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Autore: MM_White    11/04/2018    1 recensioni
Come si vince al torneo delle coppe? Corteggiando e conquistando le ragazze più "difficili" di Hogwarts.
E cosa si vince? Che domande, la soddisfazione di aver vinto!
È alla sua seconda edizione che Draco dà il via in un momento di pura noia, scegliendo di importunare la bella Corvonero Keira Blackheart, migliore amica dell'alunna più brillante del suo anno. Stiamo parlando di Hermione Granger, ovviamente, la quale invece verrà scelta dall'affascinante Serpeverde Theodore Nott.
Le due ragazze saranno così ingenue da cascarci?
Dal capitolo 9:
Hermione ride ancora ed io, che credevo che ridere di lei fosse appagante, non sapevo quanto fosse ancora più gratificante farla ridere.
Io che ultimamente mi divertivo a beffeggiarla, alludendo che in realtà fosse una vipera degna di allargare le file dei serpeverde, non sapevo quanto invece il cappello parlante ci avesse visto giusto, quella lontana notte dello smistamento.
Perchè non sapevo quanto fosse forte e coraggiosa e leale.
E mi dispiace che abbia bevuto la pozione cura ferite perchè, seppur senza volerlo, quei segni sul collo glieli avevo provocati io.
Quei raschi erano un marchio, un chiaro e limpido avvertimento: questa ragazza è mia.
Ma adesso non ci sono più. Scomparsi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Draco/Theodore
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Altro contesto, Da VII libro alternativo
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Capitolo quattro: marmellata ai mirtilli

 

Hermione

 

Biascico un 'giorno in risposta al buongiorno allegro e strillante di Keira.

Ma dove le trova tutte queste energie di prima mattina?

Io non ho chiuso occhio per l'intera notte dato che non facevo altro che rivedere la faccia di Theodore Nott davanti agli occhi.

Affondo i denti in un toast imburrato, mentre guardo in tralice la Corvonero.

Neanche a dirlo, mentre i miei capelli sembrano un covone di paglia ramato, i suoi sono lucidi e pettinati alla perfezione. Oggi porta una treccia che le accarezza la schiena in quasi tutta la sua lunghezza.

«Perchè ho l'impressione che tu mi stia accoltellando con lo sguardo?» Chiede con un accenno di sorriso.

«Non è un'impressione, Keira,» biascico. «Se ne fossi capace lo farei.»

«Comunque ci ho pensato tutta la notte.»

«E riesci ad essere lo stesso così arzilla?»

«Oh, ma io dormo pochissimo, non lo sapevi?» Si siede accanto a me per poi abbassare la voce. «Ho deciso di accettare l'invito di Draco.»

Strabuzzo gli occhi, incredula.

Okei, non posso fingere di non aver ponderato anch'io tutte le varie possibilità, rimuginandoci sopra per ore. Ma alle prime luci dell'alba, quando ormai il sonno stava finalmente riuscendo ad impadronirsi della mia mente, sono giunta alla conclusione che no, non avrei neanche dovuto considerarlo.

Parlo di un eventuale appuntamento mio con Nott nonchè di uno tra Draco e Keira.

Ma siamo impazziti?

«Chiudi la bocca,» mi rimprovera Keira. «Ti si vede il cibo masticato, che schifo.»

Rialzo la mascella ma continuo a fissarla, in silenzio.

«Che c'è?» Fa lei, a disagio.

«Credo che indirò una nuova petizione, questa volta contro Sybill Trelawney.» Dico seria. «Respirare troppo incenso ci sta causando brutti effetti. Che poi, sarà davvero incenso, dico io?»

«Ma smettila.»

«Allora dimmi un solo valido motivo per cui dovresti uscire con quella serpe.»

«Perchè, anche se si tratta di Draco, è comunque il primo ragazzo in assoluto ad avermi chiesto un appuntamento.»

Rivolgo lo sguardo verso il piatto che ho davanti, pensierosa. Poi rialzo il capo.

La guardo, notando che un raggio di sole le illumina parte del viso.

La guardo e mi sembra bellissima, praticamente perfetta.

«Mi piacerebbe sapere a cosa stai pensando.» Dice Keira, dolcemente.

«Che mi sembra assurda una cosa del genere. Insomma, non ci credo che nessuno ti abbia mai fatto delle avances.»

«Dovrai incominciare a crederci allora, in fondo ci conosciamo da poco e ignori ancora tanto di me.» Tira fuori dai polmoni un lungo sospiro. «La verità è che è sempre stato difficile, per me, trovare un ragazzo che non si sentisse intimorito dalla mia presenza. Credono tutti sia troppo intelligente o altezzosa o chessò io, per loro.»

