Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: LightingThief    23/04/2018    2 recensioni
L'annuncio del Torneo Tremaghi, che quell'anno si terrà ad Hogwarts, scuote particolarmente gli animi degli studenti e chiunque vuole partecipare per ottenere fama e gloria. Ma il Ministro della Magia Sengoku impone un'unica regola: solamente i ragazzi appartenenti al sesto ed al settimo anno potranno prendervi parte.
Così iniziano le avventure dei ragazzi, che dovranno affrontare un anno più difficile degli altri sia per via del torneo sia per la convivenza con gli studenti provenienti dalle altre scuole. Affronteranno il famoso Ballo del Ceppo e soprattutto dovranno risolvere enigmi e prove.
Ma chi verrà scelto dal Calice di fuoco?
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Questa è una ff Crossover con i personaggi di One Piece catapultati nel mondo di Harry Potter. Spero che l'idea possa piacere e che soprattutto diverta.
Genere: Avventura, Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: ASL, Ciurma di Barbabianca, Famiglia Vinsmoke, Mugiwara, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 29.  Free time

Gli spalti del Campo di Quidditch erano di gran lunga il posto migliore dove poter stare seduti al sole, cercando di godersi quelle poche ore di pausa prima di ritornare dentro le mura di scuola, e Reiju adorava stare all’aperto con l’aria frizzante a scuoterle i capelli rosa. Era bastato un semplice “Perché non andiamo a giocare a Quidditch?” mormorato da uno stanco Robb Lucci, seduto su uno dei divanetti, che i suoi fratelli erano partiti all’attacco decisi ad allenarsi un poco. Trovavano noioso il fatto che non ci fosse nessuna partita di campionato, mentre per Reiju era perfetto. Aveva rifiutato categoricamente di fare i provini per la squadra, ma nonostante ciò a casa sua di tanto in tanto si trovava coinvolta in qualche partita sporadica nel grande giardino della dimora Vinsmoke, quindi a far parte della squadra erano ovviamente i suoi fratelli. E sotto insistenza di Ichiji, alla fine, Reiju aveva ceduto, portandosi i libri per provare a studiare anche all’aperto, se solo fosse stato possibile. 
Così seduta sui gradini, con le gambe accavallate, ed un libro stretto fra le dita, se ne stava la ragazza dai capelli rosati, che sembrava stare decisamente meglio rispetto al periodo precedente al ballo. C’era volto un poco per cercare di sentirsi meno stupida e decisamente meno in imbarazzo quando si ritrovava a parlare con lui, il fratello dai capelli rossi, ma alla fine era riuscita a superare tutto ciò ed a guardarlo nuovamente in viso. Era come se si fossero lasciati quel malinteso alle spalle, cosa di cui gliene sarebbe stata grata in eterno, perché ancora non riusciva a capacitarsi di tutto quanto. 
Un lieve tocco sulla spalla, delicato e gentile, la costrinse però a distogliere gli occhi dal capo da Quidditich, sul quale Ichiji sembrava aver appena segnato l’ennesimo gol, cosa notevole e del quale si sarebbe vantato in seguito, ed al proprio fianco si andò a sedere Sanji. Come sempre l’aria del suo caro fratellino era pacifica, ma Reiju era l’unica a notare i turbamenti mentali del biondo. 

«Sanji, anche tu all’aria aperta?» domandò gentilmente la rosata per poi chiudere il libro rivolgendo le iridi turchesi in direzione del ragazzo, che in tutta risposta annuì e poi poggiò i gomiti sullo scalino superiore al suo. 
«Avevo finito prima e non c’erano molti compiti—… e poi non avevo voglia di starmene al chiuso con questa bella giornata. Così ho lasciato testa d’alghe in biblioteca a "studiare" e sono venuto qui. Non sapevo che gli altri si stessero allenando. » ed allora il ragazzo indicò il campo da Quidditch. 
«Sì, hanno deciso all’ultimo e Robb Lucci ha organizzato una sorta di partita fra Serpeverde. » spiegò Reiju sorridendogli. 
«E tu sei qui a fare da ragazza pompon per—…? » 
«I nostri fratelli, ovvio e non sono—… io stavo studiando, o almeno ci provavo. » ammise lei indicando il proprio libro.
«Tranquilla, stavo scherzando, a te non piace il Quidditch, però ci provi perché ti obbligava papà! »
«Non ricordarmelo, ti prego—… » ed un sonoro sbuffo uscì dalle labbra della rosata, che scrollò le spalle prima di continuare a parlare. «Sai, mi sembri più pensieroso del previsto. » 
«Chi, io? Impressione tua, Reiju! »
E la liquidò con un cenno della mano mentre a sua volta Sanji si focalizzò sulla partita.
