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Autore: Fonissa    22/04/2018    0 recensioni
"Il rosso è il mio colore preferito. Ma non il rosso di un pennarello o il rosso del tramonto, ma il vivido rosso del sangue che scorre. Quel bel colore che esce quando il mio coltello affonda nella carne delle mie vittime. Mi sento così bene quando lo faccio, mi sento finalmente me stessa.
Questo lato di me appena conosciuto... perchè non è venuto fuori prima? Eppure è questo che io sono. Non posso scappare a me stessa, devo accettarlo e andare avanti.
Io sono un'assassina"
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sevizio non fa nemmeno in tempo a finire che scappiamo di fretta da quel locale, coprendosi con i cappucci e iniziando a camminare a testa bassa tra la folla. Abbiamo poco cibo, pochi soldi, e non sappiamo nemmeno dove andare a rifugiarci. 

"Hai qualcosa in mente? -chiedo mentre con lo sguardo cerco qualche posto dove riposare, ma tutti sembrano troppo affollati- perché l'unica cosa che mi viene in mente è uccidere qualcuno e prenderci i suoi soldi e le chiavi di casa."

"Non essere così drastica, dovremmo ricorrere a ciò solo in caso disperato."

"Tu hai qualche idea migliore?"

"...magari un semplice furto, senza vittime."

"Non sono sicura di saper rubare ai vivi."

Hiroji sospira, spremendosi le meningi per poter trovare una soluzione migliore, poi i suoi occhi si illuminano.

"Mentre scappavamo dalla poliziotta, ho visto di sfuggita un centro d'accoglienza."

"Non pensarci nemmeno! E se ci riconoscessero?"

Akio, salito sulla mia spalla, sembra annuire deciso. Chissà se ammetterebbero i topi lì. 

"Non lo faranno. Le persone che lavorano lì hanno un gran cuore, accoglierebbero sicuramente due poveri orfani. Il tempo di prendere provviste e soldi e poi potremmo scappare."

"Uno: si, sono bene come sono le persone di quei centri, ci ho vissuto otto anni. Due: tu non sei orfano."

"Non intendevo offenderti... -mi dice mentre le guance gli si tingono di rosso- intendevo che potremmo inventarci qualche storia. Posso sempre fingere di essere tuo fratello."

La prospettiva di far finta che Hiroji sia mio fratello non mi attira molto, ma è l'unica cosa che possiamo fare.

"Va bene. Ti ricordi dov'è?"

"Certo, seguimi."

In realtà, ci perdiamo un paio di volte, e Hiroji chiede indicazioni ai passanti fregandosene di essere il complice di una ricercata assassina. 

"Va bene, in realtà ho un pessimo senso dell'orientamento, ma almeno siamo qui!" esclama quando finalmente arriviamo al centro. È un edificio rosa pastello con alle finestre tende verde menta. La porta principale è ricoperta di disegni fatti dai bambini. Sopra di essa, torreggia la scritta 'children paradise' è sotto, scritto più in piccolo, 'centro d'accoglienza per minori'

"Questo posto mi inquieta." dico quasi disgustata. Hiroji mi guarda ridacchiando, poi saliamo gli scalini bianchi e bussiamo al campanello. Ad accoglierci è una ragazza sui venti anni, i capelli lisci e neri e gli occhi dello stesso colore. Indossa una semplice camicia bianca e un pantalone nero. Ci guarda da capo a piedi con sguardo amorevole. 

"Cosa vi è successo?"

"La prego, ci aiuti." rispondo semplicemente implorandola. Odio recitare questa parte.

"Non state qui fuori, entrate."

All'interno, l'edificio è azzurro chiaro. La prima stanza che vediamo è una specie di sala d'attesa, con di fronte una porta in legno scuro con su scritto 'direttrice Yang'. La ragazza bussa, e dobbiamo aspettare qualche secondo prima che una voce femminile dica:'avanti!' 
Entriamo nell'ufficio della direttrice. Una donna sulla cinquantina molto simile alla ragazza con noi, è seduta alla scrivania con un sorriso accogliente e i capelli legati in una crocchia stretta. 

"mamma, questi due ragazzi hanno bussato chiedendo aiuto." dice la ragazza, che a quanto pare è la figlia della direttrice. 

"Va bene Lin, lasciali pure a me." 

Lin si congeda, e la signora Yang ci invita a sederci. Io e Hiroji ci guardiamo per qualche secondo, poi obbediamo. Subito, la mia mente viene invasa da troppi ricordi legati agli otto anni passati in centro. Setto la gola secca e le mani tremare.

"Piacere ragazzi, io sono la signora Yang, e voi siete?"

Hiroji deve essersi accorto del mio stato, perché risponde per entrambi.

"Io sono Andrew e lei mia sorella Lily."

Lily è un bel nome per essere un nome falso. Almeno i nomi stranieri possono giustificare il nostro aspetto non esattamente asiatico.

"Piacere di conoscervi, Andrew e Lily. Ce la fate a raccontarmi la vostra storia?"

"Non sappiamo bene cosa sia successo -dice il ragazzo- prima viviamo in una vecchia casa, dove ogni tanto mancava la corrente, con i nostri genitori. Ma un giorno ci siamo svegliati e loro non c'erano più."

La Yang ci guarda tristemente. Probabilmente pensare che ci abbiano abbandonato per problemi di soldi.

"Capisco... di solito bisognerebbe compilare dei moduli e altre cose simili, ma comprendo la vostra situazione. Ho dei letti liberi. Preferite dormire insieme?"

"Si, se è possibile. Non siamo abituati a essere separati."

"Va bene, vedrò cosa posso fare."

Poco dopo, Lin ci viene a prendere chiamata dalla madre. Saliamo una rampa di scale in legno chiaro e ci ritroviamo al piano superiore, fatto di porte e corridoi. Ci fermiamo alla quarta porta che Lin ci mostra.

"Di solito cielo molto più movimento qui, ma fortunatamente abbiamo il necessario per lo studio a casa, quindi tutti i bambini a quest'ora staranno facendo lezione giù. Comunque, questa è la vostra camera! Mentre di là -dice, indicando un corridoio blu scuro- ci sono i bagni se ne avete bisogno. Ora vi lascio, sono sicura che vogliate riposarvi."

Appena se ne va', io e Hiroji ci infiliamo nella nostra camera. Troviamo un grande armadio, un letto a castello e una scrivania con due sedie, dove poggiamo gli zaini. Akio esce dalla tasca per accomodarsi sul letto in basso, mentre sento la mano di Hiroji posarsi sulla mia spalla. 

"Stai bene?"

"Si, solo troppi ricordi." 

Lui annuisce, guardandosi intorno.

"Possiamo rimanere le armi nello zaino?"

"Non li controlleranno. Più che altro, sono ansiosa per le ricerche che stanno facendo su di noi. Nell'altra città ci siamo fatti vedere, non c metteranno molto a scoprire il nostro nuovo aspetto. Non possiamo nemmeno cambiarlo di nuovo, lo stesso trucco non funzionerebbe due volte."

"Almeno ci ha dato un grosso vantaggio. Comunque, quando diffonderanno la notizia saremo già lontani con soldi e provviste. Nel frattempo..."

Lo guardo mentre si stende sul letto vicino a Akio, sospirando e chiudendo gli occhi.

"Godiamoci un bel letto comodo."

Io sorrido, sedendomi al suo fianco.

"Sono d'accordo."

  
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