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Autore: DaisyCorbyn    18/04/2018    1 recensioni
**IN REVISIONE**
[19 anni dopo] [Next Generation]
Dopo gli avventimenti che hanno scosso Alwys alla fine del suo primo anno ad Hogwarts, la Grifondoro si troverà ad affrontare un nuovo nemico: la Luna d'Argento, un fenomeno che causa effetti oscuri ai licantropi. La soluzione sembra la Pozione Antilupo, ma è veramente ciò di cui Alwys ha bisogno?
Tra la ricerca degli ingredienti e le lezioni, Alwys dovrà anche scontrarsi contro quella figura oscura che cercherà di manipolare la sua mente.
ATTENZIONE: questo è il secondo libro della saga Alwys Dewery, il primo lo trovate nel mio account!
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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9
La famiglia Projent


Nonostante fosse Settembre, quel giorno il sole splendeva nel cielo avvolgendo tutti con il suo tepore: il perenne venticello freddo obbligava gli studenti a coprirsi con il mantello, ma era più che sopportabile paragonato ai giorni più uggiosi e umidi. Alwys aveva cominciato ad apprezzare quelle giornate. Prendeva il libro di Difesa contro le Arti Oscure, mentre Ninfa gironzolava qua e là intorno a lei, e si sedeva ai piedi del grande albero posto al centro del cortile. Quel giorno c’erano molti studenti grazie al bel tempo, ma i suoi amici erano indaffarati in altro: Adeline era con il professore di Erbologia, Neville Paciock, per qualche lezione straordinaria, Albus ad allenarsi con la scopa, Rose con il suo gruppetto di studio e gli altri in giro. Alwys, però, non sentiva per niente il peso della solitudine; Al l’aveva invitata a vedere gli allentamenti, ma la annoiavano molto e soprattutto voleva studiare il più possibile Difesa contro le Arti Oscure, a causa del professor Draconem che anche quell’anno aveva cominciato a metterle i bastoni fra le ruote: da quando era tornata c’era stata solo una lezione con lui e le era bastata.
Erano passati due giorni dalla Cerimonia di Smistamento: dopo aver letto il giornale era corsa verso il dormitorio, seguita da Albus e Rose, ma aveva fatto capire subito di non essere intenzionata a parlarne. Si era rifugiata sotto le coperte e Lady Amelia l’aveva rassicurata un po’, ma comunque quell’articolo era rimasto padrone della sua mente. I suoi amici erano rimasti molto colpiti dalla sua reazione, ma lei aveva preferito seppellire quelle preoccupazioni, troppo spaventata dalla realtà. Anche Ted aveva provato a parlarle, ma lei non voleva sentire né di Thestral, né di Grelyan Phelwes.
Sotterrare tutto ciò era l’unico modo per non impazzire.
«Alwys» la voce di Fred la trascinò via da quei pensieri.
Il Weasley stava venendo verso di lei con il suo solito sorriso e agitò la mano per farsi individuare più facilmente.
«Ciao! Come mai non sei con Dominique?» chiese aspettandosi di vederla spuntare dietro di lui.
«Sta aiutando Albus con gli allenamenti.»
«Ma non sei anche tu della squadra?»
«Sì, sono il portiere, ma ad Al interessa diventare cercatore» spiegò prendendo posto accanto a lei.
Era incredibile come in un anno Albus avesse cambiato completamente idea: Alwys ricordava come, la prima volta che avevano parlato di Quidditch, lui era diventato tremendamente freddo. Non si sarebbe mai aspettata che avrebbe incominciato a frequentare gli allentamenti, figuriamoci diventare cercatore come il padre!
«Non me lo sarei mai aspettato.»
«Nessuno, in verità» disse attirando l’attenzione di lei «Ormai la squadra aveva perso le speranze!»
«Chissà come mai allora…» rispose lei pensierosa: alla prima occasione, avrebbe dovuto parlargli assolutamente.
