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Autore: Manto    27/04/2018    1 recensioni
❤ Quarta classificata al contest “Giochi di carte” indetto da missredlights e Emanuela.Emy79 sul forum di EFP
Dal testo: «Nella prima discesa nelle tenebre, hai ucciso il mostro e salvato la sua vittima più grande; nella seconda discesa nelle tenebre, ho ucciso io il mostro e salvato l’eroe.
E sì, presto avremo tanto di cui parlare; ma non di come salvare una vita.
Quello lo sappiamo già fare, semplicemente vivendo.»
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Metal Bat, Nuovo personaggio, Zenko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II Fiore della Notte





I cunicoli che si diramavano nelle viscere della Città S erano abbastanza larghi da permettere quasi sempre il passaggio, pur in quelle condizioni; ma era la polvere, soffocante come le spire di un serpente e capace di ustionare pelle e gola, a impedire di avanzare per più di qualche passo.
L’opprimente oscurità era secondaria a essa, perché la luce della torcia la teneva a bada e i sensi riuscivano a percepire movimenti e suoni; ma se non fosse uscito da lì il prima possibile, gli eventi sarebbero precipitati verso l’esito peggiore.
Dovevano essere già passati parecchi minuti da quando era sceso; forse non era davvero così, ma la sua mazza aveva fatto a pezzi troppe macerie, pietra e sangue per permettere una perfetta cognizione del tempo. Sangue, sì: la luce illuminava esigue tracce, e anche il sentore che ristagnava nell’aria era poco più che una debole presenza; ma in alcuni casi riusciva a percepirlo per parecchi metri. Laggiù non c’erano solo possibili feriti — e morti —, ma anche persone in stato confusionale, talmente scosse dall’accaduto da aver perso lucidità e vagare senza meta nel buio di quelle gallerie; e quei casi erano ancora più urgenti.
Se potessi respirare senza fatica… maledizione, che razza d’inferno.
La tensione bruciava i polmoni più di tutto il resto, ma la rabbia causata dalla sensazione di venire limitato da qualcosa che non poteva superare — non un mostro, ma realtà che superava le barriere dell’energia umana — pulsava così tanto da impedirgli di cedere. La caparbietà che lo aveva reso noto nel mondo degli eroi si faceva sentire anche in quel frangente; e non solo quella, comunque.
Qualcuno mi sente? Hey, dico a voi! Rispondete!
Anche se la bocca rimase ferma, l’aria sembrò muoversi, agitata da una vibrazione che, tuttavia, fu solo immaginazione: il terreno non tremò.
No, non la ragione. Non posso permettermi di diventare pazzo.

Oh, aspetta, ma questo è…?
Appena l’eco di quello che era sembrato un grido lo raggiunse e lui si voltò verso il punto da dove proveniva, invece che squarciarsi davanti alla luce della torcia, le tenebre infittirono i loro veli e si fecero come più vicine; la poca aria che circolava sembrò diminuire, ma non fu la paura a prendere i suoi movimenti, divenuti un poco più lenti e pesanti.
«CONTINUA A GRIDARE!», riuscì infine a urlare a sua volta, perdendo in un solo istante metà del fiato, «continua… a resistere.»
Non fare come lei.
La mano che reggeva il lume si strinse su di esso fino a far tremare le dita.
«Non fare come lei.»
Avanzò di qualche passo, l’orecchio nuovamente teso a percepire la minima vibrazione; e invece che andarsene o rivelarsi solo un’altra illusione, il buio divenne così concreto da poter essere quasi accarezzato, lo accompagnò per parecchi minuti… fino a quando, improvvisamente, si aprì davanti a una folata d’aria gelida. Questa colpì l’eroe come uno schiaffo, tanto giunse inaspettata; ma il suo effetto benefico non tardò ad avvolgerlo e a ridargli un poco di forza.
Non riusciva ancora a respirare perfettamente, ma quella poteva considerarsi una buona zona franca — un’oasi di calma in cui non sarebbe potuto restare… o sì?
Se non sono stato l’unico ad arrivare qui… è probabile che qualcun altro ci si sia rifugiato.



