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Autore: ryuga hideki    10/04/2018    1 recensioni
-Ecco la mia risposta...- gli lanciò il foglio in bianco per poi scandire per bene un: “vaffanculo” con la freddezza tipica di un russo. Sasori lo guardò negli occhi, si alzò. Lo prese per le spalle e lo fece sbattere contro il banco da cui si era alzato. Deidara si morse il labbro, il cuore prese a battergli all'impazzata. Erano così vicini da poter sentire uno il respiro dell'altro. Avrebbe tanto voluto che tutto questo sfociasse in qualcosa di più.
AU ambientata in Giappone. Coppie: SasoDei, KisaIta, SasuHina, NaruSaku.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Akasuna no Sasori, Deidara, Itachi, Kisame Hoshigaki, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Sasuke, Itachi/Kisame, Naruto/Sakura, Sasori/Deidara
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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VIVERE


 

Aprile era quasi alle porte. Il freddo dell'inverno stava abbandonando le giornate che avevano iniziato a farsi più lunghe. Gli uccellini erano tornati ad allietare le giornate con il loro canto.
La relazione tra Sasori e Deidara procedeva abbastanza bene anche se stava diventando sempre più complicato per il biondo non far trasparire nulla. Il suo rapporto con il cibo peggiorava sempre di più e talvolta portava discussioni tra lui e il rosso.
Il sole stava iniziando a sorgere e lui era sdraiato sul letto intento a guardare il soffitto con occhi spenti. Si era svegliato da circa un ora ma non riusciva a trovare la forza di alzarsi, ogni giorno era difficile iniziare la giornata ed uscire dal letto.
-Devi alzarti, Deidara... Non puoi rimanere per sempre sul letto.- si disse, cercando di motivarsi. -Ma non ho voglia. Non ho voglia di continuare a nascondermi. Non ho voglia di vivere nel timore. Non ho voglia di reagire. Non ho voglia di vivere...- strizzò gli occhi, stringendo una mano a pugno. Un brivido lungo la schiena lo pervase. Non era in sé, stava perdendo la testa. -Idiota! Vuoi davvero smettere di vivere? Che ne sarà del tuo desiderio di vivere con Sasori? Vuoi rinunciare a lui così facilmente senza lottare? Ci dev'essere una soluzione per poter vivere assieme a lui!- aggrottò le sopracciglia e strinse i denti. -Alzati per lui!- sentiva un enorme peso addosso, come se fosse schiacciato da una montagna o il suo corpo fosse completamente fatto di acciaio. -ALZATI! ALZATI PER SASORI!!!- si fece forza concentrandosi sul volto dell'amato e si alzò. Con passo morto si diresse verso il bagno per darsi una rinfrescata con la speranza di far scivolare via quella pesantezza che lo intrappolava. Si guardò allo specchio, gli occhi erano circondati da pesanti occhiaie scure e le guance erano asciutte e quasi scarne. Abbassò lo sguardo, si sentiva terribilmente in colpa per come era diventato, ma non aveva alcuna voglia di risollevarsi, non un'altra volta. Si voltò e tornò in camera per vestirsi. Una volta pronto scese al piano inferiore per raggiungere la sala da pranzo dove i suoi genitori stavano già consumando la colazione.
-Dobroe utro, Deidara.- lo salutò la madre rimanendo composta.
-Dobroe utro, mat'- si sedette al proprio posto nel mentre il padre lo guardava con sguardo severo, abbassando il giornale. Si versò una tazza di tea ed incominciò a sorseggiarla con estrema calma.
-Ho saputo che è da un po' che non vai all'accademia. Perchè?- chiese il padre con freddezza. Deidara si bloccò per un istante, ma cercò di rimanere il più impassibile possibile.
-Tutti gli insegnanti li trovavo incompetenti.- l'uomo aggrottò le sopracciglia, stringendo le mani a pugno.
-Eppure mi hanno detto che eri il più bravo dell'istituto.- cercò di mantenersi il più calmo possibile. Sapeva che il figlio stava mentendo, ma voleva vedere fino a che punto era disposto ad arrivare.
-Appunto per questo ho mollato, essere più bravi degli stessi insegnanti?- sul viso gli si dipinse un piccolo ghigno che svanì subito dopo non appena il padre sbatté un pugno sul tavolo con violenza. Il biondo sgranò gli occhi, il cuore prese a battergli velocemente. Sentiva il panico prendere il sopravvento. L'uomo si alzò e gli si avvicinò, prendendolo per il colletto della camicia.
-Perché menti?- gli urlò contro con tutta la rabbia che aveva in corpo.
-Smettila!- esclamò la moglie un po' turbata. Aveva paura che potesse ricapitare quello che era successo qualche anno prima.
-Zitta, donna!- la guardò con la coda degli occhi per poi tornare sul figlio. -Dimmi la verità!-
-Non... Non ho mantenuto la promessa.- lo guardò negli occhi con severità. -Non aveva senso continuare una volta infranto il patto che avevamo fatto. Era inutile rischiare di essere massacrato di botte di nuovo!- ghignò con audacia, facendo irritare ancora di più il suo vecchio. Si guardarono per pochi secondi negli occhi, poi l'uomo gli si avvicinò al suo orecchio.
-So che nascondi qualcosa e non mi sarà difficile scoprire cosa.- si allontanò da lui e lo guardò con aria compiaciuta notando il suo sguardo pieno di terrore.
Deidara strinse i pugni ed aggrottò le sopracciglia, poi si alzò e corse in camera sua. Rimase immobile per qualche istante con l'intento di calmarsi un poco, ma non ci riuscì. Preparò uno zaino mettendovi dentro le prime cose che gli capitavano. Riuscì dalla stanza facendo attenzione a non fare alcun rumore per poter uscire di nascosto dal secondo ingresso che era poco sorvegliato.
Una volta superati gli ostacoli ed essere fuori dalla villa, si mise a correre il più velocemente e lontano possibile da lì. Voleva mettere in salvo il suo angolo di paradiso, raggiungendo l'appartamento di Sasori.

