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Autore: Princess Kurenai    14/04/2018    1 recensioni
Da secoli, Niflheim veniva chiamato l’Impero del Ghiaccio, da quando la Glaciale Shiva aveva fatto abbattere su quelle terre, un tempo verdi, la sua ira per punire l'ingordigia umana. Era una storia che aveva radici antiche, ma che solo nell'ultimo ventennio aveva assunto una nuova sfumatura di paura e pregiudizio. L'ennesima punizione che le genti di quelle lande avevano dovuto affrontare in seguito alla tragica fine del Re e della Regina di Niflheim, dopo l'ormai storica rivolta degli imperiali.
Infatti, in quella notte di guerriglia e fiamme si era decretato non solo il ritorno, da alcuni tanto sperato, dell’Impero ma anche la fine dei due sovrani, colpevoli secondo gli imperiali di aver salvato la loro unica figlia e non la popolazione di Niflheim.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ardyn Izunia, Noctis Lucis Caelum, Prompto Argentum
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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Fandom: Final Fantasy XV
Character(s): Noctis Lucis Caelum, Fem!Prompto Argentum (Prompta Argentum), Ardyn Izunia
Relationship(s): Het
Pairing: Promptis (Accennato LuNyx)
Rating: SAFE
Warnings: Alternative Universe (AU), GenderSwap, Inspired by Frozen (2013), Inspired by Anastasia (1997), Inspired by Tangled (2010), Magic, Fem!Prompto, Major Character Injury, Injury Recovery
Genere: Fantasy, Introspettivo
Conteggio Parole: 3395
Note:
1. In questa fic, Prompto è una donna e si chiama Prompta.
2. In questo universo non è mai esistita la Guerra degli Dei e non esiste neanche la guerra tra Niflheim e Lucis.
3. Non è un mondo “moderno” come quello di FFXV, diciamo che è simil-medioevo.
4. La Piaga delle Stelle non è quella che conosciamo noi. Come ben sappiamo, quella malattia prende origine dalla malaria, ed io ho deciso di trattarla in quel modo.
5. L’Helleborus è velenoso, ma in passato - se dosato nei modi giusti - veniva utilizzato anche in campo medico.
6. Il Picco di Vogliupe non esiste per quel che so, ma esiste Vogliupe che è la regione di Niflheim dove giace il corpo di Shiva.
7. Ispirato liberamente ad Anastasia e Rapunzel, oltre che a Frozen.
8. Aggiornamenti bi-settimanali. Il Mercoledì e il Sabato.
9. Non betata!

Dediche:

Ho scritto questa fic solo ed esclusivamente per Lera. Lei adora Prompta per via di una gloriosa role che stiamo facendo da più di un anno... e visto che non sono mai riuscita a scriverle un qualcosa di serio su Fem!Prompto mi sono messa in testa di unire alcune delle cose che più adora: Fem!Prompto, la Promptis, Anastasia (*sparge amore*) e infine il collegamento che il fandom ha creato tra Elsa e Prom.
Quindi, tesoro, spero che tu sia qui a leggere... questa fic è una sorta di strada verso il compleanno, visto che si concluderà il 25 Aprile. Spero che ti piaccia e che ti faccia piacere. Ti voglio un sacco di bene!


Noctis non si era mai sentito più serio in vita sua. Certo, vi erano già stati numerosi eventi che lo avevano costretto ad assumere un certo rigore e un atteggiamento posato, ma mai come in quel momento aveva avuto il bisogno di imporsi con il massimo impegno nei confronti di una perfetta sconosciuta. Non sapeva il motivo di tale coinvolgimento e trovava semplice associare il tutto al debito di vita che lo legava a Prompta.

Ciò che la giovane donna si era lasciata sfuggire in poco meno di una settimana non creava un quadro piacevole. Noctis, infatti, l’aveva dipinta dapprima come una prigioniera e infine come un’emarginata, che da sola aveva scelto la via dell’esilio… ma in quegli ultimi istanti la situazione gli era sembrata molto più grave.

«Chi si farà male?», le chiese, ricevendo in risposta un testardo silenzio da parte dell’altra, «Ti scongiuro, se posso fare qualcosa… se qualcuno è in pericolo… dimmelo. Ti aiuterò. Te lo prometto, lo giuro sul mio onore e sul nome della mia famiglia».

«Tu sei in pericolo!»