Trovarla non fu difficile.
Rannicchiata contro una delle pareti del cunicolo, l’unico movimento percettibile in lei era il respiro irregolare che le scuoteva appena il petto, ma il battito del cuore era come un tamburo impazzito.
Bastò scuoterla per vedere una piccola reazione e per scoprire che era ancora più giovane e minuta di quanto fosse sembrato nel chiarore della torcia.
«Sono morta, allora.» Un soffio appena, seguito da una piccola lacrima scappata all’immobilismo.
«No, non ancora. Non così in fretta.»
«Lasciami qui. Non riesco a muovermi… ci ho provato, le gambe non mi reggono. Lasciami qui… salva gli altri.»
«Li hai visti? Sai dove sono?»
Quando la giovane annuì, lo fece anche l’eroe; quindi si chinò per sollevarla di peso, ignorando le sue deboli proteste. «Andiamo da loro», le disse, sorreggendola con il suo corpo e spingendola ad avanzare.
«Perché lo stai facendo?»
Perché ho già sbagliato una volta; e ho perso qualcuno di importante, in questa stessa oscurità.
Già da molto tempo prima, avrei dovuto sapere come salvare una vita
[1].
«Perché, questa volta, le tenebre non si prenderanno nessuno.»




●●●




{ Due mesi dopo l’incidente: l’avvento }




In lei avevano trovato armonia la seduzione della notte e il gelo dellinverno; solamente i suoi occhi erano stati chiamati brillanti, ma crudeli e con quegli stessi occhi aveva fissato le sue vittime morire.
Chi era riuscito a sfuggire a uno dei suoi attacchi aveva raccontato della sua abitudine di colpire con la calma di un cacciatore, inseguendo le prede con crudele costanza e lasciando il campo di scontro mai privo del sentore della morte; tuttavia, quello che aveva allarmato Associazione Eroi e cittadini era stato il fatto che gli stessi che si erano salvati, nell’attacco successivo erano stati ritrovati morti.
Non si era mai lasciata scappare
nessuno.


Si sarebbe saputo troppo poco di quel mostro: in quell’ultimo periodo, le sue apparizioni erano state frequenti e segnalate in varie città, ma era stata la rapidità delle sue azioni il problema più grande.
Raramente gli eroi mandati a combattere la minaccia si erano scontrati con essa; qualunque
cosa fosse veramente stata quella figura dalle sembianze femminili a cui i rapporti avevano fatto riferimento e che era stata registrata dallAssociazione con un livello di calamità Demone, la capacità di scomparire e rendersi incorporea come una traccia di fumo l’aveva protetta in tutte le occasioni e resa un pericolo ben più urgente di quanto inizialmente si fosse pensato.
Alle forze giunte troppo tardi, lo scenario apparso era stato sempre lo stesso: quartieri devastati, fitto silenzio e ragnatele di sangue impresse contro le pareti dei palazzi o lasciate a disfacersi in rigagnoli nelle strade; e un sussurro nella mente, che avrebbe inseguito i malcapitati per molte o poche notti, a seconda di cosa il mostro aveva deciso.
Sto arrivando da te.



Attenzione: questo è un annuncio dell’Associazione Eroi alla Città D.
Un Essere Misterioso è stato visto aggirarsi nei quartieri centrali.
Il livello di calamità è stimato a: Demone.
I residenti sono pregati di restare nelle proprie abitazioni o di cercare immediatamente un rifugio sicuro.

