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Autore: Princess Kurenai    21/04/2018    1 recensioni
Da secoli, Niflheim veniva chiamato l’Impero del Ghiaccio, da quando la Glaciale Shiva aveva fatto abbattere su quelle terre, un tempo verdi, la sua ira per punire l'ingordigia umana. Era una storia che aveva radici antiche, ma che solo nell'ultimo ventennio aveva assunto una nuova sfumatura di paura e pregiudizio. L'ennesima punizione che le genti di quelle lande avevano dovuto affrontare in seguito alla tragica fine del Re e della Regina di Niflheim, dopo l'ormai storica rivolta degli imperiali.
Infatti, in quella notte di guerriglia e fiamme si era decretato non solo il ritorno, da alcuni tanto sperato, dell’Impero ma anche la fine dei due sovrani, colpevoli secondo gli imperiali di aver salvato la loro unica figlia e non la popolazione di Niflheim.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ardyn Izunia, Noctis Lucis Caelum, Prompto Argentum
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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Fandom: Final Fantasy XV
Character(s): Noctis Lucis Caelum, Fem!Prompto Argentum (Prompta Argentum), Ardyn Izunia
Relationship(s): Het
Pairing: Promptis (Accennato LuNyx)
Rating: SAFE
Warnings: Alternative Universe (AU), GenderSwap, Inspired by Frozen (2013), Inspired by Anastasia (1997), Inspired by Tangled (2010), Magic, Fem!Prompto, Major Character Injury, Injury Recovery
Genere: Fantasy, Introspettivo
Conteggio Parole: 4900
Note:
1. In questa fic, Prompto è una donna e si chiama Prompta.
2. In questo universo non è mai esistita la Guerra degli Dei e non esiste neanche la guerra tra Niflheim e Lucis.
3. Non è un mondo “moderno” come quello di FFXV, diciamo che è simil-medioevo.
4. La Piaga delle Stelle non è quella che conosciamo noi. Come ben sappiamo, quella malattia prende origine dalla malaria, ed io ho deciso di trattarla in quel modo.
5. L’Helleborus è velenoso, ma in passato - se dosato nei modi giusti - veniva utilizzato anche in campo medico.
6. Il Picco di Vogliupe non esiste per quel che so, ma esiste Vogliupe che è la regione di Niflheim dove giace il corpo di Shiva.
7. Ispirato liberamente ad Anastasia e Rapunzel, oltre che a Frozen.
8. Aggiornamenti bi-settimanali. Il Mercoledì e il Sabato.
9. Non betata!

Dediche:

Ho scritto questa fic solo ed esclusivamente per Lera. Lei adora Prompta per via di una gloriosa role che stiamo facendo da più di un anno... e visto che non sono mai riuscita a scriverle un qualcosa di serio su Fem!Prompto mi sono messa in testa di unire alcune delle cose che più adora: Fem!Prompto, la Promptis, Anastasia (*sparge amore*) e infine il collegamento che il fandom ha creato tra Elsa e Prom.
Quindi, tesoro, spero che tu sia qui a leggere... questa fic è una sorta di strada verso il compleanno, visto che si concluderà il 25 Aprile. Spero che ti piaccia e che ti faccia piacere. Ti voglio un sacco di bene!


L'oscurità aveva abbracciato l'animo di Noctis. Si sentiva debole e sconfitto, abbandonato dal suo corpo che si era arreso, tradendo il suo spirito che ancora desiderava combattere per salvare Prompta.

Non era stato in grado di muovere neanche un dito per evitare che la giovane donna si sacrificasse per salvare la sua vita. Era stato colto di sorpresa e temeva che l'estremo sacrificio di Prompta si rivelasse tuttavia vano. Perché, in fondo, era ferito e disperso tra le montagne ghiacciate, dove nessuno sarebbe mai giunto per prestargli soccorso e quella consapevolezza stava ormai gravando con crescente crudeltà sul suo petto, impedendogli di trovare un reale sollievo da quel dolore e dalla sconfitta.

“Mi dispiace” , pensò, rivolgendo quelle parole alla sua famiglia e a Prompta.

Strinse più forte gli occhi, incapace di aprirli e di osservare quella dura realtà e accettare il fatto di non essere stato abbastanza forte e attento. Inoltre, ciò che lo feriva ancor di più, era il fatto che la sua morte avrebbe condotto pure i suoi nipoti ad una terribile fine.