 

Giunto a destinazione, bussò con insistenza alla porta del rosso.
-Danna, apri! Danna, svelto, apri!!! Cazzo, Danna!!!- in quel momento il ragazzo aprì la porta un po' irritato, ma non appena incrociò lo sguardo turbato del biondo si preoccupò.
-Dei, cos...- non fece in tempo a concludere la frase che il biondo entrò borbottando qualcosa.
-Vieni via con me, scappiamo!- Sasori si chiuse la porta alle spalle intanto che lo guardava. Deidara era alquanto agitato. La testa gli picchiava e si sentiva completamente privo di forze. -Vieni via con me...- si voltò verso di lui, guardandolo con occhi mesti.
-Cos'è successo?- gli si avvicinò e gli prese le mani.
-Non è più sicuro. Dobbiamo andarcene...- il viso gli si fece sempre più bianco e le gambe si fecero estremamente deboli. -Dobbiamo...- perse i sensi e prontamente Sasori lo prese tra le braccia.
-Dei!- gli diede dei piccoli colpi sul viso per cercare di farlo riprendere. -Dei, svegliati!- continuò a scuoterlo, ma il biondo non rispondeva. -Dei!!! Riprenditi! Dei!!!- sgranò gli occhi, le mani presero a tremargli impercettibilmente. Non sapeva cosa fare era sotto shock. -Dei... ti prego. Ti prego, svegliati...- gli accarezzò il viso con estrema delicatezza. Sentiva un peso al petto e il respiro mancargli. Una crisi di panico stava tornando a fargli visita, ma non poteva lasciarsi travolgere, non quella volta o per Deidara poteva essere la fine. Chiuse gli occhi e incominciò a fare respiri profondi. Una volta riuscito a calmarsi un poco, lo prese in braccio e lo fece sdraiare sul divano che per fortuna era lì accanto. -Resisti, Dei!- gli alzò le gambe con un braccio mentre con l'altra mano chiamò l'ambulanza. Sapeva che tutto ciò era dovuto al suo disturbo di anoressia per questo sapeva che farlo rinvenire sarebbe stato più difficile. Il respiro del biondo si stava facendo sempre più debole e il viso stava diventando sempre più pallido. -Dei, non mollare!-

-Sarebbe così facile porre rimedio a tutto. Mi basta soltanto lasciarmi andare...-

 

-Dei, non arrenderti - gli strinse la mano.

