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Autore: piccina    15/04/2018    1 recensioni
Volendole bene, era contento di vederla felice insieme ad Harm, ma ogni volta che si incontravano, non poteva impedirsi di provare una punta di rimpianto per quello che avrebbe potuto essere fra di loro e non era stato.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Clayton Webb, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Base aerea di Miramar
 
Era alla base da quasi due anni e decisamente stava bene.
Non pensava quasi più a Sarah, alla loro vita passata. Ogni tanto si domandava ancora come stesse e cosa stesse facendo, ma scacciarne il pensiero era ogni giorno più veloce e meno doloroso.
Nonostante questo, era solo e si che le occasioni non gli erano mancate.
Come un uomo così bello, aitante e affascinante fosse sempre solo e non gli si conoscessero storie era un mistero per la maggior parte della popolazione femminile della base.
Anche questo stava per finire.
H: ”Buongiorno Dott.ssa Jons. Spero abbia fatto buon viaggio”
Jennifer (J): “Ottimo, Capitano. Può chiamarmi Jennifer, meglio ancora Jen. Non mi piacciono i formalismi, da quando lavoro con i militari li sopporto ancora meno e visto che dovremo lavorare gomito a gomito...” Scoppiò a ridere. “Mi scusi, Capitano. L’ho fatto di nuovo. Ho esagerato con le parole e l’irruenza. Il tatto poi non è il  mio forte. E’ un mio difetto, sarà il sangue irlandese che ho nelle vene” al ché Harm, ridendo pure lui, rispose: “non si preoccupi Dott.ssa Jons, o meglio Jen. Il tu
va benissimo: Harmon,per gli amici Harm” e le porse la mano.
Bella stretta. Sicura, sincera, decisa. Pensarono entrambi.
La Dott.ssa Jons era un ingegnere aerospaziale. Un esperto, riconosciuto a livello internazionale. Collaborava con il Pentagono allo sviluppo di un nuovo velivolo da ricognizione. Il prototipo veniva testato alla base di Miramar, lo pilotava il Comandante Rabb. Nei mesi seguenti sarebbe stata la sua ombra.
Un’ombra alta, snella, con una cascata di riccioli rossi a incorniciare la carnagione candida e punteggiata di efelidi. Il viso delicato, da madonna botticelliana. Decisamente una gran bella donna.
Completamente diversa da Mac, fisicamente e caratterialmente.
Forse fu proprio questo che attrasse Harm.
Dopo più di due anni, provò interesse per una donna. Per una donna che non fosse Mac.
Seguirono mesi di test serrati e di serate passate a chiacchierare del più e del meno,
della loro vita e dei loro desideri. Harm ricominciò a parlare di se, anche se non degli ultimi anni, del suo matrimonio e della sua fine. Jen era veramente simpatica, un vulcano di idee e di sorprese.
Un po’ pazzerella, ma divertente. Una donna intelligente.
Finirono  per  passare  assieme  quasi  tutto il tempo libero e visto che lavoravano
insieme, non ne trascorrevano molto separati.
H: “Il rollio mi pare ancora un po’ troppo forte in fase di atterraggio, per un velivolo che deve risultare praticamente invisibile e facile da pilotare come una bicicletta, almeno a detta degli ingegneri che l’hanno progettato...” disse ironico.
Jen: “Fammi scaricare i dati dal pc di bordo e poi ne parliamo”
H: “Scarica, scarica pure tutti i dati che vuoi, ma qui si tratta di sensibilità alla cloche”
Jen: “Ah già, la famosa sensibilità da pilota. Molto scientifico. Davvero molto” lo prese in giro.
H: “Senti scienziato, hai impegni per stasera? Ci vieni a cena con me?”
 
