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Autore: Princess Kurenai    11/04/2018    1 recensioni
Da secoli, Niflheim veniva chiamato l’Impero del Ghiaccio, da quando la Glaciale Shiva aveva fatto abbattere su quelle terre, un tempo verdi, la sua ira per punire l'ingordigia umana. Era una storia che aveva radici antiche, ma che solo nell'ultimo ventennio aveva assunto una nuova sfumatura di paura e pregiudizio. L'ennesima punizione che le genti di quelle lande avevano dovuto affrontare in seguito alla tragica fine del Re e della Regina di Niflheim, dopo l'ormai storica rivolta degli imperiali.
Infatti, in quella notte di guerriglia e fiamme si era decretato non solo il ritorno, da alcuni tanto sperato, dell’Impero ma anche la fine dei due sovrani, colpevoli secondo gli imperiali di aver salvato la loro unica figlia e non la popolazione di Niflheim.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ardyn Izunia, Noctis Lucis Caelum, Prompto Argentum
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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Fandom: Final Fantasy XV
Character(s): Noctis Lucis Caelum, Fem!Prompto Argentum (Prompta Argentum), Ardyn Izunia
Relationship(s): Het
Pairing: Promptis (Accennato LuNyx)
Rating: SAFE
Warnings: Alternative Universe (AU), GenderSwap, Inspired by Frozen (2013), Inspired by Anastasia (1997), Inspired by Tangled (2010), Magic, Fem!Prompto, Major Character Injury, Injury Recovery
Genere: Fantasy, Introspettivo
Conteggio Parole: 3525
Note:
1. In questa fic, Prompto è una donna e si chiama Prompta.
2. In questo universo non è mai esistita la Guerra degli Dei e non esiste neanche la guerra tra Niflheim e Lucis.
3. Non è un mondo “moderno” come quello di FFXV, diciamo che è simil-medioevo.
4. La Piaga delle Stelle non è quella che conosciamo noi. Come ben sappiamo, quella malattia prende origine dalla malaria, ed io ho deciso di trattarla in quel modo.
5. L’Helleborus è velenoso, ma in passato - se dosato nei modi giusti - veniva utilizzato anche in campo medico.
6. Il Picco di Vogliupe non esiste per quel che so, ma esiste Vogliupe che è la regione di Niflheim dove giace il corpo di Shiva.
7. Ispirato liberamente ad Anastasia e Rapunzel, oltre che a Frozen.
8. Aggiornamenti bi-settimanali. Il Mercoledì e il Sabato.
9. Non betata!

Dediche:

Ho scritto questa fic solo ed esclusivamente per Lera. Lei adora Prompta per via di una gloriosa role che stiamo facendo da più di un anno... e visto che non sono mai riuscita a scriverle un qualcosa di serio su Fem!Prompto mi sono messa in testa di unire alcune delle cose che più adora: Fem!Prompto, la Promptis, Anastasia (*sparge amore*) e infine il collegamento che il fandom ha creato tra Elsa e Prom.
Quindi, tesoro, spero che tu sia qui a leggere... questa fic è una sorta di strada verso il compleanno, visto che si concluderà il 25 Aprile. Spero che ti piaccia e che ti faccia piacere. Ti voglio un sacco di bene!


Nonostante il desiderio di Noctis di scoprire il più possibile sulla zona nella quale si trovavano, il suo corpo si dimostrò troppo debole per poter affrontare ulteriori chiacchiere al termine del suo primo pasto. Il sonno, infatti, lo colse quasi subito conducendolo verso dei sogni confusi tanto quanto quelli che lo avevano accompagnato durante tutto il suo viaggio.

Si risvegliò solo al mattino, vista la tenue luce ambrata che scorse penetrare attraverso le finestre, e come il giorno precedente fu Prompta a prendersi cura di lui con pazienza e gentilezza. Come un bambino, Noctis trascorse la maggior parte del tempo a mangiare e a dormire, cercando di superare una leggera febbre e i dubbi che lo assalivano sempre più prepotenti nel posare lo sguardo sulla sua salvatrice, unica abitante del palazzo.

Trascorse in quello stato almeno altri tre giorni, durante i quali riuscì in qualche modo ad apprendere ulteriori informazioni sia su Niflheim che sulla stessa Prompta.

Le sue impressioni si rivelarono quasi sempre esatte, soprattutto nel descrivere la giovane donna come una persona dolce e sensibile, degna di fiducia, che nascondeva con una forza senza pari tante di quelle ferite da farlo sentire quasi in colpa - vittima di un’insensata empatia o di un legame inspiegabile.

