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Autore: Princess Kurenai    18/04/2018    1 recensioni
Da secoli, Niflheim veniva chiamato l’Impero del Ghiaccio, da quando la Glaciale Shiva aveva fatto abbattere su quelle terre, un tempo verdi, la sua ira per punire l'ingordigia umana. Era una storia che aveva radici antiche, ma che solo nell'ultimo ventennio aveva assunto una nuova sfumatura di paura e pregiudizio. L'ennesima punizione che le genti di quelle lande avevano dovuto affrontare in seguito alla tragica fine del Re e della Regina di Niflheim, dopo l'ormai storica rivolta degli imperiali.
Infatti, in quella notte di guerriglia e fiamme si era decretato non solo il ritorno, da alcuni tanto sperato, dell’Impero ma anche la fine dei due sovrani, colpevoli secondo gli imperiali di aver salvato la loro unica figlia e non la popolazione di Niflheim.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ardyn Izunia, Noctis Lucis Caelum, Prompto Argentum
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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Fandom: Final Fantasy XV
Character(s): Noctis Lucis Caelum, Fem!Prompto Argentum (Prompta Argentum), Ardyn Izunia
Relationship(s): Het
Pairing: Promptis (Accennato LuNyx)
Rating: SAFE
Warnings: Alternative Universe (AU), GenderSwap, Inspired by Frozen (2013), Inspired by Anastasia (1997), Inspired by Tangled (2010), Magic, Fem!Prompto, Major Character Injury, Injury Recovery
Genere: Fantasy, Introspettivo
Conteggio Parole: 3710
Note:
1. In questa fic, Prompto è una donna e si chiama Prompta.
2. In questo universo non è mai esistita la Guerra degli Dei e non esiste neanche la guerra tra Niflheim e Lucis.
3. Non è un mondo “moderno” come quello di FFXV, diciamo che è simil-medioevo.
4. La Piaga delle Stelle non è quella che conosciamo noi. Come ben sappiamo, quella malattia prende origine dalla malaria, ed io ho deciso di trattarla in quel modo.
5. L’Helleborus è velenoso, ma in passato - se dosato nei modi giusti - veniva utilizzato anche in campo medico.
6. Il Picco di Vogliupe non esiste per quel che so, ma esiste Vogliupe che è la regione di Niflheim dove giace il corpo di Shiva.
7. Ispirato liberamente ad Anastasia e Rapunzel, oltre che a Frozen.
8. Aggiornamenti bi-settimanali. Il Mercoledì e il Sabato.
9. Non betata!

Dediche:

Ho scritto questa fic solo ed esclusivamente per Lera. Lei adora Prompta per via di una gloriosa role che stiamo facendo da più di un anno... e visto che non sono mai riuscita a scriverle un qualcosa di serio su Fem!Prompto mi sono messa in testa di unire alcune delle cose che più adora: Fem!Prompto, la Promptis, Anastasia (*sparge amore*) e infine il collegamento che il fandom ha creato tra Elsa e Prom.
Quindi, tesoro, spero che tu sia qui a leggere... questa fic è una sorta di strada verso il compleanno, visto che si concluderà il 25 Aprile. Spero che ti piaccia e che ti faccia piacere. Ti voglio un sacco di bene!


Il sole era già alto in cielo quando Noctis, affiancato da Prompta, lasciò il palazzo diretto verso gli hellebori, che a detta della giovane donna crescevano non lontano da lì. Indossavano entrambi delle pellicce pesanti ma comode, adatte alle rigide temperature di quella valle ai piedi del Picco di Vogliupe, e con occhi e orecchie ben attenti a ogni minaccia, iniziarono ben aperto ad avanzare lentamente sulla neve.

A guidare quella spedizione era ovviamente Prompta grazie alla sua conoscenza delle terre che circondavano il palazzo, e come conferma di quell’abilità, fu addirittura in grado di svelare la presenza di alcuni predatori, permettendo a entrambi di evitarli senza inutili perdite di tempo o combattimenti pericolosi.