«Non saprei, ma meglio così» disse Fred facendo spallucce «Harry lo ha fatto allenare sin da piccolo, quindi è davvero bravo.»
Che fosse stato proprio il padre a fargli pressioni per quell’anno? Non ne era sicura, il signor Potter non sembrava quel tipo di padre.
«Sembri pensierosa» constatò il ragazzo spostando lo sguardo da Ninfa, che si era messa a pancia in su davanti a lui, ad Alwys.
«Non so, a volte credo di non conoscere bene le persone che mi stanno attorno» spiegò rimanendo immersa nelle sue congetture. Ormai era amica con Al da un anno, ma c’erano molte occasioni in cui si era resa conto di non conoscerlo per niente.
«Penso sia normale: parlare di se stessi non è facile, soprattutto se nemmeno noi stessi ci conosciamo.»
Alwys non poteva essere più d’accordo; non poteva pretendere che Albus si aprisse con lei, se lei era la prima ad avere molti segreti. La sua natura da lupo mannaro, il suo sogno, i suoi sospetti… quasi si sentiva in colpa, ma aveva troppo paura di perdere i suoi amici se si fosse esposta troppo. Guardò Fred che aveva uno sguardo preoccupato, molto probabilmente perché doveva essersi incupita.
«Tu come stai?» le chiese, come se si fosse tenuto quella domanda per molto tempo.
«Bene» rispose con la voce che le tremava: non era mai stata una gran bugiarda «Tu?»
«Anche…»
Il tono con cui quella parola venne fuori dalla sua bocca la ferì ma sapeva che non poteva biasimarlo. Abbassò lo sguardo verso l’erba, come se guardarlo aumentasse il dolore. La conversazione era svanita come se fosse una candela poco resistente al vento: Alwys optò per cambiare argomento, ad esempio chiedergli come si stava trovando Rox ma, appena si apprestò a parlare, la Grifondoro entrò dentro il cortile con accanto un ragazzino della sua età. Alwys lo aveva visto alla cerimonia di smistamento, ma il suo nome in quel momento le sfuggiva. Rox, appena li vide da lontano, si avvicinò facendo un cenno con la mano per salutarli.
«Chi è il tuo nuovo amico?» chiese Fred con il tono meno amichevole di cui fosse capace.
«Eliha Projent» rispose il ragazzino con aria saccente «E so rispondere a questa domanda, potevi chiederlo a me.»
Alwys preferì intromettersi nel discorso, per evitare che la conversazione prendesse una brutta piega «Come ti stai trovando nella nostra Casa?»
«Mi aspettavo di meglio.»
Alwys cercò di mantenere un sorriso amichevole, ma quel ragazzino era davvero insopportabile! Ad un tratto, però, le cominciò a girare la testa, tanto che dovette prenderla tra le mani per calmare il malessere. 
«Stai bene?» le chiese Fred mettendole la mano sulla spalla per guardarle il viso.
«Sì, tranquillo» sentiva una sensazione strana, come se percepisse che il motivo del suo malessere fosse sotto il colletto di Eliha, poiché da lì proveniva un odore strano «Per caso hai una collana?»
Il ragazzino la guardò confuso in un primo momento, però subito dopo annuì mostrandole il ciondolo: era una pallina di piccole dimensioni tutta bucherellata, che conteneva un oggetto di colore viola, la cui forma, però, era irriconoscibile. Alwys si sentì peggio, come se ad un tratto l’albero fosse diventato ingordo di ossigeno e non ne stesse lasciando nemmeno un po’ a lei.
«Alwys che succede?» insistette Fred cercando di farle aria agitando le mani «Sei pallida.»
In quel momento il colore della sua pelle era l’ultimo dei suoi pensieri. Sentì l’istinto di andarsene, ma l’assenza di ossigeno l’aveva resa troppo debole per andare via sulle sue gambe, tanto che dovette inginocchiarsi per terra, mentre Fred cercava di non farle sbattere la testa contro il terreno.
