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Autore: Enchalott    16/04/2018    7 recensioni
Zamasu è stato sconfitto e il capriccioso Zen-Oh-sama non ha ancora dato il via al Budokai Uchuichi. Non c'è mai pace, neppure in questo intermezzo che ho creato. Una storia che dovrebbe far sorridere e commuovere contemporaneamente.
"Bulma osservò a distanza i due Saiyan, ammantati di un fulgore straordinario, mutare occhi e capelli da neri in azzurri e sorrise. Goku era diventato un uomo. Aveva mantenuto la spensieratezza dell’infanzia e la candida ingenuità, che spesso lo faceva apparire uno sprovveduto. Ma la sua espressione, soprattutto quando si concentrava ed era nel suo elemento, rivelava una natura ben diversa, decisa e fiera. L’ultima immagine che aveva dell’amico era quella di lui che, giovanissimo, le presentava il piccolo Gohan. Poi, solo frammenti. Una voragine buia che le aveva rubato la storia d’amore con suo marito Vegeta".
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goku | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fulgur
 
“Chissà che cosa si è rotto questa volta!” esclamò Bulma, entrando con malagrazia nella gravity room e accendendo tutte le luci per procedere alla riparazione. “Siete semplicemente troppo forti per usarla! Fiato al vento con voi due testoni! L’ho lasciata attiva per Trunks e Goten, ve l’ho già ripetuto alla nausea!”
Vegeta e Goku, rientrati dal pianeta di lord Beerus dopo alcune settimane di allenamento, si erano nuovamente sfidati all’interno della stanza speciale della Capsule Corporation, con il risultato di mandarla in tilt.
Il principe dei Saiyan incrociò le braccia, irritato: “E’ colpa di Kakarott! Non è riuscito a frenarsi perché continua a espandere il ki, anziché trattenerlo!”
Goku assunse un’aria imbarazzata e colpevole, passandosi la mano tra i capelli indisciplinati: “Eh… eh, scusa, Bulma… sono troppo abituato alla vecchia maniera e Whis dice che, finché non esercito lo stato meditativo, non serve che mi alleni con lui…”
“Già e io non ho tempo da perdere” riprese Vegeta “Così gli ho permesso di provare qui con me, sperando vanamente che non creasse qualche danno!”
“Ma se possiamo dare una mano…” bofonchiò l’altro ridacchiando.
“Figuriamoci!” sbottò lei seccata.
Collegò il computer e iniziò a controllare le varie schermate diagnostiche, per individuare l’origine del malfunzionamento.
“E’ proprio arrabbiata…” borbottò Goku, dispiaciuto.
Chi! Che ti aspettavi?” ribatté il principe, parimenti imbronciato.
“Quando Chichi è adirata, io le porto sempre dei fiori per farmi perdonare… Magari funziona anche con Bulma, che dici? Però l’ultima volta, anziché placarsi, mia moglie mi ha tirato dietro i piatti, perché ho strappato le rose dall’aiuola di casa…”
“Kakarott…” sospirò Vegeta incredulo “Non puoi essere davvero così idiota!”
Nel frattempo, la scienziata stava verificando le componenti informatiche. Batté la mano sul tavolo: “Eureka!” esclamò con infastidita rassegnazione “Mi tocca tirare fuori la scatola dei chip di programmazione! Come se non avessi altro da fare…”