Avrebbe voluto piangere e sfogarsi, avere la certezza di un perdono da parte delle persone che amava… perché solo in quel modo si sarebbe potuto permettere una morte in pace. Eppure, nonostante quel desiderio sempre più forte, una piccola parte del suo animo stava continuando ad opporsi. A desiderare la battaglia e la vita, a spingerlo ad abbandonare quel limbo di pensieri crudeli e rumori ovattati.

Diviso tra vita e morte, Noctis alternava attimi di disperazione ad altri di forza e coraggio. Incoerente fino alla fine nei suoi pensieri ma fedele alle promesse che aveva fatto.

Voleva sopravvivere perché aveva più di una missione ormai. Non doveva solo salvare Mani e Sol ma doveva anche tornare da Prompta e strapparla dalle grinfie del suo protettore.

“Devo farlo… fosse l'ultima cosa che faccio in vita” , si incoraggiò, tentando di aggrapparsi a quel pensiero positivo e coraggioso che, tiepido e rassicurante, sembrò quasi curare le sue ferite, trasformando la rabbia e la paura in sentimenti più miti e calmi, più adatti allo spirito di un guerriero.

Se quella era una prova per testare la sua forza di volontà, allora l'avrebbe superata. E fu proprio in seguito a quella ferrea presa di posizione che Noctis si sentì quasi abbracciare da uno strano senso di appartenenza. Una sorta di sicurezza che possedeva da sempre e che lo aveva accompagnato in ogni sua decisione.

La luce che lo aiutava a vedere il vero, il Dono degli Dei … difficile da credere ma quando sentì le tenebre ritirarsi per lui fu impossibile non riaprire gli occhi, immergendosi in un mondo luminoso e caldo. Lontano dai ghiacci e dal dolore.

Galleggiava nel vuoto, ma non si sentì spaventato dalla mancanza della terra sotto i suoi piedi.

«Dove… dove sono?», domandò incerto al vuoto di quella landa tanto astratta e piacevole quanto sconosciuta.

La risposta giunse con una voce familiare ma al tempo stesso sconosciuta, calda e profonda come un abbraccio.

«Figlio mio» , lo chiamò e agli occhi di Noctis, imponente e regale, apparve una figura vista solo nei libri e nelle statue di Insonnia. Bahamut, il Belligerante, era lì davanti a lui con la sua scintillante armatura e gli occhi color del cielo che brillavano dietro l’elmo. La sua figura era grande tanto quando il più maestoso dei palazzi. Ispirava forza e sicurezza, e tendendo una mano permise a Noctis di arrestare quel suo placido galleggiare nel vuoto.

Lo aveva chiamato ‘figlio mio’ e come in una storia che il giovane uomo aveva sentito da bambino, i suoi ricordi lo aiutarono a comprendere, a riportare a galla ciò che aveva dimenticato. Era stato salvato da Bahamut, ed erano state le preghiere di suo padre a spingere quella divinità a concedergli la grazia in seguito all’incidente che aveva rischiato di fargli perdere non solo l'uso delle gambe ma anche la vita.

«I tuoi occhi ti hanno sempre portato a vedere il vero» , riprese la parola il Sidereo, «non ti hanno mai tradito e questo è stato il mio dono per te sin da quando le nostre anime si sono incontrate anni orsono».

Noctis socchiuse la bocca, incerto su come rispondere a quelle affermazioni che stavano facendo scorrere in lui una consapevolezza mai raggiunta prima, che aveva ignorato per seguire solo il suo istinto.

Aveva senso e la stessa Lunafreya, più volte, aveva cercato di fargli credere a quel Dono degli Dei che, secondo le leggende, lo avrebbe reso Figlio di Bahamut .

«Sei giunto fin qui percorrendo la strada che gli Dei hanno scelto per te».

«Che cosa significa? Che… tutto questo era già stato predetto?», domandò incredulo anche se già sapeva la risposta.

«Sì, ma sono state le tue scelte a permetterti di seguirla. Il tuo animo ti ha sempre condotto verso la verità e la giustizia».

Era confuso e, forse, un poco irritato da quella scoperta.  Era come se non avesse mai avuto realmente la capacità di scegliere per sé, come se ogni sua decisione fosse stata pilotata dagli Dei… e quella consapevolezza lo portò dinanzi a una nuova realtà, terribile e crudele.

«Voi… avete fatto ammalare Mani e Sol!», esclamò infatti, incapace di trattenere la propria rabbia e l'irritazione.

Come potevano degli Dei mettere in pericolo in quel modo le vite di due innocenti? Rischiare di distruggere una famiglia appena nata?

Per Noctis era inconcepibile anche se continuava ad esserci un qualcosa di misterioso o di non detto in quella situazione. Risposte che ancora doveva ottenere per creare un vero quadro di insieme.