«Visto che oltre certi confini non mi è permesso andare mi sono impegnata per conoscere bene almeno queste zone», svelò innocentemente durante la marcia, facendo stringere lo stomaco di Noctis in una presa ferrea e fastidiosa.

Anche se ormai era a conoscenza della situazione di Prompta, non poteva fare a meno di sentirsi a disagio davanti a quelle affermazioni così innocenti che accendevano in lui il bisogno di agire e di portarla lontano da quella terra inospitale. Sentì addirittura il desiderio di portarla con sé a Lucis e quel pensiero, oltre a stupirlo, lo portò anche dinanzi a delle nuove considerazioni.

Lucis gli mancava. Non era lontano da casa da troppo tempo, ad occhio e croce erano passate a malapena due settimane, eppure non poteva negare di sentirsi prigioniero di quelle montagne da un’eternità. Per quel motivo, probabilmente, stava anche iniziando a sentirsi tanto nervoso quanto sollevato alla sola idea di essere ormai vicino al suo traguardo. Mani e Sol lo stavano aspettando, così come Luna e Nyx, e lui sapeva di non doverli deludere. Non dopo aver fatto tutta quella strada.

Il problema era, ovviamente, deludere Prompta.

Cercò comunque di concentrarsi sul presente per non cadere in distrazioni che, come ben sapeva, potevano essere letali in quei luoghi… anche in una giornata mite come quella. Infatti, Noctis aveva già visto in precedenza quanto il tempo potesse essere volubile in quella montagna, e temeva di ritrovarsi bloccato in una tormenta insieme a Prompta che, nonostante le rivelazioni di quegli ultimi giorni, aveva ugualmente deciso di accompagnarlo fino ai fiori.

La giovane donna, alla fine, non aveva più parlato del discorso che avevano fatto durante il pranzo del giorno prima e, anche in quegli istanti, sembrava più incline a nascondere i suoi reali pensieri piuttosto che mostrarli apertamente a Noctis.

Era comprensibile e lui stesso sapeva che sarebbe stato controproducente, oltre che maleducato, il continuare a insistere. Le avrebbe lasciato tempo di pensare ancora, sperando ovviamente di non incorrere in pericoli durante quel breve viaggio… ma anzi: di renderlo il più piacevole possibile. Gli venne infatti naturale affidare a Prompta il fischietto per richiamare i chocobo e non poté non sorridere quasi intenerito nel vedere la gioia e l'emozione illuminarle il viso.

«Lo posso usare io? Risponderà anche al mio richiamo?», gli chiese curiosa.

«Risponderà sicuramente se è nel raggio d'azione del suono», spiegò con un piccolo sorriso, reso più dolce dall’espressione estasiata della sua compagna di viaggio.

«Sperando che non sia diventato cibo per Behemoth», precisò Prompta con un mezzo sorriso, utilizzando subito il fischietto.

Il suono si perse nel silenzio della vallata e davanti allo sguardo interrogativo della giovane donna, Noctis cercò subito di rispondere a quella muta ma intuitiva domanda.

«A questo punto possiamo solo andare avanti e continuare ad usare il fischietto a intervalli per segnalare sempre la nostra posizione», spiegò, «decidi tu quando utilizzarlo», aggiunse quando Prompta tentò di restituirgli il piccolo oggetto.

La possibilità di vedere un Chocobo sembrava riempirla di felicità e, pur di continuare a vedere quello sguardo felice, Noctis si sentiva ben disposto ad affidarle per tutto il viaggio il fischietto.

Prompta gli donò subito un nuovo sorriso per ringraziarlo e, intascando il richiamo, continuò con sicurezza a fargli strada lungo quei sentieri non battuti e impervi, permettendo a delle lievi chiacchiere di allietare quei momenti.

Parlarono ancora dei Chocobo e di Lucis, evitando accuratamente altri discorsi più impegnativi e pericolosi, e solo quando Prompta annunciò l'arrivo alla loro metà, Noctis si sentì quasi con un piede a casa.

«Non so come ringraziarti», le disse, mettendosi subito alla ricerca dei fiori insieme all'altra.

