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Autore: MaryMatrix    13/04/2018    0 recensioni
Sirius Black è stufo di restarsene chiuso a Grimmauld Place lasciando che siano gli altri membri dell'Ordine a combattere il male in prima linea. Ispirato dallo stratagemma di Barty Crouch Jr deciderà di imprigionare Lucius Malfoy e di assumerne le sembianze, infiltrandosi come spia tra le fila del Signore Oscuro. Quello che non ha considerato, però, sono gli orrori che sarà costretto a perpetrare in questa sua nuova veste e avrà un solo modo per mettere a tacere i propri sensi di colpa: quello che gli ha insegnato Azkaban.
Storia ambientata durante il quinto anno di Harry a Hogwarts, ma si discosta dagli eventi del libro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Lucius Malfoy, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Note

Ciao!

Alle porte del fine settimana ecco il terzo capitolo della mini-long.

Questo capitolo sarà dal punto di vista di Lucius e ci tengo a fare una precisazione: i fatti scritti in corsivo si riferiscono a eventi passati rispetto a quelli scritti normalmente, tuttavia ho scelto di riportarli in prima persona per conferire loro una maggiore vividezza. Sono dei flashback al presente dal punto di vista di Lucius come se li stesse vivendo in quel momento.

Vi auguro una buona lettura e un buon weekend! J

Mel

Capitolo 3

Lucius P.O.V.

Il tempo in questa cella sembra non passare mai. Quanto ne è trascorso? Settimane? Mesi?

Non c’è nulla che mi indichi il susseguirsi dei giorni, tranne forse gli incontri con Black.

Nel primo incontro avvenuto dopo quella terribile notte in cui mi aveva costretto a violentarlo il mio odio nei suoi confronti era tale da essere quasi palpabile.

Black entra con le mie sembianze e compie i soliti gesti di routine: chiude la porta, appoggia il vassoio del cibo accanto a me e mi libera dalle catene, minacciandomi con la bacchetta.

La notte precedente mi ha ferito e mi sento sporco, indegno di rispetto. Dovrei avere paura di lui perché sono alla sua mercé, perché può rifarlo ancora e ancora e abusare di me quanto vuole, ma davvero non riesco a provare nient’altro che odio.

E d’altronde lui non sembra nella posizione di comando: prova vergogna e so che non ci vorrà molto per farlo sentire ancora peggio. Mi rivolgo a lui con parole calme che scivolano dalla mia bocca intrise del veleno del serpente che sono.

- Complimenti Black. Ti sei finalmente comportato come il bullo che sei sempre stato, che infierisce sui più deboli.

Incassa senza replicare e mi offre il cibo.

- Dovresti mangiare.

Continuo a canzonarlo.

- Chissà che cosa direbbe il caro Potter se sapesse che il suo amato, nobile padrino, si è macchiato di un tale peccato. – sputo quella frase con palese sarcasmo.

È la vergogna, adesso, a troneggiare sul suo volto. L’ho ferito.

- Mangia. – ripete, sempre pacato.

- Perché, credi che nutrirmi sia sufficiente a farti perdonare? A cancellare questa tua colpa? Usare una Maledizione Senza Perdono con un prigioniero per umiliarlo e costringerlo a un rapporto non voluto… sarà interessante raccontarlo a Silente.

Lui si massaggia le tempie, come se avesse un gran mal di testa.

- Harry e Silente capiranno. Siete voi i mostri che lasciano che Greyback infierisca sui morti. – replica come per giustificarsi.

- Credi che abbiamo una qualche scelta? Tu ieri l’hai avuta?

Sorprendentemente riacquista risolutezza e mi si rivolge con animo fiero.

- Io la mia l’ho compiuta quando ho preferito unirmi all’Ordine piuttosto che al Signore Oscuro. La tua scelta, Malfoy, è indelebile sul tuo braccio e affonda la sua origine in ideali repellenti.

Gli faccio eco con una risata roca e divertita.

- Sei ancora più arrogante di come ti dipinge Severus, Black. Nessuna sorpresa che la tua famiglia ti abbia rinnegato. E, a proposito di Piton, quello a cui hai assistito ieri non è altro che uno degli esiti che avrebbe potuto avere lo scherzetto che gli giocasti a Hogwarts. Volontariamente.

