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Autore: HarleyHearts    27/04/2018    0 recensioni
Lyla ha sempre avuto una vita normale, come tante sue coetanee ventitreenni.
Viveva con la madre e la sorellina minore, in una piccola casetta a schiera a Washington, e divideva le sue giornate tra l’Università e i migliori amici Rebekka e Robert. Andava tutto bene nella sua quotidiana monotonia.
Almeno, era così prima di incontrare in ospedale il nuovo medico pediatra Ciel O’Konnor; 27 anni di pure bellezza canadese, e un passato traumatico alle spalle.
Da quel giorno, da quel lieve sfioramento di mani, tutto è cambiato drasticamente.
L’esistenza di un mondo che credeva impossibile, una guerra sanguinosa che durava da decenni, creature straordinarie... persino Alpha; tutte cose che travolgeranno la sua vita, come un fiume in piena.
Prima storia della serie “Diversi, Simili ed Uguali”
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 39
Dopo tanto tempo

 

Per Lyla non esisteva niente di peggio di una cena, per conoscere qualcuno.

In molti le trovavano occasioni utili per farlo, ma non lei. Non riusciva proprio a sopportare l’aria d’imbarazzo che si andava a creare, ogni volta, tra i commensali. La facevano sentire in forte disagio, e spessissimo finiva per fare qualche brutta figuraccia involontariamente.

Con un sonoro sospiro, andò a sistemarsi con le mani il maglione color senape che aveva deciso di indossare quella sera. Non era un capo d’abbigliamento eccezionale, ma era stato un regalo di un Natale passato da parte di sua madre, e lo trovava alquanto comodo.

Lanciò uno sguardo al display luminoso dell’ascensore, che segnava i piani che stavano pian piano superando. Mancava poco e sarebbero arrivati al piano del ristorante dell’hotel. 

Tra le tre, la piccola Marie era quella più tranquilla e non dava alcun segno di nervosismo. Giocherellava con l’orlo della sua gonna blu cobalto, in completo silenzio, lanciando di tanto in tanto sguardi curiosi prima alla madre poi alla sorella maggiore.

Shannon, al contrario della figlia poi, sembrava un fascio di nervi unico. Era lampante che fosse lei la più nervosa di tutti.

Si era preparata con una cura quasi maniacale. Trucco, capelli e vestito erano in perfetto ordine, e Lyla si domandava quanto tempo avesse impiegato per fare tutto.

L’avvocatessa tirò fuori dalla borsetta a tracolla nera uno specchietto per il trucco, e controllò in che stato fossero i lunghi capelli castani. Era già la quarta volta che lo faceva, da quando erano salite in ascensore.

- Mamma - la chiamò la ragazza - Devi stare tranquilla; andrà tutto bene, su -

Quella scena, per la corvina, aveva un che di surreale. Di solito era Shannon quella che la rassicurava nei momenti in cui era in preda all’agitazione, mentre ora si erano invertiti i ruoli. La figlia che rassicurava la madre. Era strano, per lei. 

La donna sembrò stringersi lievemente nelle spalle, prima di rispondere con un flebile - Lo so, tesoro. È che… - sospirò - Sono in ansia -

“Non me ne ero proprio accorta”, si ritrovò a pensare la corvina.

Lyla appoggiò una mano sulla spalla della madre, come simbolo del suo sostegno morale in quella situazione.

Erano anni che non vedeva l’uomo che amava, ed era comprensibile il suo stato d’animo. Voleva apparire al meglio, dopo tutto quel tempo.

- Immagino mamma, ma devi mantenere la calma. Come ho già detto prima: andrà tutto bene -

Shannon si lasciò andare in un lieve sospiro, portandosi una ciocca di capelli castani dietro all’orecchio.

- Da quand’è che ci siamo scambiate i ruoli, io e te? Dovrei essere io a rassicurarti; non viceversa -

Lyla scosse la testa.

- Dobbiamo rassicurarci a vicenda. È questo quello che fanno le famiglie -

 

 

Fuori dall’ascensore ad attenderle trovarono Nicole, al fianco di un’altra donna parecchio più giovane. Avrà avuto poco più di una trentina d’anni, una folta capigliatura gialla decolorata e la pelle abbronzatissima.

Non appena i suoi occhi castano chiari si posarono sulla figura dell’avvocatessa, il suo viso parve illuminarsi di colpo.

- Shanie! - gridò la bionda gioiosa, correndo ad abbracciare la donna che ricambiò con altrettanto sentimento.

- Santo cielo, Clover. A momenti non ti riconoscevo! -

Shannon osservò con sincero stupore quella che era stata, ed era ancora, la sua più cara amica. L’ultima volta in cui si erano viste, quasi due anni prima se la memoria non la ingannava, aveva ancora i capelli del suo colore naturale, un castano parecchio scuro e molto intenso.

- Posso dire lo stesso dite, tesoro. Voglio dire: guardati! Stai una bomba! -

Gli occhi di Clover caddero prima sullo scricciolo biondo, che si nascondeva dietro la gonna dell’avvocatessa, poi sulla figura più slanciata di Lyla.

