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Autore: slenderguy93    14/04/2018    2 recensioni
L'Inferno. Il luogo in cui finiscono i peccatori e coloro che stipulano i patti più costosi... è sinonimo di inenarrabile sofferenza e depravazione, e per chiunque, è da evitare come la peste. Chiunque eccetto i Diavoli ovviamente, suoi abitanti e principale causa della sua terribile fama.
Essi sono l'incarnazione del peccato e della corruzione, e per innumerevoli millenni nessuno ne ha mai dubitato... ma cosa accadrebbe se tra essi, alcuni decidessero di cambiare lo Status Quo?
Genere: Azione, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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“Signorino, la sveglia è già suonata da cinque minuti. Rischia di fare tardi per l’allenamento.” Un diavolo dai capelli ingrigiti indossante un abito formale con il sigillo del clan, fissa pazientemente l’enorme letto a baldacchino al centro della stanza in cui si trova. Essa misura solo cento metri quadri, visto che il suo occupante non ama lo sfarzo e proporzioni  esagerate, ed ha le pareti ricoperte da numerose librerie riempite di volumi di ogni tipo ed argomento… eccetto uno spazio ritagliato per enorme televisore completo di lettore blu-ray, ed uno per una scrivania sopra cui è appeso un quadro che ospita un ritratto di famiglia.    
“Rumph… sì Watren, ora mi alzo.” Con una serie di grugniti tutt’altro che eleganti, Regyl Dantalion rotola fuori dal letto cadendo a braccia tese sul pavimento, dove inizia al volo una lunga serie di rapide flessioni. Terminatale alcuni minuti dopo, si alza ed indossa tuta e scarpe da ginnastica, dirigendosi di corsa alla porta.
“Stamattina mi andrebbero bacon e frittata con pane tostato e succo d’arancia rossa. Torno tra mezz’ora.” Facendo un cenno di saluto al suo maggiordomo personale, si getta nel corridoio che conduce alla sua camera.
Mentre attraversa il castello tenendo un ritmo lento (ovvero un quarantina di chilometri orari, per non rischiare incidenti di prima mattina), il giovane nobildiavolo saluta le cameriere e gli altri domestici che incrocia lungo la strada, fino a che, giunto finalmente all’ingresso, non inizia a fare sul serio.
Devia dal viale che conduce dal cancello al castello, e si immerge nel boschetto nella zona est. La sua velocità aumenta gradualmente, fino ad arrivare al doppio di quella iniziale… e continua a salire.
A poco a poco, il sonno svanisce mentre il giovane si riempie di energia ed inizia a carburare.
“…domani saranno esattamente tre anni. Oggi devo assolutamente batterlo!”
 
Hong Kong, stesso momento.
 
Un uomo in giacca e cravatta scende da una limousine, e scortato da una ventina di altri individui dall’aria intimidatoria che l’hanno seguito su altre auto, raggiunge l’ingresso di un anonimo fabbricato di periferia. Fa un cenno ad un membro della sua scorta che faticosamente apre il portone facendolo scorrere di lato, ed insieme agli altri osserva l’interno.
Buio. L’edificio è immerso da un’oscurità a malapena indebolita da i primi raggi del sole, e nessun suono è udibile eccetto il respiro dei nuovi arrivati.
“Bai Zhong. Prendi due compagni e vai a controllare gli interruttori… se sono ancora funzionanti, accendili.” Uno di loro annuisce, ed insieme ad un paio di colleghi accende una pila e si addentra nelle tenebre. Gli altri intanto attendono scambiandosi di tanto in tanto uno sguardo nervoso.
“Dici che è opera di un altro gruppo? O davvero Ye Naihei è così stupido da aver tradito il Boss?”
“…non ne ho proprio idea. Ye è una testa di cazzo, ma non credo lo sia così tanto da fare stronzate simili…”
i bisbigli degli uomini si interrompono allo sguardo freddo del loro capo, che poi torna a controllare irritato l’orologio.
Dopo cinque minuti di attesa però, non ricevendo notizie dai suoi sottoposti e restando le luci dello stabile spente, egli  impreca tra i denti ed estrae una pistola laccata d’oro dalla giacca, venendo imitato presto dagli altri.
“Entriamo: solito metodo, il primo obbiettivo sarà riaccendere le luci.” Detto ciò entra nello stabile preceduto da metà dei suoi uomini, mentre i rimanenti gli si posizionano ai fianchi e dietro, eccetto un paio di scagnozzi lasciati a controllare l’ingresso.
Il percorso è ben conosciuto dal gruppo, perciò anche se si muovono lentamente a causa della limitata luce prodotta dalle pile, lo fanno senza esitazione. Dopo neanche un paio di minuti raggiungono il loro obbiettivo, ma il non aver incontrato i tre compagni mandati in avanscoperta lungo il percorso li ha inquietati parecchio.
Non hanno udito alcun suono, e una volta schiacciati gli interruttori ed illuminato lo stabile, non trovano neanche traccia del loro passaggio. In compenso, notano che un macchinario presenta un danno piuttosto curioso a circa un metro e ottanta di altezza: un perfetto foro che lo attraversa da parte a parte.
“E questo cos’è? Cosa potrebbe trapassare così nettamente l’acciaio?” alcuni di loro si scambiano occhiate confuse, mentre il loro capo riflette nervosamente. Perfino un laser lascerebbe qualche traccia di fusione, ma i bordi del buco sembrano essere stati limati a livello molecolare.
Intanto gli altri si dividono in vari team ed esplorano l’area, trovando una altro paio di quei segni, ma non tracce dei loro compagni e di coloro che avrebbero dovuto essere al suo interno. Vari indizi indicano che fino ad al massimo un paio d’ore fa il luogo era frequentato, ma nulla che spieghi che fine hanno fatto quelle persone.
“Sembra che non ci sia nessuno: Ye, i suoi uomini, e la nostra nuova forza lavoro devono essersene già andati. Ma allora che fine hanno fatto Bai Zhong e gli altri?” il boss fa schioccare la lingua, e ordina a cinque dei suoi di controllare gli uffici, dopodiché estrae il cellulare ed effettua una chiamata. Mentre sta per iniziare la conversazione però qualcosa lo blocca, e dopo aver bruscamente riattaccato, egli inizia a fissare un certo punto insieme ai suoi sottoposti.
Dalla zona degli uffici si è udito un breve urlo sofferente, interrottosi tuttavia quasi istantaneamente. Poco dopo dalla porta che la collega con il capannone spunta uno degli uomini che si erano diretti lì, ma riesce a fare solo pochi passi prima di crollare a terra. 
A quel punto tutti i presenti avevano puntato le loro armi, le dita sul grilletto: la maggior parte di loro impugna una pistola come il loro capo, ma alcuni hanno anche dei fucili a pompa e delle mitragliette. Il bersaglio è la porta da cui è comparso il loro compagno, ma dopo un’attesa snervante, nulla esce da quel luogo.
“Siete dei dilettanti. Non valete davvero la fatica.” Una voce fredda risuona, e nell’stante successivo il pesantissimo portone del capannone viene chiuso. Di botto.
Gli uomini si sono subito girati verso l’origine di quei suoni: essa è una giovane ragazza occidentale dai corti capelli bruni, su cui spicca la frangia invece violetta. 
Ella ha posato i suoi profondi occhi blu su di loro, e li sta fissando in parte disinteressata, e in parte disgustata. I dilettanti in questione ovviamente non prendono bene né la sua presenza, né le sue parole.
“Certo che ne hai di palle per intrometterti negli affari dei Bloodrain Dragons! Ed ancora di più per sparare simili stronzate!” la maggior parte di loro si è infuriata e le ha scoccato occhiate minacciose, tuttavia alcuni hanno mantenuto un’aria guardinga, e il capo del gruppo in particolare si sta arrovellando sul come gestire la faccenda.
Costoro si sono resi conto che per eliminare senza lasciare tracce così tanti uomini armati, e per chiudere così bruscamente un portone industriale in metallo massiccio, deve avere un certo supporto alle spalle. Il leader prende fiato, e si rivolge a lei con espressione grave.
“Per quale motivo vi trovate qui?”
“…Semplice, soddisfare una richiesta fatta da un amico. Essa prevede che oltre a liberare i vostri ‘dipendenti’, garantisca la loro sicurezza… e il modo più sicuro per farlo, è eliminarvi tutti. Comunque sono da sola: come se mi servisse aiuto per sistemare degli inutili vermi come voi...” la rabbia degli altri non fa che crescere.
“Ma questa è pazza! Si rende conto contro chi si sta mettendo? Noi siamo la divisione migliore della Triade che domina Hong Kong! Noi—“ l’uomo che stava parlando si interrompe improvvisamente, e cade a terra di faccia iniziando a creare sotto di sé una piccola pozzanghera rossa. La ragazza ha puntato l’indice destro verso di lui, e un lieve scintillio viola è balenato tra esso ed il cranio dell’altro per qualche frazione di secondo.
Gli altri rimangono a fissare scioccati il loro compagno caduto, poi…
“Muori, puttanella!” ...cominciano tutti a sparare verso la giovane, che con uno scatto fulmineo si è messa al riparo dietro un cumulo di merce. Esso viene imbottito di piombo, ma è troppo spesso per venire penetrato completamente.
Intanto due gruppi di tiratori hanno eseguito una manovra a tenaglia cercando di intrappolare la ragazza, ma raggiunte le posizioni assegnate non ne trovano traccia. Si scambiano degli sguardi confusi, e fanno per iniziare una cauta esplorazione, quando una serie di tonfi iniziano a risuonare: uno dopo l’altro, ognuno di essi cade a terra senza vita.
“Ehi, che cazzo sta succedendo qui?! Ragazzi rispondete!!!” gli uomini rimasti sono ora abbastanza spaventati, è la prima volta che si trovano in una situazione simile… ma questo spavento è nulla se confrontato a quello che segue: la ragazza compare all’improvviso di fronte a loro, e puntando l’indice verso ciascuno di essi, una sottilissima scia violetta inizia a saettare verso i loro crani uccidendoli sul colpo. I superstiti replicano sparando all’impazzata verso di lei, ma i colpi rimbalzano senza danno sul sottile alone scuro comparso attorno al suo corpo.
“È… è un demone!” lei assume un’espressione irritata.
“…acqua. Se lo aveste detto ad un qualunque altro membro del popolo di mia madre, tra l’altro, avreste guadagnato una morte lenta e dolorosissima. Vediamo di chiuderla in fretta…”
 