So che quelle parole acuiranno il suo senso di colpa e gli faranno male e infatti, quasi come per un riflesso, solleva la bacchetta contro di me. Tuttavia resto impassibile.

- Forse avrai anche ragione quando sostieni che non mi conviene che ti scoprano, ma fossi in te non mi dimenticherei che hai bisogno di me per avere informazioni e per aiutare concretamente il tuo gruppo di amichetti.

Ora sono io quello in vantaggio e ne è consapevole.
Infine l’ultima infida domanda.

- Black, lo sapevi a cosa stavi andando incontro quando mi hai aggredito o hai pensato che si trattasse di uno dei giochetti da Malandrini, sfidare il Signore Oscuro e cavarsela?

Non aveva risposto perché era superfluo. Gli orrori erano inimmaginabili.
Avevo infine mangiato qualcosa e cessato di infierire, non per lui, ma per me stesso: che mi piacesse o no Black era la mia unica compagnia giornaliera e non volevo abbatterlo troppo col rischio che poi non mi rivolgesse più la parola; insulti e ordini erano comunque meglio rispetto al silenzio e allo squittio dei ratti.
Comprendevo la sua pena, perché era anche la mia: diventava sempre più complesso obbedire agli ordini del Signore Oscuro ma ero un codardo e da tale gli obbedivo soffocando ogni emozione.
Ora, invece, lui era il dipinto di come sarebbe stato il mio volto se ciò che covavo avesse potuto urlare. Le occhiaie, il pallore, l’atteggiamento affranto: a differenza mia, lui non fingeva e quelle espressioni sbocciavano e fiorivano sempre di più tra i suoi lineamenti.
Quello spettacolo non era di mio gradimento e avevo affrontato la questione il giorno seguente.

- Non mi piace questa tua cera, Black. – lo accuso senza tanti giri di parole. – Sembra che servire il Signore Oscuro sia un enorme fardello per te, quando dovrebbe essere un onore. -.

- So gestire la mia espressività, Malfoy, fatti gli affari tuoi.

- Tu sai a malapena gestire un prigioniero, figuriamoci una copertura.

I suoi occhi si erano assottigliati, offesi.

- Non sono un inetto, per quanto ne possiate pensare tu e la mia non più famiglia.

- Davvero? Sei qui solo da qualche giorno e guardati… pari un cadavere. Non ti dai tregua, non sei ancora riuscito a estrapolarmi nemmeno una parola sulle mie abitudini e non hai più rivisto il Signore Oscuro, quindi sei persino privo delle tue preziose informazioni.

Ma quelle parole non lo colpiscono. Anzi, sembrano ridargli vigore.
Forse sbaglio. Forse è riuscito a scoprire qualcosa.

- Un’altra parola, Malfoy, e riproviamo gli effetti dell’Imperius, ti va?

Taccio. Ripenso al colloquio del giorno precedente e mi ricordo che non mi ha chiesto scusa. Si vergognava, sì, ma non era pentito. Forse, rifletto, anche lui ha un lato oscuro. Sorrido con amarezza.

- Il sangue dei Black sta finalmente venendo a galla. Diventerai peggio di tua cugina, se continui così.

Sa che non riferisco a Narcissa. Sta per ribattere, ma sono più rapido.

- Vedi di tirare fuori questo lato sadico anche quando sei di sopra, Black, perché se il Signore Oscuro iniziasse a dubitare di te si prenderebbe la sua rivincita su Narcissa e mio figlio e se questo dovesse avvenire ti garantisco che non ci saranno catene, Imperius né Cruciatus che ti terranno in vita. Sono stato chiaro?

Non annuisce ma capisco che quell’intimidazione ha funzionato: Narcissa è pur sempre sua cugina e Draco solo un ragazzo.

- A questo proposito ho una cosa da dirti… whisky.

Lui finalmente solleva gli occhi e mi guarda come se fossi diventato pazzo.

- Non guardarmi così. Bevo due drum di whisky ogni sera prima di andare a dormire.