Non avrebbe dovuto trovarsi lì: teoricamente un Classe C
[2] non avrebbe potuto occuparsi di una minaccia di livello Demone, anche se le sue forze avevano dato prova di superare la classificazione assegnata.
Non avrebbe dovuto trovarsi lì, no; ma dalla scomparsa di Hana, la rabbia era ritornata e aumentata fino a sfinirlo se lasciata inascoltata, e l’unico modo per poter respirare era stato sfogarla contro qualunque mostro avesse incrociato il suo cammino. Tutti, senza alcuna eccezione
perché ognuno di essi aveva preso le sembianze di quello che l’aveva uccisa, quindi non c’era mai stato alcun motivo di risparmiare qualcuno di loro.
L
unico modo per non dover rispondere a nessuna domanda si ponesse.
Per questo era giunto sul luogo dell’attacco nonostante al momento dell’annuncio si fosse trovato a chilometri di distanza, raggiungendo quasi i limiti del proprio corpo per arrivare il prima possibile; e tuttavia, quello che il mostro aveva deciso di compiere era già stato portato a termine, in quanto nemmeno l’eroe era entrato nei quartieri sotto attacco che l’odore del sangue lo aveva costretto a retrocedere di qualche passo, l’assenza di suono così profonda da stridere fastidiosamente con il furioso battito del cuore.
E i corpi… i corpi erano ovunque.
«Ma che
chi potrebbe compiere una strage simile in così poco tempo?»
Un fruscio e una presa sulla sua spalla erano stati la risposta, seguiti da un verso di disapprovazione. «Vattene da qui, Classe C. Siete inutili in questi casi, e quello che è venuto a farci visita è un gran problema.»
Bad non aveva riconosciuto la figura che era apparsa al suo fianco, né aveva voluto evitare il bagliore di superiorità nei suoi occhi. «È tutto da vedere», aveva invece replicato, stringendo con maggior forza l’impugnatura della mazza e dando una spinta al nuovo arrivato per allontanarlo da sé; solo per vedersi superato, appena il boato di un edificio sventrato aveva infranto la cappa di cristallo che li aveva avvolti.
«Non sei abbastanza lucido, Metal Bat. Lascia il campo a chi veramente sa come affrontare le emergenze!», era stata l’ammonizione del secondo eroe, prima di lanciarsi in corsa verso l’onda di polvere che si era alzata a inghiottire i palazzi più bassi.
«Ma cosa credi di fare, idiota?», aveva replicato con durezza il giovane, gettandosi al suo inseguimento. L’onda soffocante li aveva investiti immediatamente; Bad aveva cozzato duramente contro il muro di un edificio e il buio era sceso sui suoi occhi, ma senza fargli perdere conoscenza: era stato
semplicemente scagliato in un vicolo interno con tale velocità da non permettergli di comprendere il come fosse successo. «Maledizione», aveva imprecato recuperando il fiato quasi subito e rialzandosi velocemente, cercando di recuperare lorientamento e uscire da lì; ma il suo era stato solo un sussurro smarrito nel caos che si era improvvisamente levato tuttintorno a lui, con lesplodere della realtà.
Subito dopo, non era stata la razionalità a costringerlo a correre, ovunque ma lontano da lì, e a guidarlo in qualche modo fuori dalla tenebra del vicolo e dritto nel cuore dell
inferno; non era stata la razionalità, questa doveva aver presto lasciato il posto a qualcosa di più fermo, che gli avrebbe permesso di sopravvivere.



