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Autore: steffirah    17/04/2018    4 recensioni
Sakura va avanti con la sua quotidianità, convinta di avere già tutto ciò di cui ha bisogno, nonostante sembri esserci un piccolo vuoto da riempire nella sua vita. Prova a farlo acquistando un libro per bambini, cercandovi una risposta, ed effettivamente sarà proprio esso a dargliela, facendole conoscere l’amore. Così nel corso di un anno, a partire da un incontro avvenuto casualmente in un treno, capirà di aver finalmente trovato quel pezzo che le mancava.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Kinomoto, Syaoran Li, Un po' tutti | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quel che stavo cercando…


 
In seguito a parecchi scherzi, chiacchiere, giochi e fotografie ci siamo separati. Yamazaki-kun ha condotto la festeggiata verso la sua annuale sorpresa, Rika-chan doveva uscire a sua volta con Terada-sensei, mentre Tomoyo-chan s'era già organizzata per andare in città con Naoko-chan. Ovviamente mi hanno proposto di aggregarmi a loro, ma m'è bastato uno sguardo nella direzione di Syaoran-kun per capire che quella sera non potevo lasciarlo. Dopotutto, era stato lui stesso a dire che voleva stare un po' solo con me. Per cui ho declinato l'invito e per fortuna non se la sono presa. Non mi hanno neppure chiesto spiegazioni ed è molto carino da parte loro, anche se già ho in programma di parlargliene – discretamente, com’è ovvio che sia. In un secondo momento però, perché sono prima curiosa di scoprire cosa succede a Syaoran-kun.
Ecco perché ora ci ritroviamo a camminare in riva al fiume, in mezzo ai fiorellini chiusi. Resto alle sue spalle, osservandolo silenziosamente. Continuando a chiedermi cosa c'è che lo cruccia tanto.
Quando giungiamo nel punto in cui raccolse la peonia si siede, poggiando le mani a terra ai lati del suo corpo, fissando malinconicamente il fiume. Senza una parola mi accomodo accanto a lui, guardando la stessa scena. Seguo il suo lieve scrosciare e zampillare contro le rocce, ma per qualche motivo mi trasmette un sentimento di angoscia. Sentendo il mio cuore stringersi tra le liquide mani di quelle acque mi stendo, preferendo ammirare il mio amato cielo. È così sconfinato, e luminoso. Così infinito. Così perfetto e pacificante. È una dolce nenia non cantata che mi culla, distendendomi.
Con la coda dell'occhio guardo Syaoran-kun. Ha ancora quello sguardo fisso. Contrariata gli tiro una manica, attirando la sua attenzione. Lui gira la testa per guardarmi e mi rivolge un piccolo sorriso molto triste.
«Scusa. Lo sto rifacendo.» Nasconde la testa tra le braccia, in mezzo alle gambe, mentre io taccio. È per questo che siamo qui, no? Per far parlare lui. «Continuo ad essere infestato dal passato e coinvolgo persino te. Mi dispiace.»
Quanto insiste.
«Io voglio essere coinvolta.», dichiaro, più sicura di me stessa. Stavolta non mi farò cogliere impreparata, né mi farò intimidire.
«In realtà, speravo che in questi giorni non ci vedessimo. È sempre difficile per me sorridere e... vivere, andare avanti, come se nulla fosse.»
Mi metto seduta, piegando la testa su un lato.
«Oggi hai finto?», lo interrogo, mantenendo un tono delicato.
«No.» Alza la testa, guardandomi come se escludesse l'idea a priori. «Con voi mi diverto davvero. È solo che... Non mi sembra giusto. Perché io posso vivere tutto questo, mentre lui ne è stato privato? Avrebbe dovuto essere il contrario.» I suoi occhi si velano, il suo tono si rattrista nuovamente.
Serro le labbra, ripetendomi che non devo alzare la voce. Non vorrei rispondergli, perché temo di peggiorare la situazione, ma le parole mi scivolano dalle labbra.
«Syaoran-kun, credo che ci sia qualcosa di più grande che ti attende. C'è un motivo se oggi tu sei qui, invece che -» Taccio un secondo, negando a me stessa l'idea. Al solo pensarla per pochissimi istanti mi viene da piangere.