«Ci penso io.»
Alwys alzò lo sguardo, che fino a quel momento era rimasto incollato ai ciuffi d’erba, incontrando gli occhi di Damien che in quel momento le sembrarono fondersi con il cielo, tanto era stordita. Lui la prese in braccio ignorando le domande degli altri e a passo svelto andò verso la sua dimora.
Alwys si sentiva come sopra una di quelle giostre dove i suoi genitori l’avevano portata quando era piccola, chiedendosi se Damien non si stesse nemmeno sforzando di rendere la sua andatura più dolce. Lo sentì esitare per un attimo, come se le sue ginocchia avessero ceduto, molto probabilmente perché anche a lui aveva dato fastidio quell’odore. Con un calcio aprì la porta, distese la ragazza sul divano e cominciò ad armeggiare con le boccette disposte nell’unica credenza che possedeva, la quale ne era stracolma.
Alwys lo vide cadere sulle ginocchia come se non avesse forze, ma nonostante ciò le sua mani continuarono a cercare. Si sentì come se le fosse venuta una tremenda febbre e, per un attimo, l’idea che Damien non l’avrebbe aiutata le passò per la mente. Ad un tratto qualcuno entrò dalla porta che era rimasta aperta, ma Alwys non riuscì a mettere a fuoco il viso, solo che indossava un mantello nero. Sentì il rumore delle boccette farsi più forte e subito dopo calò il silenzio.
«Spero ti piaccia la vaniglia.»
Senza rendersene conto aveva chiuso gli occhi: appena li riaprì mise a fuoco il viso di James e una piccola fiala ad un palmo dal suo naso. Appena la avvicinò di più, però, le venne un conato di vomito a causa dell’odore di vaniglia troppo dolce e nauseante. Cercò di sottrarsi in tutti i modi a quel terribile odore, ma ad un tratto Damien prese dalle mani di James la boccetta, tappò la bocca di Alwys con la mano, la bloccò contro il cuscino, per impedirle qualsiasi movimento, e le mise la boccetta proprio sotto il naso. Dopo un primo momento in cui Alwys cercò in tutti i modi di divincolarsi, poiché iniziava a sentirsi peggio di prima, il senso di nausea e febbre lentamente andarono a scemare e il suo respiro si regolarizzò. Damien lasciò comunque un altro pochino la boccetta sotto il suo naso, ma, non appena Alwys cominciò a guardarli dritti negli occhi, cosciente, entrambi si allontanarono per farle un po’ d’aria.
«Cosa è successo?» fu la prima cosa che chiese appena ebbe la forza di mettersi seduta, nonostante la testa le girasse ancora un po’.
«Ti sei avvicinata troppo ad Eliha: ha un ciondolo con un fiore di aconito dentro» spiegò Damien, ma Alwys continuò a guardarlo confuso.
«È un fiore nocivo per voi licantropi: se ne sentite l’odore per un tempo prolungato potreste morire nel giro di qualche minuto, se lo ingerite siete morti subito» spiegò James incrociando le braccia al petto «Damien spesso lo incontra quando gira per la Foresta Proibita, per questo mi sono adoperato per creare un antidoto.»
Alwys si sentì gelare «Hai detto… voi licantropi…»
James sbuffò «Non sono stupido, l’ho capito subito.»
La ragazzina abbassò lo sguardo: che lo sapessero anche gli altri ma stessero aspettando che fosse lei a fare il primo passo?
James andò in cucina e poi tornò con in mano un’altra fiala piena di un liquido verde chiaro: quello di prima, invece, era color avorio.
«Spero ti piaccia la menta, Damien ha solo queste due essenze e ho notato che la vaniglia non ti va molto a genio» spiegò porgendogliela «Se ti ferisci con qualcosa cosparso di aconito o lo inali usa questo, se lo ingerisci non posso fare nulla.»