La prima cosa che aveva notato era stato il fatto che né lui né laltro eroe erano dei bersagli. Questultimo era steso al suolo a pochi metri da lui, così immobile da sembrare morto; ma il mostro che avrebbero dovuto sfidare — ancora parzialmente coperto dalla polvere, ma ormai evidente nella sua enormità — non si era curato di ciò, anzi: aveva continuato a combattere dando loro le spalle, come se non li avesse nemmeno notati.
Sfruttando la cosa a proprio favore, Bad aveva cercato di avanzare per recuperare il compagno e portarlo via da ogni pericolo imminente; ma lo aveva solamente pensato, che una seconda onda di nera energia si era scatenata per le strade, investendolo ancora una volta e costringendolo a piegarsi sulle ginocchia per non essere trascinato via. Quello strano assalto era svanito rapidamente come il primo; ma quando il giovane era riuscito a vedere di nuovo, lo scenario era completamente mutato.
«Nessuno si dovrebbe mai intromettere in una battaglia tra mostri, ancor meno nullità come voi.»
Davanti al suo sguardo attonito, l
oscurità aveva preso forma umana, un vero e proprio corpo e volto; nero come ossidiana in ogni sua parte, fatta eccezione per gli occhi ricolmi di luce bianca, come stelle incastonate in unimpietosa mezzanotte. Lei si era rivelata bella come era stato raccontato; e pericolosa nel modo con cui era avanzata, le unghie dinchiostro di una mano che non erano ancora riuscite a liberarsi del gocciolio cremisi del sangue, e quelle dellaltra
«Prevedibile e fin troppo rapido, è vero; ma è stato comunque uno scontro. Mi sarebbe dispiaciuto se uno di voi due l
avesse disturbato.»
La testa che aveva infine lasciato cadere era rotolata nella direzione di Metal Bat con calma surreale; e solo quando era stata vicina lui aveva pienamente realizzato che era quella del mostro intravisto istanti prima.
Il ragazzo aveva socchiuso gli occhi, senza staccare lo sguardo dall
Essere sempre più vicino. «Quella donna dombra»
Lei
aveva sorriso appena; quindi lo aveva attaccato.
Se i suoi riflessi fossero stati meno allenati, sarebbe stato colpito in pieno e probabilmente sventrato; ma anche se solo per pochi attimi era riuscito a sfuggirle scartando di lato, ed era stato suo il turno di colpire, con una ripresa veloce quasi quanto l
attacco dellavversaria. La mazza aveva impattato contro il braccio del mostro con tutta la forza del suo possessore; almeno, così gli era sembrato, fino a quando non aveva visto il corpo del nemico svanire e sentito il suo respiro sul collo immediatamente dopo.
«Comunque troppo lento.»
Il colpo successivo lo aveva colto alle spalle e raggiunto quella sinistra, sbilanciandolo in avanti ma senza raggiungere la forza devastante dei precedenti attacchi; semplice capire il perché.
Vuole giocare con me e quellidiota sprezzante prima di fare sul serio; evidentemente prima non si è divertita abbastanza. «Avanti, fatti sotto», aveva quindi ringhiato Bad, sentendo la calamità incombere su di lui; per una seconda volta era riuscito a evitare quegli artigli affilati come rasoi, per una terza e una quarta prima di poter attaccare a sua volta.
La sua mazza era stata fermata a mezz
aria, quasi piegandogli il braccio in una posizione innaturale; con laltra mano, lei lo aveva afferrato alla gola e trascinato davanti a sé, a un centimetro dagli occhi candidi. «Hai fegato ad attaccarmi con tutto te stesso», aveva sussurrato, con una dolcezza capace di fare a pugni con la ferocia dellagire; e per un attimo, Metal Bat aveva sentito la forte pulsione di smettere di dibattersi e lasciarsi fare qualunque cosa lEssere avesse voluto, la persuasione e qualcosa di ancora più sottile aumentare la stretta sulla carne, «… e hai anche una resistenza eccellente. Ma non cè molta differenza con chi ti ha preceduto con chi non può raccontare più nulla.» Dopo quelle parole, aveva tentato di strappargli larma, e con essa anche le dita; ma il corpo delleroe aveva agito di propria volontà, così che la mazza era sfuggita alla presa della nemica e lui era riuscito a colpirla al fianco per due volte.
Immediatamente, la carne si era come disfatta, divenendo simile a fumo; e anche se non gli era sfuggito il ghigno di dolore nel volto del mostro, Bad aveva sentito il pungolo dello scoramento attraversarlo.
In quello stesso istante, lei lo aveva liberato, spingendolo lontano da sé. «Di te mi prenderò cura più tardi», gli aveva sibilato; e al suo tentativo di rialzarsi, lo aveva colpito così forte da potergli spezzare più di una costola
se non fosse stato abbastanza rapido da parare il colpo con la sua fedele compagna di metallo e indietreggiare.
«Perché non continuiamo, invece? Sembravi divertita.»
L
’altra non aveva replicato, ma gli aveva volto le spalle con la sicurezza di chi ha il controllo di ogni cosa e si era diretta verso laltro eroe.
Siccome questi era rannicchiato su sé stesso, Bad non era riuscito a vederlo chiaramente, ma aveva scorto una sorta di fucile tra le sue mani, ciò che doveva aver preoccupato la loro avversaria.
«Con quello potresti fare un gran male
più a te stesso, temo», laveva infatti sentita mormorare, «e non sai che non è leale attaccare quando c’è già uno scontro in atto?»
Uno sparo assordante e incontrollato aveva macchiato il breve silenzio, quindi gli eventi successivi avevano avuto luogo in un unico istante.
Le unghie del mostro erano penetrate nel costato dell’eroe e lo avevano lacerato con violenza, intessendo l’aria di minuscole gocce scarlatte.
Non un grido aveva lasciato la bocca della vittima, ma lui si era mosso appena intuito cosa stesse per accadere; e quando lei si era girata per affrontarlo, l’aveva afferrata per la vita e staccata dal corpo dell’altro, riuscendo a spingerla di lato ma non a trattenerla.