Cinque minuti dopo.
 
La ragazza siede rilassata nella limousine del boss mafioso, mentre si serve dal suo minibar. Di lì a poco un ragazzino dai cortissimi capelli mori e l’aria energica bussa al finestrino, e dopo aver ricevuto un cenno, apre la portiera raggiungendola all’interno.  
“Ottimo lavoro sorellona Lucy, i miei amici sono ormai al sicuro. Grazie.” Lei agita distrattamente una mano ricoprendo i sedili tra di loro di briciole d’arachidi.
“Figurati, te lo dovevo. E comunque, lo ho fatto con piacere: lo schiavismo è qualcosa di inammissibile nella nostra epoca, soprattutto se coinvolge dei bambini. Toglimi una curiosità però, Bikou: come hai fatto a fare amicizia con così tanti umani?” il ragazzino sorride allegramente mentre stiracchiandosi, si sistema più comodamente.
“Beh, lo sai che per ora, durante le mie uscite nel mondo umano sono costretto ad accettare un sigillo che blocchi i miei poteri e camuffi il mio aspetto… per farla breve per arrivare qui ho scroccato un passaggio su un mercantile, ma annoiandomi mi sono messo ad esplorarlo; alla fine ho scoperto un container in cui erano imprigionati quei ragazzi. Ci siamo parlati un po’ ed ho deciso di salvarli: il problema è che per farlo avrei dovuto disattivare il sigillo, e il nonno se ne sarebbe sicuramente accorto, perciò—“
“—Hai deciso di chiedere a me, onde evitare un’altra scarica di bastonate. Capito, ti va un chinotto?” lui annuisce, e ricevuta e stappata la bottiglietta, inizia a scolarsela. Dopo aver finito di saccheggiare il minibar, i due lasciano la macchina.
Si incamminano verso la città, e appena raggiunto un luogo riparato, Lucy punta l’indice verso l’auto. La scia violetta saetta nuovamente, centrando il serbatoio e facendo esplodere la limousine.
Mentre stanno lasciando la zona sentono le sirene delle volanti, ma ovviamente nessuno fa caso a loro, presi a discutere sui loro allenamenti. I due si conoscono da oltre una anno, si sono incontrati durante la visita del maestro di Bikou al suo.
“Ah, dimenticavo: ho sentito dire che dei visitatori dall’Inferno giungeranno in città in tarda serata, pare debbano incontrarsi con i gestori dei Dojo migliori. Fai attenzione sorellona: per te sarebbe rischioso incrociare dei diavoli di alto livello, giusto?” l’improvviso avvertimento del moro la coglie di sorpresa, facendole assumere un espressione tesa e pensierosa.
“Ti ringrazio, ma in ogni caso avevo intenzione di tornare indietro subito dopo pranzo. Goditi pure la tua vacanza Bikou, dubito che incrocerò quei fastidiosi pipistrelli…”
 
In una radura del Bosco Gzaett, ai confini dei territori dei Bael.
 