-Che bel tepore. La mano di Danna è così calda. Mi uccidono le tue parole...-

 

-Dei, non abbandonarmi anche tu...- gli strinse la mano.

-Danna...- quelle parole lo colpirono. -Ce la farò!-

 

Sasori era rimasto fuori dalla stanza ad aspettare che i dottori gli comunicassero le condizioni di salute del biondo. Era imbambolato con la testa basta e gli occhi che guardavano nel vuoto verso il pavimento.

-Non sei capace di prenderti cura di chi ami, e dire che dovresti essere un adulto!- pensieri malefici continuavano a tormentarlo, facendolo stare peggio di quanto non lo fosse di già. -Sei un fallito, Sasori. Lo sei sempre stato.- le mani iniziarono a tremargli, assetate di violenza come se potesse servire a zittire le voci che aveva in testa. Respirava con affanno e faceva male, come se i polmoni fossero colmi di aghi. In quel momento il telefono di Deidara, che teneva in tasca, suonò. Meccanicamente lo tirò fuori e rispose con voce flebile. -P...pronto?- la persona dall'altro capo del telefono non rispose subito.
-Sei Sasori, vero?-
-S...sì...-
-Sasori, sono Itachi, dov'è Deidara? Sua madre lo sta cercando...-
-Lui è...siamo al NCGM Hospital di Shinjuko...-
-Cos'è successo?- chiese un po' allarmato.
-Ecco...- non riuscì a continuare la frase per via della testa affollata dalle voci insistenti. -Morirà, Sasori, e tu non avrai fatto nulla per impedirlo...- gli rivelò una voce sadica e piena di malignità. Il telefono gli cadde dalla mano, rimanendo pietrificato. Non riusciva a respirare, la testa incominciò a farsi pesante e a girargli nel mentre i suoi arti iniziarono a farsi sempre più freddi. I rumori intorno a lui si fecero distanti ed ovattati, le voci nella sua testa urlavano senza dargli pace. Si mise una mano al petto, stringendosi la maglia con forza. Gli sembrava che il tempo si fosse fermato in quell'istante e che tutto si stesse sgretolando sotto i suoi piedi, facendolo cadere in un vortice buio e desolato. Non riusciva a mettere in pratica il pensiero razionale che doveva usare in momenti del genere. Si sentiva imprigionato nel suo stesso corpo. -Smettetela di parlare...- sussurrò. Si appoggiò con la schiena al muro e si fece cadere per terra lentamente. Un'infermiera lo vide e gli si avvicinò.
-Si sente bene?- gli mise una mano sulla spalla.
-S...sì...- si scostò dalla sua presa. La donna rimase a guardarlo con aria dispiaciuta per poi alzarsi.
-Se ha bisogno di aiuto mi cerchi...- se ne andò. Il rosso si mise le mani tra i capelli, strizzando gli occhi.
-Vi prego, basta...- si disse, ma più cercava di contrastarle più loro aumentavano il volume e l'intensità dei pensieri.
Qualche minuto dopo Itachi arrivò sul posto. Si guardò intorno e lo notò. Gli si avvicinò e lo guardò dall'alto verso il basso.
-Sasori?- lo chiamò con tono pacato e gentile. La sua voce giunse alle orecchie del rosso, portando uno po' di calma nella sua mente. Il moro raccolse il telefono dell'amico da terra in tanto che Sasori posava il suo sguardo su di lui. Rimase colpito dal suo aspetto che lasciava trasparire il suo essere calmo. Ma ciò che lo stupì maggiormente erano i guanti e la mascherina che portava, gli sembrava di vedere il se stesso di qualche anno prima quando la sua sindrome ossessiva compulsiva aveva raggiunto livelli esorbitanti. Itachi si rimise eretto per poi allungargli una mano. Il rosso gliela prese e si alzò. -Cos'è successo?-
