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Autore: Robigna88    13/04/2018    1 recensioni
Gli Avengers affrontano ogni giorno nuovi nemici e sono bravi in quello che fanno. Un po' meno bravi sono invece nelle questioni di cuore e, infatti, a parte uno di loro, nessuno ha una vita sentimentale stabile e qualcuno da cui tornare la sera, dopo una battaglia. Ma le cose, forse stanno per cambiare, almeno per uno di loro. Il più schivo e onesto tra tutti, il Capitano Rogers, si ritroverà investito da un sentimento che non conosce per niente bene e che non sa come gestire. Sarà tentato di spingerlo via ma sarà in grado di resistere all'emozione che Lidya Abel sa offrirgli anche solo sorridendo?
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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2.

 

 

 

 

 

Lidya si era defilata con discrezione subito dopo essere riuscita a sollevare il martello di Thor in quel folle giro di scommesse che, ovviamente, era stato Tony a iniziare. Gli altri l’avevano fissata incredula mentre con facilità sollevava quell’oggetto divino. Lo aveva tenuto solo per un istante, ma lo aveva fatto e poi, sotto gli occhi sgomenti di tutti aveva sdrammatizzato parlando di qualcos’altro. Non era bastato però e così mentre Tony provava a spostare l’attenzione, lei era uscita sulla piccola terrazza e si era persa nella vista della città illuminata di notte.

Ah! New York, bella e dannata. Proprio non se ne poteva fare a meno nonostante quel posto le avesse regalato più cose spiacevoli che piacevoli. Bevve un sorso dal suo bicchiere e si avvicinò al bordo allargando le braccia e chiudendo gli occhi. Lassù arrivava un leggero vento che le fece venire la pelle d’oca ma che la fece sorridere.

“Non stai pensando di saltare, vero? Perché questo posto ha già visto cose fin troppo strane, non vorrei anche il tuo fantasma in giro per la casa.”

Lidya rise senza muoversi, respirò a fondo quando Tony la affiancò con in mano un bicchiere di qualcosa che non seppe riconoscere. “Sarebbe divertente però” gli disse. “Ti farei un sacco di dispetti e tu non riusciresti neppure a vedermi.”

“Ma saprei che sei tu. Sono certo che da fantasma saresti fastidiosa esattamente come da... viva” i due scambiarono un’occhiata, entrambi con un sorriso sulle labbra. Quella stramba amicizia era iniziata tanto tempo prima ed era iniziata con uno scambio di battute simile a quello che avevano appena avuto. Non era cambiata nel corso del tempo, o meglio sì, qualcosa era cambiato, ma le fondamenta erano rimaste quelle e lei ne era felice.

“Il capitano sembra molto curioso di saperne di più su di te” le disse Tony guardando per un attimo dentro casa, notando che Rogers li stava osservando attraverso la vetrata.

“Lo sarei anche io al suo posto” ammise Lidya. “E lo eri anche tu quando ci siamo incontrati per la prima volta.”

“Beh sì, avevi una particolare aura, per così dire. Volevo saperne di più.”

“E poi quando hai saputo tutto avresti preferito non sapere.”

“No!” Tony scosse il capo, “quando ho saputo tutto ero dannatamente invidioso. E sorpreso anche. Poi ho scoperto che sei una spina nel fianco e l’entusiasmo è passato.”

“Faccio questo effetto” Lidya piegò le labbra in sorriso triste e Tony la strinse in un mezzo abbraccio prima di voltarsi per tornare dentro. Incrociò il Capitano, che invece stava uscendo per raggiungere la donna.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

“Hai sollevato il martello!” le disse fermandosi a pochi passi da lei. “Thor sta ancora cercando di capire come hai fatto.”

Lidya si voltò a guardarlo. “Adrenalina?” azzardò.

Steve ridacchiò. “Il vecchio me forse ti avrebbe creduta, ma non sono più l’uomo che ero allora, quindi... cosa sei esattamente? Un’umana con particolari abilità?”

“Possiamo dire così.”

“E queste abilità hanno a che fare con la tecnologia di Tony?”

“No. Non hanno niente a che vedere con Tony.”

“Ti hanno forse iniettato qualcosa come hanno fatto con me? O un qualche esperimento, come Banner?”

La donna scosse il capo. “No. Sono nata così.”

Il Capitano le si avvicinò di qualche altro passo. “Così come?”

“Volevi sapere di mia madre e io ho detto che ti avrei raccontato tutto. Sto per farlo, ma dubito che mi crederai.”

“Mettimi alla prova.”