«Questa tua accusa non è inesatta» , rispose Bahamut, «la malattia che ha colpito i tuoi nipoti non è stata opera nostra, ma abbiamo scelto di non salvarli con i nostri poteri. Era nostro desiderio che tu scegliessi di intraprendere questa missione nel cuore ghiacciato di Niflheim».

Noctis esitò ancor più confuso. Avrebbe voluto accusare ancora i Siderei, ma sentiva che le affermazioni che aveva appena avuto modo di sentire erano veritiere. Non vi era menzogna.

«Perché?», domandò semplicemente, sperando di ottenere una vera spiegazione e non nuovi enigmi.

«Perché sei stato benedetto con il mio dono… e per quanto le credenze popolari sostengano il contrario, i Siderei non possono elargire morte. Possiamo preservare la vita ma non toglierla. Quando salviamo un innocente da morte certa, i nostri poteri si legano alle vostre anime. Diventate come dei figli, una parte di noi» , le parole di Bahamut erano calme e calde, quasi rassicuranti, e Noctis non riuscì a dubitare di quelle affermazioni neanche per un momento, «tuttavia non possiamo decidere come questi poteri verranno utilizzati. Possiamo cercare di indicarvi la strada più corretta, ma è la vostra natura a spingervi verso i vostri obiettivi».

Il giovane si umettò le labbra, tentando di comprendere ogni significato anche nascosto delle rivelazioni del Sidereo.

«Mi avete fatto venire qui per un motivo… e i Figli degli Dei hanno un ruolo in questa vicenda, giusto?», realizzò, cercando negli occhi azzurri della divinità ulteriori risposte. Tuttavia fu una seconda voce a prendere inaspettatamente la parola.

«Figlio di Bahamut, la tua supposizione è esatta… ed è a te che viene rivolta la mia preghiera. Sulle tue mani che pende non solo il destino di Niflheim e di tutta Eos, ma anche quello della più sfortunata delle mie Figlie».

Una giovane donna dalla pelle cerulea apparve sul palmo aperto di Bahamut, facendo sussultare Noctis. Era leggiadra e meravigliosa come le fate delle favole, e al giovane bastò solo incrociarne gli occhi per darle un nome: Shiva.

Rimase senza fiato, ammirato e confuso, emozionato al punto di non riuscire quasi a parlare. Infatti, si ritrovò a boccheggiare per qualche attimo e solo dopo aver deglutito quasi rumorosamente riuscì a mormorare un: «C-come?», che sembrò non avere alcun senso.

«Figlio mio, il tuo compito non è ancora terminato. Hai più di una missione da compiere e gli Dei ti garantiranno il potere per sconfiggere il male».

Era una promessa strana ma che Noctis, nella confusione più totale, si sentì di accettare senza controbattere, come se fosse una verità assoluta. Sapeva quasi senza pensarci quali fossero le sue missioni, doveva salvare i suoi nipoti e Prompta… e non gli era permesso fallire, perché quegli incarichi avevano delle vite come prezzo del fallimento: ed era un costo che non voleva pagare.

Annuì con decisione, con una forza che non credeva potesse appartenergli dopo il dolore provato, ma era come se non fosse accaduto niente. Infatti, solo in quell’istante, nel guardare le sue stesse mani, si rese conto di non avere più alcuna ferita, né segno di ustione.

Era guarito e mai come in quel momento si sentiva nel pieno delle sue forze… pronto ad affrontare qualsiasi battaglia.

“Come è possibile?”, si chiese, alzando lo sguardo per guardare le due divinità, ma ancor prima di poter dare voce a quella domanda, Bahamut riprese a parlare.

«Il dono della luce è con te, figlio mio. Saprai quando e come usarlo», dichiarò il Belligerante senza dargli però una reale spiegazione.

«Il mio dono per te in questa missione saranno dei ricordi», aggiunse invece la Glaciale, e come per incanto la mente di Noctis iniziò a vagare in un mare di immagini e suoni, ricordi e pensieri di vite passate che non appartenevano a lui.




«È stupenda».

Vi era un amore pressoché incondizionato negli occhi dell’uomo. La sua stessa voce era emozionata e pregna di felicità, e quei sentimenti sembravano non poter far altro se non continuare a crescere ogni volta che posava lo sguardo una donna e una neonata.

Quella era la sua famiglia che, finalmente, era stata benedetta con l'arrivo di un’erede. Il tesoro più grande per quei due sovrani tanto buoni quanto soli.