Sul fondo di un piccolo cratere appena apertosi nel terreno, Regyl si tira lentamente in piedi puntellandosi ad un bokuto scuro, ripulendosi un po’ la tempia dal sangue che l’ha imbrattata.
“Avuto abbastanza?”
“…neanche lontanamente.” Impugnando l’arma di legno a due mani, si rimette in posizione di guardia mentre fissa attentamente il suo avversario. Sairaorg Bael.
Entrambi sono decisamente alti per i loro tredici anni, ed attraverso le loro tenute da allenamento, si inizia già notare la loro muscolatura. Nel Bael in particolar modo, mentre il rivale ha ancora un fisico longilineo, per quanto visibilmente rafforzatosi nell’ultimo periodo.
Egli rimane immobile ancora per qualche secondo, poi si fionda su Sairaorg iniziando a correre in cerchio intorno a lui in cerca di un apertura.
Riesce a trovarla quando eseguito un complicato gesto con una mano, e mormorando qualcosa… compaiono due suoi duplicati. A tempo stesso, dal cratere da lui lasciato risuona una forte esplosione che causa un ulteriore distrazione nell’avversario.
La combinazione di diversivi permette a due dei Regyl di giungere alle sue spalle, mentre il terzo lo fronteggia minacciosamente simulando alcune stoccate e tenendo a tempo stesso un po’ di distanza tra di loro. Il rumore dell’esplosione impedisce al Bael di capire quale dei nemici sia quello reale (cosa relativamente facile visto che le illusioni del suo avversario sono ancora di livello troppo basso per riprodurre anche i suoni), e decide di eseguire un calcio rotante che trapassa i due alle sue spalle… i quali svaniscono nel nulla.
L’originale di fronte a lui, dopo aver schivato il colpo ha approfittato del fianco esposto per rifilargli un forte fendente ascensionale che gli centra l’ascella sinistra, indebolendolo ed intorpidendogli il braccio. Subito Regyl esegue un balzo all’indietro evitando per un soffio il contrattacco: un bestiale gancio destro che lo avrebbe sicuramente disarmato (e probabilmente storto i polsi) se l’avesse parato, e messo KO se incassato.
I due riprendono fiato per qualche secondo, sogghignando l’uno all’altro.
“Non male, oggi potresti farcela Regyl…”
“Puoi giurarci, ho deciso di alzare come si deve la mia percentuale. Comunque, il mio consiglio di trovarti un’arma risulta sempre più valido: credo che con un’ascia o un martello ti troveresti bene.” Il motivo della determinazione del Dantalion, è che la sua media di vittorie è decisamente più bassa rispetto a quello del rivale: solo una su dieci. Quella del suo rivale è di sette, mentre le due rimanenti sono dei pareggi raggiunti in genere per time-out.   
“Per le armi ci penserò, per la percentuale… ah! Buona fortuna.” Fanno per lanciarsi nuovamente uno contro l’altro, ma una voce nota li blocca.
“Mi spiace interrompervi ragazzi, ma il tempo è scaduto.”
“Madre…”
“Lady Misla.” Una bellissima donna dagli occhi ed i capelli dorati, li ha raggiunti senza che se ne rendessero conto. I due si scambiano uno sguardo, e recuperano rapidamente le loro cose.
“Vedo che anche stavolta eravate belli carichi… ma temo che per oggi dovrete rimandare: la signorina Abadhon è già arrivata, e ha parecchi documenti con sé.”
“…allora è vero che hai intenzione di mettere su un dream team con i tuoi colleghi. Mi chiedo quanti compagni tu abbia già raccolto…” Sairaorg replica con un sorrisetto al commento di Regyl.
“…Oltre a lei, solo un altro paio. Ma sono sicuro che presto aumenteranno: ho già diversi altri candidati in mente. Comunque, che ne dici di fermarti da noi? Sono sicuro che Kuisha sarà felice di rivederti, e magari sarà un po’ meno severa ed esigente nel gestire quelle scartoffie.”
“Sono d’accordo, per stasera ho preparato la mia specialità, e saremmo più che felici di avere anche te a cena.” Aggiunge Misla.
“Vi ringrazio davvero molto, ma ho una riunione di famiglia a cui non posso mancare. Sarà per la prossima volta, promesso! Salutami la tua nuova socia e Beruka… è lui uno dei degli altri due, giusto?” il Bael annuisce, quindi i tre si salutano e il Dantalion si teleporta via.
Ricompare nel cortile del suo castello, dove affida l’attrezzatura da allenamento ad un paio di domestiche, per poi fiondarsi in bagno a farsi una doccia dopo aver raccomandato ad una di loro di portargli un cambio.
 
La doccia dura quasi una mezz’ora, e una volta lavatosi, si asciuga rapidamente e si toglie l’accappatoio per rivestirsi.
“Mmmh, stai iniziando a costruire un bel fisico, fratellino… sai, ora credo di capire un po’ meglio i sentimenti di Lady Serafall.” Regyl si irrigidisce un po’, per poi iniziare a vestirsi sotto lo sguardo divertito di Roygun, comparsa misteriosamente nella stanza.
“Grrrazie, sorellona. Ma sarei ancora più felice se evitassi certe battutacce…”
“…quali battutacce?” fa lei assumendo un espressione decisamente maliziosa, mentre si sposta una ciocca cremisi dalla fronte ad oltre il corno sinistro.
“…” avendo notato le orecchie del fratello arrossarsi leggermente, si avvicina e sussurra in una di esse.
“…che ne dici se la prossima volta facciamo il bagno insieme? Per qualche motivo, sono passati ormai diversi anni dall’ultima volta…”    
“Forse perché sono cresciuto? Ti sarei grato se ci dessi un taglio con i dileggi.” lei sembra mettere il broncio.
“Uff. Volevo solo dirti che alla riunione i nonni non ci saranno, perciò inizierà un po’ prima. Sembra che abbiano avuto alcuni contrattempi…” Regyl annuisce, e termina di rivestirsi. I due lasciano poi il bagno raggiungendo il salotto dove li attendono i genitori.    
“Eccoti qui. Data la situazione pensavamo di fare una cosa veloce ed informale, dopotutto non ci sono avvenimenti così importanti da riferire…” Lord Dantalion fa cenno ad entrambi i figli di accomodarsi su uno dei divani, quello esattamente di fronte a quello su cui si trovano lui e la moglie.
“…Com’è andato l’allenamento con Sairaorg?” chiede la seconda lievemente incuriosita.
“Un pareggio, anche se verso la fine ero riuscito a passare un po’ in vantaggio. Pare che lui e Kuisha stiano già sbrigando le pratiche per formare la sua [Scacchiera].”
“Determinati come sempre. Dovresti tenerti cari amici come loro, hanno ottime probabilità di arrivare  in alto, un giorno.”
“Sicuro, padre. Se però voglio tenere il passo con loro, dovrò trovarmi uno stile di combattimento appropriato. Immagino Watren abbia già riferito ad entrambi che dopo cena faremo un salto nel mondo umano…”
“Certamente, spero che troverai ciò che cerchi. Per quanto riguarda te, Roygun? Qualche novità interessante?” alla domanda del capofamiglia, la rossa sorride misteriosamente.
“Diciamo di sì.”
“E quale sarebbe?”
“Beh, vi avevo detto che ho un certo obbiettivo… pare lo abbia raggiunto: ho ricevuto l’approvazione degli Anziani.”
“…stai dicendo che finalmente ti hanno assegnato un territorio per le tue vittorie?”
È noto, che il metodo più comune per ottenere territori negli inferi è ereditarlo, o riceverli dai suoi proprietari come ricompensa per i lavori svolti. Ma alcuni di essi sono privi di legittimi governanti e sono amministrati dal regno: si tratta dei territori dei clan estinti. 
Dopo un certo periodo di attesa in cui si dà l’opportunità ad eventuali superstiti del casato di reclamare la loro eredità, essi vengono acquisiti dal governo, e possono essere utilizzati come ricompensa per diavoli che si sono distinti per le loro capacità. O semplicemente consegnati ad individui in gradi di sfruttarli in modo adeguato… che ovviamente, hanno filantropici motivi per richiederli.
“Esatto: in verità avrei già potuto scegliere alcuni di essi dopo aver raggiunto la Top 10, ma ho voluto puntare ad uno specifico tipo di territori…”
“Quali hai ottenuto, piccola?” fa Lord Dantalion.
“Quelli del clan Belphegor.” un silenzio attonito regna nella sala.
 “…ti hanno …davvero assegnato i possedimenti di uno dei Maou non rieletti? Ma questo vuol dire…”
“…già. A quanto pare hanno deciso ripristinare il loro numero originario, ed io e Diehauser siamo praticamente confermati!” gli altri tre quasi balzano sul posto, e si congratulano entusiasticamente con lei per i successivi cinque minuti.
Dopo essersi calmati, ed un rapido riepilogo delle più recenti attività del clan, la riunione si conclude ed i quattro si separano… le due donne però, si incontrano nuovamente nello studio personale di Lady Dantalion pochi minuti dopo.
“Eccomi qui, madre.” Lei fa cenno alla figlia di sistemarsi su una sedia.
“…immagino tu sappia per quale motivo ti ho chiamata qui.”
“…vuoi che accompagni Regyl e Watren, visto che ho il week-end libero, giusto?” lei annuisce.
“Il secondo è un esperto combattente, ma il suo potere è limitato… mentre Regyl, anche senza contare il suo status, ovviamente non è pronto per un vero combattimento. Potrebbero incrociare individui molto pericolosi, perciò spero potrai seguirli per tutta la durata dell’uscita. A distanza e senza farti notare da lui: sarebbe una buona cosa metterlo un po’ alla prova, se si presentasse l’occasione opportuna…” Roygun sospira dispiaciuta per non poter passare un po’ di tempo col fratello, ma accetta ugualmente la richiesta.
Le due rimangono in silenzio per qualche istante, poi la più giovane focalizza nervosamente lo sguardo verso l’altra. 
“…Madre, ora che ho raggiunto una certa posizione pensi di potermi parlare di… quei sei anni?” Lady Dantalion si blocca, lanciando un’occhiata meditabonda alla figlia.
“…preferirei aspettare che tu venga eletta ufficialmente prima di farlo. Ho esitato a lungo perfino sul parlarne con tuo padre, puoi immaginare quanto sia pericolosa quella questione…” Roygun annuisce piano, quindi dopo essersi congedata, si dirige in camera dove si cambia per l’escursione.
Fatto ciò, raggiunge il salone giusto in tempo per vedere un cerchio magico spegnersi dopo aver trasportato il fratello ed il suo maggiordomo.
“Bene, Regyl caro. Vediamo cosa riuscirai a combinare nel il tuo primo vero viaggio nel mondo umano…” mormora sovrappensiero. Dopodiché, scompare anche lei in un portale.
 