Il sangue nelle vene di Noctis parve quasi gelarsi alla risposta di Prompta. Quelle quattro, semplici, parole erano state pronunciate con una tale decisione, mista alla disperazione e alla paura, che lui non potè non credervi all’istante.

Non era una minaccia, ma un semplice avvertimento… come se la giovane donna stesse cercando di proteggerlo da un qualcosa di troppo grande e pericoloso per entrambi.

Era impossibile non fidarsi di Prompta, e quella cieca convinzione rendeva ancora più pesanti le sue parole, tuttavia Noctis sapeva anche di non potersi permettere insicurezze. Si era esposto troppo e, suo malgrado, si era ritrovato coinvolto in quella situazione scomoda e misteriosa… ma aveva giurato su quanto di più caro aveva al mondo di aiutarla, e non si sarebbe tirato indietro.

«Qualsiasi pericolo sia, sono pronto ad affrontarlo», dichiarò infatti, sperando di riuscire almeno in quel modo a convincere Prompta a fidarsi di lui. La sua espressione era fiera e decisa e la giovane donna rimase per un momento incantata. Lo osservò cercando di scorgere nel suo sguardo una qualche incertezza o il seme della menzogna, ma Noctis sapeva di essere sincero: non aveva nulla da nasconderle.

Prompta però scosse la testa al termine della sua silenziosa analisi, come se niente potesse farle cambiare idea… neanche i suoi stessi desideri.

«N-non puoi capire…», balbettò.
«Non posso comprendere un pericolo ignoto… ma tu hai le risposte. Puoi dirmi a quale minaccia stiamo andando incontro... », rispose Noctis, facendosi ancora più serio, tentando di ignorare una strana sensazione di freddo. Era come se in quella stanza fosse appena entrato il vento gelido di quelle montagne.

«Le… persone che entrano in contatto con me… muoiono », riuscì infine a dire Prompta con non poca fatica, lasciando l'altro interdetto. Perché non aveva senso, era un'affermazione talmente priva di qualsivoglia ragionamento che Noctis non si sentì minacciato, ma solamente confuso.

«Io sono vivo, Prompta. Mi hai salvato. Sarei morto se tu non fossi intervenuta… come puoi dire qualcosa di simile?», domandò, tentando di dare alla sua voce un tono più dolce nella speranza di riuscire a rassicurarla.

Era pienamente convinto delle sue parole, tuttavia gli sembrò impossibile ignorare quel piccolo dettaglio. Perché se la giovane donna era giunta a quelle conclusioni, dovevano sicuramente esserci stati dei precedenti.

«… ti ho salvato per… dimostrare a me stessa di non portare solo morte ma… se resti troppo a lungo potrebbe essere pericoloso», riprese Prompta, posando su Noctis i suoi occhi violacei, carichi di paura e incertezze, «e… devi andare via prima che… lui torni».

Altri dettagli si stavano aggiungendo a quell'intricato e complesso mosaico, e quell’ultima affermazione lascio Noctis tra il perplesso e l’arrabbiato.

«Con lui , intendi il tuo protettore? », le chiese, senza poter fare niente per celare l'irritazione e un nuovo brivido di freddo, «È in questo modo che ti viene segregata in questo palazzo?», insistette, dando subito voce ai suoi ragionamenti.

«Lui mi protegge e… protegge chi si perde in queste montagne… li protegge da me », rispose la giovane donna, tentando senza troppe convinzione a difendere l'uomo che definiva protettore .

Era spaventata e preoccupata, e Noctis poteva solo immaginare le cattiverie e le crudeltà che le erano state sussurrate in tutti quegli anni. Forse era proprio lei la cosiddetta strega , una diceria alimentata dalla stupidità umana e dalla morte naturale per freddo o per gli attacchi delle bestie feroci. Quell’uomo aveva usato quelle superstizioni per terrorizzare Prompta, convincerla di essere lei la portatrice di ogni male di quella terra.

«Chi si avventura fin quassù lo fa a suo rischio e pericolo. Come ho fatto io stesso. Sono le disattenzioni a portare i viaggiatori alla morte», tentò di farla ragionare, «tu non hai alcun potere sul loro destino».

«Questo non… puoi dirlo con certezza…», soffiò lei con voce bassa e grave, come se sulle sue spalle ci fosse un macigno di certezze e prove che non poteva mostrare a nessuno.