«Ed invece ho ragione—… Devo occuparmi di qualcuno? » chiese diretta lei, perché non avrebbe mai permesso a nessuno di alzare un dito su Sanji.
Non più.
«Calma, tigre, non devi occuparti di nessuno—… forse sono solo un po’ pensieroso a causa di una persona. »
Ecco, quello era decisamente più interessante per i gusti di Reiju, che in fin dei conti sui rapporti umani ci sapeva fare molto meglio di chiunque altro. 
«Con “una persona” intenti “una ragazza”? La figlia di Mom ti ha fatto qualcosa? » forse risultò un po’ troppo apprensiva, ma Pudding non le era mai piaciuta per Sanji. Per lo meno nessuno degli altri tre aveva invitato al ballo una delle figlie di Mom. 
«Pudding? No, non mi ha fatto nulla—… e poi anche quando che cosa potresti fare tu? Andresti a parlare con il tuo Katakuri per risolvere la situazione? » 
Probabilmente Sanji la stava solamente prendendo in giro ma Reiju rispose assumendo un’aria di superiorità, perché Katakuri, per quanto affascinante potesse essere, era stata una parentesi che non si sarebbe mai neanche dovuta aprire.
«Non parlo con Kakaturi—… » asserì con tranquillità intrecciando le braccia al petto. 
«Aspetta—… e perché? » chiese con slancio Sanji, che si ritrovò stupito dalla cosa. «Insomma al ballo eravate tutti così perfetti ed adesso non gli parli? Un momento—… ti ha fatto qualcosa? Perché se ti ha fatto qualcosa giuro che—… »
«Perché pensate tutti che mi abbia fatto qualcosa? In realtà è stato molto gentile ed educato. »
Quelle parole sembrarono confondere maggiormente il biondo che scosse la testa ed allargò le braccia. 
«Ed allora perché non gli parli più?! » 
«Non—… non era il mio tipo! »
«E’ il tipo di chiunque quello li, perfino io ero invidioso di te e lui che ballavate. »
«Smettila, è stata una parentesi che sé è conclusa. »
«Scommetto che bacia male. »
«Piantala, non ho idea di come baci. »
Il che corrispondeva a verità. Insomma era molto affascinante ma Reiju aveva decisamente altro per la testa, e quell’altro non tardò ad avvicinarsi con la scopa volante, fermandosi a poca distanza da lei e Sanji.
Era decisamente una sorpresa vedere Ichiji allontanarsi dalla partita semplicemente per fare cosa?! 
«Sanji—… » mormorò il rosso, abbassandosi di quota, per rivolgere uno sguardo al biondo. 
«Ichiji, che vuoi?! Non hai una partita da portare avanti? » chiese con evidenza il ragazzo per indicare il campo sul quale gli altri volavano senza problemi. 
«Pausa—… » tagliò corto prima di voltarsi in direzione della rosata e fissarla con serietà. «Tutto bene, Reiju? » 
Sorpresa da quella domanda, specialmente visto che gliela stava rivolgendo in quel momento, Reiju annuì e sfarfallò le ciglia, decisa a fermarli da qualsiasi possibile intento bellico. 
«Sì, non preoccuparti—… stavamo solamente chiacchierando un poco. Tu piuttosto hai fatto un bel punto poco fa. »
Odiava dover fare da tramite ma era una cosa che accadeva praticamente sempre quando erano tutti insieme. Sanji, giustamente, non voleva avere a che fare con Ichiji, Niji e Yonji, e la cosa era reciproca. Più volte le era capitato di vederli fare a botte in corridoio, eventi ad i quali era abituata, ma se poteva, e soprattutto se c’era lei, quei quattro provavano a darsi un contegno.
Tranne Niji, lui non ci riusciva mai. 
«Grazie—… ma tu non hai niente da fare se non stare qua a distrarla dallo studio? » 
«Ichiji! » lo rimproverò Reiju lanciandogli uno sguardo fulminante, che però non sortì l’effetto giusto, infatti il rosso sembrò ignorarla. 
«Sai, per tua informazione Reiju è anche mia sorella, quindi sono libero di parlarle quanto mi pare e piace. »
Ed anche se Sanji aveva detto una cosa vera lei stessa fu costretta ad alzarsi in piedi per impedire al rosso di scendere dalla scopa o fare altro di avventato. Quindi alternò lo sguardo su entrambi ed alla fine sospirò.
«Smettetela—… siamo in pubblico e non voglio l’ennesima rissa, anche perché la sotto c’è il professor Mihawk che controlla la situazione, sarebbe contro producente per entrambi. »
Usare la logica, in quei casi, era l’unica cosa che funzionava, ed infatti dopo che i ragazzi lanciarono una rapida occhiata in direzione del professore, che effettivamente li stava guardando.
