Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: TheSwagMastah    17/04/2018    1 recensioni
Dal prologo: Sapeva che si sarebbe sentito un perfetto idiota due secondi dopo, ma non potè fare a meno di concentrarsi, e urlare dentro di sé, quello che in quel momento era il suo desiderio più grande.
Lui aveva tutto ciò che desiderava.
Lui era ciò che avrebbe voluto essere.
“Vorrei essere come Min Yoongi”. Sussurrò Jimin mentre la scia scompariva nel cielo.
*scambio di corpi*
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1: Scambio.

Entrava dalla porta principale della scuola.

Come al solito tutti si giravano a fissarlo, per poi allinearsi contro gli armadietti, separandosi per farlo passare.

Gridolini di approvazione provenivano dai gruppetti delle ragazze del primo anno, mentre la squadra di basket lo salutava sorridente, con un gesto della mano.


Era il loro capitano in fondo, no?


I suoi due migliori amici al suo fianco, come sempre, anche loro sorridevano e salutavano un po' tutti.


Cosí popolari, cosí ammirati.


Ad un tratto arrivò lei, con una camminata felina ed elegante.

Era bellissima, e sapeva di esserlo. Tutti lo sapevano.

Sorrise al ragazzo davanti a sé, con fare quasi timido, in contrasto con la sua sensualità, mentre si riavviava una ciocca dei lunghi capelli dietro l'orecchio.


Lui prese le sue mani, restituendole il sorriso.

Si avvicinò piano, delicatamente, per poi sfiorare le labbra di lei, in un bacio delicato, a fior di pelle, ma nonostante questo molto dolce.

"Andiamo Jimin, potete fare i piccioncini dopo" scherzò Taehyung mettendogli una mano sulla spalla.

Il moro ridacchiò. "Dammi solo un attimo per salutare la mia ragazza come si deve" protestò prendendola poi per i fianchi e avvicinandola a sé in un bacio più intenso.



************************************************



Yoongi si svegliò di scatto, con il respiro affannato.

"Che sogno di merda!" Esclamò sollevandosi e scaraventando il cuscino dall'altra parte della stanza.

Si ributtò nel letto, guardando il soffitto appena visibile nella penombra della camera.

Allungò la mano a destra, cercando il comodino, ma essa incontrò solo il vuoto.

Aggrottò le sopracciglia sorpreso, per poi rimettere pigramente il braccio nel letto.


Pensò che doveva avere la febbre, il suo corpo era dolorante e indolenzito.

Sbuffò scocciato, rigirandosi nel letto, e gemette subito dopo, per la fitta al fianco che gli aveva provocato il movimento.

Poi notò qualcosa.

Il silenzio.

C'era troppo silenzio, un silenzio pacifico e insolito per casa sua.

Ma perché farsi domande in fondo?

Sorrise appena riaddormentandosi, decidendo di godersi quella meritata pace.



************************************************



Jimin si svegliò con un fastidioso rumore rimbombante nelle orecchie.

Anzi, piuttosto un frastuono.


"Jungkook, spegni quell'affare!" gridò per poi portare le mani alla sua bocca.


La sua voce.


Da quando era così bassa e leggermente roca? Gli ricordava quasi quella di...no.
Impossibile.


Era sicuramente qualche scherzo che il sonno gli aveva giocato.


"Kookie?" provò a dire nuovamente a voce alta, rendendosi conto con orrore che la voce non tornava normale.

Non ricevette mai la risposta aspettata.

Una voce da uomo, a lui sconosciuta gli intimò di chiudersi il becco, senza una minima ombra di gentilezza.

Il moro iniziava a preoccuparsi.

Dove cazzo era finito? E soprattutto cosa gli stava succedendo?

Iniziò a respirare più velocemente, allarmato.

Era forse stato rapito mentre dormiva e portato da qualche parte? Era una teoria abbastanza stupida, ma allo stesso tempo la piú plausibile che gli venisse in mente.

Poi un pensiero gli balenò in testa all'improvviso. Cosa avrebbe pensato Jin non trovandolo a casa?

Quella non era casa sua. Se n'era reso conto guardando anche solo le dimensioni della stanza nella penombra. Era gigantesca rispetto alla stanzetta di Jin.


Quel pensiero gli fece scostare le coperte e alzarsi di botto.


Stava in piedi, con il cuore in gola e il battito a mille, cercando di essere cauto, cercando di riflettere.