La donna d
ombra lo aveva inchiodato a terra con uno sguardo carico di livore, quindi si era piegata sulle ginocchia. A giudicare dall’energia che era scorsa dal corpo come un’onda, non avrebbe scherzato ancora a lungo. «Sei una maledetta seccatura, Bad
Il giovane non aveva abbassato la guardia, ma corrugato appena la fronte.
Il mio nome«Come fai a saperlo?»
L’avversaria aveva immediatamente compreso a cosa si fosse riferito, ma non aveva risposto; come una fiera, aveva iniziato a studiarlo a fondo, cercando la migliore apertura.
«Che cosa c’è? Ora hai paura, per caso?»
Provocarla in quel modo aveva presto sortito l’effetto di smuoverla; ma l’attacco che aveva sferrato era troppo violento per essere fermato senza conseguenze, quindi l’eroe si era ritrovato a qualche metro da distanza con un braccio dolorante per una buona metà e uno squarcio sul fianco.
Subito dopo, lei aveva nuovamente attaccato, ingaggiando con Bad una danza di metallo e artigli che non aveva concesso tregua per lunghi minuti, fino a quando lui non era riuscito a intrappolarla, anche se per pochi attimi, contro il muro di un palazzo.
«Sei una codarda.»
«E tu sei al limite delle forze.»
Come a un segnale convenuto, si erano separati e di nuovo attaccati; e questa volta, Bad era riuscito ad afferrare il mostro e a premerla al suolo con tutto il peso, stringendola ai fianchi: lì dove aveva notato che i suoi colpi erano andati a segno con maggior risultato.
«Perché sai il mio nome?»
La calamità aveva socchiuso gli occhi, stirando la bocca in una smorfia; e per qualche motivo, il sentore della sua sete di sangue si era come smorzato, e non era scomparsa.
«Sono cambiata davvero tanto, vero? Qualche giorno a vagare nel buio, e ti risvegli così: irriconoscibile, e incapace di dimenticare cosa ti è accaduto.»
«Di che cosa stai parlando?»
Lei si era alzata sui gomiti, mettendo subito un braccio tra il suo petto e quello del giovane. In un istante, l
aura oscura si era addensata nuovamente intorno a lei come una nube di tempesta. «Non chiedermi come, né il perché, ma ti ho visto quando hai estratto da quelle macerie la borsa con tutti i miei spartiti. Come hai fatto a non sentirmi gridare, tu che»
Bad non l
aveva lasciata finire; con grande sorpresa del mostro, laveva colpita al viso con un colpo secco e dopo averla presa per i filamenti dombra che dovevano essere stati i suoi capelli le aveva sbattuto il capo al suolo. «Non prenderti gioco di me, né di lei », le aveva mormorato, smarrendo tutta la calma rimastagli.
Nonostante il doloroso trattamento ricevuto, il mostro non aveva mutato espressione. «Così credi che stia mentendo
posso comprendere, dopo tutto. Ma dimmi una cosa: dovè il corpo di Hana? È stato ritrovato tra le macerie, oppure no? Lo hai visto? »
No
. Una stilettata nuova, avvelenata, si era unita al pungolo causatogli dalla ferita aperta, al livore, a tutto ciò che era seguito dopo la scomparsa della ragazza e che lui non era riuscito a realizzare ancora completamente; ma era una sensazione diversa, nessuna di quelle che aveva già provato.
Sospetto?
«
La risposta è no: perché non cè mai stato un corpo da cercare, ma una persona. Una persona lasciata sola a vagare nel buio di cunicoli sconosciuti, incapace di trovare una via duscita da sola; gridava aiuto, seguiva il suono delle voci che riuscivano a raggiungerla ma non erano giunte per lei, rispondeva nessuno sentiva.