«Ciò che i miei occhi vedono… è una giovane donna, intelligente e sensibile. Con un cuore puro tenuto prigioniero in questo palazzo. Prompta… sei vittima di dicerie e paure prive di fondamento», dichiarò, e dinanzi al silenzio di Prompta si costrinse a riprendere la parola, cercando di allungare la mano per prendere quella della giovane, «e il fatto che tu non mi abbia contraddetto mi porta a pensare che sia vero».

Strinse la mano guantata di Prompta, sperando che quell’improvviso contatto fisico non la spaventasse ma che fosse invece in grado di donarle sicurezza e conforto.

«Non posso, Noctis», esalò lei alla fine, guardando le loro mani congiunte con una tristezza quasi palpabile, «non puoi capire…»

La voce di Prompta era spezzata dal dolore e dalla disperazione di quei momenti nei quali era stata costretta ad affrontare la realtà, e incapace di sostenere ulteriormente quei discorsi, sembrò voler optare per la fuga. Infatti, senza lasciare tempo e modo all'altro di rispondere, scostò rapidamente la mano e si allontanò rapida dalla cucina.

Ormai solo, Noctis rimase ad osservare per qualche momento la porta dietro la quale Prompta era scomparsa. L’aria gelida che aveva accompagnato quel breve ma intenso discorso sembrò quasi sparire lasciando dietro di sé un vago ed estremamente sbagliato senso di sollievo.

Sospirò, scacciando via quei pensieri, dandosi al tempo stesso dello stupido per aver osato esporsi così tanto, mancando di rispetto alla giovane donna. Si era lasciato trasportare troppo dai suoi sentimenti e dai dubbi, e aveva superato il limite… e per quanto volesse seguirla e chiederle scusa, sapeva anche di non aver sbagliato. Prompta viveva lì come una prigioniera ed era addirittura convinta di essere la causa di ogni morte in quelle gelide terre. Era inconcepibile, un qualcosa di talmente assurdo da non avere neanche un minimo margine di accettazione.

Si grattò la nuca, incerto su come comportarsi da quel momento in poi. Voleva aiutarla, però sapeva che dopo quella piccola fuga, Prompta, non si sarebbe dimostrata tanto incline ad ascoltarlo.

Guardò di nuovo la cartina e, chiudendo gli occhi, la ripiegò su se stessa per poter lasciare la cucina, in modo da permettere alla giovane donna di muoversi ancora indisturbata per la sua dimora, senza la sua invadente presenza. Ripercorse quindi, con un po’ di incertezza, la strada inversa fino alla stanza nella quale alloggiava.

Anche volendo, si disse, non sarebbe riuscito a ritrovare Prompta nel palazzo. Era immenso e lui non conosceva niente di quel luogo se non la strada che aveva appena percorso. Si concesse un nuovo sospiro, e solo dopo aver fatto scorrere lo sguardo sulle ormai familiari mura di quella camera, alla ricerca di una qualche risposta o di un dettaglio che lo rassicurasse, si rese conto del vento che sferzava con forza il paesaggio all’esterno del palazzo.

Si avvicinò lento alla finestra. La stupenda giornata che aveva accolto con il suo risveglio sembrava essere ormai solo un lontano ricordo, perché nuvole di un grigio cupo si erano ammassate sulla vallata, portando con loro neve e ghiaccio. Una nuova tormenta come quelle che lo avevano fatto tremare durante le notti passate nascosto nelle grotte.

Il vento portava ancora con sé dei lamenti, un pianto disperato che colpì come una pugnalata il cuore di Noctis… come se fosse lui la causa di quel dolore. Era una sensazione strana, priva di fondamento, ma era lì ben presente quasi a volergli ricordare ciò che aveva fatto a Prompta poco prima. Come la pioggia nei momenti più tristi, quella nuova tormenta di neve sembrava rispecchiare le emozioni della giovane donna che lo aveva salvato.

Scosse il capo e, allontanandosi dalla finestra per distogliere lo sguardo dall’esterno del palazzo, andò a sedersi sul letto. Nascose il volto tra le mani e, inspirando ed espirando lentamente, tentò di riordinare le idee forse per l’ennesima volta durante quel breve soggiorno.

