26/04/2018
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kim taehyung se ne stava comodamente seduto nello studio di suo padre e teneva tra le mani il giornale che poco prima gli aveva portato uno dei collaboratori, come ogni mattina.
mentre leggeva uno degli articoli in prima pagina, comparve un ghigno sul suo volto.
«allora l'ha fatto davvero», disse piano.
[...]
jungkook non ricordava nulla del suo arrivo in ospedale.
era stato semplicemente svegliato da voci che non riconosceva e da un disgustoso odore di medicinali. si trovava, ovviamente, in una stanza che non era la sua, e con un pigiama che non ricordava di aver indossato.
chiamò il nome di jimin diverse volte, ma non udì alcuna risposta da parte del ragazzo.
provò ad alzarsi, ma fu attraversato da una fitta lancinante che lo costrinse a ributtarsi all'indietro nel letto. prese a lamentarsi del dolore non riuscendosi a spiegare cosa potesse essere accaduto. non ricordava quasi nulla di quello che era successo.
«signor jeon?» sentì una mano poggiarsi delicatamente sulla sua spalla destra «come si sente?»
«come se fossi caduto da una finestra»
«oh, ci prendiamo anche la libertà di scherzarci sopra, eh?» percepì una piccola risata e si sentì ancora più confuso.
«ad ogni modo» continuò l'uomo «ci conferma che non soffre di alcun disturbo a livello psicologico?»
«ma che sta dicendo?» sbottò jungkook «voglio solo sapere dove mi trovo»
«da come può ben vedere, è in ospedale»
«io» sottolineò «non sono in grado di vedere»
«signor seojun, si è appena risvegliato, non lo torturi così!» una voce femminile poco in lontananza stava rimproverando quell'uomo che, tra l'altro, aveva iniziato ad infastidire jungkook con la sua presenza.
«soomin, per favore, chiama mio figlio e digli di venire qua.» disse allontanandosi dal letto del ragazzo «potrà badare lui a questo giovanotto anche da solo»