Cinque giorni: ore tra la vita e la morte, dove ogni istante perdeva qualcosa di sé, e diveniva
altro. Nemmeno lei, forse, lo aveva compreso pienamente… finché non uccise un uomo — il primo di molti —, e allora ruppe i suoi ultimi limiti.» Una pausa. «Era solo un operaio ma lei era allo stremo delle forze, aveva bisogno di cibo, doveva dissetarsi; quella morte non fu una sua colpa.
Non è colpa di Hana se la vecchia sé stessa morì così.»
Le prime vittime del mostro d
ombra erano state ritrovate in un cantiere sotterraneo. Un incidente durante alcuni lavori ma chi è sopravvissuto ha raccontato una storia diversa.
Il pensiero non aveva suono, non poteva smuovere il silenzio; e comunque fosse,
quel pensiero non avrebbe mai avuto una voce così forte da poter sovrastare il rombo del caos interno allanima.
Come hai fatto a non sentirmi gridare?
«Spostati da me.»
Con uno scatto, Bad aveva ubbidito e lasciato libero il mostro
Hana: la ragazza che gli aveva dato così tanta pace la calamità di livello Demone che aveva tentato di ucciderlo, e lui di uccidere. Più si era rifiutato di crederci, più aveva fatto il contrario — retrocedendo lentamente, lontano da lei. «Come posso essere certo di ciò che dici?» La voce gli era risultata estranea, distorta; Hana laveva accolta con un accenno di tristezza nello sguardo che, seppur bianco, aveva nascosto la parte più oscura di lei. «Perché dovrei ingannarti? Ti avrebbe fatto più male mentirti o sbaglio?»
Silenzio.
«O sbaglio? Dimmelo, Bad! Se non vuoi rispondere al perché mi hai lasciata sola, laggiù
fallo almeno a questa domanda.»
«Il tuo non era il solo corpo che non si riusciva a trovare», aveva mormorato infine lui, «ma nessuno è emerso vivo da quelle macerie.
Le tue compagne, chi è caduto con te
sei stata lunica a essere sopravvissuta.»
L
unica a subire il peggio. Lunica a passarlo da sola.
«Ti ho chiamato così tanto, ma
»
«
Ma nemmeno tu hai risposto quando l’ho fatto io!»
Il silenzio improvviso si era rivelato ancora più pesante dei precedenti; tensione, rabbia, il non spiegato si era mischiato con i loro respiri.
«Io non volevo diventare così
ho sempre temuto che questo mi accadesse, lo sai bene. E ora riesco solo a provare odio, rancore, per chi è più fortunato di me per chi gli eroi mi hanno preferito.»
«Che cosa stai dicendo? Perché avremmo dovuto dimenticarti, perché avrei dovuto farlo io?»
Era stato il turno di Hana di indietreggiare, con più di un
accusa dipinta sul volto. «Io non avrei avuto pace se tutto questo fosse accaduto a te, a Zenko il solo pensiero mi avrebbe sconvolto. Eppure nessuno ha avuto la stessa cura verso di me»
«Nessuno poteva immaginare la verità, Hana!»
«Eppure è questa; e le conseguenze sono tutte vostre.»
Il tempo delle parole si era infranto come una fragile bolla; e la giovane si era messa in posizione per riportare la battaglia tra loro. «Non si torna più indietro, Bad; non avrò pietà.»
«Hai già deciso tutto, quindi», aveva replicato lui.
«
Ne sono stata costretta.» Era scomparsa come lultimo lembo di notte davanti al sole; ma Metal Bat non aveva atteso altro che questo, e reggendo la mazza con entrambe le mani era riuscito a fronteggiare il suo attacco senza perdere terreno.