-Ecco...- abbassò lo sguardo, stringendo le mani a pugno. -Deidara si è sentito male, credo sia svenuto a causa dell'anoressia e lo stress...- la voce gli tremava e non riusciva a guardarlo negli occhi. Itachi sospirò, portandosi una mano sugli occhi. -Non sono riuscito ad aiutarlo come lui stava facendo con me...- accennò un piccolo ed amaro sorriso. -Sono un fallito, non gli ho portato altro che sofferenza.- Itachi lo guardò con uno sguardo serio.
-Deidara è sempre stato un tipo estremo e passionale, con forti sbalzi di umore e anche un po' incline alla depressione. Non è la prima volta che finisce in ospedale per questo motivo, quindi non devi colpevolizzarti, anzi se devo essere sincero da quando ti ha conosciuto è cambiato parecchio.- Sasori si voltò verso di lui, assumendo uno sguardo interrogativo. -Non l'ho mai visto davvero felice, ma quando parla di te...beh, s'illumina e sembra che abbia così tanta voglia di vivere che quasi fa paura!- accennò un piccolo sorriso. Il rosso rimase sorpreso dalle sue parole che gli portarono pace interiore. -Starà bene. Non è uno che molla tanto facilmente.-
-Grazie...- in quel momento un'infermiera uscì dalla stanza del biondo e si diresse verso di loro. I due si voltarono verso di lei.
-Era messo malissimo, ma l'hanno portato giusto in tempo!- gli accennò un sorriso gentile.
-Possiamo entrare?- chiese il rosso.
-Certo! Ma cercate di non stressarlo troppo.-
-Ok, grazie.- si congedarono. Il primo ad entrare fu Itachi, mentre Sasori esitò un istante. Quando lo vide sveglio rimase immobile, non riusciva a togliersi dalla testa il suo volto privo di sensi e quasi cadaverico.
-Itachi, che ci fai qui?- chiese a fatica.
-Scommetto che ti sei dimenticato che dovevamo vederci...- mentì, per evitare di parlargli della sua famiglia.
-Sì, in effetti non ricordavo.- rise con sforzo. Il rosso si avvicinò titubante cogliendo la sua attenzione. -Oh, Danna...- i suoi occhi si fecero malinconici, ricordando vagamente quanto era successo poco prima.
-Ehi, testa bacata...- si avvicinò di più al letto. In quel momento l'unica cosa a cui pensava era ciò che provava per lui. Non credeva di tenere così tanto a quel ragazzino spavaldo e sapere che stava bene lo rendeva enormemente felice. -Stai bene?-
-Più o meno.- Itachi fece un respiro profondo, sgranchendosi la schiena.
-Beh, Deidara, io vado. Vedi di rimetterti presto, ci vediamo domani!-
-Ciao.- il moro si voltò e si diresse verso la porta. Poco prima di uscire si voltò e li guardò. Sasori si era seduto al suo fianco, prendendogli la mano. Il biondo lo guardava con occhi malinconici ma pieni di amore.
-Non voglio vederti più in questo stato.- sussurrò il rosso. Itachi rimase colpito dalla scena, che gli fece capire quanto fosse bello essere amati e amare qualcuno. Uscì e li lasciò soli.
-Scusa, Danna...-
-Non ho bisogno di scuse!- lo guardò con occhi mesti e allo stesso tempo severi. -Voglio che tu viva! Non puoi stravolgermi la vita e allo stesso tempo comportarti come se volessi andartene! Non potrei sopportare di perdere qualcun altro! Non m'importa se la situazione si complica, non m'importa se devo lasciarti! Voglio solo che tu viva!- gli strinse la mano, lo guardò negli occhi per qualche secondo per poi abbassare lo sguardo. -Mi hai fatto impazzire, credevo di rimanere nuovamente solo... Mi terrorizza il pensiero di tornare ad esserlo perché mi completi e ormai sei diventato la mia droga...-
-Danna...- sussurrò. Gli occhi gli erano diventati lucidi dall'emozione. Sasori gli baciò la mano e tornò a guardarlo.
-Andrà tutto bene.-