Si era sentito terribilmente idiota per aver urlato.

Doveva provare a scappare, anzi, doveva riuscirci e basta.


Si spostò verso la porta, a passi felpati, abbassando la maniglia pianissimo, per non farla scricchiolare.

Si ritrovò in un corridoio a dir poco enorme, con pareti bianche e grandi travi di legno, la moquette bordeaux morbida e perfettamente pulita.

Era terrorizzato. Ogni passo che faceva verso le scale gli faceva crescere l'ansia finché...

"Dove pensi di andare signorino?" Lo apostrofò una voce femminile.

Si girò di scatto portandosi una mano sul petto, una donna sulla cinquantina lo fissava con aria severa, la prima cosa che saltò subito all'occhio di Jimin fu che era vestita da...governante?

E che teneva le mani sui fianchi con fare inquisitorio.


"I-io..." Tentò di farfugliare.


"No. Adesso ti lavi, vai a metterti la divisa e corri a scuola. Non so davvero piú cosa ti prende, sai che tuo padre odia quando si fa rumore di primo mattino".


Cosa? Suo padre?


La donna lo spinse con poca delicatezza in una stanza che doveva essere un bagno, probabilmente il bagno piú lussuoso e grande che avesse mai visto.


Idromassaggio, lavandini enormi, asciugamani soffici in puro cotone e pomelli d'oro.


Se era un sogno sperava solo di non svegliarsi piú.


Iniziò a spogliarsi, notando che anche i vestiti non erano suoi, e il panico si impossessò nuovamente di lui notando le sue braccia.


Sottili, quasi femminee, bianche come la neve.

Si girò di scatto verso lo specchio, che si trovava alle sue spalle.


E fu lì che urlò.


Fece un salto tale che finì per sbattere alla vasca dietro di lui.
Continuava a specchiarsi toccando il suo corpo, i capelli biondi che gli ricadevano sulla fronte, il fisico asciutto, le guance.


Urlò ancora, terrorizzato quanto confuso.


Una donna, evidentemente quella di prima, iniziò a bussare insistentemente alla porta chiusa a chiave, alzando e abbassando freneticamente la maniglia, invano.

"Yoongi? Yoongi? Va tutto bene?"


Ma il ragazzo all'interno non rispondeva.


Doveva essere un sogno.


Non era possibile, non era possibile.




************************************************


Yoongi si stiracchiò sentendo ancora quei dolorini fastidiosi ai muscoli.


Fece una smorfia di dolore, e si rigirò nel letto.


Sentí un leggero bussare alla sua porta e sbuffò.


"Suhee, oggi non vado a scuola, sto male" urlò pigramente, il viso schiacciato contro il cuscino.

La porta della camera si aprì lentamente, facendo entrare un fascio di luce che gli fece strizzare gli occhi.


"Ma dico sei diventato scemo? Siamo in ritardo" commentò una voce a lui familiare.


Si mise seduto, cercando di mettere a fuoco la figura davanti a lui.


Sobbalzò appena, realizzando chi effettivamente fosse.


Si alzò in piedi come una furia. "E tu che cazzo ci fai a casa mia?" Urlò verso il ragazzo dai capelli neri.

Jungkook lo fissò sconvolto. "Sei impazzito? Ci vivo idiota, questa é casa mia" provò a spiegare grattandosi la nuca.

"Chi é che urla?" Si lagnò Taehyung ciabbattando pigramente verso gli altri due. "Oh buongiorno Jimin" continuò con un sorriso. "Come va la schiena? Ti fa meno male oggi?"


Gli occhi di Yoongi si spalancarono.


Rientrò nella stanza chiudendo la porta in faccia ai due e accasciandosi contro di essa, accorgendosi solo ora che quella camera non era più la sua.

Stava iniziando a sentirsi male.


Afferrò il cellulare sconosciuto poggiato sul comodino, e corse fuori dalla camera, dando una spallata frettolosa a Jungkook, che continuava a fargli domande insistenti con tono scandalizzato.


Iniziò ad aprire tutte le porte che trovava nella sua strada,-non molte a dire la veritá- furiosamente.

"Si può sapere cosa diavolo ti prende?" strillò Jungkook afferrandolo per le spalle e girandolo verso di sé.