 
[Regyl]
 
 
Sta quasi albeggiando, e Watren ed io stiamo lasciando l’ultimo dei Dojo della lista. Sebbene a prima vista sembrassero delle normali scuole di arti marziali per umani, in realtà quella è solo una copertura: i livelli più profondi delle arti che insegnano sono riservate a coloro che hanno raggiunto una maestria nel Dao Marziale* che può essere solo definita sovraumana.
Difatti, molti dei loro praticanti non sono affatto umani… come alcuni dei maestri con cui abbiamo parlato.
“Che ne pensa signorino? Tra le Nove Vie,* ne ha trovata qualcuna che le interessa?”
“…direi le due che prevedono l’uso di una katana: la Diamond Mind e la Iron Heart. Però non ho ancora deciso quale preferisca, sembrano entrambe ottime.”
“Capisco. Trovato nient’altro di appassionante?” continua lui strizzandomi piano l’occhio. Distolgo lo sguardo un pelo imbarazzato.
Mentre visitavamo la scuola che insegna la Via del Tiger Claw, mi sono perso per diversi minuti ad osservare l’allenamento di una giovane sacerdotessa theravada. Sono riuscito a giustificare la cosa dicendo di essere rimasto incantato da quello stile, elegante e ferale a tempo stesso, ma era ovviamente una menzogna.
Era proprio la praticante ad avermi ammaliato. Per qualche strana ragione, aveva una corta chioma d’ebano (quando in teoria dovrebbe avere il cranio rasato), intensi occhi ambrati, ed attraverso la candida divisa da allenamento si notava il fisico perfettamente tonico e le sue curve ancora acerbe.
Ma ad avermi catturato più di ogni altra cosa è stata la sua espressione: era completamente dedita agli esercizi senza la minima traccia di distrazione, ed emanava una purezza tale, dal farmi scommettere che non avesse altro obbiettivo se non il padroneggiare l’arte marziale stessa. Io e Sairaorg prendiamo i nostri allenamenti sul serio, e ci mettiamo tutti noi stessi… però essi sono comunque un mezzo per raggiungere i nostri fini.
Lei invece, dà proprio l’impressione che la sua intera vita sia dedicata al Dao Marziale.
“Proprio nulla?” insiste con un lieve sogghigno.
“Lasciamo stare. Piuttosto, credi che riusciremo a raggiungere questo santone senza incappare in troppi problemi?” passa istantaneamente ad un espressione seria.
“Questo è difficile da dire. Dopo aver raggiunto la zona dove vive, dovremo applicare ulteriori incantesimi di camuffamento, e seguire attentamente le istruzioni che ci hanno dato… ed anche così persisterebbe comunque il rischio di fare qualche brutto incontro. Dopotutto è un area molto pericolosa. Sei sicuro voler incontrare quell’individuo? Anche se è il migliore, non è l’unico che possa aiutarti a trovare la tua via…”
“…Non è accettando il meno peggio a causa delle difficoltà incontrate, che intendo andare avanti. O tutto o niente.” Faccio deciso, mentre raggiungiamo il portale che porta al confine della zona che ci interessa. L’addetto ci fa un cenno di saluto, e dopo che ci siamo piazzati al suo centro, lo attiva.
Istantaneamente una nebbia misteriosa ci avvolge, riducendo la nostra visuale ad un raggio di soli sei metri nonostante la nostra vista da falco. Prendo un respiro profondo, e dopo le dovute preparazioni, ci incamminiamo all’interno di quella che ci hanno spiegato essere un’enorme e lunghissima valle.
La foschia che aleggia nell’aria è chiaramente di origine soprannaturale, originata dall’eremita che si è ritirato a vivere in questa zona, probabilmente per evitare di ricevere fastidiose visite di seccatori. Sia io che Watren teniamo i sensi tesi al massimo, visto anche la nostra percezione è limitata.
Ci inoltriamo sempre di più tra le montagne, continuando a camminare per ore ed ore: usando le nostre ali saremmo sicuramente più veloci, ma sarebbe una follia. Per quanto consumarmi le suole in questo biancore non sia tra le mie attività preferite, non sono tento stupido da ignorare i consigli datoci dai maestri dei Dojo.
Proseguiamo fino a mezzogiorno, quando ci fermiamo per consumare alcune razioni da viaggio (lui aveva proposto di far preparare qualcosa ai nostri cuochi, ma io ho insistito che ci portassimo del cibo semplice e facilmente consumabile e digeribile), poi ci prendiamo una breve pausa. Dopo aver scambiato qualche chiacchera e pareri sui luoghi visitati, ci rialziamo e rimettiamo in cammino: stando a quanto ci hanno detto, partendo dal punto d’arrivo del portale ci vuole circa un giorno e mezzo di cammino a buon passo, per arrivare all’abitazione del nostro obbiettivo.   
Il viaggio procede senza intoppi, ed arriviamo a metà percorso verso le tre di notte. Decidiamo di fermarci a riposare e stabiliamo dei turni di guardia: avrei voluto dividerli equamente ad un paio d’ore ciascuno, ma alla fine ho dovuto cedere davanti all’inflessibilità del mio maggiordomo ed accettare di fare la guardia dalle sei alle sette, mentre lui si è preso il primo turno più lungo.
Dopo tre ore di sonno gli do il cambio, e mi piazzo sul ramo di un albero vicino. Inizio a respirare profondamente, concentrandomi sull’ambiente circostante: rumori, sensazioni, ogni cosa che mi sembri discordare con il flusso naturale della zona. 
Ma per quando Watren si sveglia (o per meglio dire si alza, visto che sono quasi sicuro che in realtà non abbia chiuso occhio), non ho percepito nulla di insolito… eccetto forse lo scricchiolio di alcune foglie in lontananza dovuto suppongo a qualche animale del luogo. Ci rimettiamo quindi in cammino verso la nostra destinazione.
 