 

 

 

Una volta uscito dalla struttura ed avvisato la nyanya di Deidara, Itachi si recò ad un parco lì vicino. Aveva la testa che gli vagava senza sosta. Non faceva altro che pensare a quello che Sasori gli aveva detto e alla sua preoccupazione. Tutta quella situazione gli aveva innescato dei strani pensieri che continuavano ad affluire con costanza.
-Lo sguardo che aveva Sasori faceva rabbrividire... Pensare di perdere qualcuno che ami non dev'essere bello.- pensò, automaticamente la sua mente finì su Kisame. Un brivido gelido gli percorse la schiena, era molto probabile che anche lui provasse un certo timore nel perderlo visto il suo problema di salute. -Non voglio far soffrire Kisame. Voglio che sia felice e che non si preoccupi di me. Voglio che si ricordi dei bei momenti passati assieme, se dovesse succedermi qualcosa...- strinse i pugni con forza. Sentiva il desiderio di vederlo, fare cose di cui probabilmente si sarebbe pentito ma che lo avrebbero fatto sentire vivo. Si mise a correre verso la stazione per prendere il treno ed andare a casa sua.
Arrivato a destinazione, suonò con insistenza il campanello fino a che non gli aprì.
-Itachi!- esclamò un po' irritato. -Cosa ci fai qui?-
-Facciamo qualcosa assieme?- gli rivelò con poco fiato per via della corsa che aveva fatto. Si tolse la mascherina e se la mise in tasca assieme ai guanti.
-Uh! Ci sto! Che ne dici di paintball?-
-Va bene, è una cosa che non ho mai fatto quindi ci sto!- gli accennò un piccolo sorriso.
-Perfetto! Prendo il borsello con il portafogli e andiamo!- rientrò in un'istante per poi uscire e chiudere la porta. Gli prese la mano e s'incamminarono verso la stazione. Itachi lo guardò con la coda degli occhi, accennando un piccolo sorriso.
Una volta giunti nella contea di Taīto, non ci misero molto ad arrivare a destinazione.
-Cosa bisogna fare?- chiese Itachi nel mentre aspettavano il loro turno.
-Ti danno una pistola caricata con della vernice e tu devi completare il gioco sparando alle altre persone!- gli rivelò con gli occhi che brillavano di entusiasmo. Il moro incrociò le braccia, assumendo un'espressione alquanto interessata.
-Sembra interessante. Quanto dura una partita?-
-Può variare, ma di base un ora.-
Arrivato il loro turno e preso tutto l'occorrente, entrarono nell'area gioco. L'Uchiha si guardò intorno: il posto era pieno di nascondigli, scale e vernice ovunque.
-Wow, è enorme il pos...- non riuscì a finire la frase poiché dovette subito scansarsi e mettersi in salvo da un colpo.
-Non c'è tempo per parlare, Itachi! Una volta messo il primo piede all'interno dell'arena si inizia a giocare!-
-Avvisarmi prima?- chiese ironicamente. Sentiva l'adrenalina entrargli in circolo ed eccitarlo un poco.
-Bisogna arrivare dall'altra parte della zona di gioco, quella a sinistra. Lì ci sarà il trofeo che porrà fine alla partita.- rivelò nel mentre controllava la zona. Poi si voltò verso di lui, guardandolo con un ghigno. -Ma sappi che vincerò io!-
-Cos...?- lo lasciò spiazzato. Kisame gli rubò un piccolo bacio per poi tornare a guardarlo beffardo ed andarsene. -Vuol dire che giocherò contro di te, eh?- si disse. Accennò un piccolo sorriso compiaciuto per poi entrare in azione. Si fece largo con cautela, facendo soprattutto attenzione a Kisame, poiché sapeva essere molto abile. Si sbarazzò di tutti quelli che incontrava e più proseguiva più sentiva l'eccitazione prendere il possesso del suo corpo. Si stava divertendo da matti. -È la cosa più figa che io abbia mai fatto!- si disse in tanto che riprendeva fiato, rimanendo nascosto dietro ad una barricata. Sbirciò nei paraggi per valutare quanti avversari fossero rimasti per puntare, così, al trofeo. -Dovremmo essere rimasti in sei. Prima mi sbarazzerò degli altri, lasciando per ultimo Kisame e combattere ad armi pari senza alcun intralcio.- fece un respiro profondo e poi entrò in azione. Si alzò rapidamente, buttando una bomba di vernice alla sua sinistra ove vi erano rifugiati due avversari per poi buttarsi dentro il nascondiglio avanti a sé.
In quello stesso istante Kisame si sbarazzò degli altri due, rimanendo da solo con il compagno.
-Siamo rimasti solo noi due, Itachi, se i miei calcoli sono giusti.-
-Non credere che mi arrenderò tanto facilmente. Non ti lascerò vincere.-
-Vediamo se sei alla mia altezza, allora!- ridacchiò compiaciuto.
Per nessuno dei due fu facile sbarazzarsi dell'altro, anche se per Itachi era la prima volta era riuscito a prenderci subito la mano, dopotutto era un genio. Tirarono avanti per quasi mezz'ora ed entrambi erano quasi accorto di munizioni.
-Posso ancora farcela se gioco d'astuzia!- si disse Itachi, riflettendo su come muoversi. Anche Kisame pensò al da farsi, cercando il modo più rapido per vincere anche senza dover far fuori il compagno se fosse necessario. Entrambi, però, ebbero la stessa idea di avvicinarsi al punto di arrivo e sbarazzarsi dell'altro nel momento in cui avrebbe sparato per allontanarlo dalla vittoria.
-Itachi!- erano giunti davanti al trofeo nello stesso istante ed entrambi si sorpresero di ritrovarsi lì. -A quanto pare abbiamo avuto la stessa idea!- ridacchiò.
-Quindi le carte in tavola cambiano...- commentò il moro rimanendo in all'erta. Si guardarono per qualche secondo negli occhi senza dire alcun che. -Voglio vincere.- pensò Itachi.
-Voglio vincere!!!- si disse Kisame.
-Tre...- iniziò a contare mentalmente il moro.
-Due!-
-Uno...-
-Ora!!!- in quel momento entrambi fecero fuoco, sparandosi alla spalla destra e facendoli indietreggiare un poco. Kisame scoppiò a ridere e Itachi sorrise divertito. -Siamo pari, eh?-
-Che ne dici, vinciamo insieme?- suggerì Itachi.
-Massì!- si avvicinarono all'obiettivo finale, poi Kisame lo abbracciò. -Sei stato bravissimo e fighissimo!- il moro lo allontanò divertito.
-Avrei potuto batterti. Ma comunque è stato divertente, grazie!-