Qualcosa si riaccende dentro di lui.

- È un’abitudine che ho preso da mio nonno. – continuo a spiegare, mangiando.

Vedo che fa un movimento con la bacchetta e lo squittio dei ratti finalmente finisce.

- Elimina ratti e insetti sgraditi. – è il suo turno di spiegare. - È un trucchetto che ho imparato ad Azkaban.

Da quel momento, tuttavia, le ostilità non erano scemate. Per quanto gli fornissi indicazioni per non farsi scoprire, per proteggere mia moglie e mio figlio, e il suo aspetto fosse un po’ migliorato, non potevo farmi sfuggire l’occasione di stuzzicarlo sempre di più: il mio unico passatempo in quella cella.

- Come hai fatto Black? – gli domando un giorno, di pessimo umore.

- A fare cosa?

- A resistere.

La sua prigionia è un argomento che lo turba e per le condizioni in cui vessa so che quella mia domanda gli evoca ricordi che sono come sale sulle sue ferite.

- Innocenza. – risponde. – Sapevo di essere innocente. Pensavo ai miei amici. A Remus… a James. – si guarda intorno. – Questa cella non è come Azkaban, Malfoy. Qui puoi provare insofferenza, ma non certo dolore. Pensa ai tuoi cari, se proprio ti annoi. -.

- Come stanno?

- Tuo figlio va molto bene a Pozioni e a Difesa delle Arti Oscure, con quel traditore di Piton e quella venduta della Umbridge. – mi aggiorni. - Che strano, eh? -.

- Mio figlio sarebbe andato bene comunque.

- Mai quanto Harry.

- Come no.

Gli sfugge un sorriso, che poi soffoca. Non vuole mostrarti vulnerabile.

- Narcissa è sempre più preoccupata e vorrebbe fuggire.

Mi protendo all’improvviso verso di lui.

- Non farle fare sciocchezze!

Ora sono io quello che si è mostrato vulnerabile e non si fa certo sfuggire l’occasione.

- Perché se no che fai?

- Non fare finta con me, lo sappiamo entrambi che non faresti mai del male a Narcissa.

- Sicuro?

Per un attimo scorgo nei suoi occhi grigi un riflesso, uno che non ha nulla a che fare con me ma che conosco bene: Bellatrix. Non sono poi così diversi e per un istante, forse per la prima volta, ho paura.

- Tutti i miei impegni sono riportati nell’agenda del quarto cassetto a destra della scrivania nel mio ufficio. Nel secondo a sinistra troverai tutte le informazioni importanti per continuare a gestire i miei affari senza ridurmi sul lastrico. – cerco di mostrarmi collaborativo, per proteggere Narcissa.

Un sorrisetto soddisfatto incrina il suo volto.

- Molto bene, Malfoy. Considera la cara Cissy al sicuro.

Quel riflesso oscuro nel suo sguardo tornava ad affacciarsi sempre più frequentemente.
Una sera, addirittura, era trionfante in un modo esagerato, da brividi.

- Come mai hai portato anche il dolce? – lo guardo con sospetto. – C’è del Veritaserum o qualche veleno? -.

- Malfoy, se volessi farti del male non utilizzerei un espediente così scontato.

Vorrei rivolgermi a lui con sarcasmo, ma le mie papille gustative non assaggiano qualcosa di dolce da non so quanto e la gola vince sull’orgoglio.

- È per festeggiare. Ho torturato altre due persone. – mi annuncia sorridendo.

Quasi il dolce non mi va di traverso e tossisco.

- Credevo che non ti piacesse.

- Anch’io. Ma mi piace molto se le due persone in questione sono Greyback e Yaxley. Non che detesti Yaxley più degli altri, ma Greyback… ho assaggiato il dolce sapore della Cruciatus.

Sono io quello sconvolto. Poi Black scoppia in una risata senza gioia.

- Ho anche scoperto dei segreti importanti, riferiti già a Silente. Sta andando tutto com’era nei piani e da anni non mi sentivo così utile.

Quella sera non dico nulla, non lo sfido. Ho come l’impressione che davanti a me ci sia un altro Black. Il Black che potrebbe torturarmi.