Anche oggi il viaggio è tranquillo, e non incontriamo alcuna minaccia; mi viene quasi da credere che i maestri esagerassero… magari il viaggio è pericoloso solo per gli esseri umani. In tarda mattinata e nel primo pomeriggio percepiamo in effetti alcune creature magiche che potrebbero papparsi tranquillamente degli umani, ma nessuno di loro osa avvicinarsi troppo a noi: probabilmente sono intimoriti dal nostro odore, o in qualche modo ci percepiscono come una minaccia.
Saggio da parte loro.
Verso il tramonto, inizio a provare la sensazione di essere vicino al nostro obbiettivo. Ma non è l’unica che provo: mi sembra anche di essere osservato…
La nebbia davanti a noi si sta assottigliando, ed in lontananza in cima ad un colle mi pare quasi di scorgere un piccola casa da cui filtra la luce di un focolare… quindi un’intensa sensazione di pericolo ci travolge, bloccandoci sul posto in posizione difensiva. Una sagoma inizia a delinearsi davanti a noi, avanzando fino ad una trentina di metri da noi.
Ancora non riusciamo a distinguere i suoi tratti, ma sono abbastanza sicuro che si tratti di una donna, e piuttosto giovane anche, a giudicare dalle sue proporzioni. Ci scambiamo uno sguardo: da quanto ne sappiamo, il santone a cui ci hanno indirizzato vive in isolamento… perciò chi è quella ragazza misteriosa?
“Chi osa presentarsi alla dimora del Maestro Xuanzang Sanzang*, senza alcun preavviso?!” la voce in effetti è giovane, ma secca e decisa come quella di un adulto. Trasuda sicurezza e determinazione, e questo mi preoccupa parecchio: questo non è certo un luogo in cui i ragazzini possano mettere su spettacolo.
“…qualcuno che ha intenzione di perseguire il Dao Marziale. I Maestri dei Dojo delle Nove Vie mi hanno consigliato di presentarmi qui, per poter ricevere i consigli di un vero Saggio.” La figura rimane in silenzio per un paio di minuti, poi scoppia in una breve risata.
“E tu vorresti farmi credere che impegnerai corpo, mente, e spirito, per raggiungere il pinnacolo delle Arti Marziali? Qualcuno che si nasconde dietro al proprio servitore anche solo per porgere una visita, non mi sembra un individuo adatto ad una simile vita.” Aggrotto la fronte di fronte al suo tono canzonatorio. Non è esattamente quello che mi aspettavo di trovare…
“Non credo che questo sia qualcosa che la riguarda, signorina. Dovrebbe essere il Maestro stesso a—“ Watren si interrompe quando sollevo un braccio davanti a lui. Quindi prendo ad avanzare verso la figura, cercando di distinguerne dei dettagli.
Arrivato ad una quindicina di metri, percepisco un aumento di tensione provenire da essa, e mi fermo. Ormai riesco ad avere un’idea abbastanza precisa di chi ho di fronte: una ragazza alta all’incirca quanto me, dai capelli corti… castani, credo; comunque i suoi lineamenti non sono del tutto visibili.
“Non ho intenzione di nascondermi dietro niente e nessuno, Ms. Nebulosa. Né di perdere tempo in futili giochetti: cosa hai intenzione di fare? Introdurci a Maestro Sanzang, od ostacolarci?” lei sembra rifletterci qualche secondo, poi scrolla le spalle.
“Vi introdurrò a lui—“ afferma girandomi le spalle, ed iniziando a farci strada. Tiro un sospiro sollevato, e faccio per seguirla.
“SIGNORINO!!” un filo di luce violaceo piomba dritto verso la mia fronte, raggiungendomi prima che riesca a reagire.
WWWZZP!
…schiantandosi sul mio scudo protettivo attivatosi subito prima dell’impatto. Dopodiché, Watren mi si piazza davanti a spada tratta, puntandola minacciosamente verso la ragazza.
“—se dimostrerai di esserne degno. E ciò a cui ho appena assistito non fa che confermare i miei sospetti.” Stringo i denti: quella tizia è… davvero irritante! Disattivo il sigillo che tiene attivo lo scudo, ed estraggo il mio bokuto.
“…e sia. Fatti avanti ed affrontami da guerriero: o il meglio che sai fare è nasconderti nella nebbia ed attaccare a tradimento?” lei rimane immobile per un altro po’, poi si gira nuovamente verso di me avvicinandosi lentamente: arrivata a meno di dieci metri, riesco finalmente a vederla chiaramente in faccia. Avrà al massimo un anno in più di me, capelli castani dalla viola, sprezzanti occhi blu oltremare, ed un fisico tonico e slanciato.
Con un sospiro esasperato il mio maggiordomo si fa da parte, lasciandoci uno di fronte all’altra a fissarci freddamente. L’avvertimento telepatico che mi lancia è assolutamente scontato: so bene che se le cose si dovessero mettere male interverrà, ma gli chiedo di farlo solo in caso di situazioni fatali.
“Molto bene. Cerca di non rimanerci secco… troppo facilmente.” Con un sorrisetto condiscendente, ed uno svogliato cenno della mano, mi attacca nuovamente con la stessa mossa di prima: un ago luminoso violetto che saetta intorno a me, cercando aperture nella mia guardia.
L’energia di cui è composto… per qualche motivo, mi mette intensamente a disagio. Non devo farmi assolutamente colpire da esso, ma il sigillo-scudo è un incantesimo salvavita donatomi da mia sorella, non posso attivarlo per questioni di così poco conto.
Lo youki fluisce nella mia arma, fortificandola ed affilandola, mentre la mulino intorno a me deflettendo i colpi in arrivo. La loro rapidità è sorprendente, e sono pure molto precisi: per poter sostenere un’offensiva simile deve avere una capacità di concentrazione eccezionale, tuttavia…
Uno dei miei fendenti, dopo aver respinto con forza l’ago, prosegue in sua direzione rilasciando un perforante dardo di aura compressa. Lei compie una balzo laterale evitandolo in stretta misura, per poi spedirmi contro il suo con velocità ancora maggiore.
Comunque, c’è stata una breve pausa nei suoi attacchi: durante la sua schivata l’ago è rallentato fin quasi a fermarsi, confermandomi che tenere un ritmo così intenso richiede molta della sua attenzione. Ed ora che mi sono fatto un idea dei pattern di movimento di quel coso, direi che posso assalirla direttamente.
Dopo aver trovato il momento giusto, scatto verso di lei chiudendo le distanze in pochi passi, ed eseguo un attacco diretto. Che viene nuovamente evitato all’ultimo istante, ma prima che possa contrattaccare, la presso con una granugola di colpi.
“Non male. Direi che vale la pena di affrontarti ‘seriamente’.” Detto ciò, blocca il mio assalto con un forte gancio ricoperto di touki, sbalzandomi all’indietro di un paio di passi. Quindi, estrae anche lei da una tasca spaziale una spada di legno: a differenza della mia, ha la foggia di una lama lunga occidentale.
“…posso sapere il tuo nome, signorina?” lei stringe gli occhi, ma dopo un sospiro, mi risponde. Ed attacca dopo aver rinforzato la sua arma con del touki.
“Lucy.”
Colpo, parata.
“Il tuo, diavoletto?”
Colpo, parata. Colpo, parata.
“Regyl.”
Colpo, parata. Colpo, parata. Colpo, parata. Colpo, parata.
“Tutto questo è davvero necessario?” Ci separiamo prendendo un attimo di pausa, studiandoci a vicenda.
“Dopotutto, presentarmi in un luogo pericoloso come questo con solo un accompagnatore simbolico, dovrebbe dirla lunga sulla mia determinazione. Ed a differenza di quel suo ex compagno di avventure, il Saggio Sanzang non persegue in modo particolarmente fervente il Dao Marziale. Quindi, mi spiegheresti il motivo di tutto questo?” lei si acciglia, e sembra immergersi nei suoi pensieri. Dopo neanche mezzo minuto però, si rimette in posizione di guardia.
“Io sono l’allieva del Maestro, è ovvio che controlli ed introduca i nuovi visitatori. E visto che non si è mai sentito di diavoli nobili che ricerchino arti come il Senjutsu o le Nove Vie, capirai la mia cautela, Signorino Cuor di Leone.” Finito di pronunciare l’ultima parola, l’ago ricompare di fronte a lei e si scaglia ancora una volta verso di me prima che possa controbattere. Stavolta però sono pronto, e seriamente irritato: con un fluido movimento, la mia lama lo colpisce a piena forza, splendendo di una misteriosa energia argentea.
Esso si frantuma in un piccolo scoppio di luce violetta, che indebolisce fin quasi esaurendolo il rinforzamento di youki e… qualunque cosa fosse quella cosa che ha illuminato la mia spada. Cala un silenzio sbigottito, interrotto poi da una lunga, secca risata.
Lucy scuote la testa e dopo aver ripreso fiato, mi punta una lama contro facendomi segno con l’altra mano di farmi sotto. Il sorrisetto strafottente che ha avuto stampato in viso per quasi tutta la durata dello scontro, ora sembra essersi ammorbidito, parendo quasi genuino.
Ma non ci metterei la mano sul fuoco.
Mi lancio ancora verso di lei, e riprendiamo ad incrociare le spade. Ogni mio colpo ora risulta molto più efficace: la luce argentea che si è mescolata allo youki nella mia spada sembra aver notevolmente aumentato affilatura la mia arma, ed ad ogni scambio lo strato rinforzante attorno alla sua si indebolisce visibilmente, costringendola ad alimentarlo costantemente.
“Non male per il tuo primo utilizzo. Vediamo se riesci a reggere anche questo…” al suo touki si unisce anche la luce violetta di cui era composto l’ago di prima, ricoprendolo con un alone evanescente. Questa dannatissima luce… perché la trovo così dannatamente minacciosa e… familiare?
I nostro duello riprende più intenso che mai, ed ora entrambi i nostri rinforzamenti si indeboliscono a vicenda: quella luce annienta letteralmente il mio youki, lasciando come potenziamento esclusivamente quella nuova aura misteriosa, che continua a fare il suo lavoro anche da solo. Non perfettamente però, visto che delle crepe hanno cominciato a comparire sul mio bokuto di sigurdazia*. 
Possibile che sia… che lei sia un—
…spiegherebbe il suo atteggiamento, ma in ogni caso devo chiudere questo scontro in fretta. Mi lancio contro di lei con forza, e dopo aver respinto brutalmente verso l’alto la sua arma, mi tuffo dietro di lei spalancando le mie ali.
Di norma esse sono del tutto inutili nel combattimento a corto raggio: non sono forti e robuste come quelle di draghi e gargoyle, e non sono veloci e manovrabili come quelle dei nostri nemici giurati. Tuttavia infondendole di youki, posso compensare tutto questo: è doloroso, ma quando esse si aprono con uno sbuffo di aura oscura… e colpiscono il retro del ginocchio di Lucy, fanno il loro lavoro.
Ora che una delle sue gambe ha ceduto, e con le sue braccia intorpidite dalla botta, non può né schivare appropriatamente, né riuscire a parare in modo stabile e preciso. Se le cose stanno come penso io, l’unica opzione sicura che le resta è—
FRUSH.
In un batter d’occhio ed una pioggia di piume nere, lei si ritrova a fluttuare a diversi metri da terra, su tre paia di ali ancor più nere delle mie. Come sospettavo, è un angelo caduto.
“…quindi alla fine ci sei arrivato. Trovo difficile credere che ai rampolli dell’Inferno, non venga mostrata il prima possibile la luce angelica. Ammetto che hai gli attributi, per andare dritto al sodo in questo modo…” inarco le sopracciglia, osservandola attentamente. Considerate le sue capacità ed il fatto che abbia già sei ali, sarebbe facile pensare che il suo aspetto fisico sia solo una facciata… ma in qualche modo, ho la sensazione che questa ragazza abbia davvero l’età che dimostra.
Mentre ero perso nelle riflessioni, quasi non mi ero reso conto che la misteriosa energia che stavo emanando, era scomparsa. Vedendo ciò, lei sbuffa leggermente, e ripone la sua arma.
“…e va bene, seguitemi: vi porterò dal Maestro.” Detto questo, si gira ed inizia a svolazzare verso la capanna in cima al colle. Dopo avermi raggiunto, anche Watren apre le ali, ed insieme la seguiamo in volo.
 