«D’accordo—… come vuoi, Reiju, anche perché devo tornare a giocare. » ammise Ichiji con gran sollievo della ragazza. Almeno anche lui riusciva a capire quando non azzardare troppo ed infatti si limitò a rivolgere un cenno del capo in direzione di Reiju prima di allontanarsi tornando dagli altri due. 
Sanji, in tutta risposta, s’alzò in piedi di scatto, sbuffando, e poi scosse la testa con fare esasperato, così la ragazza fu costretta a seguirlo. 
«Sai che ti dico, vado anche io. Non ho niente da fare qui con quei tre, considerato che tu, alla fine, li difendi sempre » ed allora lui si mise le mani in tasca. 
«Sanji—… »
«Smettila, Reiju, lo sai come la penso. Se vuoi venire a parlarmi sai dove cercarmi. » le sbottò il ragazzo, allontanandosi da lei senza darle neanche il tempo di rispondere.
Così Reiju rimase sugli spalti, guardando Sanji allontanarsi, mentre una piccola parte di sé stessa si sentì in colpa per com’erano appena andate le cose. 
«Ci vediamo all’ingresso delle cucine alle diciotto, va bene? » gli urlò nella speranza di essere sentita e dal vago gesto della mano fu abbastanza certa che il biondo avesse annuito, ma che non fosse in vena di risponderle. 
Per lo meno non l’aveva allontanata del tutto, però capiva quanto poteva essere fastidiosa quella situazione ed anche se era difficile avrebbe fatto qualcosa per provare a migliorarla. Non ne aveva idea ma doveva riuscirci. 

Marco non faceva altro che deambulare avanti ed indietro nel proprio ufficio, mentre una sorta di agitazione iniziava a farsi strada in lui. Era così ogni qual volta si tirava in ballo il fattore “torneo” e questo per tanti motivi: le pressioni della stampa che desiderava avere notizie ed indiscrezioni riguardo le future prove;  l’organizzazione stessa delle future prove; ma soprattutto l’incolumità della campionessa che ormai li rappresentava.
Era riuscita a superare due step importanti, la signorina Nefertari, la prima usando una buona dose d’ingegno e di furbizia, la seconda possedendo il sangue freddo necessario per non creare problemi durante il ballo del Ceppo. Meno male che lei era rientrata nel gruppo di poche persone che non avevano dato problemi, a differenza dei soliti Portuguese, Dragon, Monkey, Roronoa, i Vinsmoke e sorprendentemente anche il Signor Law aveva deciso di strafare prendendo a botte Eustass Kidd. Per concludere in bellezza quella sera con mezza scuola ubriaca per colpa di Sacc ed Izou e le loro fantastiche trovate. 
“Sarà divertente.”
“Non esageriamo.”
“Non preoccuparti.”

Tutte baggianate.
Non era stato divertente.
Avevano decisamente esagerato.
E soprattutto si era preoccupato per l’intera serata non dando le giuste attenzioni a Bay.
Unica gioia che portava a Marco una sorta di pace interiore non indifferente. Lei ed i suoi capelli. Lei ed il suo profumo. Lei e le sue carezze. Ecco che cosa lo faceva stare davvero bene. Magari, se per quell’anno sarebbe riuscito a scansare l’esaurimento nervoso con tanto di ricovero al San Mungo, le avrebbe addirittura chiesto di andare in vacanza insieme. La famiglia Phoenix possedeva da generazioni una villa sulla spiaggia, che usavano in estate quando Marco era ancora giovane, ed a lui sarebbe tanto piaciuto portar li Bay. Insomma quel posto, lontano dal mondo, era perfetto per loro due. 
Ma l’idea di lui e Bay a Villa Phoenix venne bruscamente interrotta dal brusco aprirsi della porta dello studio, rivelando sulla soglia la decisamente poco sobria figura di Izou. Ancora stentava a capire il suo gusto nel vestire, fatto di lunghi abiti giapponesi uniti a mantelli sfarzosi. Ma lui era fatto così e per quanto estroso fosse rimaneva uno dei suoi migliori amici. 
«Lo sai che bussare è un segno di educazione? Insomma, tu la parola “privacy” neanche la conosci. »
Ed Izou si lasciò sfuggire una risata divertita mentre avanzava lungo la stanza disordinata, richiudendosi la porta alle spalle. 
«Privacy? Eri per caso impegnato con Bay nel fare qualcosa di sconcio durante l’orario di lavoro? » 
Probabilmente quella voleva essere una battuta divertente, ma su Marco ebbe l’effetto opposto, perché pregò in ogni lingua che la terra si aprisse per far sprofondare il corvino al suo interno. 