La terra aveva tremato appena entrambi avevano liberato la propria forza senza più trattenersi; mura e polvere erano esplose intorno a loro quando lo scontro aveva poi coinvolto un edificio, e si erano ritrovati a combattere su pavimenti spezzati dal proprio impeto.
Uno di questi era poi crollato trascinando entrambi nella caduta; e un locale pieno di armi di ogni tipo aveva visto la battaglia farsi quasi disperata quando i corpi non avevano lasciato spazio ad altro se non a una reciproca, ferrea stretta.
«Non puoi più fuggire, ora», si erano detti all
unisono, con diverse ragioni, scagliandosi a vicenda contro le pareti opposte della stanza; scosse, queste avevano rovesciato su di loro il corredo di spade, scudi e archi che avevano sorretto fino a quellistante. Hana aveva colto quell’occasione per attaccare il suo avversario; eppure, Bad fu altrettanto lesto nel porre contro di lei lo scudo che gli era caduto più vicino, capace — forse — di contrastarla almeno per un poco.
L’arma aveva iniziato a piegarsi sotto i colpi ripetuti, fino a quando non si era completamente sbriciolata e Hana aveva cercato di afferrare l’eroe; questi si era già preparato.
«Che cosa…», aveva replicato lei, sentendo che era stato il suo polso a venir stretto in una presa d’acciaio; e ancor prima che la sorpresa avesse potuto abbandonarla, era stata piegata al suolo, il ventre in fiamme per il colpo fulmineo e la mente incapace di mantenere lucidità. «Fa-fa male…», era riuscita a mormorare; poi, il mondo era esploso e si era messo a vorticare, fermandosi solo dopo averle fatto sbattere il capo contro il pavimento, in un punto diverso da quello in cui era stata fino a pochi istanti prima. Il dolore era divenuto maggiore, insopportabile e ancora peggio: le aveva preso il cuore, e…
Perché hai iniziato a piangere?
«Fa male
è terribile», aveva singhiozzato tenendosi il petto, mentre un rivolo di sangue nero aveva iniziato a sgorgare dallangolo dellocchio destro e tingerle la guancia con un marchio d’inchiostro e pena.
E no, alla fine non era stato il dolore la cosa peggiore: ma il freddo, il buio.
Il buio. Dall’abisso di pietra che l’aveva ingoiata nel momento della caduta, lei non era mai uscita veramente.
«Alzati, non abbiamo ancora finito.»
La giovane non aveva risposto per un lungo istante, e lui non l’aveva più pungolata; non quando aveva visto le ombre scivolarle dalla pelle e cedere lo spazio a un simulacro della vecchia Hana, e gli occhi perdere il bagliore latteo per scurirsi e versare lacrime più copiose.
Nel tuo cuore chi sei davvero?
Lei aveva tentato di farlo; ed era immediatamente ricaduta sui gomiti, ogni fibra del corpo percorsa da fitte lancinanti.
«Alzati!»
«Hai colpito il mio punto debole, stupido; le mie costole sono spezzate… quando l’adrenalina passerà, anche respirare mi costerà fatica.»
Lui si era proteso sull’avversaria, afferrandola per un braccio e trascinandola verso l’alto. «Non finirà in questo modo.»
Hana lo aveva fissato per qualche attimo; quindi, per la prima volta dopo così tanto tempo da non sembrare reale, aveva sorriso con sincerità.
«Quanto sono patetica ora, vero? Persa ogni sicurezza, stanchi di tutto… come siamo inermi.»
In risposta, Bad aveva lasciato cadere la mazza a terra, ormai piegata