«Ovviamente non posso dirti che provo lo stesso. Le nostre situazioni sono così simili, eppure così diverse. Se fossi stata più grande e mia madre fosse morta per salvare me, dando la sua vita in cambio della mia, probabilmente anche io mi sarei sentita così... colpevole. E perduta nella tela di un ragno. Ma col tempo avrei capito che bisogna mettere da parte i sensi di colpa e andare avanti.»
«È la differenza tra di noi. Tu sei tu, e sei molto più forte psicologicamente. Ce l'avresti fatta di sicuro. Tu ce la farai, sempre.»
«Non è vero. Anche io ho avuto i miei momenti di debolezza...», ammetto. «Ma non li ho fatti prevalere. Ho affrontato quell’oscurità, ho scelto la luce sull'ombra.» Il mio sguardo in automatico si rivolge alle stelle. «Perché è ciò che mia madre rappresenta per me.»
«Per me, invece, mio padre è un abisso che diventa sempre più profondo... Sempre più buio... E non so come fare per uscirne. Non so nemmeno se c'è una via d'uscita.»
«Certo che c'è. Forse semplicemente non riesci a vederla.»
Torno a guardarlo mesta. Lui vive così da tutti questi anni? Quanto soffre? Perché non sono ancora riuscita a fare di più? Perché non riesco a salvarlo?
«O forse la vedo, ma... Ho paura di percorrerla.», confessa.
Mantiene lo sguardo basso, sull'erba, mentre continua in tono flebile: «Ammettiamo che questa strada rappresenti una persona. Ci sono momenti come questi, in cui il mio umore peggiora drasticamente. Posso raggiungere la porta che mi porta alla luce, certo. Ma se quando lo faccio essa si disintegra, a causa di tutti i miei pensieri negativi?»
Oh. Sta dicendo che non vuole trascinare altre persone nella sua sofferenza, perché non vuole ferirle.
«Non voglio costringere nessuno a condividere con me quest'inferno.»
Gli poso una mano su quella con cui gioca distrattamente con l'erba, strappandola, notandone il tremore.
«Non è così.», nego anche con la testa, facendomi più vicina. «Le persone che ti vogliono bene farebbero di tutto per te. Io lo farei.» Faccio una breve pausa, riflettendo. Come potrei riuscire a comunicarglielo con chiarezza?
«Tu lo faresti perché sei gentilissima, Sakura. Ma proprio perché si tratta di te, sei l’ultima persona che vorrei coinvolgere. Non voglio trascinarti giù con me.»
Mi mordo le labbra nel vederlo tanto infelice, sentendomi impotente. Cosa posso fare per lui? So che non è possibile cancellare il suo passato, ma adesso, nel presente, come posso aiutarlo?
«Ma sei anche l’unica che riesce a farmi ritrovare il sorriso.», aggiunge in tono debole.
«E se non dovessi essere tu a trascinarmi giù? Se fossi io a portarti su?»
Dato che non risponde proseguo in un sussurro, lasciando emergere i miei pensieri.
«Syaoran-kun, non voglio più che si ripeta. Non voglio starti vicina e guardare qualcosa di diverso da te. Ho provato ad osservare il fiume, ed è stata dura. Ma ho fatto un tentativo. E sono sicura che col tempo riuscirò a mirarlo a lungo, senza sentirmi così oppressa. Per cui anche tu, provaci.» Poso le mani sulle sue spalle, dandogli una lieve spinta, per costringerlo a stendersi. «Prova a guardare le stelle con me.»
Lui spalanca gli occhi, fissandomi per qualche secondo. Poi alza lo sguardo sul cielo. Lo scruto attentamente, allungandomi su di lui. Sorrido notandolo dischiudere le labbra, come se fosse meravigliato. Delle piccole lacrime si raccolgono agli angoli dei suoi occhi e non gliele raccolgo, colpita da come risplendono simili a piccoli cristalli sotto la luce lunare.
«È bellissimo.», mormora e il mio sorriso si allarga.
Sento i miei occhi lacrimare, riempiendomi di fiducia. Forse il mio messaggio l'ha raggiunto. Forse ha capito che io posso condurlo fuori da quel baratro. E che voglio farlo. Forse ci sto già riuscendo.
«Vero?»
«Sì.»
Le sue lacrime escono fuori, scivolandogli accanto alle tempie. Lo sguardo di Syaoran-kun mentre piange... È la seconda volta che lo vedo, ma la prima non mi era parso così bello nel suo struggersi. Forse è la notte che ha la meglio sul mio giudizio?