«Non credo di avertelo mai chiesto… ma perché sono così importanti per la tua missione?», domandò Prompta controllando insieme a lui i piedi di ogni albero, «Sono velenosi…»

«Sono velenosi, è vero», assentì individuando, con sollievo, ciò che stava cercando, «I figli di mio cugino si sono ammalati e gli Dei sono apparsi in sogno a Lunafreya, la sua compagna… le hanno indicato questi fiori che possono essere usati come cura per la malattia dei piccoli…», spiegò infine, cadendo in ginocchia sulla neve per iniziare, con un coltellino, a tagliare con attenzione gli steli degli hellebori. Gli tremavano le mani per l’emozione e gli era sembrato assolutamente naturale rivelare quel dettaglio riguardante la sua missione a Prompta.

«Quindi… sei partito per salvare i tuoi nipoti?», ricapitolò la giovane donna, aiutandolo a sua volta nel raccogliere quei fiori.

«Già… sarebbe partito Nyx ma l’ho fermato. Era più giusto che fossi io a farlo, i bambini hanno bisogno di entrambi i genitori», dichiarò, alzando lo sguardo su Prompta, restando sorpreso nello scorgere un cipiglio cupo e triste. Si sentì quasi in colpa nel leggere quei sentimenti nel volto delicato della giovane donna e, senza pensarci, sollevò la mano per posarla delicatamente sulla spalla dell’altra, coperta da una morbida pelliccia bianca, tentando in qualche modo di confortarla.

Quel gesto le strappò un sussultò che la spinse a voltarsi verso di lui con le sopracciglia piegate in un’espressione sorpresa ma ancora malinconica.

«Va tutto bene?», le chiese piano, e Prompta si accigliò un poco.

«S-sì…», balbettò, «è solo che… è bello sapere che esistono persone come te e la tua famiglia. Disposte a tutto per aiutare i propri cari», spiegò timidamente.

«Tu sei stata disposta a tutto per aiutare me», le fece presente Noctis, cercando di allontanare quel continuo senso di inferiorità che, come si era presto reso conto in quei giorni di convivenza, caratterizzava quasi alla perfezione l’animo della giovane donna. Prompta era sempre pronta a sminuirsi oltre che a nascondere, dietro un sorriso teso, i suoi sentimenti e le incertezze… e lui poteva solo cercare, nel suo piccolo, di incoraggiarla. In fondo, non poteva fare altro perché le loro strade si sarebbero divise troppo presto.

«Ti ringrazio, Noctis», rispose lei, intuendo le sue intenzioni, «mi… mancherai», aggiunse infine, aprendo una voragine nel cuore di Noctis. Gli erano bastate quelle due parole per fargli sentire un dolore lancinante al petto, il bisogno sempre più forte di non abbandonarla a quel destino e di convincerla a cambiare la sua vita: allontanandosi da quelle montagne di ghiaccio.

Aveva deciso di non forzarla, di lasciarle modo di pensare a ciò che la poteva attendere una volta presa coscienza della sua assurda prigionia, ma in quel momento, con gli hellebori stretti in mano, sentiva di essere lui a non avere più tempo.

«Non… siamo costretti a rendere la mia partenza un addio», cercò di dirle, ma Prompta scosse il capo.

«Deve esserlo, per il tuo bene e anche per il bene della tua famiglia», rispose.

«Significa che hai pensato a… ciò che ci siamo detti ieri?», chiese, trattenendo quasi il respiro in attesa di sentire il responso dell’altra.

Prompta si guardò attorno, senza nascondere la sua preoccupazione e tristezza.

«Ci ho pensato e… non c’è niente per me la fuori. Non conosco il mondo e qui sono protetta… non sarò libera però… è tutto ciò che ho», spiegò, costringendo Noctis a balzare in piedi, reagendo istintivamente a quelle parole tanto malinconiche quanto piene di una speranza debole e pronta a morire.

La giovane donna lo guardò sorpresa, restando inginocchiata nella neve.

