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Autore: Leila 95    27/04/2018    4 recensioni
Nella vita di Han Solo, Leia Organa è come una meteora che gli sconvolge per sempre l'esistenza.
[Raccolta di flashfic indipendenti l'una dall'altra, ambientate durante e fra gli episodi della prima trilogia]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chewbacca, Han Solo, Lando Calrissian, Principessa Leia Organa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dal diario di bordo del Capitano Solo'
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Yavin IV - Data stellare BBY 0:06:21
Questi festeggiamenti si stanno rivelando una noia mortale – non che io avessi grandi aspettative naturalmente, visti i soggetti. Se non avessi fornito di mia tasca ben tre casse di ottima acquavite ipellrilliana, ovviamente di contrabbando e illegale, a questa festa non avrebbero saputo come divertirsi. Dannazione, questi ribelli pensano di sbronzarsi col latte blu come delle mammolette?!?
Per non parlare del fatto che la popolazione femminile su questo pianeta è quasi del tutto inesistente – tranne qualche pilota, qualche senatrice troppo vecchia per i miei standard e la principessina so-tutto-io – e quindi non ho scappatoie a questa serata soporifera: se ci fosse stata qualche bella bambola, avrei potuto portarla sul Falcon e dare inizio a dei bagordi degni di questo nome.
Meglio che vada fuori a prendere un po’ d’aria.
 
Ovviamente, uno non è libero neppure di affacciarsi al balcone senza che Sua Altezza Reale non si manifesti davanti agli occhi. Chissà che ci fa qui fuori tutta sola, lei che dovrebbe essere la protagonista della festa.
Noto con stupore che si sta scolando un’intera bottiglia di grappa: quella robaccia è forte per un fegato allenato come il mio, figuriamoci per una bambina come lei. “Forse dovrebbe smetterla di bere così” farfuglio. “Potrebbe sentirsi male.”
“NON mi dica cosa devo fare, Capitano! Sono abbastanza grande per riuscire a badare a me stessa.”
Chi me lo ha fatto fare di uscire qui e di mettermi a parlare con la gelida principessina? Mi sale la voglia di rispondere per le rime al suo tono stizzoso, ma so che non è il caso. Meglio lasciarla a cuocere nel suo brodo, mi dico. Le volto le spalle e mi allontano, ma faccio solo tre o quattro passi prima che lei mi chiami di nuovo. “Cosa c’è?” sbotto.
“Le va di bere un goccio con me?”
Finalmente si è voltata verso di me, e alla luce della luna posso vedere i suoi occhi gonfi di pianto e le sue guance rigate dalle lacrime. Prenderla in giro ora sarebbe un delitto che non potrei perdonarmi. “Certo.”
Per molto tempo rimaniamo affacciati alla balaustra a fissare la notte silenziosa, passandoci di tanto in tanto la bottiglia, mentre gli echi della festa sono lontani e smorzati dal vento.
Vorrei dirle qualcosa, ma mi ritrovo completamente impreparato e con la lingua annodata: non mi sono mai trovato da solo con lei per tanto tempo e, soprattutto, non l’ho mai vista esporre così la sua fragilità e il suo dolore. Decido di agire direttamente e le passo un braccio sulle spalle, attirandola dolcemente a me. Posso percepire la sua ritrosia nel modo in cui si irrigidisce e preme un pugno chiuso sul mio petto per svincolarsi dal mio abbraccio, ma non sono intenzionato a lasciarla andare: sta soffrendo maledettamente, rievocando tutte le persone che non fanno più parte della sua vita, la distruzione del suo pianeta, la morte di tanti innocenti, e non le permetterò di farlo da sola.
La lascio piangere sulla mia spalla tutte le lacrime che ha in corpo, cercando di farle capire che le sono vicino: non posso capire cosa sta provando, ma almeno sono qui a soffrire con lei.
   
 
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