“E’ un guasto grave?” si informò Vegeta, scoccando al compagno un’occhiataccia.
Goku si irrigidì, impacciatissimo, grattandosi una guancia.
“No, è una semplice sostituzione, ma è noiosissimo arrivarci!”
La ragazza prese la scala, poi salì fino all’ultimo gradino, aprendo uno dei portelloni superiori, e iniziò a staccare i vari pezzi che precedevano quello da sostituire.
Vegeta corrugò la fronte. Non gli andava che sua moglie lavorasse così in alto, in equilibrio precario, senza le dovute sicurezze. Si levò in volo, raggiungendola.
“Che ne dici di agganciarti?” le disse con rimprovero.
“Subito, tesoro!” rispose lei strizzandogli l’occhio e “Lasciami solo svitare questo pannello. Intanto, tienimi questo aggeggio” aggiunse, passandogli un pesante componente meccanico.
Prima che lui potesse rinnovare la raccomandazione, Bulma aveva già insinuato il cacciavite nel varco aperto. Qualcosa fece contatto con il metallo dell’attrezzo, nonostante lei avesse scollegato il sistema: una violenta scossa elettrica si trasmise alle sue mani, sbalzandola brutalmente indietro. Urlò. Vegeta, con le braccia occupate, non fece in tempo ad afferrarla e con orrore la vide precipitare inesorabilmente dalla scala.
“Bulma!!”
Il volo da quattro metri sarebbe stato certamente letale, se Goku, con una prontezza di riflessi impagabile, non l’avesse abbrancata al volo, evitandole lo scontro con il suolo.
“Presa!” enfatizzò soddisfatto.
“Kakarott!” gridò il principe, atterrando in preda all’agitazione.
Il sollievo durò solo un istante, perché lei era innaturalmente immobile.
“Non respira!” esclamò Goku nel panico, sorreggendola con delicatezza “La scossa deve essere stata molto forte!”
Vegeta impallidì, ricevette la moglie tra le braccia e la adagiò a terra, iniziando a praticarle la respirazione artificiale, dirigendo nel contempo al suo cuore un sottile flusso di ki.
Secondi inesorabili ed agghiaccianti trascorsero senza esito, mentre il principe dei Saiyan ripeteva l’operazione una seconda e una terza volta, con crescente angoscia.
“Continua così!” fece Goku, saggiando il polso della ragazza e percependo un flebile battito “Con me ha funzionato, quando Hit mi ha messo al tappeto!”
Bulma si mosse, tossendo in cerca d’ossigeno e il principe si scostò leggermente per darle aria, ancora terribilmente preoccupato.
Lei riaprì faticosamente gli occhi per un attimo, senza dar segno di capire dove si trovasse, per poi ripiombare nell’incoscienza.
“Portiamola fuori di qui!” disse Vegeta sollevandola con cautela.
La stese con urgenza sul divano, attendendo che rinvenisse, stringendole la mano tra le sue. Respirava, ma non si riprendeva. Mantenere la lucidità in quel frangente era uno sforzo sovrumano e la tensione gli si stava riversando addosso in rivoli di freddo sudore.
Avvertendo la concitazione, arrivò di corsa anche Trunks e si raggelò nel vedere la madre priva di sensi e abbandonata tra i cuscini. Si spaventò ancora di più scorgendo l’espressione sul viso del padre, che raramente perdeva la sua imperturbabilità. Avrebbe voluto parlare, ma la voce non gli uscì.