Chiude gli occhi, posando le braccia attorno alla mia schiena, stringendomi al suo corpo. Ipotizzo sia il famigerato orgoglio maschile, per cui non vorrà che io lo veda piangere.
Ridacchio silenziosamente e mi appoggio comodamente contro il suo petto, guardando per un po' la sua spalla tremare, finché non si placa. E allora chiudo gli occhi, ascoltando il suo cuore che batte contro il mio orecchio. Il suo cuore, batte. È naturale, ma se ripenso a ciò che mi ha detto non posso fare a meno di domandarmi quante volte abbia meditato la propria morte. Soprattutto nei momenti di maggiore solitudine e fragilità. Questa è una cosa che posso capire.
Quando mio fratello ha preso la sua strada, andandosene, mi sono sentita persa. Ancora più sola. Soprattutto quando anche papà partiva. Di solito mi organizzavo con le mie amiche e andava tutto bene. Tuttavia, dopo che Tomoyo-chan mi si confessò stetti così male... Ogni singola particella del mio dolore divenne così acuta: i sensi di colpa per non ricambiare il suo sentimento, quelli per aver voluto ciecamente Yukito-san tutto per me, quelli per non riuscire a ricordare nulla di concreto della mamma, quelli per non prendere in considerazione i sentimenti di mio padre e pensare solo ed esclusivamente a me stessa... E così, un giorno, ero giunta allo stremo delle forze. Ero sola, a casa. Avevo quindici anni e volevo porre fine a tutto. Volevo zittire quella sofferenza lacerante. Ma poi, quando è giunto il momento, non ho trovato il coraggio di farlo. Non avrei mai potuto infliggere un ulteriore colpo ai cuori già sanguinanti delle persone a me care. E da allora i pensieri del suicidio sono affiorati nella mia mente sempre più raramente, sparendo del tutto dopo aver incontrato Syaoran-kun.
«Syaoran-kun.», lo chiamo, nascondendo il volto sulla sua maglia. «Ricordi il nostro primo incontro, in treno? Stavo leggendo un libro quel giorno.»
«“Il piccolo principe”, giusto?», chiede conferma in tono gracile.
Mi sorprende che lui l'abbia notato e se ne ricordi.
«Esatto. E quella mattina ero talmente di malumore che non volevo rivolgere la parola a nessuno.» A ripensarci adesso mi viene quasi da ridere.
«Mmh, scusami allora. Sono stato io il primo a parlarti.»
Alzo di poco la testa, scuotendola energicamente. Mi faccio più in alto, per guardare il suo viso.
«Quel sentimento... Quel desiderio di solitudine è scomparso nel momento in cui ho alzato lo sguardo su di te.» Sgrana nuovamente gli occhi e, stavolta, una lieve scintilla li attraversa come una stella cadente. «Io non so bene il perché, ma non appena ti ho visto ho provato un irrefrenabile desiderio di parlarti. Forse ero spinta anche dall'insistente curiosità di quel principe, da quel bisogno di fare domande. Improvvisamente ho desiderato porgerti mille quesiti, sapere tante cose di te... E doveva trattarsi di te, non andava bene chiunque! I miei occhi ti hanno guardato, e nel momento in cui sei entrato nel mio campo visivo hai occupato tutta la mia mente. Ho immaginato tante, tantissime cose su di te. Tu mi hai aperto un mondo, inconsciamente. Non stavi facendo nulla, eri lì, seduto, con gli occhi chiusi, ad ascoltare musica, tacito, immobile come una statua nonostante i movimenti del treno. Com'era possibile che il tuo corpo non si muovesse neppure di un centimetro? Cos'era tutto quel controllo? Stavi dormendo o eri sveglio? Che cosa stavi ascoltando? Dove eri diretto? Stavi andando a lavoro? In tal caso, di che tipo di lavoro si trattava? Da dove venivi? Quali erano le tue origini? Ma soprattutto, la domanda più importante di tutte: Chi eri? E nel momento in cui ho cominciato a porgermi tutti questi interrogativi hai aperto le palpebre e i nostri occhi si sono incontrati. E allora ogni sensazione è diventata più forte. Volevo avvicinarmi a te, volevo conoscerti.»