Non so cosa dire, mentre Keira rivolge gli occhi lucidi verso l'enorme porta della Sala Grande.

«Al Ballo del Ceppo rimasi nel dormitorio, da sola, perchè a nessuno è venuto in mente di invitarmi.»

«Sono sicura che a decine di ragazzi sarà venuto in mente di invitarti, Keira.»

«Ma nessuno l'ha fatto. E quella sera ho pianto, Hermione.

«Se ci fossimo conosciute prima...»

«No, no, no, niente «se» con una Blackheart. Ormai è andata.» Le sue labbra si arricciano in un sorriso triste, mentre lo sguardo appare ancora assorto, nonostante abbia gli occhi puntati nei miei. «Il punto è che so che si tratta di Malfoy, so che è un Serpeverde e so che non c'è da fidarsi ma... so anche che, per una volta, un ragazzo con me è stato tanto audace da chiedermi un appuntamento e tremendamente romantico da farlo con un messaggio.»

All'ascoltarla pronunciare il termine romantico e il nome di Draco nello stesso periodo, un brivido freddo mi attraversa la schiena.

«Tuttavia, come ho detto,» continua lei, assottigliando lo sguardo «ci ho pensato tutta la notte.»

«E?»

«E sentimentalismi apparte, ho un quoziente intelletivo abbastanza elevato da capire che c'è qualcosa sotto.»

Finalmente, penso con entusiasmo, è appena tornata la mia migliore amica.

Quasi strillo un: «mi sei mancata» gettandomi tra le sue braccia.

Ma le confermo solo che ho i miei sospetti anch'io.

«Pensaci bene.» Dice afferrando un toast per spalmarci sopra della marmellata ai mirtilli. «Sono migliori amici e si sono fatti avanti nello stesso momento, non è una coincidenza troppo strana?»

«E non è strano che lo siamo anche noi, migliore amiche?»

Keira ci riflette qualche secondo, poi scuote il capo.

«No, non credo centri qualcosa la nostra amicizia.»

«Quindi cosa suggerisci di fare?»

La Corvonero mi lancia un'occhiata maliziosa.

Sorride.

«Bhè, non so tu, ma io sono curiosa di sapere dove vogliono andare a parare quei due, quindi...» Dice un attimo prima di addentare il toast. «Direi di stare al loro gioco.»

 

«Posso parlarti?»

Theodore Nott alza lo sguardo dalla scacchiera, sorpreso.

«Prego.» Dice con un sorriso, riprendendo sicurezza di sè.

«Sarebbe meglio...» Faccio scivolare lo sguardo sui suoi compagni. «In privato.»

Parte un coro di oooh-ooh che mi fa pentire subito del mio approccio troppo sfrontato.

«Ma va bene anche qui...» Biascico sperando di non essere arrossita.

Intanto Nott mi guarda con uno strano luccichio negli occhi e un'espressione che rimanda davvero all'immagine di una serpe pronta ad attaccare.

Poi si volta di scatto e punta gli occhi sul compagno che gli è seduto di fronte.

«Và.» Ordina freddamente, e il ragazzo si alza e si allontana.

«Prego.» Ripete quindi, indicando con la mano la sedia che si è liberata.

Mi accomodo ringraziandolo appena.

«Quindi, dicevo...»

«Aspetta, è il mio turno.» Mi ferma. «Sai, se li lasci troppo da soli ti ritrovi ad assistere ad una guerra magica.»

Vorrei rispondergli a tono ma non trovo nulla di intelligente da dire. Così rimango in silenzio, soffermandomi sul viso di Nott.

Ho notato che quando si concentra picchietta ritmicamente l'indice contro le labbra.

«Dunque ci hai ripensato.» Considera dopo aver comandato a una torre di muoversi. «Tocca a te.»

«Sì ecco...»

Ad un tratto, non ricordo più cosa avevo da dire. Fisso solo la scacchiera con aria assorta.

Mi rendo conto che se non lo avessi interrotto, Nott non solo avrebbe vinto, ma lo avrebbe fatto stracciando letteralmente il suo avversario.

Anche se...

«Donna in B6.» Affermo con un brivido.

Il pezzo allunga il collo sinuoso e diafano, apprestandosi a camminare con passo fiero.

«Attenta, bella signora.» Mormora Nott, rivolto alla Donna.

Dopodichè solleva gli occhi sbarazzini su di me, con un sorriso.

Non un ghigno, e neanche una smorfia, solo un sorriso, luminoso e genuino.