 

Quando tornarono a casa erano ancora eccitati per via dell'adrenalina che gli scorreva nel corpo.

-Vai a farti una doccia, in tanto io ti preparo dei vestiti!- gli suggerì Kisame in tanto che si dirigeva verso la camera da letto.
Itachi si diresse verso il bagno, portandosi con sé il proprio borsello con dentro le medicine. Prima di fiondarsi in doccia, si guardò allo specchio. Sentiva il cuore battergli forte. Si mise una mano sul petto, chiudendo gli occhi.
-Mi sento così felice ed eccitato...- pensò. -Vorrei poter rivivere un'emozione così ogni giorno, o provare qualcosa di ancora più intenso.- strinse la maglia, mordendosi un labbro. Nella mente si era ricordato di quanto era accaduto a Deidara e in quel momento comprese quanto effimera potesse essere la vita. -Non voglio morire avendo rimpianti.- gli ritornò alla memoria il giorno in cui Kisame lo baciò per la prima volta e del forte desiderio che aveva avuto di sentirlo ancora più vicino. Riaprì lentamente gli occhi, assunse uno sguardo serio ma allo stesso tempo un poco intimorito. Aprì il borsello delle medicine e prese la scatola delle pillole per aumentare le difese immunitarie. -Facciamolo!- ne prese due in un solo colpo. Fece un respiro profondo e poi uscì. Salì le scale e si diresse verso la camera da letto. Rimase sulla soglia della porta per qualche secondo a guardarlo: era sdraiato sul letto intento a guardare il soffitto e rilassarsi. Poco dopo si avvicinò lentamente e silenziosamente, quando gli fu abbastanza vicino Kisame lo vide e si mise seduto.
-Tutto bene?- domandò un po' confuso. Il moro gli si sedette a cavalcioni sulle gambe ed avvicinandosi al suo viso guardandogli le labbra. -Itachi...?- s'irrigidì per un secondo, colto alla sprovvista. Poi gli mise le mani sulle spalle allontanandolo un pochino. -Cos'hai?- il ragazzo rimase in silenzio per qualche istante, abbassando lo sguardo.
-Non voglio morire rimpiangendo di non aver fatto qualcosa...- l'Hoshigaki perse un battito, rimanendo spiazzato. -Non voglio morire senza sapere cosa si prova ad amare davvero qualcuno...- lo guardò con la coda degli occhi, notando il suo sguardo affranto e comprensivo.
-Itachi io...- il moro lo guardò negli occhi con un po' di serietà. Aveva paura, ma temeva di più di morire senza mai aver amato intensamente e completamente qualcuno.
-Non m'importa quello che può succedere, voglio rischiare, anche se fosse l'ultima cosa che faccio.- Kisame istintivamente lo baciò con passione, stringendolo a sé mentre con una mano gli scioglieva i lunghi capelli corvini. Itachi ricambiò, lasciandosi trasportare dall'eccitazione del momento. L'Hoshigaki lo fece sdraiare sul letto senza mai togliere il contatto dalle sue labbra. Lentamente prese a spogliarlo; posò le labbra sul collo succhiandolo e baciandolo con delicatezza mentre con una mano gli accarezza il petto, soffermandosi sul capezzolo. La mente di Itachi si annebbiò, incominciando ad ansimare e ribollire di passione; più il compagno lo marchiava con quelle sue carnose e bollenti labbra e più il suo corpo fremeva dall'eccitazione.
Una volta spogliati completamente, il moro arrossì vistosamente, oltre che per il desiderio lussurioso che gli era entrato in circolo, anche per un lieve imbarazzo nell'essere visto nudo da qualcuno. I due si guardarono intensamente negli occhi, Kisame gli accarezzò una guancia per poi avvicinarsi alle sue labbra e baciarlo. Poco dopo si staccò nuovamente dalle sue labbra e lo guardò.