«Grazie…» sussurrò poco convita e la mise subito in tasca: in quel momento c’era solo una cosa che le premeva sapere: «Perché Eliha ha un ciondolo con un fiore di aconito?»
«I suoi genitori sono dei noti cacciatori di licantropi» spiegò Damien prendendo un bicchiere «Sicuramente sanno di te, quindi volevano tenere al sicuro il figlio.»
Alwys trattenne una risata appena vide James fulminare con lo sguardo la bottiglia che Damien aveva preso: il licantropo la posò e incrociò le braccia al petto seccato.
«Perché al sicuro da me? Ci sei anche tu.»
«Pronto? Sono il Protettore dei lupi mannari, lavoriamo nello stesso Dipartimento» la schernì scocciato, più per il fatto che non si era potuto fare un drink che per la sua domanda «Ormai non ci sono più cacciatori di lupi mannari, i Projent sono l’unica famiglia rimasta.»
«Nello stesso Dipartimento?» rispose lei come se fosse appena stata morsa da un’acromantula  «Perché esiste un Dipartimento contro i lupi mannari? È terribile.»
Damien si lasciò andare pesantemente contro la poltroncina, sbuffò e guardò James, che alzò gli occhi al cielo, poiché aveva capito al volo cosa intendeva l’altro.
«Damien ha sbagliato termine… Ormai con le nuove modifiche alla legge che tutela i diritti dei lupi mannari, il Diparimeno dei Cacciatori non esiste più» spiegò il Corvonero sedendosi sul bracciolo «Diciamo che i Projent ufficialmente fanno parte dell’Unità di Cattura dei lupi mannari, ma ormai servono solo quando bisogna esiliare un lupo mannaro non integrato nella società.»
«Anche se la maggior parte delle volte questi lupi mannari poi vengono trovati uccisi» puntualizzò Damien.
Il Ministero della Magia sembrava terribilmente intricato e complicato agli occhi di Alwys, ma quella scoperta era come se le avesse acceso la voglia di scoprire di più sui Dipartimenti che regolarizzavano la vita dei lupi mannari nel Mondo Magico.
«E possono fargli portare un ciondolo con dell’aconito?» chiese Alwys confusa da tutte quelle informazioni.
«Non c’è nessuna legge che lo vieta» spiegò Damien con sguardo serio «Benvenuta nel Mondo Magico, dove fanno leggi per tutelare lupi mannari, che poi in pratica non vengono tutelati.»
«Hanno fatti grossi passi avanti» controbatté James.
«Sono passati 20 anni da quando Remus Lupin è diventato il primo lupo mannaro ad entrare nell’Ordine di Merlino.»
La stanza piombò nel silenzio: era normale per i maghi avere dei pregiudizi, ma di certo dovevano imparare a capire che non tutti i lupi mannari erano gli stessi. Ad un tratto, però, dei tonfi contro la porta attirarono l’attenzione dei tre. Alwys sperò che non fosse la preside perché, ogni volta che si era trovata da Damien, spuntava lei che la rimproverava.
«Avanti.»
Fortunatamente entrò Louis che inizialmente guardò confuso James e poi si avvicinò ad Alwys: che ci faceva lì?
«Come ti senti?» Le chiese sorridendo: le volte in cui lo faceva si potevano contare sulle dita di una mano «Ti ho vista da lontano andare via con Damien.»
«Molto meglio, grazie» rispose Alwys un po’ a disagio per quell’interesse improvviso.
Per un momento aveva sperato che da lì sarebbe entrato Fred.
«Sono felice di vedere che stai meglio» ammise distendendo ancora di più le labbra quasi in modo innaturale, molto probabilmente perché non era abituato «Se vuoi ti accompagno al dormitorio così ti riposi.»
«No tranquillo, c’è James» rispose guardando il diretto interessato che annuì.
«Serve a me James» si intromise Damien alzandosi stancamente dalla poltrona «Cioè, devo parlargli.»