Eccolo che riabbassa lo sguardo sulla scacchiera.

«Vuoi pensarci tu, mio prode destriero?»

Il cavallo dalla pelle d'ebano trotta impaurito verso la casella indicata dal giocatore, il quale lo esorta a non essere vigliacco.

Chino il capo di lato, divertita.

«Quanti libri sono?» La butto là.

«Puoi contarli tu stessa,» risponde valutando la prossima mossa. «Sono tutti nella mia stanza.»

«Ah-ah.» Lo ammonisco. «La conosco la storia della collezione di farfalle.»

«Farfalle? Io non colleziono farfalle...»

«Era solo per dire che non verrò nella tua stanza, Nott.»

«Quindi dovrei anche portarteli io?»

«Chiariamo una cosa: sono io che sto facendo un favore a te, non il contrario.»

Un altro paio di mosse, poi il ringhio del mio avversario.

«Maledizione!»

«Qualcosa non va?» Chiedo con un tono tranquillo.

«Certo, mia cara.» Dice Nott lanciandomi uno sguardo di fuoco. «Dato che a un tuo semplice comando il mio Re verrà polverizzato.»

«Oh, non me n'ero accorta, hai ragione.» Sorrido, soddisfatta. «Scacco matto.»

«E va bene, piccola strega, ti porterò i libri.» Afferma con aria sconfitta. «Dove e quando?»

«Domani mattina ai Tre Manici di Scopa?»

«Perfetto.»

«Perfetto.»

Mi alzo con uno scatto.

«Ah, Theo?»

Il ragazzo solleva lo sguardo su di me, tornando a mostrarmi il suo solito sorriso di scherno.

«Sai niente di un appuntamento tra Malfoy e la mia amica Keira?»

«Niente.» Dice con un'aria sorpresa che a me sembra sincera. «Perchè?»

Faccio spallucce.

«A domani, allora.»

«A domani, mia regina.»

Mia regina? Bhè, sempre meglio di topolina.

E poi, come mi ha chiamata mi fa sentire lusingata, anche se non voglio darlo a vedere. Così mi volto a metà strada dalla porta d'ingresso solo per lanciargli un'occhiataccia.

Sbruffone, penso con un sorriso.

 

Draco

 

Il grande giorno è arrivato. Sono le dieci di un sabato soleggiato, nonostante in lontananza ci siano scuri nuvoloni che minacciano pioggia, e io sono davanti ai Tre Manici di Scopa, Hogsmeade.

Mi sono svegliato qualche minuto dopo l'alba per prepararmi al meglio: doccia, profumo e vigorose spazzolate per rendere ancora più luminosi i capelli. E avevo deciso cosa mettermi già dalla sera prima: camicia nera, pantaloni in tinta, cinta e scarpe di pelle.

No, non sono una femminuccia vanitosa, sono solo uno a cui non piace perdere. E con Theodore Nott come avversario, la vittoria non è scontata.

Lo vedo incamminarsi verso di me proprio in questo momento, con il suo atteggiamento altezzoso e un sorriso talmente luminoso da far impallidire il sole.

Si è messo in ghingheri anche lui, solo che la camicia è bianca e i pantaloni sono verdoni, della stessa sfumatura della cravatta e dei suoi occhi.

«Draco...»

Mi saluta, per poi entrare nel locale.

«Nott...»

Strofino le mani tra loro, alitandoci sopra una nuvola di condensa calda.

Ma per quale stramaledetto motivo le donne si devono sempre far aspettare?

Attendo pazientemente qualche altro minuto, sempre più infreddolito e infastidito, finchè decido che ne ho abbastanza e mi rifugio al caldo anch'io.

Dentro l'aria odora di burrobirra e i tavoli sono circondati da avventori rumorosi.

Sento gridare il mio nome da un angolo della locanda, ma con una smorfia decido di passare avanti: sono Tiger e Goyle.

Così mi siedo a uno sgabello del bancone per ordinare un whisky incendiario, che Madama Rosmerta prepara con un sopracciglio sollevato.

«Il primo della giornata.» Commenta scettica. «Ecco a te.»

Mugugno un 'grazie e afferro il boccale tiepido con mani tremanti.

Nel frattempo sento la porta d'ingresso aprirsi ed io mi volto per scoprire chi vi sta entrando, insieme a una fredda folata di vento.

No, non si tratta della Blackheart e... la posso dire una cosa? Più che rattristarmi, la sua assenza non fa che infastidirmi ulteriormente.

Come osa infatti darmi buca?

