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Autore: reesejordan    18/04/2018    10 recensioni
14 luglio 1789. André è morto e lascia un vuoto terribile in due delle persone che lo hanno amato: la sua compagna e il suo migliore amico.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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È da stamattina che la cerco. Da quando mi hanno detto che non è più tornata da ieri notte. Non mi dò pace. L'ho lasciata sola. Spero solo che non abbia fatto qualche pazzia. La Senna non perdona.

Sono stanco. Ho dormito poco stanotte. Mi fermo a riposarmi per un attimo appoggiando la mano e la fronte a un muro freddo di uno dei tanti vicoli di Parigi. È allora che la vedo. È riversa per terra, la faccia contro il pavimento sporco, coperta dal mantello che le ho dato per proteggersi dalla pioggia. La chiamo, le dico che l'ho cercata tanto, che voglio che venga con me, che gli altri la stanno aspettando per scrivere la storia insieme.

Si alza. Mi guarda incredula. Ti chiama.

- André, amore...

Un pugno in faccia, una pugnalata alla coscia o una pallottola nella spalla avrebbero fatto meno male. Anche se me le avessero date tutte e tre insieme. Amore. Sei tu il suo amore. Si avvicina e sembra delusa di vedere me. Stava sognando te. Non l'avevo mai vista così. È così diversa dalla nobile che ha accettato di venire a comandarci in quel lontano aprile. 

Prima di ieri, ti avevo chiesto di non venire con noi perché con quel tuo occhio avresti rischiato la vita. Mi hai risposto con la tua solita calma. Mi sembra di sentire la tua voce.

- Non importa. Non posso non venire. Oscar ha bisogno di me.

Accidenti a te, André!  Avevi ragione. Ha veramente bisogno di te. Mi chiede se può restare ancora un po'. Piangere ancora un po'. Il comandante mi chiede questo? No, la richiesta viene da una donna innamorata che ha appena perso il suo amore. È la stessa donna che con fierezza ha dichiarato davanti allo sguardo stupito di tutti di essere la tua compagna. È la donna-comandante che davanti ai suoi uomini ha abdicato il suo ruolo chiedendoti di dirle cosa fare perché ti avrebbe obbedito, seguito comunque.

Vorrei che il tempo si fermasse in questo vicolo. Il suo corpo stretto al mio mi fa passare un po' del mio grande dolore. Anch'io ho bisogno di un po' di conforto. Li ho perso tutti. Mio padre, mia madre, mia sorella e adesso il mio migliore amico. Perché è tutto così dannatamente difficile?

Accidenti al tuo vizio di seguirla sempre! Non saresti morto. Sei stato il primo ad alzarti e seguirla, come sempre, appena ci ha detto che avremo tentato di muoverci da sotto il ponte. Mentre l'abbraccio sento ancora le sue urla disperate nelle orecchie, nel vederti sanguinare, nel momento in cui un destino crudele ti ha portato via da lei. Vedo la furia in lei per salvarti, per tenerti ancora la mano, per sentirti dirle parole d'amore e di speranza di un futuro insieme.

Piange afflitta. Sento i suoi singhiozzi mentre sussurra il tuo nome più volte, bagnando di lacrime la giacca della divisa. Sento per la prima volta contro il mio petto le sue forme di donna, quelle che ha nascosto agli occhi di tutti ma non ai tuoi. Perdonami, amico, ma mentre tutte queste sensazioni mi avvolgono, la stringo sempre più forte a me. Lei si starà immaginando di essere fra le tue braccia. Penserà che il calore del mio corpo sia il tuo, le mani che l'accarezzano siano le tue. Io, invece, sogno che il nome che sta chiamando sia il mio e che il posto in cui vorrebbe stare sia il mio abbraccio.

Accidenti ai tuoi modi gentili! Sei stato quello che, nonostante il mio comportamento rozzo, non mi ha mai giudicato. Quello che sapevi che il comandante non avrebbe mai tradito uno dei suoi uomini. Non hai infierito su di me per averla sfidata nel piazzale di fronte a tutti. Mi hai solo guardato e lì ho scorto mille parole non dette. Se non fossi stato così tollerante nei miei confronti, adesso la prenderei e la bacerei per cercare di cancellare le pene e il rimorso che porto dentro. La voglio, André. Voglio la tua donna. Accidenti se la voglio. Ma lei non vorrà mai le mie labbra sulle sue. Lei che ha conosciuto le tue labbra, le tue mani, le tue braccia. Lei vorrà sempre solo te. Sai che non ha smesso di chiamarti?

Mi stacco da lei. È giunto il tempo di andare, di lottare. Le dico che i suoi soldati hanno bisogno di lei, che la Francia intera ha bisogno di lei. Tutto inutile. Scuote la testa. Non vuole. Cerco di convincerla con l'ultima arma che mi rimane.

- Se non volete farlo per noi, fatelo per André. Avrebbe combattuto fino all'ultimo per avere ciò che desidera. Sarebbe fiero di voi.

Allora alza la sua testa. Il comandante è tornato. Mi guarda decisa e annuisce. I suoi occhi brillano di più dopo le lacrime che ha versato per te.

-  Va bene. Lo farò per André. Andiamo, Alain.

Esce dal vicolo buio, che mi rimarrà impresso per molto di più che per la sporcizia o l'odore di terreno bagnato, e inizia a correre. I suoi capelli sono mossi dal vento. Ho preso il tuo posto. Sono io a starle dietro adesso. E capisco molte cose. Capisco perché ti sia arruolato, perché la seguivi, perché la amavi. Ricordo la tua reazione quando ti ho detto che è una donna da ammirare. Sei rimasto zitto, lo sguardo nel vuoto di chi sa molto, ma non ha necessità di dire niente. Allora io pensavo di dirti quelle parole per il tuo bene, per fartela dimenticare. Accidenti a me! Avevo torto e, come sempre, avevi ragione. È una donna da amare, la tua Oscar.
   
 
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