Solo alla mattina del sesto giorno, Noctis si scoprì nettamente più in forze. Il suo corpo era ancora ben lontano dalla sua solita energia, ma si sentì quanto meno abbastanza in salute da potersi alzare dal letto e trascinarsi proprio verso le finestre.

Gli infissi erano in legno massiccio, un materiale non dissimile da tutti gli altri mobili della stanza, e al di là dei vetri trasparenti, Noctis poté scorgere un’ampia vallata, forse la stessa nella quale aveva vagato solo qualche giorno prima.

Il tempo sembrava essersi fatto mite, nonostante la neve perenne, e quella considerazione gli donò un’ulteriore carica.

Là fuori, da qualche parte, crescevano degli hellebori e lui era vicino - li poteva quasi sentire sulle sue mani. Doveva solo pazientare e tutti gli sforzi fatti fino a quel momento sarebbero stati ripagati.

Appoggiò la mano contro il vetro, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare ad un basso sospiro di sollievo.

“Domani” , si disse, ascoltando il suo respiro regolare, “domani avrò abbastanza forze per affrontare anche il viaggio di ritorno…”

Ripeté più volte quelle affermazioni inviando anche una breve ma speranzosa richiesta alla sua famiglia: dovevano tutti tenere duro, perché lui non si era ancora arreso.

Con le sue sicurezze e promesse rinnovate, Noctis riaprì gli occhi e si allontanò dalla finestra. Tornò sul letto e, prendendo gli stivali, armeggiò per indossarli.

Non voleva più restare in quella camera, vi aveva trascorso fin troppo tempo, e aveva soprattutto bisogno di dimostrare a sé stesso di non essere malato ma di essere invece in fase di guarigione.

Animato da quei pensieri sempre più forti e decisi, andò verso la porta, superandola senza alcun impedimento se non uno emotivo: non sapeva assolutamente come muoversi all’interno di quel palazzo. Inoltre, non sapeva quanto sarebbe stato cortese nei confronti della padrona di casa il trovare il proprio ospite a gironzolare indisturbato per quei corridoi.

Rimase per un momento immobile, incerto sul da farsi, ma fortunatamente fu la stessa Prompta a venirgli in soccorso. Apparve alla fine di uno di quegli stessi anditi, con addosso una pelliccia candida e pelosa.

«Noctis! Ben svegliato! Spero tu ti senta meglio!», lo accolse con voce cristallina e felice. Aveva il viso arrossato per il freddo e, visti l’arco e la faretra che portava tra le mani, Noctis concluse che la giovane donna doveva essere stata all’esterno del palazzo fino a qualche momento prima.

«Ti ringrazio», rispose lui prontamente, «e grazie alle tue cure posso dirmi… in forze, ecco. Il peggio è passato e progetto di rimettermi in marcia sin da domani», aggiunse, trovando impossibile non notare il sollievo e la tristezza che lampeggiarono negli occhi violacei di Prompta.

Ne rimase sorpreso a dirla tutta, perché non riuscì a interpretare quei sentimenti come un: «Per fortuna stai bene, ma ti prego non strafare» , ma era come se la giovane donna avesse appena sperato di vederlo andare via al più presto, nonostante il desiderio di averlo ancora lì. Non era una sensazione del tutto coerente, che venne tuttavia confermata dal linguaggio del corpo e dalle parole di Prompta.

La vide infatti assumere un’espressione quasi combattuta che si sciolse ben presto in una più rilassata ma altrettanto tesa, come se stesse combattendo contro il bisogno di dire la verità e quello di mentire per proteggere qualcuno.

Forse, Noctis, stava lavorando troppo con la fantasia… ma non poteva farne a meno. Non avendo grandi capacità oratorie, poteva solamente lasciare che fosse la sua mente a vagare, elaborando ogni singolo avvenimento della sua vita in lunghi e interminabili monologhi.

«Ne sono sollevata», mormorò Prompta, riportandolo con dolcezza alla realtà, senza però eliminare tutte quelle sensazioni che sembravano invece crescere e radicarsi nel suo animo, «e immagino che tu sia stanco di restare disteso…»

«Lo sono», assentì Noctis domandandole poi un: «sei… stata fuori a caccia?», che ottenne subito una risposta affermativa.