«Allora vieni con me», dichiarò Noctis, senza pensarci, dando voce ai desideri che lo avevano accompagnato fino a quel momento, «nessuno ha il diritto di tenerti qui prigioniera. Puoi avere tutto quello che desideri lontano da questa solitudine».

Voleva aiutarla con tutto se stesso e portarla addirittura a Lucis. Le avrebbe offerto una casa, un rifugio, così come la stessa Prompta aveva fatto con lui quando le aveva salvato.

Era guidato dai migliori intenti anche se, onestamente, si sentì a sua volta sorpreso dalla sua stessa intraprendenza. Non pensava fosse possibile riuscire a trovare il coraggio di esporsi in quel modo, ma al tempo stesso era anche stato così naturale da spingerlo addirittura a tenderle la mano in un ulteriore invito.

Quel gesto servì ad allontanare tutti i suoi pensieri e i dubbi, perché era la cosa migliore da fare, e non voleva tradire le sue sensazioni che lo avevano sempre guidato verso la strada giusta.

Prompta, però, esitò stringendo le mani al petto come per timore di allungarle e afferrare quella del giovane uomo che ai suoi occhi sembrava apparire tanto calda e rassicurante, carica di quella promessa di libertà che lei sognava da tutta una vita.

«Noctis…», pigolò.

«Non sarai sola», riprese lui, «e non ho intenzione di morire, ho una missione da portare a termine e ti ho già dimostrato quanto sono legato alla vita», aggiunse, tentando di dare un tono ironico alla sua voce, ritenendosi soddisfatto quando vide brillare negli occhi della giovane donna una luce di ilarità.

«Sì… è vero», assentì Prompta, guardando ancora la mano ferma davanti al suo viso, «… sei davvero sicuro? Il mio posto è questo… tra la neve e i ghiacci…»

«Il tuo posto è dove tu sogni di restare», rispose Noctis, «e voglio aiutarti… ne sono sicuro».

Prompta esitò ancora poi, chiudendo gli occhi, allungò la mano per stringere quella di Noctis che, sentendosi vittorioso, la tirò su facendola di nuovo stare in piedi.

«Ti ringrazio per la tua fiducia», le disse, senza lasciare la presa sulla mano della giovane donna per trasmetterle ulteriore sicurezza.

«Sei tu che ti fidi di me… senza sapere niente», mormorò Prompta, «ma… voglio provare a crederti… voglio credere che tu sia diverso».

Noctis annuì, forse senza capire a pieno le parole dell’altra, e lasciandosi trasportare da un’improvvisa fretta, sollevò l’altra mano stretta ancora a pugno sui fiori.

«Abbiamo ciò che cercavo. Possiamo incamminarci verso il palazzo, farai i bagagli e…»

«No», tagliò subito corto Prompta, bloccando a metà la proposta dell’altro, «partiamo subito, tu hai tutti i tuoi bagagli ed io… io non ho bisogno d’altro», spiegò. Nella sua voce, oltre una costante di incertezza, vi era anche un pizzico di paura che non sfuggì a Noctis.

«D’accordo. Come desideri», rispose a sua volta, mentre nella sua mente si formava già la risposta alla domanda sul perché di quelle sensazioni tanto negative e sbrigative emerse nelle parole di Prompta: il suo protettore . Era una figura ancora astratta nella mente di Noctis, ma fu semplice associare il tutto a quell’uomo.

La giovane donna lo ringraziò subito con lo sguardo per la comprensione e, dopo aver raccolto i fiori in un sacchetto si incamminarono rapidi verso il sentiero, non lontano da lì, che nel giro di qualche giorno di tragitto a piedi li avrebbe condotti in un primo centro abitato.

Prompta iniziò subito a muoversi quasi di fretta, come se non vedesse l’ora di lasciare quei luoghi, e riprese di nuovo ad utilizzare il fischietto - l’arrivo del chocobo li avrebbe aiutati non poco nel velocizzare il viaggio.