Il rumore della tormenta accompagnò i suoi pensieri per poco meno di un’ora e, così come era arrivata, quella tempesta si dissolse rapidamente lasciando posto ad un sole tiepido, incapace di sciogliere la neve eterna di Niflheim.

Noctis osservò quella nuova variazione meteorologica dalla finestra della sua camera, rendendosi conto solo in quel preciso istante di non essere riuscito neanche lontanamente a venire a capo dell’incresciosa situazione nella quale si era cacciato. Non sapeva come avrebbe affrontato Prompta, ma sapeva che l’avrebbe dovuto fare prima o poi… doveva solo attendere il momento propizio.

Aspettò con malcelata impazienza di avere un segno o di avere il coraggio adatto per allontanarsi da quella camera, ma alla fine non riuscì a muovere neanche un passo.

Era troppo nervoso e preoccupato all’idea di offenderla ulteriormente. Voleva solo aiutarla ma temeva che la giovane donna non volesse l’aiuto di nessuno, nonostante la situazione nella quale si trovava. Forse quella per Prompta era l’unica vita che aveva sempre vissuto e l’idea di abbandonarla, fidandosi di uno sconosciuto, le sembrava oltraggiosa oltre che un vero e proprio imbroglio.

Non poteva biasimarla, e proprio per quel motivo non poté non mostrarsi sorpreso quando la vide apparire davanti alla porta della sua camera, con un vassoio contenente due piatti e due bicchieri, accompagnati da una caraffa.

«Immagino tu non abbia mangiato…», commentò piano, spezzando l’imbarazzante silenzio che era calato con il suo ingresso nella stanza.

«No, infatti», rispose Noctis, seguendola con lo sguardo, «ho preferito lasciare la cucina per… lasciarti la libertà di muoverti liberamente».

Nonostante la gentilezza delle sue parole e del gesto rivolto proprio alla giovane donna, questa parve quasi rabbuiarsi mentre posava con delicatezza il vassoio su un piccolo tavolino posto vicino al caminetto.

La osservò togliere i piatti e i bicchieri dal vassoio in rigoroso silenzio poi, con un’espressione risoluta prese posto in una delle sedie, indicando a Noctis la seconda con gesto. Lui non poté non ubbidire, e sedendosi accanto a lei la guardò con crescente nervosismo.
«Parli di libertà… ma neanche in questa casa lo sono», dichiarò Prompta con difficoltà. La sua voce aveva un tono deciso e risoluto, ma sembrava al tempo stesso impossibile nascondere un’accesa e ben viva nota di dolore e rimpianto. Sentimenti così acuti che per Noctis fu addirittura possibile avvertire il peso di quell’affermazione sulla sua stessa pelle, segno dell’immenso sforzo fatto dalla giovane donna per riuscire a pronunciare quelle parole.

Aprì la bocca per rispondere ma Prompta gli impedì intervenire alzando una mano con un gesto elegante.

«Ti prego, lasciami finire… domani sarà sicuramente tutto finito e… voglio provare a farti capire. In modo da spingerti a lasciare questo palazzo per non farvi poi più ritorno», spiegò, torturandosi le mani guantate, dando dimostrazione del disagio che stava provando in quegli istanti.

Sembrò esitare per qualche istante, alla ricerca delle parole adatte e mostrandosi incerta su dove posare gli occhi durante quel discorso che, forse, non aveva mai affrontato.

«Vivo qui sin da quando ho memoria e il mio protettore è sempre stato l’unico che mi sia mai venuto a trovare…», dichiarò, continuando poi a parlare senza freni ma con una costante indecisione nella voce, «è un uomo… strano che tuttavia mi ha sfamata e cresciuta. Mi ha protetta dal mondo che… non può capire...»

Noctis assentì facendole silenziosamente segno di proseguire con quel discorso che alle sue orecchie stava assumendo toni sempre più assurdi.

«I-in questi anni ci… ci sono state altre persone però. Viaggiatori c-come te, che si sono spinti fin qui… li ho incontrati talvolta mentre ero fuori ma… so che nessuna di queste è sopravvissuta...»

Prompta era talmente seria che Noctis sentì un nuovo brivido gelido attraversargli la schiena. Aveva pronunciato quella frase con una convinzione tale da renderla quasi inattaccabile, sembrava infatti non dubitare minimamente delle sue parole, e lui non poté non chiedersi quali fossero le prove di una certezza tanto macabra ed agghiacciante.