Per anni avevano provato ad avere un figlio e tante erano state le delusioni, ma non si erano mai arresi e la nascita della Principessa era un miracolo, la prova più tangibile del loro amore.

La Regina sorrise, felice ed emozionata, sollevando il capo per accettare le labbra del suo compagno sulle sue. Una semplice carezza che si spostò presto sulla fronte, dove dei fini capelli biondi creavano arabeschi astratti sulla sua pelle sudata.

«Il regno ricorderà questo giorno come un momento di festa», sussurrò Re, accarezzando con la sola punta delle dita il profilo della neonata, «il giorno in cui è nata la Principessa Nives Argentum, erede al trono di Niflheim».

._._.

Il cuore della neonata sembrava quasi volerle esplodere in petto e il suo pianto, ormai debole per la febbre e la nausea, aveva il peso di mille pugnalate sulle spalle provate dei sovrani.

«Ardyn... ci deve essere una soluzione… », la voce della donna era piegata dal dolore, disperata ma pur sempre speranzosa, incapace di accettare in quel modo la prematura fine di sua figlia.

L'uomo dai capelli color mogano, i cui abiti riportavano gli stemmi delle alte cariche del consiglio di Niflheim, prese entrambe le mani della Regina nel tentativo di rassicurarla.

«I migliori medici del paese si stanno dirigendo qui per la Principessa Nives, troveranno una cura», le disse.

«Devono trovare una cura», precisò il Re con voce grave e cupa, provando a sua volta a convincersi, «altrimenti… non ci resterà altro se non pregare».

._._.

«Hanno salvato la figlia! Hanno ottenuto i favori della Glaciale, ignorando le pene della popolazione!», era quello l'urlo di malcontento che attraversava la capitale del regno di Niflheim, «Rifiuto la loro sovranità! Riconosco il sacro Impero e la promessa del Figlio di Ifrit di riportare l'ordine nella nostra amata terra martoriata dall’inverno!»

Erano partiti da semplici e piccoli focolai quei comizi imperiali, e come i più temibili degli incendi tutta la loro rabbia distruttiva era pronta a esplodere al minimo cenno del loro comandante.

._._.

La folla si riversò all’interno del palazzo come un fiume in piena. Inarrestabili e insaziabili, quei rivoltosi iniziarono ben presto a saccheggiare e distruggere tutto quello che si trovava nel loro cammino.

Fu appiccato il fuoco all’esterno del palazzo e lì, ogni quadro e arazzo, ogni simbolo del Regno di Niflheim, venne crudelmente dato alle fiamme.

«Un’offerta per l’Ardente», recitavano gli imperiali, devastando senza alcuna pietà secoli di storia. Pronti a compiere addirittura un estremo atto di disumanità.

Infatti, svegliati nel bel mezzo della notte, il Re e la Regina di Niflheim non avevano potuto far niente per evitare la loro cattura. Erano confusi e spaventati da quell’irruzione, facilitata dal tradimento interno di colui che avevano sempre reputato un amico.

Avevano ovviamente tentato la fuga, ma a niente era valso quel disperato sforzo. In catene, privati dei loro abiti regali e del titolo di sovrani, erano stati condotti fin davanti al fuoco che stava bruciando la loro intera vita.

Vennero accusati di tradimento, condannati a morte come estremo tributo ad Ifrit.

Quella straziante sentenza morte, però, parve non impensierirli. I pensieri dei due erano rivolti verso la loro unica ragione di vita... la Principessa che riposava, avvolta da delle candide copertine, tra le braccia di Ardyn.

Tradimento e dolore, erano i primi sentimenti dei sovrani, ma a prevalere furono solo le loro suppliche.

«Ti scongiuro… risparmia la vita di mia figlia», ripetevano ma l'uomo era sordo alle loro preghiere e, avanzando verso il fuoco, decretò l'inizio della fine.

«Io, Ardyn Izunia, Figlio di Ifrit, offro all’Ardente la Figlia di Shiva. Risultato del tradimento dei sovrani verso il suo popolo», dichiarò e, tra le urla disperate della Regina e il boato della folla, scaraventò la neonata tra le fiamme.

Bastò quel gesto per spingere gli stessi sovrani a lanciarsi in mezzo a quel grande falò, abbracciando una morte crudele e che sarebbe stata ricordata come monito da chiunque.

._._.

Le fiamme continuavano a mangiare la storia di Niflheim, e nell'oscurità del palazzo ormai in rovina, Ardyn si aggirava con un piccolo fagotto tra le braccia.