«Non—… sai che ti dico? Non meriti neanche una risposta seria, Izou! »
«Suvvia, sei diventato tutto rosso, Marco. » lo prese in giro il professore mostrando il miglior sorriso. «Stavo scherzando. In realtà mi annoiavo così ho pensato bene di venirti a trovare, anche perché Sacc non so che razza di creatura doveva curare, quindi eccomi qui a rallegrarti. »
Maledizione, perché queste cose succedevano sempre a lui? Cercò, così, di non sbuffare troppo apertamente anche perché aveva davvero un impegno per quel giorno. 
«Grazie per la tua gentilezza, Izou, ma stavo aspettando la—… »
Questa volta le parole del biondo vennero interrotte da un lieve bussare sulla porta, segno che la persona in questione era appena arrivata, quindi Izou era di troppo. Infatti, prima ancora che potesse dire qualcosa, la porta si aprì rivelando la figura timida della signorina Nefertari, vestita di tutto punto e con un paio di libri sotto braccio. 
«OHHH! La nostra campionessina, accomodati pure, cara! » ovviamente Izou fece come se fosse nel suo studio, ma c’era d’aspettarselo, e poi il corvino si voltò verso Marco facendogli un occhiolino.
«Ormai siamo amici, ci riveliamo i gossip amorosi. »
Ed a quelle parole Marco non seppe davvero come rispondere, infatti si limitò a schiudere le labbra sospirando profondamente e pregando chissà quale Dio per impedirgli di avere l’esaurimento giusto in quel momento.
«Professor Phoenix, Professor Izou, se volete posso passare dopo—… » ammise con gentilezza Bibi, ritrovandosi gli occhi di entrambi puntati addosso.
«No, accomodati pure, Bibi, volevo semplicemente chiederti—… come stesse andando la questione “collana”. »
Il che corrispondeva a verità. L’aveva vista spesso e volentieri tenere e figurarsi fra le mani quel gingillo, che lui ovviamente sapeva come funzionava, ma indagare sulle probabilità di sopravvivenza della sua campionessa non era una cattiva idea. 
izuou, curioso come non mai, accavallò le gambe e guardò l’azzurrina con vivo interesse, attendendo una risposta. 
«Credo di sapere che cosa sarà la seconda prova. Ho scoperto le rune e tradotto il messaggio—… »
Ecco che finalmente una buona notizia era giunta alle orecchie di Marco che parve animarsi immediatamente perché a quanto pareva era davvero più sveglia di quel che sembrasse. Quindi il biondo annuì con veemenza intrecciando le mani dinnanzi al viso, con fare pensieroso. 
«Ottimo, quindi sai già come affrontarlo? »
La ragazza fece segno di “no” con il capo e poi scrollò le spalle, traendo poi un profondo sospiro. 
«Questo è—… complicato. Insomma, il Platano Picchiatore è—… micidiale. » 
«Concordo—… » mormorò Marco lanciando uno sguardo ad Izou, che sapeva della cosa. Barbabianca aveva comunicato le tre prove solamente a tutto il corpo docente di Hogwarts, per avere la piena collaborazione durante quei momenti critici e la preparazione. 
«Ma ci riuscirò, non si preoccupi. »
E quella risposta che Bibi diede con slancio, accompagnata da un sorriso, lo incoraggiò al punto da pensare di esser stato uno stupido a preoccuparsi tanto. 
«Ecco, così mi piaci! » esclamò con tranquillità il professore biondo mentre sotto ad i suoi occhi Izou si mise in piedi ed affiancò la ragazza, prendendola sotto braccio. Se non fosse stato che conosceva Izou fin troppo bene quel gesto sarebbe potuto esser stato frainteso.
«Marco, caro, hai finito con lei? Perché se così fosse adesso tocca a me—… »
«Sì ho—… finito. Che devi fare? » chiese senza troppo entusiasmo perché si aspettava qualcosa di strano che aveva a che fare con il gossip. 
«Devo farmi aggiornare sui movimenti amorosi suoi e delle sue compagne, quindi devo andare. »
Lo sapeva. Avrebbe dovuto scommettere trecento galeoni su una cosa simile. Perché non lo aveva fatto?!
Con un gesto della mano, che sventolò in aria, rassegnato, Marco scrollò le spalle. 
«Bene, come vuoi. Ci vediamo domani in classe, Nefertari. » tagliò corto lui che non voleva essere interpellato in un possibile diniego da parte della ragazza. Lui aveva già avuto la sua dose giornaliera di Izou e poi in questo modo se lo sarebbe tolto dallo studio, cosa più che buona. Quindi, nel vedersi trascinare via la campionessa, Marco alzò una mano e con un flebile saluto sogghignò verso di loro. 
Adesso, forse, che si era tolto un pensiero di non poco conto, si sarebbe potuto rilassare andando a trovare Bay.
   
 
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