“Che cos’ha sulle mani?” domandò Goten, osservando le falangi annerite della donna.
“Kakarott…” ringhiò Vegeta.
“Vado e torno” rispose lui, portandosi le dita alla fronte e sparendo all’istante.
“Papà…” chiamò Trunks, sempre più agitato.
La ruga tra le sopracciglia del principe valeva più di mille risposte.
In quel momento, Bulma riaprì gli occhi, sbattendo le palpebre con sforzo, come se si stesse risvegliando da un lungo sonno. Si guardò intorno, come in trance, ed emise un sospiro affaticato, focalizzando l’attenzione sul piccolo Saiyan dai capelli neri, che la fissava impensierito dal bracciolo del sofà.
“Goku…” sussurrò con fiacchezza.
Vegeta, inginocchiato accanto a lei, si rabbuiò. Un moto di stupore si dipinse sul viso di Goten, che si accostò al compagno di giochi, afferrandolo per una manica.
“Goku, cos’è successo?” domandò lei, sempre rivolta al bambino.
“Come stai, mamma…?” azzardò Trunks, agitato.
“Cos…” borbottò la ragazza, osservando il secondo ragazzino dagli occhi blu, che si era rivolto a lei in un modo che non…
Goku si materializzò a pochi passi, facendo sussultare tutti e interrompendo quel surreale scambio di battute.
“Bulma!” esclamò con vivacità “Per fortuna sei viva! Non sai che paura ci hai fatto prendere! Ti ho portato i senzu per le bruciature alle mani!”.
Lei si osservò per un istante le dita gravemente piagate e poi rivolse nuovamente lo sguardo attonito al giovane, che era comparso dal nulla.
“Ma… Goku? Tu sei Goku?! Oh, per le stelle, che ti è successo? Sei così…Ci vedo doppio!”
Il giovane Saiyan la fissò stralunato: “Beh, sì sono io… perché?”
Vegeta sentì il cuore perdere un battito. Un brivido gli corse lungo la schiena e una terrificante consapevolezza iniziò a farsi strada nella sua agile mente.
“Kakarott, maledizione…” soffiò, strappandogli dalla mano il sacchetto “Non hai capito? Lei ha scambiato Goten per te!”
“Eh? Sul serio? Ma no, Bulma… devi avere preso una bella botta… questo bambino è mio figlio Goten, mi assomiglia tantissimo, lo so…”
“Come?” si congelò lei, spalancando gli occhi “Non si chiama Gohan tuo figlio? E quanto è cresciuto in così poco?”
Il principe sbiancò ulteriormente, ma si impose la calma, estraendo velocemente un senzu.
“Questo è il secondogenito…” stava rispondendo Goku, sempre più raggelato.
“Mamma!” intervenne Trunks con la voce incrinata dalla paura “Ma non ti ricordi?”
Lei si girò e la sua espressione si rasserenò per un attimo, prima di riprecipitare nello stupore più completo. Sorrise, davanti al visetto sconcertato che la guardava.
“Piccolo, anche prima mi hai chiamata così, ma ti sbagli… non puoi essere mio figlio…”
“Prendi questo, Bulma…” la interruppe Vegeta, porgendole il fagiolo verde.
Lei lo fissò per un lungo istante, come se stesse cercando disperatamente qualcosa nella sua memoria. Il suo profumo, il suo sguardo così intenso… forse…
 