Le labbra strette in un sorrisetto compiaciuto per quel suo piano perfetto, un inganno orchestrato fin nei minimi dettagli. Aveva conquistato la fiducia e l'amicizia dei sovrani di Niflheim, li aveva portati credere in lui come confidente oltre che come consigliere, e alla fine aveva sferrato il suo attacco più duro.

Aveva alimentato il malcontento della popolazione, aizzando contro la famiglia reale una folla inferocita, assetata di una giustizia che poteva sfociare solo nel sangue.

Forte del suo legame con l’Ardente, che lo aveva salvato in adolescenza donandogli una nuova vita, Ardyn si era esposto come portatore di una nuova era, aveva conquistato gli animi fino a divenire l’unico vincitore possibile di quella vicenda.

Era infatti diventato l’Imperatore di Niflheim ma per completare quel suo intricato puzzle aveva ancora bisogno di quella neonata, ormai senza un nome e un titolo nobiliare. Per tutti, la Principessa Nives, era morta insieme ai suoi genitori ma Ardyn la voleva viva. Lei, un giorno, sarebbe diventata la chiave della consacrazione imperiale e lo avrebbe reso un essere al pari degli immortali.

._._.

L'antico castello in rovina ai piedi del Picco di Vogliupe era per Ardyn il luogo perfetto nel quale nascondere la Principessa. Nessuno si sarebbe mai avventurato fin lì, e lui stesso avrebbe fatto in modo che la neonata vivesse in totale solitudini, lontana dalla civiltà.

Aveva bisogno di tenerla in pugno, di sapere di poterla usare e controllare a suo piacimento.

Sarebbe stato semplice ucciderla, far sparire del tutto la stirpe Argentum, ma la Principessa era una delle Figlie di Shiva, e ogni essere benedetto dagli Dei riceveva in dono dei poteri.

«Tu, principessina, mi sarai utile in futuro», disse alla neonata, posandola con cura all’interno di una culla, mentre dal suo corpo emergevano delle sinistre fiamme. Sempre più grandi, quelle lingue di fuoco andarono ad avvolgere il suo intero corpo e solo quando sembrarono aver raggiunto la forma perfetta, si separarono da Ardyn creando una figura umana.

«Mi comprenderai se ti lascio con un altro me , sai… ho un Impero da costruire e gestire», commentò ironico, «ma tornerò, e vedremo di scoprire quali sono i tuoi poteri».

._._.

Era stato il pianto disperato della neonata a svelare al Clone di Fuoco di Ardyn il vero potere della Principessa.

L’intera stanza, così come l’esterno del palazzo in rovina, venne avvolta da una violenta tormenta di neve, la più forte mai registrata in quella zona di Niflheim.

Solo le fiamme del Clone riuscirono a placare quel gelo incontrollato, a sciogliere il ghiaccio e a calmare la neonata… troppo tardi per salvare i villaggi ai confini della regione, ma abbastanza per far comprendere ad Ardyn la potenza di quel dono che un giorno lo avrebbe portato ad avere il potere più grande di tutti.

._._.

Era passato solo un anno dalla crudele fine dei sovrani di Niflheim e dalla nascita dell’Impero, e in quei soli dodici mesi i più superstiziosi avevano iniziato a parlare di una strega che attraverso tormente di neve uccideva chiunque osasse avvicinarsi alle montagne.

Ardyn aveva cavalcato quella storia. Aveva alimentato le dicerie e lui stesso aveva ucciso dei viaggiatori che, troppo curiosi, tentavano di scoprire la vera identità della strega. Presto, più nessuno avrebbe mai osato avvicinarsi al Picco di Vogliupe e nessuno avrebbe scoperto chi si nascondeva nel palazzo.

Il potere della Principessa era forte e incontrollato. Gestito solo dalle emozioni della bambina, e lui lo avrebbe alimentato ancora e ancora. L’avrebbe cresciuta con il terrore del mondo esterno, con la paura di uccidere con i suoi poteri… e quando l’animo della Figlia di Shiva sarebbe stato pronto per essere spezzato, l’avrebbe fatto senza alcun ripensamento.

«Un giorno, grazie a te, conquisterò tutta Eos… Prompta».

._._.

Nascosta da una pelliccia bianca come la neve, una giovane ragazza correva rapida lungo i morbidi pendii della valle. Stava lasciando alle sue spalle il palazzo, la sua casa… ma voleva vivere quell’avventura. Voleva vedere cosa ci fosse al di là di quelle montagne e delle fredde mura della sua dimora. Voleva vedere il mondo che aveva solamente avuto modo di esplorare tramite le pagine dei libri che aveva letto.