Altre volte, invece, mi poneva dei quesiti troppo stupidi, tanto che avevo il dubbio che soffrisse di doppia personalità.

Al suo ingresso non ha nulla del Black con il trionfo negli occhi di qualche giorno prima. Sembra piuttosto tormentato da qualcosa.

- Black! – esclamo, richiamandolo. – Qualcosa non va più come nei piani? – lo punzecchio un po’, con cautela.

- Ho un dubbio atroce. – mi confida dopo un momento di esitazione.

- Posso avere l’ardire di chiedere quale?

- I tuoi capelli.

Ora sono perplesso.

- I miei capelli?

- Esatto. Travers si è accorto che si stanno rovinando e non posso permetterlo. – mi spiega. – Come fai a tenerli perfetti? -.

- Hai sbattuto la testa. – concludo, dopo un attimo di silenzio. – Di tutte le cose che puoi chiedermi mi domandi dei miei capelli? -.

- Le domande le faccio io. – ripeti lentamente. – Dobbiamo ritornare ai trattamenti dei primi giorni? -.

Esito qualche secondo ma poi vedo che mi punta addosso la bacchetta e temo di nuovo un’altra notte insieme. Mi affretto a rispondergli.

- Balsamo, una volta al giorno.

Non è un’informazione la cui segretezza valga una maledizione.

- Molto bene. Molto bene.

Fa evanescere il vassoio vuoto ed esce.

Sono qui solo da troppo tempo, soggetto agli sbalzi di umore di Black. Si sta abituando e lo vedo rinvigorito, più sicuro. Ogni tanto arriva nella cella malconcio a causa delle punizioni di Lord Voldemort quando le missioni falliscono, cioè quando quelli dell’Ordine sono un passo avanti a loro.

Gongola quando scende per annunciarmi notizie come quelle, sorridendo impertinente, muovendosi con quella eleganza poco formale che lo distingue, scadendo sempre nell’autocompiacimento.

Io invece sono sempre più spento, sempre più annoiato, scivolato nell’inedia. La mia unica gioia consiste nelle lettere che mi invia mio figlio e che lui mi legge.
Il tempo non scorre mai e io bramo una qualsiasi azione, un qualsiasi passatempo.
Finché un giorno, mentre sonnecchio, giunge più malconcio del solito: si regge a malapena in piedi e il vassoio con il mio cibo ancora fumante traballa pericolosamente sulle sue mani tremanti.

Come da copione serra la porta, lo ripone goffamente accanto a me e mi libera.

Prendo il vassoio e lo fisso senza osare fare domande.

Deve essere molto inquieto, perché mi aggredisce a parole poco dopo.

- Che hai da guardare?

- Non sono abituato a vederti col tuo aspetto. – rispondo dopo un po’.

Ma non è quello a non farmi levare gli occhi di dosso a lui, no. Piuttosto è il timore che provo, perché l’ultima volta che l’ho visto così non è finita bene.

- Non avrei sopportato un solo sorso di quello schifo di Pozione Polisucco, non dopo tutte le pozioni Rimpolpasangue.

- Non dirmelo, hai fatto qualcosa di idiota e ti sei fatto finalmente scoprire.

- Non ancora, ma il Signore Oscuro si è molto arrabbiato per una missione finita male al Ministero. Si aspettava di catturare Harry, ma, ovviamente, l’Ordine sapeva dell’inganno. Così, quando i Mangiamorte si sono recati all’Ufficio Misteri hanno trovato come comitato di accoglienza l’Ordine, il Ministro e qualche Auror. Alcuni sono già ad Azkaban.

Noto le sue ferite.

- Immagino che il Signore Oscuro non l’abbia presa bene.

Black sorride, nonostante il dolore.

- Per niente.

Mi si avvicina a grandi falcate e si abbassa in ginocchio fino a raggiungere la mia altezza e mi prende il mento tra le mani.

- Sai, io voglio scordare questo dolore e tu… tu hai bisogno di un po’ di svago. – mi soffia vicino alla bocca.

La voce è roca, sensuale. Non è più irritato, ma forse è ancora più pericoloso.
Un brivido mi attraversa la schiena.