Piccola, sfrontata, arrogante Corvonero.

Altre ragazze avrebbero fatto cartefalse per ricevere un simile invito dal sottoscritto.

Bhè, mi ritrovo a pensare, non per niente è una cinque stelle.

«Aspetti qualcuno?»

Una voce calda mi solletica all'improvviso le orecchie.

Mi giro verso il bancone per ritrovarmi di fronte due occhioni da gatta, le ciglia lunghe e scure a creare un'ombra sul viso chiaro.

«Non proprio,» rispondo con lo stesso atteggiamento complice. «Diciamo che avevo previsto un incontro casuale.»

«Ma se prevedi sempre tutto rinunci all'effetto sorpresa.» Commenta Keira, accennando un sorriso. «Non credi?»

«Prendi qualcosa da bere?»

«Ti dispiace se assaggio da te?»

Tiro un sospiro profondo, ipnotizzato, e con un rumore gutturale le passo il boccale.

«Prima non vuoi sapere cos'è?» Chiedo, inutilmente, perchè Keira aveva già buttato giù qualche sorsata.

Con un ghigno, aspetto la sua reazione, che però non arriva.

«Qualcosa non va?» Mi porge il boccale, noncurante.

Diciamo solo che non mi aspettavo lo bevessi davvero senza sputarlo alla prima sorsata?

«Non mi aspettavo accettassi il mio invito.» Dico invece, sporgendomi verso il suo viso.

«Quale invito?» Keira sssottiglia lo sguardo. «Io sono venuta con lei.»

E con un dito indica un punto alle mie spalle.

Ad un tavolo, con la testa dietro ad un enorme libro, scorgo i capelli castani di Hermione Granger. E al suo fianco, con mia grande sorpresa, c'è Theodore Nott.

La storia si fa ancora più assurda.

«Cosa... cosa ci fanno insieme?»

«Leggono dei libri.»

«Leggono.»

«Dei libri.»

«Bhè, questo lo vedo.» Commento con aria scettica. «La questione è perchè.»

«Ah, tu non lo sai?»

«Certo che no.»

«Strano...»

Mi volto di scatto verso Keira.

«Perchè sarebbe strano?»

«Oh, niente, niente.» Dice sfiorandomi un braccio. «Allora, li raggiungiamo? Mi dispiace un po' averla lasciata da sola ma avevo sete.»

Certo come no, penso.

Credo sia stato uno sbaglio scegliere lei per il Torneo.

È uno schianto, certo, ma anche troppo furba.

Sbircio un'altra volta verso il tavolo dov'è seduta la Granger, che il mio amico guarda di sottecchi, facendo finta di sfogliare interessato alcuni libri.

Lei, invece, ha lo sguardo assorto sulle pagine di un grosso tomo dal titolo: «La storia magica dal punto di vista elfico».

E quanto sembra buffa, penso, quando afferra una tazza e se la porta alle labbra senza distogliere l'attenzione dalla lettura per poi, dopo un paio di sorsate di caffè, riappoggiarla sulla copertina di un altro libro.

Ma la mia attenzione viene distolta quando Keira Blackheart mi passa davanti sculettando, facendomi segno di seguirla.

In questo modo, leggermente eccitato, mi ritrovo a prendere posto di fronte a Theo e la Granger.

«Sei venuto a darmi una mano anche tu?» Chiede Nott affabile. Poi, dopo un calcio al mio piede, abbassando la voce: «Portati subito via Keira con una scusa.»

Lo fulmino con gli occhi, della serie: farò il possibile, questa situazione non conviene neanche a me.

Nel frattempo mi accorgo di uno scambio di sguardi complici fra le ragazze.

Okei, fermi tutti. Che sta succedendo?

«Allora, Keira...» Inizio a dire, per poi essere interrotto dalla Granger.

«Chiariamo una cosa, Malfoy.» Dice abbassando il libro sul tavolo. «Noi non siamo qui per conversare. Quindi se vuoi rimanere a questo tavolo, scegli un libro e inizia a leggere. Abbiamo in previsione di recensirli tutti entro pranzo.»

«Tu non decidi mica cosa dovrei fare io.» Sbotto, seccato.

«Allora sei pregato di andartene perchè al momento stai procurando solo fastidio.»

«Ma sentila, io mi siedo dove mi pare e piace!»

«Draco...» Keira mi afferra un braccio con le sue mani minute. «No.»

Guardo Nott, impotente.

Ci sarà pure un modo per stare da solo con la Corvonero senza avere la sua snervante amica di intralcio. Un modo qualunque che non sia scodinzolarle intorno come sta facendo Theo con Hermione.