-Sei sicuro di volerlo fare?- sussurrò Kisame, Itachi posò lo sguardo altrove per un istante per poi tornare a guardarlo.
-Sì...- gli rispose con un filo di voce. Il compagno tornò a baciarlo con ancora più passione, giocando di tanto in tanto con la sua lingua nel mentre lo preparava. Una volta uniti in un unico corpo, Kisame fece intrecciare le loro mani per avere maggior contatto. Itachi si sentì completo come non lo era mai stato, provava una piacevole sensazione di benessere pervadere ogni singola cellula del suo corpo. Tutto l'amore che provavano si era totalmente liberato, avvolgendo i loro corpi e facendoli sentire ancora più uniti di prima.
Quando raggiunsero quasi il limite, Itachi lo strinse forte a sé per poi venire assieme. Kisame si sdraiò accanto a lui, entrambi ansimanti e sudati. Rimasero supini per qualche minuto per far tornare alla normalità i loro respiri. Itachi si sentì felice ma con il passare del tempo un piccolo dubbio stava germogliando nella sua mente, facendogli provare un lieve timore. Si voltò verso Kisame, che si era voltato verso di lui, e posò le mani sul suo petto per poi alzare lo sguardo e perdersi nei suoi occhi chiari.
-Tutto bene?- gli chiese l'Hoshigaki, coprendolo con la coperta.
-Sì...- sussurrò con un filo di voce. Kisame gli accarezzò la guancia, sapeva che lo turbava qualcosa così decise di infondergli coraggio sorridendogli. Itachi lo abbracciò, nascondendo il suo viso sul suo petto e cercando di calmarsi assaporando il suo profumo. Rimasero stretti per qualche minuto, poi Kisame lo baciò e si alzò.
-Riposati, io vado a fare la doccia. E copriti bene!- il moro annuì e lo seguì con lo sguardo mentre usciva dalla porta. Si mise supino guardando il soffitto e ripensando a quanto era successo. Era felice di aver fatto l'amore con lui e doveva ammettere che gli era anche piaciuto parecchio. Più pensava a quell'istante e più il suo cuore batteva forte senza sosta. Decise che si sarebbe aggrappato a quel ricordo meraviglioso ogni volta che i pensieri negativi avrebbero tentato di buttarlo giù. Si mise due dita sulle labbra, accennando un sorriso e chiudendo gli occhi. Sentiva le sensazioni che aveva provato qualche minuto prima invadergli il corpo. Si morse il labbro, il fiato si stava facendo sempre più corto. Si mise seduto e scese dal letto ed usò il copriletto per coprirsi. Uscì dalla stanza e scese le scale per dirigersi verso il bagno da cui proveniva della musica. Aprì la porta con cautela, entrò e fece cadere il plaid per terra. Si avvicinò alla doccia, Kisame era girato di spalle intento a farsi scivolare l'acqua sul viso, e s'intrufolò. Lo abbracciò da dietro, baciandogli il collo.
-Deduco che ti è piaciuto.- sorrise soddisfatto, lasciandolo continuare per un po' per poi voltarsi e baciarlo con la lingua. Lo alzò da terra e lo mise contro al muro, spostando le labbra sul collo. Poi si staccò e lo guardò negli occhi, notando la sua eccitazione nello sguardo. -Sei insaziabile...- gli sussurrò con tono seducente, avvicinandosi al viso. -Ti accontento subito.- gli leccò le labbra, Itachi aveva già preso ad ansimare.
-Muoviti.- gli rivelò con un filo di voce, mettendogli una mano sulla nuca e stringendogli i capelli. Kisame ghignò soddisfatto e lo fece suo nuovamente, dando ancora di più il meglio di sé.