- Per tutti i toast al formaggio! - esclamò la bionda, eccitata - Voi dovete essere senza ombra di dubbio Lyla e Marie! È la prima volta che vi vedo dal vivo, e le foto non vi rendono affatto giustizia, No, signore -

Clover era un treno impazzito, che prima ti travolgeva, e poi ti lasciava tramortito a terra a chiederti cosa fosse successo.

Lyla riuscì a dissipare i propri dubbi solo dopo, quando Clover fece una breve presentazione, spiegando che tipo di legame ci fosse tra lei e Shannon.

- Sono la migliore amica di vostra madre, fin dai tempi in cui eravamo entrambe due adorabili mostriciattoli che si rincorrevano nel parchetto della scuola - le informò, parecchio orgogliosa.

Molto ingenuamente, Lyla non aveva mai pensato che sua madre potesse avere una migliore amica.

Aveva sempre saputo di qualche collega con cui ogni tanto usciva, o dei rapporti convenzionali che aveva con i genitori dei suoi amici e quelli di Marie… ma non aveva mai sentito niente su “migliori amiche” e nemmeno su Clover.

D’altronde, si ritrovò a ragionare la corvina, sua madre non le aveva detto tante cose; quella alla fine risultava solo come una in più.

Anche se sapeva di non avere tante ragioni, la ragazza non riuscì a non rimanere male anche per quella omissione.

Le sarebbe piaciuto… sapere di più su sua madre, specialmente ora che si era resa conto di non conoscerla quasi per niente.

Lyla alzò lo sguardo oltre le spalle delle due donne davanti a sé, verso la porta a due ante del ristorante dell’hotel.

Sentiva un lieve brusio provenire dalla sala, segno che ci fossero di per certo molte più persone di quelle che si era immaginata lei.

Che fossero tutti parenti?

La corvina non lo credeva molto possibile, vista anche la presenza di Clover.

Forse erano venuti anche dei vecchi amici di Shannon che, vista la sua lunga assenza forzata, una volta saputo il suo ritorno si erano presentati lì per vederla. Era molto probabile, sì.

La corvina prese un lungo sospiro, cercando di calmarsi un minimo. Ora era lei quella agitata, e non più sua madre che aveva iniziato a chiacchierare come se nulla fosse con Nicole.

Almeno lei si era un minimo rasserenata, e Lyla era contenta di ciò.

- Agitata? -

Si voltò verso Clover.

- È così tanto evidente? - domandò la ragazza, lasciandosi sfuggire una risatina nervosa.

- Non tanto, in realtà - le rispose, sincera - L’ho intuito da come aggrotti le sopracciglia -

Le… sopracciglia?

- Fa sempre così anche Shannon, quando è parecchio agitata ma non vuole darlo a vedere. È evidente che hai preso da lei -

- Già… - mormorò Lyla, attorcigliandosi una ciocca di capelli intorno al dito.

Non si era mai accorta di farlo, prima d’allora. Non c’aveva mai fatto un gran che caso, in verità.

- Penso sia normale esserlo, nella vostra situazione - continuò a parlare la donna bionda - Essere sballottolati così, non deve essere proprio una meraviglia -

No. Non lo era affatto.

Alle volte pensava di essere finita in uno di quei sogni talmente realistici, da illuderti fino all’attimo prima del risveglio di star vivendo davvero tutto quello che la mente ti sta mostrando. Poi ti svegli, realizzi che era tutto frutto della tua immaginazione e puoi tirare un bel sospiro di sollievo.

Lyla si domandava quando sarebbe arrivato quel momento per tutti loro.

La ragazza lanciò un occhio alla propria sorellina, poco più avanti di lei.

E se le fosse successo qualcosa? Se fosse potuto succedere qualcosa a chiunque di loro?

Come avrebbe fatto ad andare avanti?

La corvina non riusciva ad immaginarselo, e non voleva nemmeno pensarci così tanto. La sola idea di qualcosa di vagamente simile la faceva rabbrividire per l’orrore.

Per quelle poche ore, le conveniva davvero concentrarsi sulla cena e solo su quello. Quelle atroci domande che le vorticavano nella testa avrebbero aspettato, in un angolo parecchio remoto del suo inconscio.

- Shane! -

Al suono di una nuova voce, Lyla e la madre sobbalzarono visibilmente. Anche se la corvina non aveva idea di quale fosse l’identità del nuovo arrivato, l’avvocatessa la conosceva alla perfezione.

Sulla soglia della porta davanti a loro, in piedi e con il respiro rotto da un leggero fiatone, vi era Cedric Fox.

Alpha del branco di volpi della zona, marito e compagno di Shannon, e padre delle due giovani Moore.

 

 

 

Di suo padre, Lyla aveva solo un vago ricordo e fece non poco fatica nel riconoscerlo. L’aveva visto così poco nel corso della sua vita, che le sembrò per qualche secondo di avere davanti un semplice estraneo; nulla di più.