Le lancio un ultimo sguardo infastidito, per poi ringhiare a denti stretti: «A questo tavolo sei tu l'intrusa, Sanguemarcio.»

Lei rivolge di scatto la sua attenzione verso di me.

E adesso cosa c'è che non va nei suoi occhi? All'improvviso appaiono più... acquosi.

«Adesso basta.» Esplode Nott, tirando indietro la panca e sollevandosi. «Draco, siamo tra amici qui. Chiedile scusa.»

Strabuzzo gli occhi, incredulo.

Devo dire che sta prendendo proprio sul serio questo Torneo, tra l'altro recitando in maniera sublime.

La cosa mi diverte per cui sollevo i palmi con un ghigno.

Dimostrerò a Theo che sono un bravo attore anch'io.

E che se è il gioco sporco, quello che vuole, allora non mi farò scrupoli a raggiungere la vittoria con ogni mezzo necessario.

«Le mie scuse, Granger.» Affermo scaturendo sorpresa nei presenti. «Dimenticavo che ora tu sei per Nott un'amica... speciale

«Scuse... accettate.» Biascica Hermione, titubante, per poi rialzare il volume di storia davanti ai suoi occhi.

«Anzi, per dimostrarvi che sono davvero dispiaciuto, che ne direste di consolidare questa nuova amicizia passando insieme, a Londra, la vigilia di Natale? Saremo tutti nei paraggi, in quel periodo, no?»

«La vigilia è fra...» Inizia Keira.

«Una settimana.» Conclude Theo.

Hermione fa cadere il libro con un tonfo.

«Grazie ma vorrei passare le vacanze di Natale con i miei genitori e i miei amici,» replica con tono sprezzante. «Quelli veri.»

«Ti chiedo solo un giorno, Granger.» Ribatto con calma. «E poi come fai a sapere che non potremmo diventare amici anche noi?»

«Il fatto che non saremo mai amici, noi due, è forse l'unica certezza della mia vita.»

«E io mi sto facendo un'idea di che cosa potremmo essere, se non vuoi essermi amica.»

Lo scambio di battute prosegue come una frenetica partita a tennis, dove la palla vola da una parte all'altra del tavolo sottoforma di insulti, e Keira e Theo fanno da spettatori voltando il capo ora verso di me e ora verso la Granger.

Finchè il mio compagno di Casa si mette nuovamente in piedi, frapponendosi tra noi con le braccia e parte del corpo.

«Okei, va bene, abbiamo capito che non vi state simpatici.»

«Stai minimizzando secondo me,» commenta Keira. «Litigano come cane e gatto, questi due.»

«È colpa sua!» Strilliamo contemporaneamente io ed Hermione, indicandoci. Per poi sbottare all'unisono un verso a metà tra l'infastidito e l'intimidatorio.

Ci scambiamo un'occhiata di sfida, del tipo: provaci, ad aprire di nuovo bocca.

Ma non lo fa nessuno dei due.

Sento gli altri due tirare un lungo sospiro di sollievo, rassicurati dall'apparente calma.

«Toast con marmellata ai mirtilli?»

Volto lentamente lo sguardo verso Keira, che mi sta porgendo un toast ricoperto da una sostanza viola gelatinosa.

Mi guarda, incerta sul da farsi.

Penso che questo appuntamento è stato un completo disastro.

E al diavolo il Torneo, se per parteciparvi devo compromettere il mio orgoglio.

«No, ti ringrazio.» Sospiro alzandomi da tavola. «Buona lettura.»

 

Ritorno in strada con una strana sensazione a premermi sul petto, quasi palpabile e consistente, come questo freddo che sta diventando ghiaccio.

Non credo di averla mai provata prima.

Non è la solita rabbia che mi spinge a ferire gli altri, o la tristezza che mi attanaglia la notte, quando sono davvero solo.

È... rimorso?

Mi stringo il cappotto all'altezza della gola, socchiudendo gli occhi, e mi incammino verso il castello.

No, io non sono capace di provare rimorso.




Nel prossimo capitolo:
 

Ma che diavolo è successo, poco fa?
Sento una mano piccola e calda sfiorare la mia.

L'afferro e la stringo piano.
Lo sguardo di entrambi puntato sulla parete di fronte, in silenzio.

«Grazie.»

È solo un sussurro, ma lo sento benissimo, e il cuore incomincia a battere un po' più forte.
Non riesco a dire nulla, frastornato, e lei non aggiunge altro.

Ma rimaniamo così, immobili, stringendoci la mano.

   
 
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