«Come puoi esserne certa?», riuscì a domandarle.

«Sono maledetta , ecco perché», mormorò la giovane donna, tenendo lo sguardo basso sul suo pranzo fumante. Noctis lesse vergogna nel suo atteggiamento, oltre che dolore e tristezza. Tuttavia, piuttosto che riuscire ad allontanarlo, Prompta fu più che altro in grado di farlo sentire più vicino a lei.

«Dici di essere maledetta… ma non penso che le tue mani siano sporche di sangue», esordì piano, attirando su di sé le attenzioni dell’altra, «penso che… sia stato il tuo protettore a insinuare queste crudeltà».

«Lui vuole proteggere me e tutti gli altri… per questo sono qui», pigolò Prompta senza però convinzione nella voce, «voglio solo farti capire perché… stare vicino a me è pericoloso… devi andare via e non guardarti più indietro».

Aveva senso. Noctis fino a una settimana prima era pronto ad arrivare a Niflheim, ottenere i fiori che stava cercando, e poi lasciarlo senza più pensarci. Ma gli eventi lo avevano spinto lì, e gli sembrava quasi impossibile l’idea di abbandonare quella giovane donna all’interno di una gelida gabbia dorata.

«E se il tuo protettore si fosse inventato tutto?», le chiese, avanzando quell’ipotesi nel tentativo di spingerla a guardare la vita in un modo diverso, «Hai mai provato a scappare? A visitare il villaggio?»

Prompta strinse le labbra e annuì timidamente, stringendo le mani nella gonna con fare nervoso.

«Sì, ma mi ha sempre… riportata indietro. Dicendomi che… era pericoloso», rispose.

«Ti sta costringendo a restare qui. Mi hai salvato, non hai causato la mia morte… questa è già la dimostrazione di quanto la realtà sia ben diversa da quella che quell’uomo ti sta raccontando da sempre», decretò, dando alla sua voce un tono più deciso. Incapace di nascondere del tutto l’irritazione che gli causava l’idea di quella giovane donna costretta da sempre in quel luogo dimenticato dagli Dei, vittima di una paura immotivata.

«Noctis…»

«Non ti costringerò a fare niente», precisò subito, «ma pensaci almeno. Sei una persona buona e generosa… e ti devo la vita…»

La guardò negli occhi, cercando di trasmetterle tutta la fiducia che sentiva di nutrire nei suoi confronti. Voleva che si fidasse di lui, che credesse nelle sue convinzioni.

Sapeva che la vita di Prompta non era affar suo, ma Noctis non aveva mai ignorato il suo istinto e se si sentiva tanto ossessionato da lei doveva pur significare qualcosa.

«Rispetterò le tue scelte… e ti assicuro che domani partirò alla ricerca degli hellebori e poi tornerò a Lucis… questo non cambierà», riprese ancora, «però vorrei che cambiasse almeno la tua vita… perché mi sembra ingiusto e crudele immaginare una vita passata rinchiusa nella solitudine di questa valle».

Prompta socchiuse le labbra poi, abbassando lo sguardo con la pelle che prendeva un delizioso colore più rosato, che faceva risaltare le lentiggini che le baciavano il viso con delicatezza, mosse il capo per annuire.

«Cercherò… di pensarci…», rispose e Noctis, rivolgendole un sorriso timido, assentì a sua volta, ringraziandola e mettendo la parola fine a quel discorso tanto pesante quanto sensibile.

Avrebbe voluto fare di più, ma sapeva di non avere nessun potere. Prompta viveva già sotto il comando di un uomo che la costringeva rinchiusa in quel palazzo, e non voleva diventare per lei un secondo carceriere, un qualcuno che sapeva solamente dirle cosa fare e cosa invece no.

«Spero che… il pranzo sia di tuo gradimento», riprese la giovane donna poco dopo, tentando con voce imbarazzata di cambiare argomento. Aveva allungato la mano per prendere una delle posate, azzardandosi ad alzare gli occhi verso Noctis.

«Il profumo è piacevole, e con questo freddo qualsiasi cosa calda va bene», commentò in risposta, imitando subito i suoi movimenti per iniziare a mangiare.

L’atmosfera era ancora un po’ tesa ma, lentamente, entrambi si permisero di abbassare le rispettive difese. L’argomento principale di quel pasto trascorso in compagnia divenne ovviamente Lucis, e Noctis fu ben felice di sanare la curiosità di Prompta.