Casa Webb
 
M: “Clay ci pensi tu a prendere George al nido questa sera? Ho una riunione, con
l’Ammiraglio e due o tre capoccioni del ministero, che inizia alle 16.00. Temo proprio di non fare in tempo”
W: “Cercherò di farcela. Tutt’al più chiederò a mia madre di passare”
M: “Bravo, così ci manderà la cameriera...”
W: “Dai Sarah, non essere acida. Lo sai che è fatta così, lo ammetto è un po’snobettina, ma gli vuole bene. A modo suo, ma adora George”
M: “Menomale che il modo di voler bene, tu devi averlo preso da tuo padre..”
W: “Mi arrendo. Non posso competere con un avvocato. Marine, per giunta!” le disse sorridente, mentre finiva di farsi il nodo alla cravatta.
Lei si avvicinò e come ogni mattina, gli diede l’ultima sistemata.
M: “Ecco, così va bene. Sei bellissimo.”
W: “Molte grazie, Signora Webb, anche lei non è niente male” le disse baciandola.
W: “Dai   George  salta  in  macchina, che  è  tardi. Mamma  e  papà  faranno  tardi al
lavoro”
George (G): “Aivo papà. Apetta, mi sono dimenticato Pimpi a casa”
W: “Dai, fa niente, all’asilo ci sono un sacco di altri giochi”
G: “Noooooo, volo Pimpi. Dai papà, ti pego”
W: Ok, proviamo a citofonare e vedere se la mamma è ancora in casa e ce lo porta giù”
Per fortuna la mamma non era ancora sull’ascensore e sentì il suono del citofono. Mamma, papà, George e Pimpi partirono alla volta di ufficio e nido. Una famiglia.
 
Miramar
 
J: “Niente male questo posticino, Capitano. Cosa succede, l’anno promossa e le hanno dato un aumento?”
H: “Molto spiritosa. Veramente. Grande soddisfazione con te, portarti in un bel posto e non nei soliti pub che ami tanto. Maschiaccio come sei!” le disse, indeciso se rabbuiarsi o mettersi a ridere.
Maschiaccio. Si, Harm aveva ragione. Jen aveva proprio l’indole da maschiaccio in
un fisico sensuale e morbido, molto femminile. Un mix irresistibile, almeno per lui.
J: “Dai, scherzavo. E’ proprio un bel locale, elegante, ma non troppo formale. Mi piace.”
H: “Speriamo che anche la cucina sia all’altezza. Me l’ha consigliato Rove”
J: “Il Tenete mandrillone e ruba cuori? Capitano Rabb non avrà mica intenzione di sedurmi?”
H: “Perché no? Potrebbe anche essere. Le spiacerebbe, signora?” le disse ammiccante, mentre allungava il braccio sul tavolo a prenderle la mano.
J: “In tutta onestà ... direi... direi di NO! Era l’ora Harm, stavo quasi per decidermi a saltarti addosso io!” così dicendo si era alzata e gli si era fatta vicina.
Gli girò la sedia, si sedette cavalcioni sulle sue gambe e lo baciò.
Quando si dice non perdere tempo!
Quando si staccarono e Harm si fu ripreso dallo stupore, le disse: “A sapere che era così facile, ti avrei portato al pub. Mica me l’hanno dato l’aumento!”
Così iniziò la loro storia. Ridendo.
 