«A volte alcune bestie si spingono fino alle mura e mi trovo costretta a cacciare, sia per procurarmi il cibo che per evitare danni», spiegò tranquilla, come se quell’argomento fosse per lei molto più semplice da affrontare, «stavo venendo a trovarti prima di andare in cucina… se vuoi camminare, posso farti strada e condurti lì», propose alla fine e Noctis annuì con un cenno del capo, affiancandola per poterla seguire in quei corridoi a lui sconosciuti.

Con lo sguardo continuò ad esplorare quei luoghi, cercando sia di memorizzarli che di analizzarli per estrappolare più informazioni possibili su quella giovane donna e sulla sua solitaria vita lì nel palazzo. Era antico, come si era già reso conto, con un fascino e con un mistero del tutto diverso dall’eleganza delle costruzioni di Tenebrae o di Insomnia, e pur non essendo in grado di datarlo con esattezza, si sentì invece abbastanza sicuro nel definirlo triste . Nonostante la bellezza, e probabilmente anche la storia, di quelle mura in pietra, quel posto sembrava quasi una prigione per una persona sola.

Prompta aveva parlato più volte, durante i giorni passati, di un protettore , ma non si era dilungata troppo, e Noctis nel suo continuo elaborare di ipotesi, si era spesso chiesto che razza di persona fosse. Come poteva lasciare una donna così giovane da sola in quel luogo dimenticato dagli Dei?

Arrivò addirittura a definire normale il disagio che vedeva talvolta emergere nei gesti e nelle parole di Prompta. Probabilmente, si disse, non riceveva mai visitatori e proprio per quel motivo Noctis aveva avvertito quelle sensazioni incoerenti. Era come se Prompta avesse bisogno di compagnia ma che, al tempo stesso, si sentisse anche in dovere di allontanare chiunque da quelle mura.

Le sue, ovviamente, continuavano ad essere solo mere ipotesi in assenza di una verità assoluta, ma c’era sempre stata un qualcosa dentro il suo animo che lo portava a vedere la verità: una sorta di luce che lo guidava verso la soluzione di ogni suo dubbio.

Lunafreya, la sua più cara amica e confidente, lo aveva sempre definito un dono degli Dei , ma Noctis non vi aveva mai prestato per davvero attenzione né vi aveva dato peso. Credeva nella figura dei Siderei, ma non aveva mai avuto prove tangibili della loro esistenza.

Lui stesso aveva pregato affinché Bahamut, il protettore di Insomnia, salvasse Mani e Sol, ma non aveva ottenuto nessuna risposta. Luna aveva sognato gli hellebori e lo aveva definito un messaggio degli Dei , ma poteva semplicemente essere un ricordo dei suoi studi venuto a galla nel momento del bisogno - infatti, non era stato difficile scovare le rare qualità mediche di quei fiori generalmente velenosi nei libri riguardanti l’Erbologia.

Se i Siderei avessero realmente voluto dar loro una mano per salvare Mani e Sol, li avrebbero potuti curare come si diceva nelle leggende di tutta Eos, e non affidare nelle mani di un mortale il destino di quelle due anime innocenti.

Noctis non poté non accigliarsi a causa di quei pensieri e, scuotendo un poco la testa, tentò di concentrarsi di nuovo sul presente e su Prompta, che camminava accanto a lui.

Avrebbe voluto definire la sua camminata ‘tranquilla’ , ma trovò fin troppo semplice chiamarla ‘imbarazzata’. Aveva le labbra strette e gli occhi che, di tanto in tanto, correvano su di lui per poi scappare ancora. C’era un qualcosa di adorabile in quel suo atteggiamento, tant’è che Noctis trovò fin troppo semplice cercare di coinvolgerla in un discorso pur di spezzare quel silenzio così imbarazzante.

«Questo palazzo deve essere… molto antico se non compare nella mappa», esordì infatti e la giovane donna, facendosi improvvisamente rigida, mosse il capo per assentire.

«Lo è infatti! Il mio protettore mi ha detto che risale a prima della punizione divina della Glaciale e che da allora è rimasto disabitato… beh, fino ad ora visto che ci vivo io», spiegò, lasciandosi sfuggire una timida risatina.

Aveva pronunciato quelle parole con leggerezza, forse più interessata al discorrere con qualcuno che al nascondere quei piccoli dettagli che Noctis riuscì a carpire.

«Dici… che potrò incontrare il tuo protettore? O magari lo ho già incontrato mentre ero fuori gioco?», chiese ancora, sperando di non doversi poi pentire per quella sua curiosità.