«Ho letto tanto sull’argomento», ammise la giovane donna, ritrovando un po’ di serenità nello sguardo, «e come avrai capito, mi piacciono tantissimo i Chocobo! Un tempo, secondo i libri, vivevano anche qui. Anche dopo la punizione di Shiva», spiegò.

«Non ci sono più?», le chiese Noctis, sentendosi a sua volta incuriosito e ben più incline ad ascoltare quei racconti.

«No… sfortunatamente», sospirò Prompta, realmente dispiaciuta, «Le loro piume erano diventate bianche con il tempo. Per mimetizzarsi, ovviamente. Però… questo li ha anche portati a diventare… preziosi per i contrabbandieri. Almeno così ho letto su un libro. Hanno trattato i Chocobo Bianchi come quelli neri… e li hanno portati all’estinzione».

«Non sono sorpreso», ammise Noctis, con un po’ di amarezza, «Ora ti mostro una cosa però», aggiunse infine con un piccolo sorriso. Si alzò dal tavolino, andando a cercare il fischietto per richiamare i Chocobo all’interno dei suoi pochi bagagli, ancora ordinatamente riposti in un lato della stanza.
Prompta lo seguì con lo sguardo, incuriosita, e lui non poté non sentirsi quasi fiero di sé nel poterle mostrare il piccolo oggettino dalla forma cilindrica che era solito utilizzare quando il suo volatile si allontanava troppo.

«Questo è un richiamo per Chocobo», le spiegò, «hanno un ottimo udito e sentono questo particolare fischio anche da chilometri di distanza».

La giovane donna rigirò l’oggetto tra le mani, incapace di nascondere la curiosità e una sorta di esaltazione. Sembrava quasi aver dimenticato il peso che l’aveva afflitta neanche un’ora prima, il suo animo sembrava ormai vittima di una gioia talmente luminosa e contagiosa che pure Noctis si sentì quasi sul punto di fremere per quella stessa emozione.

«Funziona davvero?», chiese Prompta, con una lieve luce negli occhi.

«Sì, generalmente funziona. L’ultima volta che l’ho chiamato però non ha risposto, né mi ha raggiunto… temo sia caduto vittima del Behemoth che ci ha attaccati, ma ovviamente spero di sbagliarmi. È possibile che il richiamo sia andato perso a causa della tormenta», aggiunse, «domani ci riproverò, magari è solo nascosto e attende la mia chiamata».

Prompta annuì rapidamente, restituendogli il fischietto. Le dita le tremavano e non si trattava del freddo, ma di un’emozione molto più forte e intensa.

«Lo spero. Così… potrei vederlo dal vivo, no?», domandò senza neanche provare a nascondere il suo entusiasmo. Era genuina e felice, e Noctis trovò fin troppo semplice piegare le labbra verso l’alto ammettendo a se stesso - con non poco stupore - si essersi stranamente affezionato a quella giovane donna dal carattere luminoso come il sole ma anche misterioso come la luna.

La conosceva a malapena eppure gli erano bastate solo delle sensazioni per spingerlo a sentirsi legato a lei, a mettere da parte tutte le sue convinzioni e gran parte delle priorità che avevano sempre caratterizzato la sua personalità spesso schiva.

«Spero ci raggiunga presto, allora», rispose con dolcezza, tentando inutilmente di allontanare quei pensieri.

Durante quel breve soggiorno non si era comportato in modo coerente né tanto meno educato, ma si era invece lasciato guidare da una strana follia. Aveva ancora ben fissata in mente la sua missione, ma aveva anche bisogno di aiutare Prompta… e non era solo a causa del debito di vita che nutriva nei suoi confronti.

C'era molto di più dietro quella necessità, perché sentiva il bisogno di dover fare qualcosa per lei… e giunto a quel punto, non poteva far altro se non lasciarsi andare, permettendo a quelle sensazioni che Lunafreya era solita chiamare Dono degli Dei , di guidarlo verso una strada di non ritorno.

Era la cosa più giusta da fare, e su quello non aveva alcun dubbio. Poteva essere un Dono degli Dei oppure trattarsi solo di semplice istinto, ma alla fine Noctis sapeva che si sarebbe fidato di quelle sensazioni come aveva sempre fatto.

 

   
 
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