“Benvenuti, viaggiatori. Prego, accomodatevi.” Un uomo anziano che indossa una veste taoista ci indica con un cenno della mano dei semplici cuscini, sistemati attorno ad un basso tavolino su cui è appoggiata una teiera ed alcune tazze. Ci sediamo a gambe incrociate su di essi, mentre lui inizia a servire del tè.
Lucy si piazza invece contro una parete, tenendoci d’occhio. L’uomo, ovviamente Xuanzang Sanzang in persona, continua a riempire le tazze con aria tranquilla.
Ogni suo movimento ha una grazia ed una fluidità tale, dal risultare quasi etereo. Una volta finito, si siede anche lui e si volge verso di noi.
“La ringrazio per la sua ospitalità, Maestro Sanzang. Il motivo per cui siamo venuti a porgerle visita è che desideravo una consultazione riguardo quale via nelle arti marziali intraprendere. Ho deciso di perseguirne una in modo da poter percorrere la mia strada senza dover dipendere dall’aiuto e dalla protezione altrui, ed i maestri dei Dojo delle Nove Vie mi hanno indirizzato da lei. Accetterà di aiutarmi?” l’uomo si accarezza il lungo pizzo bianco pensierosamente, mentre mi scruta attentamente. Rimane a riflettere per circa un minuto, poi annuisce leggermente.
“…Molto bene, giovane. Nonostante dentro di te percepisca alcuni dei tratti e degli atteggiamenti meno… apprezzabili, della tua razza, senza dubbio il tuo desiderio è sincero. Perciò dimmi: una volta trovata la Via a te più adatta, cosa hai intenzione di fare?” sorrido in modo calmo. Mi è andata bene.
“Renderla una dei miei fondamenti. Ammiro coloro che perseguono il Dao Marziale, e desidero essere uno di loro… ma non intendo neanche farne la mia unica ragione di vita. Quindi una volta scoperta ed iniziata a praticarla, farò sì che quella Via coincida con i miei desideri ed ideali, guidandomi e sostenendomi. Ed un giorno, spero che quei ruoli si invertiranno.” Anche sul suo volto si forma un sorriso. Quindi fa un cenno a Lucy, la quale raggiunge un comodino ed estrae da esso una lucida pietra nera grossa quanto un pugno.
Gliela porge, e lui la prende con cautela con le punta delle dita, mormorando alcuni versi. Credo in sanscrito, ma il tono basso, il riverbero innaturale dovuto suppongo dalla pietra, e la mia scarsa conoscenza in quella lingua, mi rendono difficile stabilirlo con certezza.
Un fievole luce bianca inizia ad emanare da essa, quindi lui la lascia andare. Nonostante non abbia più alcun appoggio, rimane a fluttuare a mezz’aria.
“Questa pietra una volta attivata, analizza l’animo di chi la tocca. Fai fluire il tuo Ki in essa, e troverai ciò che cerchi.” Osservo l’artefatto ancora per un istante, poi allungo la mano e faccio quanto ha detto. In quest’ultimo anno ho seguito un corso presso uno dei clienti del nostro casato, che mi ha insegnato a sbloccare e controllare in modo accettabile la mia energia vitale… perciò questo compito non rappresenta alcuna difficoltà.
Appena tocco la sfera, essa inizia a pulsare ritmicamente, e la luce si tinge gradualmente di altri colori: prima rossa, poi arancio, quindi giallo, verde, azzurro, indaco e viola. Sanzang rimane in silenzio emanando come sempre la sua aura di tranquillità, ma quanto succede dopo gli fa aggrottare le sopracciglia, e strappa un’esclamazione sorpresa a Lucy.
Invece di fermarsi ad uno di quei sette, riprende a cambiare sempre più in fretta, iniziando ad assomigliare ad un caleidoscopio: tutti i colori immaginabili si manifestano senza soluzione di continuità, fino a che non assume una brillantezza simile ad un diamante, che sembra contenere tutto e nulla.  
È ipnotizzante. Sembra quasi… un richiamo.
“Può bastare.” Le parole di Sanzang mi riscuotono, ed allontano la mano. Tutti e quattro osserviamo la sfera, con vari livelli di stupore.
Poi il Saggio esegue un gesto complicato, e mormora una singola parola.
A quel punto il nero tinge nuovamente la pietra, su cui rimangono però numerosi simboli splendenti che non riconosco. Lui li esamina per un minuto buono, ed infine emette un lungo sospiro.
“…sarò sincero. Questa è uno dei risultati più sorprendenti che abbia mai trovato, ed immagino tu sappia che questo vuol dire qualcosa. Vorrei poterti dire esattamente quanto ho scoperto su di te, ma purtroppo non posso.” Aggrotto le sopracciglia. Che vuole dire?
“Innanzitutto perché neppure io sono sicuro del modo adatto per gestire correttamente la tua Origine*, e con essa, il tuo destino. Non ora almeno. Poi, perché avvertimenti parziali e non sicuri sono una ricetta per il disastro, è già successo molte volte in passato.” Quindi grazie a questa non solo può analizzare l’animo di chi lo attiva, ma anche ottenere informazioni sul suo futuro?! E poi… Origine?
Cosa intende con questo termine?
“Ciò che posso dirti è che… hai l’opportunità di raggiungere vette mai toccate da un membro della tua stirpe, e di giungere in luoghi che mai avresti potuto immaginare. Tuttavia se intraprenderai questa strada, temo affronterai sfide più ardue di quanto tu possa concepire.” Lui sospira nuovamente. Ora sono preoccupato… quali sfide possono essere considerate così difficili da qualcuno come lui?!
“Tornando al motivo per cui sei venuto qui, tra le Nove Vie non ce n’è una in cui tu sia particolarmente affine… ma due, oserei dire. Sei un ragazzo saggio ed intelligente, quindi credo tu abbia già intuito a quali mi sto riferendo.” Mi tornano in mente quegli stili. Ha ragione.
“…È possibile seguirne due allo stesso tempo?”
“Sì. I progressi saranno ovviamente più lenti e richiederà maggiore impegno, ma è assolutamente possibile. Ovviamente più avanti potrai decidere se focalizzarti su una delle due, ma mantenerle in equilibrio sarebbe l’ideale, a mio parere.” Annuisco distrattamente. In effetti speravo in qualche consiglio oltre che su quale stile marziale mi fosse più adatto, ma questo…
Scuoto leggermente la testa, quindi mi alzo insieme a Watren, per poi inchinarmi rispettosamente verso Sanzang.
“Maestro, le sono infinitamente grato per il suo aiuto: farò tesoro dei suoi consigli. Ora però credo sia ora che vada, o la mia famiglia inizierà a preoccuparsi.” Scambiamo un ultimo saluto con entrambi, quindi usciamo dalla capanna. Raggiungo il bordo più aspro del colle, che misura un dislivello del terreno di qualche centinaio di metri, e mi fermo a guardare metaforicamente l’orizzonte.
Metaforicamente perché ovviamente c’è ancora una nebbia fittissima, ma piazzarmi sul ciglio di punti particolarmente alti mi aiuta sia a rilassarmi, che a riflettere. Il mio sguardo spazia per tutto il panorama invisibile, mentre effettuo alcuni respiri profondi.
Sento una mano sulla spalla: Watren ha notato da un pezzo il mio turbamento, ed ancora una volta ha messo da parte le formalità che sa io detesti, per cercare di tranquillizzarmi un po’. Credo che farò meglio riflettere su tutto questo a casa, con calma, e davanti una bella tisana calda. 
Mi chiedo se sia il caso di parlare di tutto questo ai miei ed a mia sorella…
 