«N-no… temo che non sarà possibile. Non passa tanto tempo qui, ormai», mormorò Prompta, esitando solo un poco, mostrandosi forse troppo educata per poter evitare di rispondere a quelle domande.

«Teme anche lui la strega?», si lasciò sfuggire Noctis a quel punto, facendo sussultare la giovane donna.

«No… lui non la teme».

La voce di Prompta suonò, se possibile, ancora più triste e tesa, cosa che non fece altro se non alimentare la curiosità di Noctis. Per quanto sapesse di non potersi permettere di mancare di rispetto alla sua salvatrice, dopo quei giorni passati tra piccole rivelazioni e grandi tacchi, devi quasi di non poterne fare a meno. Tentò quindi di argomentare i suoi pensieri per comprendere un po’ meglio la situazione senza però spingersi mai troppo oltre.

«So che esistono numerose superstizioni riguardanti questa zona. Alcuni abitanti di un villaggio l’hanno definita maledetta da una Strega , ma se mi dici che il tuo protettore ti viene a trovare e che tu riesci ad uscire tranquillamente dal palazzo… mi trovo a dover pensare che tutte quelle storie siano solo fandonie», commentò, restando però spiazzato nel vedere la reazione di Prompta. Sembrò infatti oscurarsi ulteriormente, come se il parlare di quelle storie, nate probabilmente dall’ignoranza della gente, fosse per lei fonte di dolore o di imbarazzo.

«Non… hanno tutti i torti», riuscì a rispondere però la giovane donna, fermandosi davanti ad un portone in legno, «la Strega esiste, solo che non fa del male a tutti… almeno non volontariamente».

Era un’affermazione strana, piena di consapevolezza, e Noctis si ritrovò ad ipotizzare una storia drammatica che avrebbe potuto spiegare il motivo di un tale coinvolgimento da parte di Prompta. Il fatto che vivesse lì da sola, poteva essere un evento recente d’altro canto. Magari, si disse, in passato viveva lì con la sua intera famiglia… e una disgrazia, forse legata proprio a quelle superstizioni, l’aveva portata a isolarsi. Era anche possibile che si sentisse in colpa per quanto accaduto alle persone a lei care, e quell’ipotesi era talmente fattibile e triste, che Noctis non faticò a immaginare la giovane donna assumersi non solo le colpe di quella disgrazia ma anche di prendere sulle sue stesse spalle il lavoro di un’intera famiglia.

Le avrebbe fatto onore, tuttavia sarebbe anche stato estremamente crudele da parte del protettore, e probabilmente proprietario di quel palazzo, permetterle di sprecare la sua vita in quel modo.

“Però viene a trovarla… magari cerca di convincerla a lasciare queste stesse mura” , ipotizzò infine, cercando di creare una nuova figura anche per quel protettore che, sin dall’inizio, aveva reputato in modo maligno.

«Mi dispiace», esalò alla fine, incapace di trattenersi. Prompta, sorpresa dalla sua dichiarazione, aggrottò le sopracciglia per poi concedersi una nuova risatina.

«Per cosa?», ritorse lei, addolcendo poi lo sguardo fino a farlo diventare quasi indefinibile pure per Noctis, «Per la Strega? Ti dispiace per lei? Saresti il primo».

Quelle parole lo sorpresero non poco e iniziarono a lanciare una luce ben diversa proprio sulla sua ultima ipotesi. Aveva definito la fine della famiglia di Prompta una disgrazia non opera della Strega - aveva infatti escluso a priori l’esistenza di una persona in grado di gettare sventura su tutti i viaggiatori -, ma la giovane donna si stava rivolgendo a lei come se fosse se esistesse realmente.

Forse, ci credeva a tal punto che nel vivere una perdita grande come quella della famiglia, probabilmente per un incidente non riconducibile alla Strega, l’aveva spinta a riguardare tutte le superstizione con un occhio ben diverso. Probabilmente l’aveva idealizzata a tal punto da provare pietà verso quell’essere descritto da tutti come maligno.

«In realtà… mi dispiaceva per te», ammise alla fine, «per il fatto che vivi da sola…»   

Prompta socchiuse le labbra e le richiuse senza lasciarsi sfuggire neanche una mezza parola. Sembrava quasi cercare un modo per rispondere alle parole di Noctis, tant’è che questo iniziò subito a pensare a come cambiare discorso o evitare all’altra delle risposte che, magari, l’avrebbero messa in ulteriore imbarazzo.