Mi tiro un po' indietro, imbarazzata, più che altro dal suo sguardo sconvolto. Ma quella luce nelle sue iridi è comprensione?
«Ora mi chiedo se tu eri la mia volpe, Syaoran-kun. Ma pensandola in questo modo, un giorno finiremo col doverci dire davvero addio e -»
«Sarebbe il contrario.» Chiude gli occhi, stendendo con mestizia le labbra. «Se vuoi pensarla così dovrei essere io il principe, costretto un giorno a dover andare via. Per poter tornare sul mio pianeta, ad occuparmi della mia piccola rosa, abbandonata a se stessa.»
Lo dice come se ne fosse sicuro. E questa cosa mi terrorizza.
«In tal caso io sarò la tua rosa! Anzi, lo saremo entrambi! Torneremo sempre a casa, per poterci prendere cura l'uno dell'altra!»
Lo vedo ridacchiare, nascondendosi gli occhi con un braccio.
«Sakura, non puoi dirmi questo e aspettarti che io non sogni.»
Gli alzo di poco il braccio, per poter sbirciare sul suo viso.
«Non c'è bisogno che lo sogni, farò in modo che si realizzi.»
Una nuova scintilla attraversa i suoi occhi, illuminandoglieli di speranza. Il suo sorriso si allarga e stavolta si copre il viso con entrambe le braccia. Oh, che reazione carina. Lo guardo intenerita e lui pare lamentarsi – senza però far sparire il sorriso: «Che ingiustizia, sei molto più kakkoii di me.»
Scoppio a ridere, mettendomi seduta composta. Questa poi, è la prima volta che me la sento dire.
Si siede a sua volta e torno a rivolgermi a lui, sperando non stia fissando nuovamente il fiume. E invece guarda me. Mi guarda con un sorriso grato, calmo, sereno. Come se fossi qualcosa di meraviglioso, come se fossi sul serio la sua rosa addomesticata. E io vorrei tanto, tanto, che lui mi addomesticasse.
«Quel libro... Ho cominciato a leggerlo perché cercavo qualcosa. Qualcosa che potesse infondermi un po' di forza.», gli confido, sviando dal suo sguardo.
Sapevo della trama e volevo entrare per un po' in quel personaggio. Volevo vagare per i mondi e conoscere nuove persone. Volevo giungere alla fine e conoscere la protezione. La cura. L'amore.
«Hai trovato quel che cercavi?»
Lentamente mi volto verso di lui e lo vedo baluginare sotto la luce delle stelle. Il suo dolce sorriso coinvolge tutto il suo volto, illuminandolo. Lo guardo negli occhi, attratta da quel luccichio. La consapevolezza si fa largo in me. È come se una fiammella si accendesse nel mio cuore, ma poi divampasse in un grande fuoco.
Sì. Credo di averlo trovato.




 
Angolino autrice:
Buon pomeriggio! Rileggere questo capitolo per pubblicarlo è stata una botta, mamma mia. Purtroppo però ancora non è finita, ci saranno altri pochi capitoli che seguono quest'andamento.
Quel che voglio dirvi è che qui dovrebbe essere diventato più chiaro il perché ho scelto di far leggere proprio quel libro a Sakura. Ovviamente, ad una storia ognuno di noi vi dà una diversa interpretazione e io, nel ritorno del principe sul suo satellite, vi ho letto un messaggio d'amore e, al contempo, di morte (ma sarà che sono tragica di natura). Come avrete notato, qui sia Sakura che Syaoran hanno vissuto una fase difficile nella loro vita, anche se mentre lei è riuscita ad andare avanti perché di suo è una persona positiva, lui continua a tormentarsi per quel che è accaduto in passato. Sakura decide quindi di assumersi il ruolo di "rosa", affinché lui smetta di pensare alla morte del padre e possa invece rivolgere ogni suo pensiero a lei; tuttavia, al contempo vuole essere il principe che impara ad amare, e se c'è un posto a cui tornare desidera che quello sia là dove si trova Syaoran. 
Ora basta, che se continuo così un pacco di fazzoletti non basta ad asciugarmi le lacrime. L'unica parola da tradurre, anche se immagino non ce ne sia veramente bisogno, è kakkoii = l'equivalente dell'inglese "cool" (ripeto che in italiano non riesco proprio a trovare una traduzione adatta).
Vi ringrazio di cuore per essere giunti fin qui. 
  
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