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Autore: Tide    11/04/2018    4 recensioni
Storia introspettiva incentrata sul disturbo d'ansia generalizzato. Ho cercato di informarmi, ma ci tengo a precisare fin d'ora che non ho competenze in materia. Mi scuso per eventuali incorrettezze.
P.S.: partecipa al contest "Asylum", indetto da Haykaleen sul forum.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PAURA

Paura, appena sveglia, che la giornata andrà male, che forse farebbe meglio a ignorare la sveglia e non uscire affatto dal letto- se solo potesse. Paura, mentre beve il caffè, di non aver riposato abbastanza e che le energie le si esauriscano troppo presto. Paura, mentre si prepara per uscire, che, se mette le scarpe da ginnastica, gli altri pensino che alla sua età non sa ancora vestirsi da donna; se mette le scarpe da giorno col tacco, paura che pensino che d’un tratto vuole darsi delle arie. Se si trucca, paura di poter sembrare volgare; se non si trucca, paura di sembrare trasandata; se prova con un trucco leggero, paura di risultare banale.
Paura, quando esce di  casa, di aver scordato qualcosa di importante- le chiavi, il cellulare, i quaderni, il gas acceso, le finestre aperte … se il gas fosse rimasto acceso e le finestre fossero debitamente chiuse, basterebbe una scintilla, esploderebbe l’appartamento, rimarrebbe senza casa e magari qualche vicino si farebbe male, morirebbe … se le finestre invece fossero rimaste aperte qualcuno potrebbe entrare, dal piano di sopra, dal piano di sotto, dall’appartamento di fianco, e potrebbe essere lì al suo ritorno, potrebbe farle del male per panico o cattiveria, e lei come avrebbe fatto allora? E Le chiavi! Se avesse scordato le chiavi in casa? O nella serratura? Dovrebbe far sfondare la porta e pagarne una nuova, verrebbe derubata, e tutti penserebbero che solo lei poteva essere così stupida da lasciare le chiavi in casa o sulla serratura.
Paura, a prendere l’autobus, che le rubino il portafoglio, il cellulare, le chiavi e dover passare i mesi successivi a rifare la carta d’identità, rifare le serrature, sprecare soldi per un nuovo cellulare -che non sarebbe stato necessario, se non si fosse fatta derubare- dover imparare un nuovo pin, forse un nuovo numero, con tutta la fatica che fa a ricordare le cifre, ed è già così stanca, rende già così poco nello studio! Non può permettersi di perdere tempo ed energie così!
 E, se va a piedi, paura di arrivare in ritardo, che i professori pensino che sia una scansafatiche irrispettosa, la prendano in antipatia e decidano di darle brutti voti agli esami a prescindere.
 Paura che, se perde una sola parola, il professore la guardi proprio mentre posa la penna e pensi che lei non abbia preso appunti affatto, o di perdere un concetto che, per quanto possa sembrarle futile, è invece importante –dopotutto, vuole saperne lei più del professore?
Paura di essere l’unica che non riesce ad alzare lo sguardo dal foglio, che si fa venire i crampi alla mano e che perciò che tutti la vedano come strana, anomala e non vogliano avere a che fare con lei.
Paura che nessuno la inviti a prendere il caffè; paura, se la invitano, che sia solo per osservare da vicino quella stranezza umana che lei è e poi ridere alle sue spalle.
Paura, se qualcuno è gentile, che stia mentendo, che in realtà sia una persona orribile; paura, se nessuno lo è, che sia tutta colpa sua e che resterà sempre sola.
Paura, ad essere gentile lei, di aiutare una persona che non lo merita e che poi farà del male a qualcuno- sarebbe come dare una sorta di approvazione e assolutamente lei non vuole; paura, a non essere premurosa nei confronti degli altri, che per colpa della sua indifferenza una brava persona non riceva aiuto, che tutti finiscano per considerarla una ragazza egoista e antipatica.
Paura, se pranza fuori, che chi la vede pensi che mangia troppo o troppo in fretta, oppure che mangi troppo poco e perciò sia un’insopportabile maniaca delle diete, o che mangi con troppa calma e perciò, evidentemente, debba essere una perdigiorno, un fardello per la società; di sembrare volgare se mangia in maniera rilassata, di risultare rigida e impacciata persino a mangiare- figurarsi per il resto- se cerca di stare composta.