Il suo atteggiamento, agli occhi di Noctis, era comprensibile. Sicuramente la giovane aveva atteso così tanto quel momento, l’aveva sognato così tante volte da sentire la fretta scorrergli nelle vene come un fuoco inestinguibile… e si sentiva felice all’idea di essere stato lui stesso ad alimentarlo, impedendogli di morire sotto la neve.

«Dovremo cercare sicuramente un rifugio per la notte, sperando di non venire colti da qualche tempesta», commentò, rendendola partecipe di come avrebbero viaggiato.

«Non ci sarà nessuna tormenta», rispose però Prompta.

«Ormai conosci il tempo alla perfezione su queste montagne, immagino…», constatò Noctis, ma l’altra scosse il capo, mordendosi le labbra.

«Sei ancora in tempo per scappare», mormorò, bloccando in un istante Noctis.

«Come?»

I ripensamenti erano normali, non era semplice lasciarsi realmente alle spalle un’intera vita, ma lui non voleva rinunciare: non dopo aver raggiunto quel punto.

Prompta continuò a torturarsi la bocca, resa quasi più rosea dalle continue molestie dei suoi denti.

«Forse è meglio che tu lo sappia qui… prima che sia troppo tardi», mormorò, sollevando le mani per potersi togliere lentamente i guanti, rivelando delle mani pallide e delicate, «non ci saranno più tormente improvvise perché… non ci sarò più io».

Noctis aggrottò le sopracciglia, spiazzato dalla sua affermazione.

«Non… capisco», ammise, incapace di nascondere la sua confusione. Prompta sembrò concedersi un sorriso triste, ancora più malinconico di quelli che le aveva visto fare in precedenza.

«Quando parlano della strega… tutti gli abitanti si… riferiscono a me», svelò infine, con non poca difficoltà, allungando la mano nuda per far apparire, in un tenue lampo cristallino, uno sbuffo di neve che fece sobbalzare Noctis, ancora spiazzato dalle precedenti parole della giovane donna.

Non sapeva come descrivere quel momento, non sapeva neanche come sentirsi. Tutte le sue ipotesi si erano rivelate inesatte e quell’improvvisa mancanza di certezze lo lasciò senza fiato.
Prompta era la strega che terrorizzava Niflheim con le sue tormente di neve, uccidendo i viaggiatori che si perdevano tra quelle montagne.

Socchiuse le labbra senza però sapere esattamente cosa dire, ma gli divenne improvvisamente più chiaro quando la giovane donna, indossando ancora i guanti come per nascondersi, mormorò un: «Come ti ho detto… sei in tempo per scappare».

Sin dal primo istante, Noctis l’aveva definita sensibile e gentile. Un animo puro piegato dalla crudeltà degli eventi che l’avevano portata ad essere prigioniera su quella montagna. Aveva ipotizzato a lungo sul motivo di tale isolamento e in quel momento, la risposta, gli sembrava fin troppo chiara. I poteri di Prompta potevano essere visti come pericolosi e le dicerie popolari non avevano fatto altro che creare sulla sua persona una figura cinica e maligna, uno spirito assetato di sangue e dolore. Cose che non appartenevano a Prompta.

«Sei sempre stata tu a… creare quelle tormente?», le chiese.

«S-sì… ci sono dei momenti di sconforto in cui i miei poteri… ecco… perdo il controllo», cercò di spiegare, mentre Noctis non poteva fare a meno di associare la parola sconforto ai lamenti e al pianto che si era convinto di sentire durante le tempeste di neve.

Non erano illusioni, né si era lasciato suggestionare dagli eventi, perché era Prompta e lo era sempre stata.

«Ho causato la morte di tante persone… ho… r-rischiato di ucciderti…», riprese la giovane donna, con voce spezzata, e Noctis si lasciò guidare ancora una volta dal suo istinto. Le prese entrambe le spalle con le mani, costringendola ad alzare lo sguardo su di lui.
«Perdi il controllo quando sei triste e stai male… è più forte di te e non devi fartene una colpa», le disse per rassicurarla e dimostrarle che non l’avrebbe abbandonata, «questa solitudine ti ferisce, restare qui prigioniera ti porterà solo ulteriore dolore… puoi però essere felice e libera. Perché mi hai salvato e questo dimostra che non vuoi uccidere nessuno. E lo so con assoluta certezza, sei una persona buona e continuo a volerti aiutare».