A posteriori, trovava orribile vedere quello che era suo padre in quel modo. Quella consapevolezza le lasciava un sapore amaro in bocca.

L’incredibile somiglianza con Marie aiutò la corvina ad identificare l’uomo più velocemente.

Cedric aveva i medesimi boccoli biondi, che gli arrivavano a malapena all’orecchie, e gli occhi completamente verdi come le due ragazze. Aveva un lieve accenno di baffetti sottili e pizzetto, anch’essi biondi, davvero poco visibili.

Lyla si accorse solo in un secondo momento dell’abbigliamento dell’uomo. Camicia azzurra arrotolata fino ai gomiti, pantalone e cravatta scura e… delle cinghie che spuntavano da dietro le spalle. Erano delle fondine da spalla, e anche se la ragazza non vedeva l’ombra di un’arma da fuoco, dedusse che il genitore potesse essere una forza dell’ordine.

Vedere sua madre correre ed abbracciare Cedric, tra le lacrime di entrambi, fece stringere il cuore della corvina.

Lyla dovette impiegare tutte le sue forze per non piangere, anche se ne sentiva l’urgente bisogno.

La ragazza non sembrava essere l’unica toccata da quella scena. Anche Clover e Nicole erano sinceramente commosse da quella riunione, e Lyla non riusciva ad immaginarsi appieno quello che stavano provando.

Era forse un sentimento simile a quello che provava lei per la lontananza del padre? Non lo credeva possibile.

Per quasi tutta la vita la corvina aveva vissuto senza la sua figura, arrivando persino ad odiarlo ingiustamente perché credeva che le avesse abbandonate senza ragione alcune, se non quella che non gli fosse mai importato di loro.

Il senso di colpa era subentrato per gradi, dal ritrovamento della lettera al giorno delle spiegazioni di sua madre, e non poteva nemmeno immaginare come si fosse davvero sentita lei in tutto quel tempo.

Per Lyla era stato quasi più facile non soffrire, con l’aiuto dell’odio, ma Shannon invece…

No, ne era sicura. I loro sentimenti non erano lontanamente simili.

Quando Shannon e Cedric si staccarono dalla loro stretta, l’uomo posò lo sguardo prima sulla piccola Marie poi sulla maggiore al suo fianco.

L’emozione nei suoi occhi verdi divenne ancora più palpabile ai presenti. 

Il corpo di Lyla si irrigidì di colpo, sotto quegli occhi così simili ai suoi, nel momento in cui lo vide fare un passo verso di loro.

Cedric però si fermò quasi subito, titubante.

- Ciao - salutò, dopo un momento di teso silenzio.

- Ciao - rispose lei, con estrema titubanza.

Mai prima di allora si era ritrovata in una situazione con una tensione simile. Le sembrava di avere la testa in subbuglio, e i pensieri completamente offuscati.

Cosa avrebbe dovuto fare? Aggiungere qualcosa? Rimanere in silenzio? Abbracciarlo?

Non ne aveva la più che minima idea. Zero assoluto.

Lyla si trovava in preda ad un turbine di emozioni, che non solo la sconvolgevano come poche cose nella sua vita, ma la lasciavano… inerme, lì davanti a suo padre.

Avrebbe tanto voluto prepararsi un discorso, o qualche frase già pronta da usare in casi d’emergenza come quello.

- È passato così tanto tempo… - lo sentì mormorare, con voce rotta e carica di commozione.

Nel momento in cui poi notò agli angoli dei suoi occhi fare capolino delle grosse lacrime, la corvina si ritrovò a trattenere il fiato.

- Posso… - Cedric si schiarì la voce con un leggero colpo di tosse - Posso abbracciarvi? -

Con ancora il fiato bloccato a bruciarle la gola, la maggiore annuì con il capo.

L’uomo strinse prima lei in una lunga e salda stretta, poi la piccola Marie che lo osservava con molta curiosità e non riuscendo a cogliere appieno ciò che stava accadendo in quella stanza.

Quando era ancora stretta nell’abbraccio del padre, avvolta da quelle braccia così salde e sicure, Lyla sentì il cuore farle male nel petto e gli occhi pizzicare.

Non esistevano parole conosciute dall’uomo per descrivere a dovere un momento simile.

 

 

 

ANGOLO DELLA MENTE:

E come dice il titolo del capitolo, dopo tanto tempo eccomi di nuovo qui. Posso dire che portare questo capitolo online è stato parecchio più difficile di quello che mi aspettassi, ma sono felice di esserci riuscita (anche se fa schifinus lol).

Che dire? In questi mesi sono successe davvero un sacco di sacco, e mi spiace avervi abbandonato così. ;-;

Se volete, fatemi sapere cosa pensate del capitolino :3 Mi fa sempre piacere i vostri messaggi (anche se molto spesso sono lenta a rispondere lol)

Io vi porgo i miei omaggi, e ci si vede nel prossimo capitolino :3 (o in uno di quelli vecchi, visto che li sto riscrivendo)

-Harl

   
 
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