 
[Esterno]
 
 
“Fratello, pensi che questa demone spaventosa abbia abbassato sufficientemente la guardia?”
“Non ne sono sicuro fratello, a me se sembra completamente concentrata sulla casa del nostro nemico, ma ho una brutta sensazione. Come se la nostra vita dovesse terminare nel momento in cui cercheremo di liberarci…” due demoni youkai, identici tranne per la parola presente sulle loro armature (Kin e Gin, ovvero oro ed argento), giacciono a terra supini imprigionati in un sigillo magico. Hanno la taglia di un normale essere umano, ma hanno entrambi un corno che spunta dalla loro testa, lunghi artigli, e bocche ed occhi esageratamente grandi… sono inoltre ricoperti di tagli e ustioni.
Ad un paio di metri da loro, Roygun Dantalion siede su un masso osservando la cima del colle dove si trova il fratello, che proprio ora sta lasciando l’abitazione di Sanzang. Un sorriso comprensivo le si forma sul volto, percependo lo stato meditabondo di Regyl nonostante la nebbia mistica del luogo.
In quanto erede del casato Dantalion, percezione assoluta, e penetrazione di occultamenti mistici, sono tra le capacità minime richieste.
Grazie a secoli di duri studi e pratiche, adattare uno dei suoi incantesimi in modo da ‘hackerare’ la nebbia le ha richiesto poco più di un’ora. Chiaramente, esso da solo esso non sarebbe bastato per superare così in fretta una creazione di un essere del calibro di Sanzang… ma il fatto che sia una delle tre diavole più forti dell’Inferno, diciamo che ha aiutato a renderlo sufficientemente efficace.
“…Guardate che non sono mica sorda. Comunque ora me ne vado: l’obbiettivo è stato raggiunto. A titolo informativo, sappiate che se doveste mai considerare di nuovo di assalire MIO fratello, la prossima volta non sarò così gentile. Vi trascinerò nelle Malebolge con le mie mani, e mi assicurerò che possiate assaporare l’ospitalità dei carcerieri della vecchia guardia… quelli che ancora rimpiangono i vecchi tempi quando il nostro sport nazionale era torturare le anime.” I due youkai si lasciano sfuggire dei versi terrorizzati.
“F-f-f-fratello… non voglio più avere a che fare con i diavoli. Sono terribilmente permalosi e vendicativi…”
“N-n-n-nemmeno io, fratello…”
“Saggia decisione.” Sogghigna Roygun. Controlla gli spostamenti di Regyl e Watren, ed inizia a seguirli a debita distanza.
Prima di andarsene però, si volta verso i due youkai un’ultima volta, e fa un cenno con l’indice. Il cerchio magico e le restrizioni svaniscono liberandoli.
“Ricordate ciò che vi ho detto, Re Cornuti: questa nebbia è pessima per la mia acconciatura, odierei dover tornare qui…” i due tremano come foglie, mentre la guardano sparire nel biancore che li circonda.
Un silenzio surreale cala sul luogo, perdurando diversi minuti.
“Fratello, credo che dovremmo andare ad avvertire il Saggio della presenza di quel demone. Anche se è nostro nemico, nessuno dovrebbe affrontare una come lei.”
“Sono d’accordo fratello, dopotutto siamo noi quelli che lo sconfiggeranno, non ci servono degli im-im-impiccioni. E poi, magari ci offrirà del tè come le altre volte.”
“Hai ragione fratello, qualcosa di caldo servirebbe proprio…”
 
Alcune ore più tardi.
 