Le sue parole, sincere e accorate, sembrarono colpire Prompta che, facendo tremare le labbra, sembrò non trattenersi dallo scoppiare a piangere. Per un momento, Noctis, temette di trovarsi nel bel mezzo di una tempesta di neve ma si rese presto conto che quelle lacrime erano tutto tranne che di dolore. Vi era sollievo e felicità, liberazione per quel peso che la giovane donna aveva tenuto sulle sue spalle per troppo tempo.

Le permise di sfogarsi, di lasciare andare quei sentimenti che aveva celato fino a quel momento, e non poté non sorridere nel vedere dei piccoli fiocchi di neve, delicati e piacevoli, iniziare a cadere su di loro.

«Stai facendo nevicare, Prompta», le disse divertito, sentendo il suo cuore battere se possibile più forte nel sentire anche la giovane donna ridacchiare.

«N-non lo faccio di proposito», si difese, sfregando le mani sugli occhi per asciugare le lacrime, «p-perdonami…»

«Non hai nulla da farti perdonare…», scosse il capo Noctis, «per me non è cambiato niente, anzi: ora vedo tutto in modo più chiaro».

Prompta, con l’animo più in pace - cosa che venne ampiamente dimostrata dal cessare di quella leggera nevicata -, riprese istintivamente a mordersi le labbra.

«Grazie… davvero», mormorò, donandogli un nuovo sorriso, pienamente sincero al contrario di tanti altri che gli aveva regalato in quei giorni.

Lo stesso Noctis, dopo aver piegato le labbra verso l’alto, si sentì improvvisamente più libero e felice. E, facendo un cenno verso la strada che li attendeva, si permise di risponderle con un: «Andiamo, la strada è lunga… e dovrai spiegarmi molte cose».

La giovane donna assentì e, fianco a fianco, i due ripresero il loro cammino… ignari di un’oscura presenza che li aveva ormai raggiunti.

Fu Prompta la prima a rendersi conto del pericolo e Noctis riuscì a comprenderlo sfortunatamente troppo tardi.

Alle sue orecchie giunse infatti solo la voce della giovane donna che, con tono terrorizzato, stava pronunciando il suo nome… poi le fiamme.

Una palla di fuoco lo investì con violenza in pieno petto, scaraventandolo contro il tronco di un albero non troppo lontano. Dalle sue labbra sfuggì un verso di dolore e, sordo a tutto, si riversò per terra mentre delle lingue di fuoco avvolgevano crudeli il suo corpo, sciogliendo con la loro violenza la neve circostante.

Le sentiva mentre si nutrivano della sua carne e i suoi lamenti disperati sembravano solamente in grado di alimentare la rabbia di quelle fiamme. Tant'è che neanche quando trovò la forza di rotolarsi per terra, gridando ancora e ancora, queste sembrarono placarsi.

Distante come un ricordo, alle sue orecchie giunse la voce di Prompta. Era alta, estremamente acuta, ma soprattutto terrorizzata e supplichevole.

«Ti prego! Smettila!»

Disperata, come se quel fuoco stesse mangiando la sua stessa pelle e non quella di Noctis, ormai a un passo dal perdere il contatto con la realtà.

Perché faceva male, molto più di qualsiasi caduta dai Chocobo o di ferita da combattimento, e la cosa peggiore era che non sapeva né da chi stesse provenendo quell’attacco né come fermarlo.

Riusciva solamente a contorcersi in preda al dolore e solo dopo dei lunghi e quasi interminabili momenti, si sentì liberare dalle fiamme, cosa che, tuttavia, non fece cessare le sue lancinanti pene. Rimase infatti agonizzante sulla neve, tremando non per il freddo ma per lo shock.

«Pensavo lo avessi ormai capito, principessina . Ma non puoi andare via da questa montagna».

