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Autore: Horror_Vacui    14/04/2018    1 recensioni
Stiles Stilinski ha perso tutto: la moglie, la casa e il lavoro. Torna così a vivere con suo padre, dopo aver passato otto mesi in un istituto psichiatrico poiché affetto da disturbo bipolare, emerso dopo aver sorpreso la moglie con un altro.
Stiles incontra Malia, una misteriosa e problematica giovane donna, che in seguito alla morte del marito si è data alla promiscuità. Malia si offre di aiutare Stiles a riconquistare la moglie consegnandole una lettera, ma solo se lui in cambio farà qualcosa di veramente importante per lei: partecipare a una gara di ballo.
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Stalia AU basato sull'omonimo film di David O'Russell.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allison Argent, Malia Hale, Sceriffo Stilinski, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 6. Martingala


Parte I


L'aria era così gelida da mozzargli il fiato, ma adorava potersi muovere al buio tra le strade deserte, perciò rientrò a casa che era notte fonda.
Le luci erano spente, si fece strada a tentoni fino alle scale e si tolse le scarpe per non svegliare suo padre, che probabilmente stava già dormendo.
La porta di camera sua era socchiusa e si intravedeva una luce leggera attraverso lo spiraglio aperto. Aveva già vissuto quella scena, non gli piaceva l'idea di trovare sorprese, perciò l'apri con due dita preparandosi al peggio.
Malia non aveva tolto nemmeno le scarpe, dormiva raggomitolata sul bordo del letto, lasciando penzolare i piedi fuori dal materasso. Stiles entrò in punta di piedi e si sedette accanto a lei.
Si arrischiò a spostarle i capelli, portandoli delicatamente dietro le orecchie, e fu solo dopo che ebbe finito che Malia aprì gli occhi.
«Scusa» sussurrò passandosi un mano sul viso. «Ho detto a tuo padre che sarei rimasta qui ad aspettarti, ma devo essermi addormentata a un certo punto» si stiracchiò come un gatto assonnato.
Stiles lottava contro se stesso, contro l'impulso di dirle che sapeva la verità e contro il desiderio di baciarla e farla sua su quel letto, il suo letto, esattamente come aveva immaginato la prima sera a casa di Scott. Strinse i denti e distolse lo sguardo prima che fosse troppo tardi.
Malia si tirò su a sedere, poggiando la testa sulla sua spalla. Era un gesto intimo, ma lei lo fece con una tale naturalezza che a lui non sembrò in alcun modo sbagliato o forzato.

Quali che fossero i suoi reali sentimenti, Malia avrebbe sempre potuto appoggiarsi a lui in quel modo, come se fosse l'unico scoglio in un mare in tempesta.
«Sei ancora arrabbiato con me?» gli chiese.
«Non immagini quanto» disse guardandola di traverso.
«Mi dispiace, non avrei dovuto sbroccare così, ho messo tuo padre in una brutta situazione».
Stiles sospirò. «Be' forse hai peggiorato un po' le cose, ma lui si era già incasinato da solo, quindi...»
Lei gli mise una mano sul viso e lo costrinse a guardarla negli occhi.
«Io e te abbiamo fatto un patto, non puoi abbandonarmi proprio ora»

«E se non fossi all'altezza?»
«Devi esserlo e se non vuoi farlo per tuo padre, almeno fallo per Lydia».
Stiles prese le mani di Malia tra le proprie: erano fredde e sudate.
«Cosa c'entra lei?»
«Scott ha detto che Allison proverà a convincerla a venire alla gara. Se ti vedrà ritirerà di sicuro l'ingiunzione restrittiva e poi chissà...» fu Malia a distogliere lo sguardo mentre la voce le moriva in gola. Sciolse la sua presa e si passò le dita tra i capelli spettinati.