«Sei gentile», commentò alla fine la giovane donna, con quella stessa espressione indecifrabile.

«Lo sei stata anche tu nel salvarmi… non ero nessuno per te, e mi hai accolto, curato e sfamato per quasi una settimana», le rispose con tono sincero, sperando in quel modo di dimostrarle quanto quel gesto avesse significato per lui.

Prompta sorrise ancora e, aprendo quella che si rivelò essere la porta della cucina, sussurrò un: «Non voglio più che qualcuno muoia a causa mia», che non sfuggì a Noctis.

C'era del senso di colpa in quelle parole e potevano sia assumere innumerevoli significati che confermare, tragicamente, le idee che Noctis si era già fatto. Per quel motivo decise di lasciar correre, di non infierire oltre sull’animo di quella giovane donna che sembrava già piegato dal rimpianto.

La seguì in silenzio, guardandosi attorno per studiare quel nuovo ambiente. Una pentola stava cuocendo sopra il fuoco e abbandonati sul tavolo vi erano alcuni uccelli, probabilmente cacciati proprio da Prompta.

«Sto cucinando della carne bollita», spiegò brevemente lei, lasciando in un angolo della cucina la candida pelliccia, che aveva indossato fino a quel momento, e il suo arco.

«L'odore sembra promettente», rispose Noctis, continuando a far correre gli occhi su ogni dettaglio di quel luogo.

«Lo spero… molte volte i miei esperimenti culinari non vanno tanto bene. Ma visto che ti ho come ospite, sto cercando di limitarmi a cucinare solo cose che so fare», spiegò con tono leggero, soffermandosi a controllare la cottura della carne.

«Posso ritenermi fortunato se non mi vuoi trasformare nella tua cavia personale?», trovò quasi semplice ironizzare e si sentì quasi premiato da quella sua battuta nel sentire Prompta ridere.

«Non sai quanto, Noctis», ribatté infatti, rimettendosi dritta. Le sue spalle erano palesemente più rilassate e calme, e il fatto che stesse rispondendo a tono fu per Noctis solo l'ennesimo premio

«Comunque, mi sono presa la briga di scrivere degli appunti sulla tua mappa per spiegarti dove ci troviamo», riprese Prompta, lasciando che il divertimento si trasformasse in imbarazzo, avvicinandosi al tavolo dove, in un lato, Noctis poté notare la sua mappa ordinatamente richiusa. Si sentì subito sollevato nel poter scoprire ulteriori punti di riferimento nella mappa e si affrettò subito a rassicurare la giovane donna, forse nervosa per la sua intraprendenza.

«Se vuoi puoi illustrarmi queste modifiche anche ora. Dovendo partire domani mi sarà più semplice orientarmi grazie alle tue indicazioni», rispose affiancandola per poter visionare con lei la mappa.

«Volentieri», assentì Prompta e, aprendo con attenzione la mappa.

In rosso vide subito cerchiata una piccola zona che Noctis identificò come la loro odierna posizione. In blu, invece, il simbolo che lui stesso aveva segnato grazie agli abitanti del villaggio per individuare i fiori e che si trovava effettivamente vicino al palazzo.

«Come vedi, noi siamo qui», esordì la giovane, indicando il piccolo cerchio rosso, «ci sono varie tane di bestie sparse in zona, ma se resti concentrato puoi riuscire a evitarle».

«Me ne sono reso conto», mugugnò Noctis, trovando impossibile non ricordare il suo spiacevole incontro con il Behemoth, «sarà difficile tornare indietro sulla strada principale senza il mio Chocobo…», aggiunse poi, osservando la strada che avrebbe dovuto percorrere a piedi. Sarebbe stata fattibile con le dovute soste, ma le improvvise tormente di neve e le temperature rigide avrebbero reso più che complicato il viaggio di ritorno.

«Chocobo?», ripeté Prompta con tono incerto e Noctis, alzando lo capo verso di lei, assentì, «Uno vero

«Sì, uno… vero», rispose lui, sorpreso dall’interessamento della giovane donna, che sembrava quasi emozionata. Le tremavano infatti le mani e le spalle, e le sue labbra erano strette in una fine linea rosata come per tentare di trattenersi.

«Non… non ne ho mai visto uno… non dal vivo. Solo disegni nei libri… e non sai quanto mi piacerebbe poterne vedere almeno uno!», spiegò dopo qualche momento Prompta, dando in quel modo una risposta allo sguardo interrogativo e curioso di Noctis, il quale non poté non sorridere quasi intenerito da quella risposta così genuina e sincera.