Lucy termina di sparecchiare, riponendo la tovaglia nel cassetto dopo averla sbattuta fuori dalla finestra rimuovendo le briciole, ed averla ripiegata. Butta un occhio al lavabo pieno di stoviglie: ce ne sono più del doppio del solito, per suo grande disappunto.
Ma non può certo biasimare il suo Maestro per aver offerto di rimanere a cena al Re Cornuto Dorato ed a quello Argentato. Sa che quei due poveretti erano spaventati a morte.
‘Pare che dopotutto il clan di Regyl non si fidasse abbastanza per lasciarlo andare da solo all’avventura, ed abbia chiesto nientemeno che alla sorella maggiore di proteggerlo. Forse inizio a capire un po’ meglio quel damerino di un pipistrello…’ riflette mentre controlla la sua spada da allenamento. È piena di intaccature, nonostante la avesse fortificata con il suo touki.
‘Sì, decisamente un tipetto interessante. Forse… forse, ho trovato la soluzione al mio problema.’
“Maestro, avrei un idea.” Sanzang interrompe la sua meditazione, e la guarda con aria neutra. Lei prende fiato… ed inizia a spiegarla.
 
Poco dopo.
 
“Sei davvero sicura di questo?”
“Sì. Non posso praticare quell’allenamento qui da lei, se uno qualunque delle sue vecchie conoscenze venisse a farle visita, verrei scoperta all’istante. Non posso certo ripagarla in questo modo dopo tutto ciò che ha fatto per me negli ultimi due anni…”
“…allora dovresti considerare l’idea di tornare a casa. I pochi visitatori che raggiungono i domini dei Grigori o entrano nei loro ranghi, o non lasciano più quel luogo, corretto?” i pugni della ragazza si stringono convulsamente.
“NO! E se qualcuno che sa di me venisse catturato ed i suoi ricordi estratti? È troppo rischioso per ora, devo prima imparare a gestire... quella cosa. I diavoli sono estremamente cauti nel trattare le informazioni importanti… ed il clan Dantalion più di tutti gli altri. Se non riuscissero a nascondermi loro, credo che nessun altro riuscirebbe a farlo.” Il maestro continua ad osservarla in modo neutro, mettendola a disagio.
“…Mi creda, comportarmi come quell’ingrata della Sacerdotessa del Fulmine mi fa male al cuore, ma non posso permettermi di tornare prima di aver sistemato questa faccenda. Per proteggermi mia madre sarebbe disposta a qualunque cosa, non posso rischiare di portare una simile catastrofe su di loro.” Lui annuisce gravemente e si dirige verso il reliquiario. Poco dopo è di nuovo di fronte a lei, e le porge una scatoletta di legno.
“Se è quello che ritieni giusto fare, allora procedi. In questi due anni sei maturata molto, e credo che sia ora che inizi a camminare da sola per davvero: sono sicuro che riuscirai a gestire il tuo futuro datore di lavoro in modo appropriato. Ricorda solo che anche i diavoli più retti ed onesti sono comunque guidati dalle loro brame, ancora più degli umani… ed anche se volessero evitare del tutto le menzogne, nulla li trattiene dall’avere fini o lati di loro ben nascosti. È la loro natura.” Lucy accetta il consiglio ed il dono, e dopo aver porto i suoi rispetti al suo Maestro, inizia a prepararsi per la partenza. Ha intenzione di battere il ferro finche è caldo… sa di aver maggiori possibilità di ottenere ciò che desidera da quel diavolo ora che gli eventi di oggi sono ancora freschi.
Una volta finito, si ferma ad osservare un oggetto che aveva tenuto da parte per tutta la durata del suo apprendistato: un bracciale tempestato di Lapislazzuli. Il dolore, la vergogna, ed il senso di colpa che prova ogni volta che pensa a ciò che ha fatto si fa sentire ancora, ma stavolta è meno intenso; dopotutto, il suo obbiettivo ormai non è più così lontano come le sembrava.
‘Sono all’atto finale. Se tutto va come previsto, ancora pochi anni e potrò tornare a casa.’
 
 
 
1 Dao Marziale: Dao è un termine chiave del pensiero cinese, paragonabile all’‘essere’ della nostra filosofia. In genere viene inteso come ‘via’, in pratica un cammino, percorso, o condotta. Quello marziale è perciò sinonimo di via del guerriero.
2 Le Nove Vie: in pratica, la mia versione adattata alla novel degli stili contenuti nel manuale di D&D Tome of Battle: The Book Of Nine Swords.
3 Xuanzang Sanzang: il monaco protagonista de Il Viaggio in Occidente.
4 Sigurdazia: legno di incredibile durezza dalle supposte capacità mistiche. Proviene dalla saga della Terra Nascosta di Markus Heitz.
5 Origine: è un termine proveniente dalle opere della Type-Moon (Fate, Tsukihime, ecc.), ed indica il punto d’inizio che definisce l’esistenza, e dirige le azioni di un individuo durante la sua vita. È una forza guida che in qualche modo può fuoriuscire dalla [Root], o Spirale dell’Origine, e che prende forma materiale. Le suddette azioni sono generate da delle compulsioni più che da decisioni coscienti, e se l’individuo in questione ha la propria Origine risvegliata (cosa che può accadere alla nascita, durante avvenimenti che definiscono la vita della persona, o anche in modo intenzionale ad esempio tramite la magia), diventa quasi impossibile opporsi ad esse.
 
 
 
NdA
 
Salve a tutti!
Dopo una marea di problemi e ritardi, ho finalmente terminato questo capitolo.
Uno dei problemi maggiori è stato programmare l’arco di tempo in cui la fic si svolgerà, e riuscire ad incastrare tutti gli avvenimenti nel numero prefissato di capitoli, senza rischiare di renderli esageratamente densi. Come avrete notato c’è stato un salto temporale, e ce ne saranno altri prima della sua fine, spero di riuscire a gestirli adeguatamente.
Oltre a quelli già introdotti, inserirò solo un altro OC rilevante ai fini della trama, quindi state tranquilli: già dal prossimo cap altri personaggi della novel (oltre Sairaorg) avranno il loro spazio. Ho modificato le origini di Roygun rendendola originaria del casato di Regyl, ed adattato per le mie esigenze la storia dei Maou… visto che non mi è chiaro il criterio con cui l’autore ha scelto i loro nomi escludendo Lucifer, Beelzebub, ed Asmodeus. Nel prossimo DxD Tales comunque verranno svelati maggiori dettagli su di essa.  
Se avete dubbi vi invito a recensire, e sarò più che felice di rispondervi. Per la cadenza, temo che a questo punto sia eccessivamente ottimistico pretendere di pubblicare un cap ogni due settimane, ma cercherò comunque di fare del mio meglio.
Saluti a tutti!

 
                                                                          
   
 
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