- Black… - inizio con voce apparentemente ragionevole.

Ma non riesco a parlare oltre perché sento la sua mano accarezzarmi ed è così diversa dalla fredda pietra su cui dormo da settimane e la reazione del mio corpo è un sussulto. Appoggia lentamente le sue labbra sulle mie e sento la sua lingua umida delinearne i contorni. Contro ogni ragione logica, spinto solo dal desiderio di calore, mi sorprendo a schiuderle.
La sua bocca sembra ora volersi mangiare la mia, la sua lingua mi promette cose oscene.

Poi si stacca, per riprendere fiato.

- Allora, Malfoy? Non ti vuoi divertire un po’ in questa cella? – mi sibila all’orecchio, tentatore.

Poi mi lambisce il collo, languido, e mi accarezza l’inguine al ritmo dei miei sospiri.

Quando prendo coscienza di ciò che sto facendo lui è già nudo sotto di me e io sono in balìa scariche di eccitazione.

Lo sento in mano mia, i capelli neri e ribelli sparsi, la schiena contro il muro, seduto a gambe larghe per farmi spazio, le sue forti braccia artigliate sui miei fianchi per trattenermi, e i suoi riflessi sono offuscati.
Vorrei approfittarne per liberarmi: la porta è chiusa ma la sua bacchetta fa capolino tra gli abiti abbandonati poco più in là.
Gli mordo un labbro con veemenza fino a farlo sanguinare e mi allontano all’improvviso, allungando un braccio verso la mia salvezza. Ma Black è più veloce e dopo un momento di intontimento iniziale mi è addosso, feroce come una belva.

- Questo non dovevi farlo! – ruggisce, infuriato.

Spalanco gli occhi terrorizzato. Ho la schiena sul pavimento e il suo corpo preme sul mio e io ne sono succube. Ho letteralmente il suo fiato sul collo.

- Lasciami. – la mia suona come un’implorazione. – Perché mi fai questo? -.

- E perché voi fate del male a quella gente?

- Perché sono esseri inferiori…

- Perché sei spregevole, Malfoy, pronto a vendere i tuoi servigi a chi ti assicura più prestigio! Non ti vergogni nemmeno un po’? – siamo vicini, ma sta gridando.

Vorrei replicare, ma non ragiona e sarebbe inutile. Sono inerme nelle sue mani.

- Pagherai tu e pagherò anch’io, facciamo i conti con l’oste di Azkaban.

- No, ti supplico Back, per favore, no…

Mi ignora e mi prende di peso, sbattendomi senza grazia contro il muro. Le mie gambe molli cedono e mi ritrovo in ginocchio ai suoi piedi.

- Ti dirò tutto ciò che vuoi… - insisto.

- La tua vigliaccheria è imbarazzante, Malfoy. Ti ho sempre trattato in modo gentile e alla prima difficoltà eccoti in ginocchio a rinnegare la tua fazione. -.

Mi schiaccia nuovamente a terra, fulmineo, e senza indugiare ulteriormente mi lacera ed entra in me. E io grido. Nel dolore non c’è lembo di pelle sul suo corpo che le mie mani non graffino, che i miei denti risparmino. Lo colpisco con rabbia sui tatuaggi, così diversi dal mio: i suoi sono una libera scelta, il mio un simbolo di schiavitù.

- Non violentarmi, Black… - sussurro.

La concupiscenza lo rende sordo alle mie preghiere e più il dolore si trasforma lento in scariche di piacere più il mio astio si fomenta. Sono prigioniero, suo, del pavimento, infine anche dei miei istinti, mentre gemo, mentre gli mordo le labbra, mentre mi inarco verso il suo bacino.

I nostri volti sono trasfigurati dal piacere, la mia barba ispida lo graffia, ma non è abbastanza come scudo; i suoi capelli neri sono arruffati e cedo infine ad affondarci le mani per tastarne la ribelle morbidezza; mi afferra i fianchi e mi sento completo e tutto il calore che mi è mancato in questi mesi mi travolge in pochi estatici istanti.

Cedo ai sensi e Black cala su di me come una scure, finché lui non si perde e io non mi perdo con lui.

  
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