Non era stato semplice organizzare quella fuga. Aveva più volte esitato e aveva rimandato per giorni e giorni la sua partenza, perché sapeva che il suo protettore non avrebbe mai approvato quella sua folle idea.

Aveva provato a parlare con lui, ma era sempre stato imperativo: lei non doveva lasciare quella terra.

Diceva che le persone non l'avrebbero accettata e che erano crudeli, ma lei era pronta a giurarlo sul suo nome - Prompta Argentum -, avrebbe dimostrato che il suo protettore si stava sbagliando.

Sapeva di essere speciale e di possedere dei poteri particolari, ma sapeva come controllarli. Doveva solo mantenere il controllo.

Per quel motivo aveva atteso quel momento di solitudine per scappare, promettendo però che sarebbe tornata. Quella era, in fondo, la sua casa e non voleva abbandonarla realmente. Desiderava solamente vivere.

._._.

Aveva incontrato Callux per caso durante la sua fuga. Si era perso durante una battuta di caccia e i suoi fratelli lo stavano cercando.

Si era dimostrato subito un ragazzo curioso e gentile, l'aveva affascinata con la sua parlantina svelta e il leggero difetto di pronuncia della ‘esse’ .

«I miei fratelli saranno qui presto! Loro sanno seguire le tracce e ci troveranno!», aveva detto, mentre sceglievano una grotta come riparo per la notte.

Avevano parlato a lungo, e Prompta gli aveva confidato che era in fuga per vedere il mondo.

Era stata la giornata più felice di tutta la sua vita fino a quel momento. Il suo mondo aveva assunto dei piacevoli color pastello che, tuttavia, vennero presto sostituiti dal rosso del sangue sulla neve candida.

Prompta non aveva ricordi di quella notte, ma al suo risveglio Callux era morto tra sangue e ghiaccio… e lei sapeva benissimo a chi potevano appartenere quelle lame gelide e affilate che si erano fatte strada nel corpo del giovane.

._._.

Le mani di Ardyn erano sempre calde e rassicuranti sulla sua pelle. A Prompta piaceva quando l'uomo le donava quelle piccole carezze sul viso e la chiamava ‘principessina’ , perché quelli erano sempre stati gli unici gesti d'affetto che aveva mai ricevuto in vita sua, e mai come in quel momento sentiva di averne bisogno.

Le dita del suo protettore indugiarono sulle sue guance, cullandola e cercando di farle dimenticare l’orrore della morte… ricordi che tornavano a galla violenti e crudeli.

«Temevo che questo giorno arrivasse, per questo motivo ti ho sempre spinto a dubitare degli altri. Ho dipinto le persone come esseri crudeli non per proteggerti, ma per spingerti lontana da loro».

Prompta singhiozzò, stringendo le labbra per trattenere le lacrime e quei poteri che nascevano in lei incontrollati. Perché era stato il suo dono - la sua maledizione - a uccidere Callux e il suo pianto disperato aveva solamente contribuito a sterminare il resto di quella sfortunata famiglia, giunta fin lì alla ricerca del figlio minore.

Era solo colpa sua.

«Ma non preoccuparti… proteggerò entrambi, sia te che la popolazione di Niflheim. Non ucciderai più nessuno, principessina».

Prompta annuì, abbassando il capo.

«Perdonami… non tenterò più la fuga…», mormorò, allontanandosi poi verso le sue stanze, dove avrebbe soffocato e sfogato quel dolore… dove non avrebbe più fatto del male a nessuno.

._._.

Era stato semplice per Ardyn scoprire la fuga di Prompta. Era ormai abbastanza grande da non avere bisogno della costante presenza di un suo Clone di Fuoco, ma ovviamente aveva sempre fatto in modo di far pattugliare i confini per evitare ospiti indesiderati.

Già molte persone avevano perso la vita per la loro troppa curiosità, ma solo in quel momento la principessa era stata messa al corrente della ‘crudeltà’ dei suoi poteri. L'avrebbe spinta a dubitare di se stessa, a credere ad ogni sua parola senza nutrire dubbio alcuno… e quel sangue che era stato versato era solo un piccolo sacrificio per un obiettivo più grande.

Presto Prompta sarebbe stata pronta a liberare tutto il suo potere anche sugli altri regni. Avrebbe portato con sé l'inverno e la morte, avrebbe piegato tutte le terre conosciute spingendo i e alla resa dinanzi al potere dell’Impero.

Un giorno, l'intera Eos sarebbe stata nelle sue mani… come solo e unico sovrano avrebbe riportato una luminosa primavera dopo il gelido e cupo inverno.

