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Autore: Mari Lace    28/04/2018    7 recensioni
[Prima classificata (parimerito) al Contest “ L'amore è dietro l'angolo " indetto da Nede&Rohan]
Lo guardò confusa. «Non pensavo amassi l’alcol…»
Sasuke fece una smorfia. «Non l’amo, infatti» disse, andando a prendere una ciotola dallo scaffale. La pose sul tavolo e la riempì fino all’orlo. «Sai come funziona, no? San-san-kudo, dobbiamo svuotarla con tre, tre e nove sorsi» spiegò.
«San-san-kudo? Ma è…» balbettò Sakura, iniziando a capire.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Nick EFP/Forum: Mari Lace – Lita_EFP
Titolo: Restare significa amare
Citazioni scelte: “Resta”. L’esclamazione più bella che la vita scrive tra le pagine del cuore. [Antonio Cuomo]

L’amore è anche sentire qualche volta che in fondo in fondo c’è sempre qualcosa che ci manca, qualcosa da raggiungere per sentirci interi, anche se completi non lo saremo mai. [Adriano Arfini]

( Giudice: _Nede)
Fandom: Naruto
Coppia: Sasuke/Sakura
Rating: Verde
Genere: Romantico
Note: Questa storia partecipa al Contest “ L'amore è dietro l'angolo " indetto da Nede&Rohan



Restare significa amare



“Tu non hai niente a che fare con i miei peccati”.

“Ci rivedremo presto”.

Sakura aveva creduto a quel presto. Allora perché non arrivava mai?

Erano passati già due anni dalla partenza dell’Uchiha, due anni in cui lei ogni mattina si alzava all’alba e andava alle porte del villaggio sperando di vederlo arrivare.

Ogni volta inutilmente.

Era sempre stato così, con lui.

L’aveva sempre tenuta a distanza, forse perché non voleva sporcarla con il suo odio; lei l'avrebbe voluto, tuttavia. Se stargli vicino significava sporcarsi, Sakura l’avrebbe fatto volentieri. Condividere il peso dei suoi peccati era tutto ciò che voleva. Perché lui non lo permetteva?

Si asciugò le lacrime che, traditrici, avevano iniziato a solcarle il viso.

Era da sola, per fortuna. Si trovava in una radura poco fuori Konoha per raccogliere delle erbe mediche di cui aveva quasi finito le scorte.

Amava quell’attività, era l’unica a regalarle preziosi momenti di solitudine in cui poteva permettersi di lasciar liberi i pensieri.

Non riusciva a parlare con nessuno di quanto la distanza di Sasuke la facesse soffrire; era certa che nessuno l’avrebbe capita. Ino si stava rifacendo una vita con Sai, aveva voltato pagina. Naruto avrebbe potuto capirla, probabilmente, ma Sakura non aveva intenzione di disturbarlo con i suoi affari di cuore. L’aveva già fatto abbastanza, in passato: Ora voleva che pensasse solo a Hinata.

Ed eccola lì, sola a piangere in una radura sperduta. Una voce nella sua testa le diceva che così non poteva continuare, che avrebbe dovuto prendere esempio da Ino e costruirsi una nuova vita.

Dubitava di esserne capace… no, meglio, lei non voleva.

Sasuke aveva detto che sarebbe tornato; due anni non erano niente, lei gli credeva. L’avrebbe aspettato.

Non importava quanto logorante sarebbe stata l’attesa.

Era partito per studiare il mondo con i suoi propri occhi, per farsi un’opinione slegata dall’influenza degli altri, di chiunque altro.

Dopo più di due anni, se l’era formata; aveva capito che il mondo di per sé non è né bello né brutto, non buono né cattivo. Dipende tutto da chi lo abita. Nel suo viaggio aveva incontrato varie persone poco raccomandabili, ma al contempo aveva assistito a gesti di generosità incredibile. Tutti loro erano le persone per cui Itachi aveva sacrificato la sua vita. Forse non tutte lo meritavano, ma d’altra parte chi era lui per giudicare?

