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Autore: Felicity_1993    16/04/2018    0 recensioni
La storia segue una trama alternativa dopo la puntata 3x18 in cui Stiles crede di avere la demenza frontotemporale. In questa realtà alternativa Stiles non è posseduto da un Nogitsune ma è malato.
Fan fiction incentrata su Stiles e Derek.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Derek/Stiles, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Devo scusarmi per la brevità di questo capitolo ma sono stata molto impegnata. Ne approfitto per avvisarvi che sarò all'estero per tutta la settimana e non potrò postare, ma recupererò al mio ritorno! Spero questo capitolo vi piaccia, a me sinceramente non fa impazzire!


7. WEAKNESS

 

Stiles correva, ansimando e scalpitando sull’asfalto bagnato. Sentiva il cuore esplodere nel petto e i polmoni bruciare a ogni boccata di aria che inspirava. Ma non poteva smettere di correre, era quasi vicino. La voce di sua madre era ormai un sussurro appena percepibile, eppure poco prima l’aveva sentita gridare. Un urlo acuto, sofferente, una richiesta di aiuto.

Stiles non sapeva dove si trovasse, l’oscurità gli rendeva difficile la localizzazione. Sapeva soltanto che aveva iniziato a correre senza fermarsi, neppure quando le gambe erano arrivate al punto di cedere alla fatica.

L’aveva vista, per un fugace attimo. I suoi capelli castani erano spariti nella foschia e lui aveva iniziato a correre per raggiungerla.

“Stiles, Stiles aiutami.” La sua voce era ora un sussurro lontano, perso nel vento che gli fischiava nelle orecchie.

“Mamma, sono qui. Sto arrivando. Mamma, mamma.” mormoró lui tra gli ansimi.

Quando credeva di essere ormai vicino, ogni rumore scomparve all’improvviso. Persino le suole delle sue scarpe che colpivano il terreno non emettevano più alcun suono e neppure il suo respiro irregolare.

Stiles aprì la bocca per gridare, ma la voce gli si bloccò in gola. Era come se si fosse dimenticato come si facesse.

Si portò le mani al collo, gemendo. Prima che potesse rendersene conto le dita delle sue mani iniziarono rapidamente a dissolversi. Il suo corpo stava scomparendo, diventando invisibile.

Stiles si dimenò, continuò a correre disperato, con un unico pensiero in testa: “Mamma, mamma sto arrivando.”

Un fischio acuto spezzò il silenzio, era così forte che la terra sotto ai suoi piedi tremò. In un gesto istintivo chiuse gli occhi, strizzandoli. Si portò una mano alla testa, e premette i polpastrelli contro alle tempie.

Quando riaprì le palpebre non si trovava più nello stesso scenario di prima. L’oscurità aveva lasciato il posto alla nebbia, che galleggiava leggera attorno a lui.

E davanti ai suoi occhi vide soltanto una pietra levigata e grigia, che riportava la seguente dicitura:

1994-2018, Stiles Stilinski.

Stiles gridò.

 

“Ehi Stiles, Stiles va tutto bene.”

Quando Stiles apri gli occhi Derek era chino su di lui e lo guardava con preoccupazione. Stiles si mise a sedere con uno scatto.

Il suo respiro era ancora irregolare e poteva sentire il cuore battere con insistenza nel petto.

“Io…”

“Tranquillo Stiles, hai avuto un incubo. Va tutto bene, ora sei sveglio.” disse Derek, alzandosi di un poco.

Stiles annuì appena, ancora sconvolto dall’accaduto.

“Era così… reale.”

“Hai chiamato tua madre nel sonno.” disse Derek esistante. “Gridavi. Ho provato a svegliarti, ma non aprivi gli occhi.”

Stiles lo guardò assente. “Sì… Io… Ho avuto un incubo.”

Derek annuì, accorgendosi solo in quel momento che aveva ancora una mano premuta sulla sua spalla. La spostò, facendo un passo indietro.

Prima che Stiles potesse rendersene conto le lacrime gli riempirono gli occhi, offuscandogli la vista.

Iniziò a singhiozzare, come mai gli era capitato prima di quel momento.

Affondò il viso tra le mani, mentre le lacrime scorrevano calde sul suo viso.

Derek, senza pensarci, si sedette sul materasso al suo fianco. Appoggiò la mano sulla sua nuca e lo attirò a sé. Stiles non si oppose, ma si lasciò andare, abbandonandosi al suo tocco.

Per lungo tempo nessuno dei due parlò, finché il respiro di Stiles tornò lentamente regolare.

Dopo cinque minuti o forse più alzò lo sguardo, scostandosi dal suo corpo e incontrando gli occhi verdi di Derek, che lo scrutavano preoccupati.

“Mi dispiace.” mormorò, mentre un leggere rossore si diffuse sulle sue guance.

“Va tutto bene.” replicò Derek. “Era soltanto un incubo.”

Stiles annuì, ma il suo sguardo era perso nel vuoto e i pensieri ancora abbandonati al sogno che aveva fatto. Gli era sembrato così reale che non riusciva a credere si trattasse soltanto di un incubo.

La voce di sua madre era come se la ricordava. Credeva di averne perduto il ricordo, eppure doveva essere sepolto in lui, da qualche parte.

Derek era ancora seduto al suo fianco, sul materasso. Lo osservò, cercando di scorgere qualcosa nel suo sguardo, una scintilla che gli mostrasse come si sentiva in quel momento. Ma era impossibile decifrare Derek Hale.

Gli era sempre sembrato freddo, distante, come se non volesse far trapelare ciò che provava.

Eppure quando lo aveva abbracciato aveva sentito parte di lui emergere dalla corazza che si era costruito. Era stato un breve attimo, ma poteva sentirlo ancora vivo sulla sua pelle.

Fu in quel momento, mentre le loro gambe si sfioravano sopra alle lenzuola e i respiri si mescolavano nella piccola stanza, che la loro conoscenza divenne più simile all'inizio di un'amicizia.

 


 
   
 
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