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Autore: DAlessiana    17/04/2018    3 recensioni
Edward fissava la foto, che conservava nel portafoglio, con sguardo perso e la mente affollata di ricordi.
"Parlami di lei..." la voce di Bella fu una dolce melodia che interruppe il filo di pensieri del ragazzo, che per qualche minuto si era dimenticato della presenza della sua fidanzata.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Il dottor Carlisle Cullen era letteralmente sparito dalla circolazione e Mark stava perdendo le speranze di ritrovarlo quando ebbe un’illuminazione: l’ultima possibilità era cercarlo sul terrazzo dell’ospedale dove andava di solito quando voleva allontanarsi dallo stress del pronto soccorso o quando perdeva un paziente.
Il dottor Anderson, infatti, lo trovò lì, nello stesso punto in cui si era rifugiato quando comprese che per Esme non c’era più alcuna speranza. In quello stesso luogo dove aveva visto la fragilità che l’amico cercava di nascondere crollare su di lui.
Carlisle era lì, sul punto più alto dell’ospedale a fissare l’orizzonte e, per quanto capisse il suo bisogno di restare solo, Mark non poteva lasciarlo in pace. Suo figlio aveva bisogno di lui e non poteva rimanere sordo alla sua richiesta. Si avvicinò a passi lenti, ma Carlisle lo sentì lo stesso.
“Ancora due minuti, ho bisogno solo di altri pochi muniti, Mark. Poi tornerò giù e metterò da parte i miei sentimenti, le mie paure e tutto il resto.” Disse e le sue parole avevano una verità che non dovrebbe essere tale. Un genitore non dovrebbe nascondere le proprie debolezze ai figli eppure è la cosa più naturale del mondo. Nessun padre, degno di essere chiamato tale, dovrebbe pesare sui propri figli, questo almeno secondo loro.
“Vorrei davvero lasciarti in pace, Carlisle, ma non posso. Jasper è in preda al panico, due poliziotti volevano interrogarlo.” Queste parole furono la miccia che fecero riaccendere l’anima smarrita del dottor Cullen, si voltò per guardare Mark negli occhi e quest’ultimo fu sollevato di aver ritrovato il suo amico. Senza perdere altro tempo, i due medici si affrettarono a raggiungere Jasper.
Quando scesero giù trovarono Julia ad aspettarli, la donna era stata chiamata dal marito sia per le sue doti di avvocato e sia come supporto morale a tutta quella situazione così surreale.
“Ciao Carlisle, ti chiederei come stai ma so quanto questa domanda possa risultare ridicola in questo momento. Ho parlato con gli agenti che volevano interrogare Jasper che, tra parentesi, appena hanno sentito la parola avvocato si sono terrorizzati. Comunque sia sono certa che non proveranno ad avvicinarsi a Jasper finché non li autorizzeremo noi.” Era entrata in modalità avvocato e donna in carriera, tutto ciò la rendeva ancora più sexy agli occhi di Mark.
“Ciao anche a te super Julia. Sa dove posso trovare mia moglie?” scherzò il dottor Anderson che, fino ad allora, non era stato minimamente considerato dalla sua amata. Quest’ultima alzò gli occhi al cielo, tirandogli una gomitata giocosa, solo suo marito poteva essere capace di scherzare in una situazione del genere.
“Hai scoperto perché volevano interrogare Jasper? Solo per chiarimenti sull’incidente o qualcuno ha sporto denuncia contro di lui?” chiese Carlisle, con un tono pacato che nascondeva bene la tensione, era decisamente un bravo attore.
“Sì e la risposta non ti piacerà” rispose a voce bassa Julia, tutta la carica di prima era smarrita insieme alla calma di Carlisle. A tradire quest’ultimo fu il suo sguardo, prima celava solo una piccola nota di preoccupazione, ora ne era pieno e per poco non crollò di nuovo.
“Il guidatore dell’altra auto ha sporto denuncia contro di lui, ritenendolo l’unico responsabile dell’incidente. Ho provato a parlarci, ma rifiuta categoricamente di parlare con qualcuno che non sia tu. Si tratta di William Cullen, tuo padre Carlisle.” A quelle parole il dottor Cullen lo fece, crollò per la seconda in un giorno, sorreggendosi al muro come un adolescente a cui hanno appena spezzato il cuore. Era così che lo faceva sentire suo padre, e a distanza di anni la sensazione non era diminuita, spezzato.