«Perfetto» rispose Louis spostando lo sguardo verso la Grifondoro, che ricambiò poco convinta.
«Non ho niente da dirti» disse James avvicinandosi alla porta.
«Invece abbiamo molto di cui parlare.»
Il Corvonero si girò per guardarlo con uno sguardo indecifrabile, ma subito dopo poggiò la mano sul pomello della porta.
«James… ti prego.»
Il ragazzo esitò: sbuffò sonoramente e si mise accanto alla porta guardando Alwys.
«Ci vediamo dopo.»
«Va bene…» disse lei verso l’amico.
«A dopo.»
Solo in quel momento Alwys si rese conto che la strada fino al dormitorio era davvero tanta e, alla luce del sole, capì di sentirsi a disagio accanto a Louis a causa del suo aspetto fisico quasi non umano: la sua pelle pallida e splendente, i capelli quasi bianchi e gli occhi di un azzurro sbiadito lo facevano sembrare uscito da un libro di fate ed elfi. Ad un tratto i loro occhi si incontrarono e Alwys divenne immediatamente rossa perché doveva aver notato che lo stava fissando.
«Mi sembra giusto dirti che ho capito perché ti sei sentita male» lei si irrigidì subito «Non devi vergognarti del fatto che sei un lupo mannaro, non è mica stata una tua scelta, e ciò non vuol dire che sei una minaccia.»
Alwys si sentì sollevata da quelle parole, ma ciò non fece che alimentare i dubbi di prima: sicuramente anche gli altri lo avevano capito.
«Grazie…» si limitò a dire, cercando di fargli capire che non aveva voglia di continuare quel discorso.
«Piuttosto mi chiedo come mai un lupo ti abbia morsa.»
«Sono nata così, può anche essere ereditario» spiegò lei guardando davanti a sé, nonostante gli occhi di lui le fossero incollati addosso.
«Impossibile, sei una…» si bloccò come se stesse cercando il termine adatto «Nata babbana.»
«Infatti l’ho ereditato da mio nonno» snocciolò sperando che la conversazione finisse lì ma, il sospettoso silenzio di Louis, la portò a girarsi verso di lui.
Era diventato rigido e, appena incontrò lo sguardo di Alwys, girò di scatto la testa verso Hogwarts. Alwys corrugò la fronte: perché tutto ad un tratto si stava comportando in quel modo?
«Che succede?»
«Cosa? Niente!» si affrettò a rispondere così velocemente da mangiarsi qualche lettera.
«C’entra con quello che ho detto?» gli chiese perplessa; non riusciva proprio ad individuare quale potesse essere il problema.
«È che..» Louis si fermò e si girò verso di lei con sguardo serio «Forse dovresti provare a fare qualche ricerca, è una cosa che fa parte di te.»
«Sì, hai ragione…» non ci aveva mai pensato, forse perché l’anno precedente era stata trascinata da Rose ed Albus in quella ricerca contro il Professor Draconem.
Questo sembrava un anno tranquillo, forse un salto in biblioteca lo avrebbe potuto fare. Senza rendersene conto erano arrivati nel cortile, e in lontananza Alwys riuscì a distinguere Adeline che parlava con Fred il quale, appena li vide, andò verso di loro correndo.



Angolo Autrice:
Sssssssalve!
Scusate il terribile ritardo, ma la Beta ha passato una serie infinita di sfortunati eveni... povera! 
*bacino alla Beta*
Ecco finalmente il capitolo! Cosa ne pensate? Nuovi personaggi tuti da scoprire in questo libro e io non vedo l'ora di farveli conoscere al meglio!! 
Un bacio speciale a Tenmary per le sue stupende recensioni, ma anche a te che hai messo questa storia tra le seguite!!
Vi ricordo dell'esistenza del profilo instagram @alwysdewery, vi aspetto numerosi <3
Un bacio e alla prossima!
Mira 

 
   
 
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