Yoongi si sentiva spaventato, spaesato, non sapeva cosa stesse succedendo. E in tutto questo riusciva solamente a fissare il moro, con la bocca aperta, non sapendo cosa dire.

La sua bocca riuscí solo ad articolare un"stai lontano da me" strozzato, per poi indietreggiare verso l'ultima porta che gli rimaneva da aprire.


Entrò in bagno con le mani davanti agli occhi, non voleva guardare, non doveva.

Si chiuse a chiave, evitando di guardarsi allo specchio, mentre sentiva ancora Jungkook dire chissà cosa a Taehyung.


"Jimin é impazzito, Jimin é strano, Jimin, Jimin, Jimin...."


Si sedette sul pavimento, le ginocchia contro il petto, e la testa tra le mani.

Doveva rimanere tranquillo.

Una delle capacità migliori di Yoongi era la calma.

Riusciva sempre a mantenere il sangue freddo in ogni situazione.

Ma come era possibile in quel momento?

Doveva essere un sogno. Un altro brutto incubo.

Ma non riusciva a svegliarsi, nonostante i continui pizzicotti che si assestava sulle braccia e sulle cosce.

Respirò profondamente, per poi innervosirsi di nuovo e nascondere il suo viso tra le mani.


Si guardò allo specchio, alzandosi in piedi lentamente.


Non poteva essere.


Si guardò nuovamente allo specchio, no, quella faccia non spariva dalla stupida superficie di vetro.

Continuò ad osservare terrorizzato l'immagine che lo specchio gli rifletteva.

Lo sfigato che torturava tutti i giorni.



************************************************


Jimin era in uno stato di catalessi e incredulità.


Non sapeva cosa provare, se essere felice, o se essere spaventato a morte.


Nel dubbio, stava seduto sul letto, guardando un punto indefinito nel muro bianco di fronte a lui.


Solo una cosa era certa, doveva parlarne con Yoongi.


Nemmeno ebbe il tempo di finire di formulare quel pensiero che il telefono iniziò a vibrare.

"P-pronto?" rispose tentennante.
"Jimin?" gli rispose la sua voce dall'altro capo.

Il minore emise un gemito strozzato, coprendosi la bocca. "Sí" rispose poi con voce sottile.

Sentí un silenzio dall'altra parte della cornetta, seguito da un sospiro nervoso.

"Come hai fatto a contattarmi?" chiese Jimin di getto.

"Ho semplicemente digitato il mio numero, idiota. Dobbiamo parlare di questa situazione del cazzo. Aspetta solo che ritorni tutto come prima, vedrai come sarai ridotto. Cosa hai fatto? Sei un cazzo di stregone? Come può essere successo tutto quest-aish" si interruppe ringhiando nervosamente.

"I-io non lo so. Non ho fatto niente, te lo giuro" piagnucolò il minore, iniziando a tremare "Tratta bene Jungkook e Taehyung, ti prego".

"Non dirmi cosa devo fare. Faccio quel cazzo che voglio. Incontriamoci al cancello di scuola, entriamo alla seconda ora. Puntuale". Ordinò Yoongi per poi chiudere il telefono.


Jimin iniziò a singhiozzare sommessamente.


Era terrorizzato, come poteva fare?
Con chi poteva parlarne?

Yoongi l'avrebbe picchiato, magari gli avrebbe fatto male sul serio stavolta e...

Aspetta.

Si bloccò, e le sue labbra si schiusero formando una piccola "o".

Un mondo si aprí a lui.


Yoongi non l'avrebbe picchiato.

Non avrebbe mai picchiato il suo stesso corpo.

Adesso era lui.

Era come Min Yoongi, anzi, era esattamente lui.


I suoi occhi si spalancarono all'improvviso mentre il cuore accelerò nuovamente.


"Il desiderio!" quasi urlò.


Un ghigno si dipinse sul suo volto.


Adesso sapeva esattamente cosa fare.



***************



Angolettoodoododowow


Benvenuti in questo secondo capitolo che spero vi piaccia!

Non so se ho reso bene il concetto, ma a partire dai prossimi chappy, quando nominerò Jimin mi riferirò al Jimin nel corpo di Yoongi e viceversa (?)

Spero che vi sia piaciuto, e comunque le recensioni sono MOOOLTO BEN ACCETTE, anche solo per dirmi 'datti all'ippica'

Alla prossima ヽ(*≧ω≦)ノ
  
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