Una nuova voce, fintamente dispiaciuta, accarezzò le orecchie di Noctis. Il dolore non accennava a diminuire ma, forse grazie alla sua mente che sembrava aver iniziato ad estraniarsi pur di proteggerlo dallo strazio del suo corpo ustionato, riuscì ugualmente ad aprire gli occhi per rivolgere lo sguardo davanti a sé.

La sua visione era sfocata dalle lacrime e dal dolore, ma fu lo stesso in grado di vedere Prompta, ferma dinanzi al suo corpo riverso sulla neve, e poco più avanti una figura che sarebbe sembrata umana se non fosse stato per l’alone infuocato che la circondava.

Ispirava pericolo e morte, come uno spirito maligno.

«T-ti prego…», supplicò ancora la giovane donna. La voce, da acuta, si era fatta bassa e rotta, spezzata dal dolore e dalla paura.

«Che ingrata… vengo a trovarti e scopro che hai lasciato il castello per una delle tue inutili fughe… dopo tutto quello che ho fatto per te, mia cara Prompta», commentò l'altro scuotendo il capo quasi sconsolato, facendo tremare visibilmente la donna.

Il vento si stava alzando lentamente, reagendo allo stato d'animo di Prompta, e Noctis come spettatore impotente, si ritrovò a combattere contro il bisogno di lasciarsi andare al dolore che, perenne, stava dilaniando le sue carni. Sapeva di dover intervenire, ma gli sembrava impossibile.

«… io… non voglio più stare qui…», soffiò la giovane, «d-desidero vedere il mondo… t-ti prego, lasciami andare. P-prometto che non ferirò n-nessuno...», e quelle sue parole, sussurrate senza alcuna decisione o sicurezza, fecero ridere malignamente l'uomo.

«Ti sei lasciata incantare dalle sue promesse e da quel bel faccino, povera piccola Prompta», la prese in giro, «è un vero peccato che ora stia morendo a causa tua, come tutti gli altri».

Le fiamme ripresero a lambire Noctis, strappandogli un verso agonizzante, e rubando alla giovane donna un urlo disperato.

«Smettila! Ti scongiuro!»

«Devo proteggerti, principessina », rispose l'uomo, avanzando lentamente verso Prompta, «non voglio che gli altri scoprano chi sei… oppure desideri che sappiamo chi ha congelato centinaia di persone con il suo pianto. Sarebbe terribile, non credi?», le chiese infine, allungando la mano per accarezzarle il viso pallido, attraversato da copiose lacrime.

Noctis, scosso dal dolore, ascoltò quelle parole senza poter controbattere se non con un nuovo lamento. Erano menzogne, Prompta non doveva ascoltarlo. Poteva essere libera.

Era in quel modo subdolo che quell’uomo, il protettore - non poteva essere nessun’altro se non lui -, riusciva ad averla in pugno e lei doveva assolutamente ribellarsi.

Poteva farcela perché in lei, Noctis, aveva visto una forza che andava oltre l'aspetto a tratti fragile e delicato come un fiocco di neve.

Per quel motivo le avrebbe voluto dirle di scappare, di ignorare quell’essere spregevole, ma il dolore era tale da privarlo di ogni energia, conducendolo senza alcuna via d'uscita in un limbo tra la realtà e la morte.

Sentì altre frasi, parole sconnesse, che non avevano quasi senso per lui. Solo quando il suo corpo venne protetto, da una nuova palla di fuoco, con una barriera di ghiaccio richiamata dalla stessa Prompta, fu in grado di sentire chiara e forte un’ultima supplica.

«N-non ucciderlo… ti prego… t-tornerò al palazzo… ma non fargli più del m-male».

Il cuore di Prompta era talmente buono da aver rinunciato alla sua ritrovata libertà per salvare la sua vita, e Noctis ne era sfortunatamente consapevole. Aveva fallito ma… non doveva finire in quel modo. In lui c'era ancora un bagliore di forza e, nonostante la debolezza, cercò ancora una volta di parlare.

Socchiuse le labbra, pronunciando solo il nome di Prompta, ma alla fine fu il buio ad accogliere la sua supplica.

   
 
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