Jasper iniziava a perdere la pazienza, era stufo che nessuno gli dicesse che cosa stesse succedendo, se veramente, come sospettava, avesse coinvolto un’altra o più auto durante l’incidente. Le uniche persone che aveva visto da quando il dottor Anderson era corso via, erano le infermiere che, sfoggiando i loro migliori sorrisi, gli chiedevano ogni volta come si sentisse. Avrebbe voluto rispondere sinceramente, ma ciò che provava non era di certo di loro competenza.
Era sempre stavo un tipo ansioso, ma questa le batteva tutte, perciò quando sentì qualcuno bussare alla porta acconsentì subito al suo ingresso pur non sapendo chi fosse ed era decisamente l’ultima persona che credeva di vedere in quella stanza.
“Signora Swan, che cosa ci fa qua?” domandò a denti stretti, la rabbia che provava per quella donna, causata da tutto il fango che aveva gettato sulla sua famiglia senza averne diritto, gli ribolliva ancora dentro.
“So che sono l’ultima persona che vorresti vedere, ma dovevo guardarti negli occhi per dirti certe cose” rispose, camminando a passi lenti verso il letto. Le mani strette una nell’altra, gli occhi che saettavano da una parte all’altra della camera, era decisamente nervosa.
“La ascolto, allora” il tono di voce usato dal giovane Cullen era pacato, ricordava quasi quello del padre, così calmo che sorprese perfino lui stesso. Di certo un’altra scenata era l’ultima cosa che servisse ad Alice in quel momento.
“Io ti devo delle scuse, Jasper. Mi dispiace di essermi intromessa nella vostra relazione e, soprattutto, di aver attaccato la tua famiglia nonostante non ne avessi il diritto. Perdonami per aver portato te ed Alice a tanto, avete rischiato la vostra vita pur di dimostrarmi quanto ciò che vi lega sia forte. Concedimi un’altra possibilità e vedrai che non sono così terribile, forse.” Aveva parlato col cuore in mano e le sue parole avevano lasciato il ragazzo dinanzi a lei a bocca aperta, evento quasi raro. La signora Swan, colei che si era battuta con le unghie e con i denti contro la loro storia, gli stava chiedendo una seconda occasione. Jasper stentava a crederci, così tanto che pensò di star sognando. 
“Anch’io le devo delle scuse, signor Swan…” la mano alzata della donna fermò sul nascere ogni tentativo di Jasper di chiedere scusa. L’espressione confusa di quest’ultimo fece sorridere Renée.
“Tu non hai nulla di cui scusarti, Jasper. Hai reagito a ciò che ho detto io, forse in un tono troppo alto, ma chiunque avrebbe fatto lo stesso o anche peggio. Io sono l’unica che deve scusarsi qui e su questo non ho intenzione di cedere.” Replicò Renée e tutta la rabbia che Jasper provava per quella donna svanì quando comprese la sincerità delle sue parole.
“Va bene, allora. Scuse accettate ovviamente, ci mancherebbe. La ringrazio, signora Swan” avrebbe voluto dirle quanto quel gesto l’avesse stupito, ma il meglio doveva ancora venire, infatti Renée si avvicinò ancora di più per stringere, colui che riteneva ora a tutti gli effetti il fidanzato di sua figlia, in un abbraccio carico di affetto e riconciliazione.




-Non ho nulla da dire, perché ogni scusa per l’immenso ritardo risulterebbe superflua e inutile. Spero che qualcuno sia ancora rimasto. Grazie per la pazienza!
Al prossimo capitolo! <3
  
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