Casa Webb
 
W: “Malpensante che non sei altra” le disse tirandole una pacca sul sedere. “E’ andata mia mamma a prenderlo al nido, non la cameriera. Poi lo ha anche portato al parco” aggiunse sorridendo.
M: “Stupefacente, veramente stupefacente! Chiedo venia, è vero mi sono sbagliata. Sono stata proprio una nuora da barzelletta” rispose divertita.
W: “Bah a dire il vero sono rimasto senza parole anch’io quando mi ha chiamato dicendomi che erano al parco a rincorrere i piccioni e a distribuire briciole. Come
avrà fatto mia madre con i tacchi?”
M: “Sarà che George è così tenero e poco “rompi balle” che sta conquistando pure lei”
W: “E’ vero Mac. E’ incredibile, come dissi quando aveva pochi mesi, è meglio che
non averlo. Sono felice Sarah, vi adoro.”
M: “Anche io. Ti amo, Clay”
W: “Che dici, spegniamo la luce e proviamo a dormire? Sono stanco morto”
Poco dopo, nel silenzio, Mac si fece vicina:”Stai già dormendo?”
W: “No, cosa c’è?”
M: ”Pensavo che George ha 2 anni e mezzo ormai ... non sarebbe bello dargli un fratellino o una sorellina?”
Clay accese la bajour: ”Dici sul serio? Sarebbe un casino, l’organizzazione famigliare, già complicata, penso tracollerebbe, ma mi piacerebbe, eccome se mi piacerebbe. Ma tu te la senti? Per quanto mi sforzi, alla fine il grosso del peso quotidiano è sulle tue spalle...”
M: “In effetti, a pensarci a mente fredda è una vera pazzia. Proprio ora che George sta diventando grandicello e la vita un po’ più tranquilla, ma lo vorrei. Lo vorrei tanto un altro figlio con te.”
W: “Bene Sarah, domani fissa un appuntamento dal Prof. Schmidt, anticipa la visita
di controllo e se lui ci da il via libera, ci mettiamo all’opera di buona lena...  anzi, a pensarci bene, potremmo iniziare a fare qualche prova” e si girò su di lei.
M:  “Ma  non  eri  stanco?...” poi  la   bocca   del  marito   sulle  labbra, le   impedì  di
continuare.
 
Miramar
 
J: “A voi ufficiali non potrebbero dare in dotazione un letto matrimoniale? Con la tua stazza qui non ci si muove”
H: “Mi pare che ci siamo mossi parecchio e bene, negli ultimi tempi...” ribatté sornione “però hai ragione, sono tre anni che sono a Miramar e non mi sono mai preoccupato di cercami un appartamento fuori dalla base. L’alloggio d’ordinanza mi bastava, la branda anche. E’ che non avevo visite notturne così ingombranti”
J: “Non starai mica insinuando che sono grassa, malefico pilota?”
Non rispose e iniziò a farle il solletico. Ricominciarono a danzare in quel piccolo letto singolo.
 
Washington
 
Prof. Schmidt:” Signora Webb, gli esami sono apposto. Il frammento di scheggia non si è più mosso negli ultimi due anni. Direi che la situazione ormai si è stabilizzata e che non ci sono particolari rischi per una nuova gravidanza, non più che in qualsiasi altra circostanza.
La aspetto fra un anno per il controllo. Auguri!”
Allora è fatta! Si dissero, guardandosi negli occhi, mentre, usciti dallo studio medico, aspettavano l’ascensore. Con fare teatrale, Mac estrasse dalla borsa la confezione di pillole contraccettive e la gettò nel cestino della spazzatura.
W: “Sei sicura che sia una buona idea interromperle così?”
M: “Non proprio la soluzione consigliata dai medici, ma tranquillo non è letale...”
scherzò.
Tornarono entrambi ai rispettivi uffici.
 
Miramar
 
Carino, non troppo lontano dalla base, con un piccolo, grazioso giardinetto.
H: “Lo prendo. Quando posso passare a ritirare le chiavi?”
 
Due giorni dopo
 
H: “Dai Jen, muoviti” la prese per mano e la trascinò all’interno. Entrata in sala, cucina, bagno e una spaziosa camera in cui troneggiava un bel lettone matrimoniale. “Ti basta?” le chiese.
Le bastò.
Da quella sera iniziarono, praticamente, a vivere insieme. La cosa funzionava e bene.
Solo ogni tanto Harm mentalmente si assentava, si incupiva un poco.
Jen non ne capiva il motivo, Harm minimizzava e cambiava discorso quando lei cercava di parlarne.
Di fatto succedeva quando all’improvviso, a tradimento, un piccolo gesto quotidiano di Jennifer lo precipitava indietro, in un doloroso dejavù della sua convivenza con Mac.
Non gliene aveva mai parlato. Non era pronto.
Da quando si era trasferito non ne aveva parlato più. Con nessuno.
  
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