 

Erano sul divano intenti a guardare una serie tv in modo disinteressato. Itachi era seduto composto alla sinistra del compagno che lo avvolgeva con un braccio.

-Vorrei fare le cose seriamente, intendo tra noi due.- commentò dal nulla Kisame, prendendo alla sprovvista l'altro che si voltò verso di lui un po' confuso.
-Ho capito bene?- domandò pacato. L'Hoshigaki lo guardò sorridendogli ed annuendo.
-Potremmo avere una relazione seria se per te va bene.- Itachi abbassò lo sguardo.
-Ecco...-
-Voglio proteggerti e starti vicino e soprattutto renderti felice, il resto non m'importa. Sai che non penso mai al futuro e mi godo il presente!- ridacchiò. Itachi gli prese la mano stringendogliela. -E poi hai bisogno di uno che ti continui a ripetere che andrò tutto bene, no? Ehi, Itachi...- il moro alzò lo sguardo su di lui. -Andrà tutto bene.- lo baciò. -Te lo prometto!- Itachi lo abbracciò forte, sentiva il cuore riempirsi di gioia. Era felice d'iniziare una nuova fase nella sua vita e di condividerla assieme alla persona che amava.




 


Buon Martedì a tutti! Rieccomi con il nuovo capitolo che spero vivamente vi sia piaciuto! Fatemi sapere cosa ne pensate e soprattutto se avete succerimenti, consigli o qualsiasi cosa!
Grazie a tutti coloro che leggono, seguono e recensiscono!

Alla Prossima!

Ryuga Hideki

 
 

 
   
 
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