E paura che ciò che mangia, che indossa, che utilizza sia prodotto senza rispettare le persone e l’ambiente, che per colpa del fatto che lei oggi mangia, si veste, utilizza qualsiasi cosa qualcuno stia male nel mondo e il pianeta faccia l’ennesimo passo verso il baratro.
Paura di non riuscire a imparare niente, se non riposa un momento prima di studiare, e paura, se si riposa, di star solo perdendo tempo, mentre di tempo da perdere non ce n’è affatto, che finirà per essere indietro sul programma, non riuscire a dare gli esami in tempo, e allora si deprimerà e non riuscirà più a recuperare, finirà fuoricorso e forse non si laureerà mai e non avrà mai un buon lavoro e sarà per sempre una povera zitella costantemente in ansia per le bollette. Paura, mentre è seduta alla scrivania e sottolinea il libro, che la sua vita la stia aspettando là fuori, da qualche parte, e che quando avrà finito di studiare, quando avrà tempo, la vita si sarà ormai stancata e se ne sarà andata via, chissà dove.
Paura ad accendere la televisione o la radio che il notiziario le porti solo brutte notizie e ancora più angoscia, che un film, una puntata di una serie televisiva, una pubblicità le faccia venire  in mente qualche altro problema, qualche altro pericolo. E a pensarci bene, probabilmente farebbe bene a non ignorare quei problemi e pericoli che le sono sfuggiti, perché potrebbero essere proprio quelli a ucciderla, ferirla, metterla in pericolo, o peggio a mettere in pericolo, ferire, uccidere qualcuno che le è caro. E allora sarebbe tutta colpa della sua negligenza!
Paura, se il telefono non suona, che sia perché nessuno l’ha in nota, né vuole sentirla, sapere se sta bene, oppure che sia successo qualcosa di terribile e non possano chiamare; paura, anche quando il telefono squilla, che sia capitato un incidente, che qualcuno sia stato male o sia morto: le cattive notizie arrivano sempre. Paura, se chiama per avere notizie, che le rispondano col solito tono seccato, che la prendano per pazza per la sua preoccupazione; se non chiama, di starsene bella pacifica, mentre qualcuno sta male o avrebbe bisogno di lei- lo avrebbe saputo, se avesse chiamato.
Paura, quando arriva la sera e si ritrova come sempre sola a casa, che sia tutta colpa sua, se nessuno la invita alle feste, nè le chiede di uscire- perché se facesse le cose come si deve non sarebbe così stanca, come sembra che non lo siano gli altri, e potrebbe andare a ballare come tutti, conoscere gente, meritarsi un invito da qualche parte. Ancora più paura, se pensa di uscire, delle strade buie, della gente ubriaca, di non sapersi comunque ambientare e sembrare ancor più ridicola, paura che un bicchiere offerto, un complimento possano essere una trappola. E poi paura di stancarsi se fa tardi- senza contare la confusione e lo stress che le mettono le situazioni nuove- e chissà quanto le servirebbe per recuperare quelle energie, chissà quando avrebbe il tempo per riposarsi, e allora si sarebbe detta: ecco, è tutta colpa tua: non dovevi uscire la sera, dovevi calcolare bene le conseguenze, considerare che non sei in grado, che non puoi permetterti di sprecare energie, povera incapace!
Paura, quando va a dormire, di aver lasciato aperta la porta o una finestra, o acceso il gas, e che perciò qualcuno entri, rubi, la aggredisca, che ci sia una falla da qualche parte e domani, pensando di farsi il caffè, invece farà saltare la casa. Paura che un rumore sia spia di qualcosa di grave che lei sta ignorando, che avrà gravi conseguenze e sarà tutta colpa sua; paura di non accorgersi di qualcosa di altrettanto importante, altrettanto pericoloso, se si addormenta.
Paura di aver troppa paura, di essere troppo preoccupata per riuscire ad addormentarsi e di essere poi esausta al mattino.
Paura di non svegliarsi più; paura di svegliarsi e dover affrontare una nuova giornata. Paura di tutto ciò che è là fuori, minaccioso, ostile; paura di restare murata dentro. Paura di vivere; paura di morire. Paura di non vivere affatto.         
   
 
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