«È un peccato che il mio sia fuggito quando siamo stati attaccati da un Behemoth», commentò lui, mostrandosi realmente dispiaciuto.

«Già…», annuì Prompta guardando di nuovo la mappa, forse per nascondere quel pizzico di amarezza e delusione che le avevano incupito lo sguardo, «ma penso che potrai farcela… sei arrivato fin qui e sei vivo».

Noctis annuì serio, continuando a guardare la mappa come per imprimere nella sua mente quelle zone che, viste dall’esterno, sembravano tutte uguali.

«Devo farcela», decretò alla fine aggiungendo poi un: «conosci bene queste montagne?», per tentare di raccogliere nuove e ulteriori informazioni su quella valle e magari sul Picco di Vogliupe.

«Non tantissimo. Solo il circondario… non mi spingo mai oltre certi confini», rispose Prompta, e Noctis non poté non aggrottare le sopracciglia.

«Neanche la strada per il villaggio?», chiese, indicando nella mappa il centro abitato che aveva incontrato non appena giunto a Niflheim.

La giovane donna scosse il capo, palesando un certo disagio nel dover parlare di quelle sue piccole mancanze, che a Noctis sembravano sempre più strane. Se aveva ipotizzato correttamente, Prompta non lasciava quel palazzo per senso di colpa e testardaggine, ma non riusciva a credere che non si fosse mai spinta fino al villaggio. Era assurdo.

«Perché?», chiese, trovando impossibile trattenersi dal rivolgerle quella semplice domanda.

Prompta tenne ancora una volta lo sguardo basso e solo dopo qualche momento di silenzio si allontanò bruscamente dal tavolo.
«Devo controllare il pranzo», dichiarò, lasciando intendere di non voler rispondere al quesito di Noctis. Era stata decisa e concisa, un taglio netto a quel discorso. Solo insistendo, e dimostrandosi invadente oltre che maleducato, Noctis sarebbe probabilmente potuto venire a capo di quella storia che continuava a sembrargli tremendamente strana.

Sospirò e, dopo averla osservata per qualche momento, decise di riprendere la parola.

«Ti sono debitore, Prompta», esordì, notando chiaramente le spalle della giovane donna irrigidirsi solamente nel sentire la sua voce, «e non posso dimenticare ciò che hai fatto per me. Per questo non voglio né sembrarti insistente o turbarti… però ci sono dei piccoli dettagli, informazioni che tu stessa mi hai dato che… rendono la tua vita e questa stessa situazione inquietante e malata. Ti prego di non fraintendermi ma… se hai bisogno di qualsiasi cosa io… sono qui e posso aiutarti».

Era stata una proposta forse azzardata ma che gli era uscita spontanea, tanto quanto il bisogno che sentiva scorrergli nelle vene riguardante il proteggere quella giovane donna. Non voleva spaventarla o agitarla, e proprio per quel motivo aveva cercato di usare termini gentili oltre che un tono calmo, al punto che la stessa Prompta, mordendosi le labbra, si voltò verso di lui. La vide scuotere il capo e far correre lo sguardo a destra e a sinistra, come se si aspettasse un attacco da un momento all’altro.

«Non… costringermi a cacciarti… non interessarti a me e alla mia vita… devi andare via, al più presto...», mormorò alla fine, con la voce tremante e incerta, «h-hai una missione, no? Hai detto che partirai domani… così nessuno si farà male...»

Noctis deglutì, trovandosi quasi spiazzato dinanzi a quelle frasi timide ma pregne di una paura quasi insana, radicata in profondità nell’animo della giovane donna. Le ripeté più volte mentalmente, cercando di dare a quelle affermazioni un significato qualsiasi, senza però ottenere risultati. I suoi pensieri si erano infatti catalizzati su un’unica frase: “Così nessuno si farà male”.

Era inquietante nella sua gelida semplicità e non riusciva a comprendere verso chi fosse indirizzata. Era una minaccia nei suoi confronti o si stava riferendo a se stessa? Oppure… c’era in ballo la vita di qualcun’altro?

Aveva bisogno di risposte e solo Prompta poteva dargliele, e lui si sentiva ormai pronto in tutto e per tutto a esporsi: fidandosi ciecamente del bisogno che sentiva di scoprire sia cosa stava accadendo in quel palazzo che qualcosa in più sulla vita della sua salvatrice.



   
 
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