Certo, avrebbe perso una preziosa pedina come la principessina, ma per quel che gli riguardava il fine giustificava i mezzi e non aveva fatto tutta quella strada per soffermarsi a pensare ad una possibile utilità di Prompta in futuro. Anzi, la morte di quella ragazzina avrebbe definitivamente segnato la fine della famiglia reale e di conseguenza anche ogni possibile pretesa sul trono di Niflheim ormai in mano all’Impero.

Poteva solo guadagnare dalla sua morte.

._._.

Con il capo basso, Prompta rientrò nel palazzo e mentre alle sue spalle il Clone di Fuoco di Ardyn scompariva, quello reale si fece invece avanti fino a fronteggiare la giovane donna.

Le lacrime scorrevano lente sulle guance arrossate di Prompta, ma quell’espressione di puro dolore e disperazione non sortì alcun effetto nell’animo dell’uomo. Il suo cuore era privo di qualsivoglia sentimento positivo e sembrava potersi nutrire solamente attraverso le pene altrui.

«Sono così deluso, principessina», la accolse, con finto tono dispiaciuto.

«A-assassino…», mormorò piano Prompta. La sua voce era spezzata da un dolore che non aveva mai provato. Aveva già visto altre volte la morte, è lei stessa seppur inconsciamente, aveva condotto verso quel triste epilogo degli innocenti. Tuttavia ciò che era appena successo era diverso, l'uomo che aveva sempre visto come un protettore si era invece rivelato essere crudele e senza cuore.

Nei suoi occhi vi erano ancora ben impresse le fiamme che lambivano il corpo di Noctis, poteva anche sentire l'odore della carne bruciata mentre le sue orecchie venivano violentate dai lamenti di dolore.

Era una visione terribile che aveva distrutto quella flebile luce di speranza che Noctis era stato in grado di alimentare.

«Non essere così crudele, Prompta. Dovevo proteggerti~», cantilenò Ardyn, facendo tremare la giovane donna.

«L-lo hai ucciso!», esclamò, tentando con i pugni chiusi di contenere i suoi poteri, di non lasciarsi andare alla rabbia. Non voleva causare altre tormente, non voleva più usare i suoi poteri per ferire le persone… voleva fare del bene, ma il ricordo del corpo di Noctis agonizzante, abbandonato sulla neve, era troppo per il suo animo. Perché era ben conscia di aver solamente ritardato l'inevitabile nell’impedire ad Ardyn di attaccarlo.

«Ti sei lasciata incantare da lui ed hai tradito la mia fiducia», la riprese l'uomo, portando con fare teatrale una mano al petto, «dovevo pur riprendermi la mia principessina… a qualunque costo».

«Noctis voleva solo rendermi libera…»

«Presto lo sarai…», la rassicurò prontamente, strappando in Prompta un brivido. Le dita calde di Ardyn andarono a sfiorarle il mento, costringendola ad alzare il capo.

Gli occhi ambrati dell’uomo incrociarono quelli più chiari e puri della giovane, e bastò quello sguardo per spingere Prompta a fare un passo indietro e a fuggire a quel tocco che un tempo era stato rassicurante e l’unico contatto umano che aveva sempre avuto. Le era sembrato terribilmente sbagliato, quasi malato… un qualcosa che fino a quel momento non aveva mai realizzato e che le fece crescere un grosso peso nel petto, accompagnato da una forte nausea che la costrinse a coprirsi la bocca con la mano.

«Tu… tu hai ucciso altre persone?», esalò.

«L’ho fatto per proteggerti, lo sai…», rispose con tono calmo Ardyn ma che Prompta avvertì amaro e letale come il veleno.

«M-mi hai… incolpato di tutte quelle m-morti!», esclamò, lasciando esplodere senza volerlo quei sentimenti così acuti e terribili che, come una valanga, la stavano investendo e trascinando via.

L’intera stanza venne subito sferzata da un forte vento gelido. Generati dal nulla, neve e ghiaccio iniziarono ad abbracciare ogni ambiente di quella sala fino ad afferrare i piedi di Ardyn.

L’uomo, tuttavia, non apparì impensierito da quella reazione violenta.

«Vuoi attaccarmi, principessina?», domandò senza scomporsi, «Credi che i tuoi poteri possano fermarmi?»