[3] e inservibile non più utile a quello che sarebbe stato il nuovo scenario, e aveva afferrato l’amica per entrambe le spalle.
La ragazza aveva ricambiato la stretta sulle braccia dell’altro con minor pressione, e dopo quei crudeli minuti di immobilità che li avevano colti aveva appoggiato la testa contro il suo petto. In quell’istante, il processo iniziato istanti prima era apparso ancora più evidente: l’umanità si era messa a lottare contro la mostruosità, e se da una parte le sue unghie avevano aperto lunghi graffi sul petto di Bad, dall’altra gli occhi lo avevano accarezzato e stretto all’anima con disperazione.
«Sei un idiota. Ti sei messo in mezzo, hai affrontato la mia sete di vendetta, mi hai battuto, e ora…» Si era interrotta per scuotere il capo e guardare il sole filtrare dolcemente dalla piccola finestra posta in alto sul muro, alle spalle di Metal Bat: l’unica fonte di luce che rischiarava il locale. Avrebbe voluto essere lontana da lì, da ogni azione e pensiero, dalla memoria; avrebbe voluto esserlo con lui, e avere il tempo di poter rispondere a tutto, di litigare, combattere ancora, non aver paura né il bisogno di piangere per sé stessa.
«Hana non tornerà più, e non perché io non lo voglia, semplicemente perché è impossibile. Non ritornerà… non riuscirà a farlo.»
Parole, solo parole; quelle che aveva odiato, evitato, erano scorse libere, impossibili da trattenere ed evitare.
«E pensi di cavartela in questo modo, parlando? Credi che ti permetterò di continuare così?» Il ragazzo l’aveva scossa un’altra volta, per spingerla a una reazione; e lei aveva sospirato lievemente prima di staccare gli occhi da quel cielo troppo chiaro e appoggiare la fronte contro quella di lui. «Vorrei tanto che tu non me lo permettessi, credimi. Perché… perché ora, l’ultima cosa che desidero è dire
addio
Era svanita senza far rumore nel momento esatto in cui aveva chiuso gli occhi, troppo velocemente anche per le sue certezze; e anche se per un solo momento l’eroe aveva creduto di essere nuovamente sotto attacco, niente e nessuno era arrivato a colpirlo.
Era rimasto solo, con le braccia tese verso qualcuno che non avrebbe risposto, in una stanza piena del suo sangue, delle sue ombre
l’unica cosa che il sole non era riuscito a uccidere; era rimasto, e da sempre chi rimane soffre di più.
Forse quella era stata una delle battaglie più rapide, gli eventi stessi non avevano dato tregua a nessuno di loro due;
ma chi rimane soffre di più.
Di quello non aveva mai dubitato.






NOTE






[1] Frasi riprese dal testo di “How To Save a Life” dei The Fray, canzone che mi ha ispirato molto di questa storia e che per questo è stata inserita come titolo della fic.

[2] In uno dei capitoli speciali del volume 11 è detto che Metal Bat viene promosso, per merito delle sue imprese, direttamente dalla Classe C alla S poco più di un anno prima dagli eventi trattati nell’opera; nel momento trattato, quindi, è ancora nella classe di partenza.

[3] Sempre nel capitolo speciale, viene mostrato come l’eroe richieda all’Associazione, come equipaggiamento particolare, una mazza di metallo che non possa essere né distrutta né piegata, in quanto le precedenti erano state rese inutilizzabili dalle precedenti battaglie.

   
 
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