“Ti prego, non lasciarmi…”
 
“Goku, è tuo amico questo ragazzo così affascinante?” chiese, socchiudendo le palpebre.
Vegeta si sentì morire.
Le lacrime salirono agli occhi di Trunks, che le asciugò rapidamente con il palmo della mano, per non farsi scorgere. Goten gli passò di nascosto un fazzoletto e gli strinse il braccio, parimenti angosciato. Goku spalancò la bocca, frastornato.
“Ma… veramente, lui è tuo…”
“Il senzu!” ordinò il principe categorico.
“Oh, insomma!” si stizzì lei “Dammi tregua!”
Tuttavia, ingoiò il legume, scorgendo in lui un’attitudine che non ammetteva obiezioni e non solo: lesse nel nero profondo delle sue iridi un ruggito, un sussurro, una preghiera.
 
“Donna, lasciami in pace se vuoi conservare la pelle!”
“Quanto sei caparbio, finirai per ammazzarti con le tue mani!”
“Non sono affari tuoi!”
 
Un bagliore nella nebbia, che si spense inesorabilmente. Le ustioni sparirono immediatamente dalle sue mani, insieme con il senso di spossatezza, che la stava pervadendo, e con il terribile mal di testa, che le dava quasi il capogiro. Sospirò.
“Goku, ti supplico, spiegami cos’è successo…”
Vegeta strinse i pugni fino a farsi male, alzandosi in piedi e facendo all’altro Saiyan un cenno affermativo. Trunks afferrò il polso del padre, disperato.
“Dobbiamo aspettare” affermò lui pacato, prevenendo l’ovvia domanda del bambino. Ma la sua stessa risposta gli diede il tormento: la pazienza non era la sua dote più sviluppata. Le pulsazioni furibonde che avvertiva nelle orecchie, certo, non lo stavano aiutando.
“Beh…” fece Goku impacciato “Stavi aggiustando la gravity room ed è partita una scossa, così sei svenuta e Vegeta ti ha portato qui, dopo averti… ehm…rianimata…”
Bulma si voltò verso il principe: “E’ questo il tuo nome?”
Lui assentì senza parlare, con un nodo che, implacabile, gli serrava la gola”.
“Beh, a quanto pare, ti devo la vita, Vegeta…” sorrise lei.
“Ehi, Bulma…” borbottò Goku “Davvero ti ricordi solo di me? Lui è tuo marito e quello è vostro figlio, Trunks…”
“Che cosa!” gridò lei “Ti sei bevuto il cervello!? Io sono fidanzata con Yamcha!”
Chi!”
“Eh, he he he…” ridacchiò il giovane, scorgendo l’espressione omicida del principe “No! No! L’hai piantato perché – parole tue – era uno stupido cascamorto che ti mancava di rispetto. Poi sei andata da Vegeta o, meglio, lui era ospite qui da te, dopo aver cercato di ammazzarci tutti e avete fatto un figlio, che è anche venuto dal futuro per…”
“Kakarott!” gridò il principe arrossendo.
Suo malgrado, Trunks scrollò la testa a fronte dell’impiastricciato racconto di Goku: per fortuna conosceva già tutta la storia dei suoi genitori e del se stesso del futuro, che era da poco ripartito con la macchina del tempo, dopo la sconfitta di Zamasu.
“Kakarott… Cosa significa questa parola?” domandò Bulma.
“Ah! È il mio nome Saiyan!”
“Che cos’è un Saiyan?”
“Beh…” bofonchiò Goku, in crisi per la situazione più grande di lui.
Vegeta incrociò le braccia sul petto, corrugando la fronte in cerca di una soluzione che non arrivava. Più passava il tempo, più si rendeva conto che la memoria di sua moglie tardava a tornare. Se lei non avesse recuperato i ricordi… si sentì mancare la terra sotto i piedi.
“I Saiyan sono una razza guerriera che viene dal pianeta Vegeta” stava spiegando Goten con entusiasmo “Ti ricordi che mio padre, da piccolo, aveva la coda? Tutti noi ce l’abbiamo alla nascita, perché siamo alieni. Noi siamo gli unici superstiti nell’universo… e lui porta il nome del pianeta, che è scomparso, perché è il nostro principe”.
Bulma si girò verso il giovane uomo che si era posto in disparte e incrociò il suo sguardo; il cuore le diede un contraccolpo, come se fosse stato l’unico a riconoscere quel volto attraente e imbronciato, quegli occhi nerissimi e fieri, carichi di tristezza, puntati su di lei come un’arma feroce e pericolosa. Incredibilmente e inconsapevolmente seducente. La sua espressione si addolcì, mentre la guardava con calore.
“Tu… tu sei un principe?”
“Sì…”
 
“Io sono il principe dei Saiyan! Nessuno può starmi davanti!
“Tu sei ossessionato e basta!”
“Non osare parlarmi in questo modo!”
 
La ragazza si portò le mani alle tempie: sentiva rimbombare nella mente gli sprazzi di un passato perduto, che non rammentava. Avvertì una fitta di sconforto, comprendendo che le persone lì riunite erano quelle che certamente le erano care e che ora invece le apparivano estranee. Tranne Goku. Forse perché lo conosceva da quando era poco più che una bambina.
“E sei mio marito…” sussurrò, come per convincersene.
“Sì…” replicò lui, quasi con timidezza.
“Mi dispiace” mormorò lei, tormentandosi le mani “Io non…”
“Per adesso” troncò lui severamente, prima che la sua disperazione riuscisse a divenire palese agli altri, infrangendo la scorza di cui aveva imparato ad ammantarsi “Domani, se non avrai ancora recuperato la memoria, andremo da Dende. Lui ha poteri mistici di guarigione.”
“Grande idea, Vegeta!” esclamò Goku entusiasta.
“Ma certo!” interloquì Trunks infervorato “Lui è il dio della Terra, saprà come fare! Vedrai, mamma, sarai al meglio!”
Bulma sorrise al ragazzino che, a ben vedere, le assomigliava davvero tanto.
 