“Mia madre era un angelo. Quelli che nell’immaginario collettivo sono creature misericordiose e buone con splendenti ali bianche.”

Steve aprì la bocca per dire qualcosa ma non gli venne in mente nulla di sensato. Lidya sembrava sincera ma... seriamente? In fondo pensò che poteva avere un senso: se alieni e Dei esistevano, se super soldati e giganti verdi esistevano, perché gli angeli non dovevano esistere?

“Non mi credi, vero?” domandò Lidya. “Ovvio che non mi credi” aggiunse togliendosi le scarpe e indietreggiando fino al bordo, a un passo dal vuoto. “Te lo mostro, così sarà più facile.”

“No no no, hey” le disse lui tendendo la mano verso di lei. “Cosa vuoi fare?”

“Volare” sussurrò lei e senza attendere altro si lasciò cadere nel vuoto. Sentì la voce di Steve urlare il nome di Thor, o forse aveva detto Tony? Non ne era sicura, e si rilassò lasciandosi trasportare dal vento, come non le capitava da tanto. Precipitò per diversi secondi e poi riprese a salire, fino ad arrivare di nuovo in cima. Poggiò i piedi sul pavimento, tutti gli Avengers di fronte a lei, gli occhi smarriti di Steve, Banner e Thor in netto contrasto con le espressioni coscienti di Tony, Natasha, Clint e Maria.

“Sono ali, quelle?” il dottor Banner la indicò con un dito; più precisamente indicò una piccola reminiscenza di luce dietro le spalle della donna.

Lidya annuì, poi si strinse la testa tra le mani. Dal suo naso venne fuori del sangue che cadde fino in terra. Provò la sensazione più strana che avesse mai sperimentato e sapeva esattamente cos’era. Le lacrime le riempirono gli occhi, le mani presero a tremarle, tutto il suo corpo scosso da un brivido innaturale.

“Devo andare” disse guardando Steve per un istante. E sparì. Le sue scarpe ancora poggiate per terra, una sensazione di totale confusione nell’aria.

“Dov’è andata?” domandò proprio il Capitano cercando lo sguardo di Tony e degli altri che con Lidya avevano dei trascorsi. “Natasha?” domandò a quella che considerava sua amica.

“Non lo so!” esclamò lei scuotendo il capo.

“Io sì” si intromise Maria Hill controllando qualcosa sul cellulare. “L’agente Thierry è stato appena dichiarato morto.”

“Maledizione” sibilò Clint scuotendo il capo.

“Chi è l’agente Thierry?” domandò Banner.

“Ve lo dico dopo” spiegò loro Tony. “Ora devo andare. Non voglio che Lidya rimanga sola.”

“Vengo con te” gli disse Natasha.

“Veniamo tutti!” esclamò il Capitano, e il suo tono non ammetteva repliche.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Quando arrivarono a destinazione, in un posto che sembrava un ospedale civile ma che invece era una clinica segreta gestita dallo S.H.I.E.L.D, Steve e gli altri avevano una chiara idea della situazione. Più o meno.

Thierry Emilio era stato il partner di Lydia quando lei lavorava per l’organizzazione. Migliori amici da quando erano stati reclutati, la carriera dell’uomo era finita perché era stato gravemente ferito per proteggere lei. Clint aveva spiegato loro che Thierry era un brav’uomo e che nonostante Lidya sapesse che la sua ripresa era quasi impossibile, non aveva mai perso la speranza.

Steve aveva ascoltato il racconto in silenzio, le parole di Clint e Natasha, che come Tony e Maria avevano conosciuto Thierry, gli riecheggiavano nella testa mentre percorrevano un lungo corridoio bianco e pulito. Lì, in fondo, una macchia rossa che era Lidya, ancora con indosso il suo vestito.

Il Capitano si fermò sui suoi passi, mentre una donna arrivava correndo dalla parte opposta. Aveva lunghi capelli biondi, il viso bagnato di lacrime e gli occhi pieni di rabbia. Fronteggiò Lidya con i pugni chiusi, urlandole contro qualcosa, poi la colpì con uno schiaffò il cui rumore riecheggiò nel corridoio, e la superò seguendo un uomo in camice bianco.

“Chi era quella donna bionda?” domandò Thor.

“La moglie di Thierry” lo informò Clint.

“E perché ce l’ha con la signorina Abel?” Banner si tolse gli occhiali.

“È una lunga storia” disse loro Natasha e senza aspettare oltre raggiunse Lidya e la strinse in un abbraccio in cui l’ex agente si lasciò andare completamente.

   
 
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