In quel momento un nuovo piano prese forma nella mente di Stiles e lui si sentì in colpa, ma anche molto romantico, più di quanto non fosse mai stato nella sua intera vita.
«Cosa? Dici sul serio? Potrebbe... lei potrebbe venire a vederci?»
«Sì, te l'ho detto, perché vuoi che te lo ripeta?» si alzò stizzita e lo guardò dall'alto in basso, con aria di sufficienza. Lui non si lasciò impressionare.
«Ma perché è incredibile ed è tutto merito tuo!»
«Sì, certo. È incredibile e andrò dritta in paradiso per questo. Ci vediamo domani, alla stessa ora e allo stesso posto. Non mancare» disse e fece per andarsene, ma Stiles balzò in piedi e la trattenne dalla manica.
«Dove credi di andare? Sai almeno che ore sono?»
Malia gli riservò una lenta e velenosa occhiata.
«E quindi? Da queste parti non succede mai niente, so cavarmela da sola».
«Senti, stammi a sentire, voglio essere molto chiaro con te su questo punto, molto molto chiaro, quindi fammi parlare senza interrompere, grazie. Fuori è buio e tu non andrai da nessuna parte, perché potrebbe capitarti qualcosa e, anche se tu sei convinta che a nessuno importerebbe, be' notizia flash, a me importa. Adesso mettiti a letto, io andrò a dormire sul divano, domani dobbiamo allenarci» disse tutto d'un fiato, come faceva sempre quando era nervoso.
Il cambiamento nell'espressione di Malia fu quasi impercettibile, ma quando Stiles vide sparire la ruga tra le sue sopracciglia, capì di aver vinto quella piccola battaglia.
«Puoi restare se vuoi» gli disse mentre lui prendeva il pigiama dal cassetto.
«Cosa? No, non sarebbe giusto nei confronti di Lydia».
Malia sbuffò dicendo qualcosa tra sé e sé, troppo piano perché lui la sentisse, poi tolse il cappotto e le scarpe e si lasciò cadere al centro del letto con un tonfo.
«Sei davvero fuori di testa, lo sai?»
«Sono da poco uscito da un istituto psichiatrico, dimmi qualcosa che non so».
Pensava di aver fatto una battuta carina, ma lei non la prese troppo bene e lo spinse fuori dalla stanza chiudendo la porta a chiave.

Il mattino seguente fu strano fare colazione tutti insieme allo stesso tavolo. Malia e suo padre si studiavano come due giocatori a un tavolo da poker, lui invece parlava troppo, come al solito.
«Scusa Malia, stamattina niente donuts, dovrai accontentarti dei miei pancakes» le disse poggiando il piatto carico di pancakes caldi e un po' sbilenchi al centro del tavolo.
«Non scusarti, non scusarti, i tuoi pancakes sono ottimi» lo rassicurò Noah.
Malia arricciò le labbra. «Già, dovresti smetterla di scusarti per queste cazzate, almeno quando tua moglie non è presente» disse piccata, infilando la forchetta nel piatto con decisione. Sollevò cinque o forse sei pancakes, li mise nel piatto e li coprì con tutto quello che trovò sul tavolo: cioccolato, miele, panna e biscotti sbriciolati. E poi li divorò con inaspettata voracità.
«Be', che avete da guardare?» mugugnò a bocca piena. «Non faccio sesso da più di due mesi!»
Noah tossì in imbarazzo, il viso rosso come il ketchup nel suo piatto.
«Vado... vado a vedere se è arrivato il giornale» balbettò e uscì fuori, nonostante il giornale fosse già sul tavolo accanto a lui.
Stiles incrociò le braccia al petto. «E poi sarei io quello che dice cose imbarazzanti!».
Malia si strinse nelle spalle e gli mostrò il dito medio, leccando la forchetta in modo del tutto equivoco.