“Guarda, ha i tuoi occhi…”
“E la tua coda…”
“Chi!”
“Non ti arrabbiare, ti sto prendendo in giro… ha il tuo stesso sguardo, vedi?”
 
Un’altra eco lontana, proveniente dal buio del trascorso. Un vissuto che aveva il sapore di qualcosa di intenso e incrollabile. Avrebbe voluto davvero ricordare…
“Posso abbracciarti lo stesso?” le stava chiedendo il bambino, quasi con discrezione.
“Ma sicuro, tesoro” rispose, stringendolo al petto e passandogli la mano tra i capelli.
 
“Mamma! Riesco a diventare super Saiyan! Così posso aiutare papà in combattimento!”
“Speriamo che non ce ne siano più di combattimenti!”
 
Vegeta distolse lo sguardo, per non cedere, imponendosi ancora una volta il sangue freddo, mentre avrebbe voluto urlare ed esplodere di dolore, di rabbia. Strinse i denti, cercando di mantenere la mente lucida, nonostante il gelo, che gli stava imprigionando l’anima. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per non perderla, per riavere tutto di lei, tutto di loro, senza sconti. Se un guerriero saiyan non conosce la resa, un guerriero saiyan che ama è invincibile. Sarebbe andato a scomodare a forza gli dei, se… Ma certo!
“Trunks! Goten! Ho un incarico per voi” disse perentorio “Prendete il dragon radar nel laboratorio e radunate le Sette Sfere. Se Dende non sarà in grado di aiutarla, lo chiederemo al dio drago Shen-Long!”.
“Subito, papà!” esclamò Trunks, staccandosi dall’abbraccio materno.
“Bella pensata, Vegeta!” approvò Goten con l’aria decisa.
“Questo, almeno, me lo ricordo” sospirò Bulma.
I due ragazzini uscirono di corsa dalla stanza, senza perdere un attimo.
“Non vorrai mandarli fuori adesso?!” obiettò la ragazza “E’ quasi buio!”
Il principe alzò le spalle e sogghignò, come se non gli importasse.
“Sono due bambini, è pericoloso!” continuò lei, irritandosi per l’atteggiamento arrogante che scorgeva in lui. Ma chi si credeva di essere? Possibile che avesse sposato un uomo così distaccato e altezzoso? Eppure, quella luce nel suo sguardo…
“Sì” replicò lui, facendo saettare un’occhiata ardente “Ma sono due guerrieri saiyan. Sono gli altri che li devono temere. Quei due hanno tenuto testa a un Majin”.
Ma che…? Avrebbe voluto chiedere ulteriori spiegazioni, ma venne interrotta.
“Ehi, Vegeta!” fece Goku con un gran sorriso “Ho avuto un’idea geniale!”
“Non è da te, Kakarott” ribatté lui caustico.
“Eh? Cosa vorresti insinuare?” borbottò il primo, risentito.
“Sentiamola…” concesse il secondo, già rassegnato.
“Leggendo le fiabe della buonanotte a mia nipote Pan, ho notato che alla fine c’è sempre un principe, che risolve la situazione baciando la principessa e salvandola da qualche cattivo. Perché non provi a baciare Bulma, eh? Magari succede la stessa cosa!”
“Kakarott!” gridò Vegeta, avvampando “Dici solo delle sciocchezze!”
“Uh, come sei! Che ti costa provare, potrebbe funzionare davvero!”
“Perché, invece, non vai a baciare tua moglie, visto che non l’hai mai fatto!?”
“Beh, in effetti, dovrei decidermi…”
“E’ uno scherzo?” domandò Bulma, osservandoli stupefatta e leggermente divertita.
“No, è veramente idiota come lo vedi!” esclamò il principe, seccato.
“E lui si arrabbia sempre senza motivo!” borbottò Goku mettendo il broncio.
“Sembrate me e mia sorella Tights quando litighiamo” sorrise lei.
Chi!”
“Se non altro, ti abbiamo messo di buon umore” sghignazzò Goku soddisfatto “Ragazzi, vi lascio. Tornerò domattina: se usiamo la trasmissione istantanea, è un attimo arrivare al santuario del dio della Terra! Bye bye!”.
Si smaterializzò.
Bulma si alzò: si sentiva fisicamente bene, era il buio che intrideva la sua mente a renderla inquieta e prostrata, come non era mai stata in vita sua. Osservò Vegeta, che era rimasto con lei nella stanza e pensò che, forse, anche lui stava provando lo stesso, pur non dandolo a vedere. Suo marito… un principe alieno di una bellezza straordinaria. Se era della stessa stirpe di Goku, doveva essere parimenti forte e determinato. Da non credere.
 
