conto a te.” Passò vicino al fratello sorridendogli ed aprì la porta di casa uscendo subito dopo.









 

 

Buon inizio settimana.
Questa volta ho deciso di aggiornare in un giorno piuttosto inconsueto, ma devo approfittare del tempo disponibile senza lasciarmelo scappare.
Il capitolo che avete appena terminato di leggere ci permette di archiviare una volta per tutte Aurora e la sua “simpatia”: so che c’è poco di extraterrestre, però ciò che avete letto è basato su fatti realmente accaduti e che hanno coinvolto una persona a me molto cara e vicina, consideratelo come una valvola di sfogo, visto che adesso le cose stanno tornando al loro posto.
Grazie a tutti voi che ancora seguite le vicende, grazie di cuore. A presto!

Un abbraccio
La Luna Nera

 



 
  
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