*

«Dove sei stata?»
«Te l'ho già detto al telefono! A casa dell'ex sceriffo, l'ho... l'ho aiutato a fare una cosa».
«Quella “cosa”, come la chiami tu, è mettersi in mezzo, è rendere una situazione difficile ancora più complicata, te ne rendi conto?» batté con forza un pugno sul tavolo.
«E quale sarebbe questa situazione difficile? Sentiamo! Parlamene un po', perché se ti riferisci alla tua amica che vive la storia d'amore dei suoi sogni, be' non me ne frega un cazzo! E poi quanto sei ipocrita, sei stata tu a organizzare quella stupida cena, a incoraggiare il nostro rapporto».
«Ti ho già detto che quella cena è stata solo un caso e poi io ti avevo detto di essergli amica, non di dormire a casa sua! La cosa sta andando troppo oltre, non mi piace. Adesso poi, con quella stupida scommessa... che vi diceva il cervello?! Accettare così alla leggera!»
Allison camminava su e giù per la stanza, fermandosi davanti a lei solo per urlarle contro improperi e cattiverie. Quella mattina l'aveva attirata a casa sua con l'inganno, per poi dare inizio a quel misto di interrogatorio e processo, condito da una dose di condanna sommaria.
Sua sorella ricopriva i ruoli di poliziotto cattivo, giudice e boia, Scott era il poliziotto buono e stava seduto in silenzio accanto a lei, rivolgendole di tanto in tanto occhiate da cane bastonato.
«Cosa pensi che abbiamo fatto, eh? Che abbiamo, non so, scopato tutta la notte come due adolescenti? Non abbiamo dormito nemmeno nella stessa stanza! E se anche fosse stato, non sarebbero affaracci vostri!»
«Ti sbagli, lo sono eccome! Sei mia sorella e...»
«Sono tua sorella solo quando ti fa comodo, ma ammettilo, preferiresti non esserlo proprio. Come potresti continuare a frequentare il tuo gruppo di amiche se la tua sorellina pazza avesse una tresca con l'ex marito pazzo di una di loro? Sarebbe troppo imbarazzante, l'elefante nella stanza. AMMETTILO!» urlò alzandosi in piedi. Senza Scott a trattenerla, le sarebbe saltata al collo.
Allison reagì in modo del tutto inaspettato: pianse. Rifiutò l'abbraccio del marito e, grossi lacrimoni luccicanti e un sacco di singhiozzi dopo, si riprese e ricominciò a parlare.
«Tu... tu non capisci niente! Io mi preoccupo per te!» disse con tono lacrimevole, puntandole un dito contro.
Malia incrociò le braccia al petto, per nulla impressionata.
«Oh, ti prego smettila, sei patetica».
«Malia, ascolta» intervenne Scott con calma. «Stiles è ancora innamorato di Lydia, non puoi affezionarti a lui. Potresti perdere di nuovo il controllo, farti del male. Il tribunale potrebbe decidere di spedirti ad Eichen House e tu potresti comunque non riprenderti mai del tutto. Dopo la gara di ballo devi lasciarlo andare, dovete smettere di vedervi. È per il bene di entrambi, ma soprattutto il tuo. Devi accettare di essere fragile e devi tenerti alla larga dai guai, è l'unico modo che hai per ritornare alla normalità».
Lasciarlo andare? Non aveva più pensato a quell'eventualità, suonava assurdo arrivati a quel punto, ma Scott aveva ragione. La verità la mise sotto come un tir a tutta velocità.
Non voleva unirsi al pianto di sua sorella, ma gli occhi le si inumidirono e presero a bruciare.
Deglutì per mandare giù il groppo in gola.
«Sono tutte cazzate» disse a stento e poi andò via, Stiles la stava aspettando.

*

Era strano entrare di nuovo nella saletta di Malia dopo tutto quello che era successo.
Sembrava passata una vita dall'ultima volta in cui avevano ballato e niente gli sembrava uguale a prima, forse perché in poche ore tutto era cambiato.
Non riusciva più a guardarla con gli stessi occhi, non era più un impegno gravoso star lì, lei non era più una persona da accontentare perché lo aiutasse a raggiungere uno scopo. Ed era bello guardarla mentre faceva stretching e gli passava il nastro adesivo sulle scarpe, ignara di cosa gli passasse per la testa.
Amava ancora Lydia? L'aveva mai amata in quel modo? Si era mai sentito a casa guardandola negli occhi oppure osservandola nei piccoli gesti quotidiani? E lei l'aveva mai amato? Quanti anni avevano passato a cercare di cambiarsi a vicenda? C'erano mai stati momenti in cui si fossero accettati e amati per quello che erano?
Tutte queste domande gli facevano sentire il cuore pesante e la testa leggera come un palloncino. E nonostante ciò riusciva a tenersele dentro, senza esprimerle ad alta voce, come una persona “normale”, di quelle che piacevano a sua moglie.
Malia appariva stanca e demotivata, i suoi passi erano meno decisi del solito e quando giunsero al valzer fu costretta a sedersi a riprendere fiato.
«Tutto bene?» le chiese preoccupato.
«Sì, è solo che ho scoperto una nuova droga e ne ho preso una dose doppia».
«Non è divertente» disse serio, sedendosi accanto a lei.
«Non era una battuta».
Come la sera prima, Malia si appoggiò a lui e gli strinse la mano fino a fargli male.
«Stiles, possiamo restare così per un po'?» sussurrò a occhi chiusi.
«Tutto il tempo che vuoi».

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Angolo autrice:
Rieccomi con una nuova parte della storia (chiamarla davvero capitolo mi pare un po' esagerato), che è tutta farina del mio sacco. Difatti, dal momento in cui Pat/Stiles scopre che la lettera non è stata scritta da Nikki/Lydia al giorno della gara di ballo, passano pochi secondi di film, poche inquadrature per dire che lui vede Tiffany/Malia in modo diverso.
Questo però non è un film, è una storia scritta e io sentivo la necessità di raccontare qualcosa in più dal mio punto di vista, senza ricamare troppo, restando il più vicina possibile al cuore e allo spirito della storia originale.
Diciamo quindi che questo è solo un piccolo intermezzo prima del gran finale.
Grazie se siete arrivati fin qui, lasciate una recensione o un commento per farmi sapere cosa ne pensate. Per me questo è un banco di prova, la vostra opinione è importante :)

Jenny.
   
 
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