«Posso!», dichiarò Prompta, senza però sapere realmente quali fossero le sue reali intenzioni. Era arrabbiata e ferita, il suo cuore era colmo di dolore e sogni infranti… e la morte di Noctis, e di tutti coloro che si erano avvicinati a lei, gravavano sul suo animo. Voleva la libertà ma a quale prezzo? La rabbia le diceva che l’unico modo per ottenerla era sconfiggere Ardyn… ma il suo animo le suggeriva invece il contrario.

Esitava e quello, ovviamente, non sfuggì agli occhi dell’uomo.

«Mia dolce e ingenua Prompta…», mormorò, «ti manca il controllo e l’intenzione di uccidermi. Ma tranquilla… i tuoi poteri mi saranno utili molto presto», aggiunse malignamente.

Il suo corpo, fino a quel momento avvolto dal gelo e dal vento generato da Prompta, si animò di rosso. Le fiamme iniziarono ad emergere dalle sue mani senza però bruciarle e, in una violenta vampata di calore quella tormenta di neve sembrò non avere più alcuna forza né vita.

Prompta stessa venne investita da quel calore che, per la sorpresa, le fece perdere l’equilibrio.

«Come vedi… è inutile», le disse Ardyn, avvicinandosi lentamente a lei. Si chinò per sfiorarle ancora il viso con quell’amara dolcezza che fece stringere il cuore della giovane donna. Le lacrime stavano di nuovo percorrendole il viso delicato e l’uomo sembrò particolarmente soddisfatto dalla sua sottomissione.

«Ti ho portato un dono… una principessa non deve indossare questi stracci, ma abiti adatti a lei», le disse con tono mellifluo, «perché non vai e indossi il mio regalo? Ceneremo insieme come un tempo e organizzeremo la nostra partenza… finalmente ti renderai utile e mi aiuterai a conquistare Eos».



Noctis sgranò gli occhi, ritrovandosi catapultato nello stesso luogo dove aveva perso i sensi dopo lo scontro con il Protettore di Prompta.

Era circondato dalla neve, ma quello non lo impensierì perché nella sua testa vi era una tale mole di informazioni da causargli quasi dei capogiri.

Chiuse ancora gli occhi, prendendo dei profondi respiri per sbrogliare quel gomitolo di pensieri fino a trovarne il filo principale.

Aveva visto la nascita di Prompta, la sua malattia e la terribile fine della sua famiglia. Era venuto a conoscenza non solo della vera identità della giovane donna ma anche del suo protettore… che altri non era che Ardyn Izunia, l’Imperatore di Niflheim. Un uomo conosciuto anche a Lucis per le sue azioni inumane che lo avevano portato al potere.

Azioni che, come aveva compreso, si sarebbero ripetute in futuro perché aveva intenzione di sfruttare Prompta e il dono che la giovane donna possedeva. E Noctis sapeva di non poterlo permettere… perché non si trattava solo di salvare la vita dei suoi nipoti o di Prompta, ma si trattava dell’intera Eos.

Riaprì ancora gli occhi. Era deciso e il suo animo sembrava non conoscere esitazione o paura, e sempre senza esitazione alcuna si alzò lasciando che il suo corpo venisse investito da una forza mai sentita prima.

Fece scorrere lo sguardo lungo sul paesaggio pacifico e candido che lo circondava alla ricerca di qualche segno a, e quando scorse non lontano la figura del suo Chocobo riuscì ad ottenere l’ennesima conferma della missione che gli era appena stata affidata.

«Che cosa volete che faccia?», domandò ad alta voce, certo che i Siderei avrebbero risposto a quella sua richiesta, perché gli Dei gli avevano affidato quell’importante compito e lui sapeva che non si sarebbe tirato indietro. Non poteva permettere a quell’uomo di continuare a ferire Prompta in quel modo, né di usarla come arma di distruzione. Il futuro di Eos era nelle sue mani, e avrebbe anche dato la sua stessa vita pur di permettere a tanti altri innocenti di vivere senza il timore di un attacco mosso da folle guerrafondaio.

«Riporta la primavera, Figlio di Bahamut» .

Note Finali:

Nives Argentum -> Per mantenere il gioco di parole legato al nome e al cognome (Prompto Argentum -> Argento Vivo), ho pensato di dare a Prompta, come vero nome, quello di Nives che significa Neve in latino. Quindi sarebbe Neve Argentata ù_ù
Cloni di Fuoco -> Visto che in questa fic Ardyn non ha legami con il potere del Cristallo (che non esiste) e non può fare le sue illusioni. Quindi ho pensato al fatto che spesso il calore possa creare dei miraggi o comunque effetti ottici. Di conseguenza ecco il perché in questa fic Ardyn sa fare dei cloni.
   
 
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