“Baciami ancora…”
“Maledetta donna, se ti avvicini non garantisco la tua incolumità”
“Se ti difendi è perché hai paura…”
“Chi! Sei tu che devi avere paura!”
 
Un altro flash lontano, senza collegamenti, nella nebbia densa della sua vita apparentemente impenetrabile. Il cuore batteva veloce, in allarme, come se stesse disperatamente cercando di spingerla a non negarsi nessuna possibilità per riconquistare i ricordi. O per riaverne almeno uno…
“Ehi, Vegeta…”
Lui si avvicinò, senza abbandonare l’aria severa e corrucciata, nella quale vibrava una tristezza inoccultabile. Goku aveva detto, in mezzo al suo riassunto ingarbugliato, che il Saiyan era giunto sul pianeta per sterminarli. In effetti, sembrava un uomo con cui c’era poco da scherzare. Che cos’era successo dopo!? Quegli occhi scurissimi, che riuscivano a parlarle in silenzio, la convinsero a tentare il tutto per tutto, nonostante i legittimi dubbi.
“Forse, dovremmo davvero provare…” gli disse, non senza un po’ di esitazione.
“Intendi…?” replicò lui impacciato.
“Sì. Hai detto che sono tua moglie, ti imbarazza baciarmi?”
“Beh…ecco… se tu vuoi…”
Bulma lo guardò arrossire e si sorprese per la sua reazione, così contrastante con l’aspetto orgoglioso e impassibile che aveva mostrato prima. Socchiuse gli occhi, appoggiandogli le mani sulle spalle, in attesa. Lui si avvicinò. Sentì le sue braccia scivolare su di lei e circondarla in un abbraccio leggero, ma deciso; percepì il suo respiro sul viso e le sue labbra prima sulla sua fronte, poi sulla sua guancia e poi sulla sua bocca. Rispose al bacio, che divenne rovente in un attimo, che la prese come non era mai accaduto, o meglio, come non ricordava fosse mai accaduto. Lo strinse più forte e avvertì le sue mani scendere sulla sua vita e attirarla contro il suo corpo solido, generando un calore che le salì al volto e… oh stelle!
“P-perché ti sei fermato…?” balbettò, quasi senza fiato.
“Perché ero ancora in tempo per farlo” rispose lui, altrettanto affannato.
“Nessuno mi ha mai baciata così…” sussurrò lei, rossa in faccia.
Vegeta abbassò velocemente lo sguardo, ma lei riuscì a vedere i suoi occhi d’ossidiana nera luccicare di desolazione infinita.
“Allora non è servito” mormorò lui piano “Perché noi…”
 
“Vegeta… sei vivo, amore mio, sei tornato da me…”
“Ne dubitavi?”
“Oh, smettila, dannato testone!”
“Io tornerò sempre da te, Bulma…”
 
La ragazza cedette. Le lacrime salirono implacabili, guidate da un altro baleno di memoria e trasportate dalla sua voce calma e dal suo odore, che le si era incollato addosso e le provocava una malinconia inspiegabile. Sembrava ricordarlo, lontanamente… Tutto le narrava di un amore potente, di cui non serbava traccia, se non in qualche sporadica reminiscenza.
“Andiamo” le disse il principe, scostandosi a malincuore “Hai bisogno di riposo. Magari domani riuscirai a riacquistare lucidità”.
“Sì” rispose lei, asciugandosi gli occhi “Se c’è una cosa che conosco bene di me, è che non mi arrendo!”
“Già…” confermò lui, lanciandole un’occhiata intensa “Nemmeno io”.
   
 
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