Era il primo ad aver commesso crimini imperdonabili.

Lo sguardo gli andò all’uscita del villaggio, istintivamente.

Aveva visitato quasi tutti i villaggi, sia quelli piccoli sia quelli più importanti. L’unico che gli mancava era Konoha – il luogo dove aveva passato quattordici anni della sua vita, dove era cresciuto. Quello che, tecnicamente, avrebbe dovuto conoscere meglio… ma qualcosa gli diceva che non era affatto così.

Visualizzò con la mente i volti di Naruto e Sakura, i suoi vecchi compagni.

Lo stavano ancora aspettando, o avevano rinunciato?

Che domanda sciocca. Quella testa quadra del biondo l’avrebbe sicuramente accolto a braccia aperte, se fosse tornato.

Sakura, invece…

Sasuke avvertì una fastidiosa fitta al cuore al pensiero che la kunoichi dai capelli rosa potesse essersi rifatta una vita, durante la sua assenza. Magari si era già sposata, a quel punto.

Lui le aveva detto che sarebbe tornato presto, ma non aveva ancora adempiuto quella promessa. Poteva davvero pretendere che lei gli rimanesse fedele per tutto quel tempo? Con quale diritto?

L’aveva sempre respinta. Lui e Sakura appartenevano a mondi diversi, forse era meglio che lei stesse con qualcun altro. Che lo lasciasse perdere.

Che aveva da offrirle? Era stato perdonato dall’Hokage, certo. Credere che questo bastasse ai cittadini di Konoha per non pensare “Nukenin” ogni volta che lo vedevano era ridicolo.

Non aveva paura di tornare, poteva affrontare il loro odio – non era certo di poter dire lo stesso per l’eventuale indifferenza di Sakura. Cos’avrebbe fatto, se tornando l’avesse trovata insieme ad un altro? A quel tipo pallido con cui l’avevano già sostituito una volta, magari. Fece una smorfia al solo pensiero.

Sciocchezze, pensò cercando di darsi un contegno. Ho affrontato Kaguya, non sarà certo il matrimonio di Sakura a fermarmi. Matrimonio che era ancora tutto da verificare, ricordò a se stesso.

Si incamminò verso il cancello. Rimandare oltre sarebbe stato inutile; doveva tornare. Voleva tornare.

Forse così avrebbe finalmente placato la fastidiosa sensazione d’incompletezza che provava ormai da due anni.

L’amore è anche sentire qualche volta che in fondo in fondo c’è sempre qualcosa che ci manca, qualcosa da raggiungere per sentirci interi, anche se completi non lo saremo mai.

Forse era a Konoha che avrebbe trovato quel qualcosa.

«Shannarooo!» gridò Sakura mentre scagliava un pugno contro l’albero a cui, malauguratamente, si era trovata più vicina.

Perforò la corteccia, lasciando un bel segno. Ansimava leggermente, ma stava già meglio. Buttare giù gli alberi a pugni era un ottimo modo per sfogare la frustrazione. Prese un bel respiro e si mise in posizione, pronta a sferrarne un altro. Stavolta l’avrebbe abbattuto, decise.

«Non vorrei essere al posto di quell’albero».

Sentì quella frase subito prima di colpire e si sbilanciò per la sorpresa. Cadde rovinosamente a terra.

Quella voce…

Voltò la testa senza neanche rialzarsi. Non riusciva a credere ai suoi occhi.

Sasuke era lì, davanti a lei.

Era tornato, finalmente.

Le porse una mano in silenzio per aiutarla a rialzarsi. «Ti sei fatta male?» domandò.

Lei non rispose, ma accettò il suo aiuto. Una volta in piedi, rimase a fissarlo incredula per diversi minuti.

«Sei tornato…» sussurrò.

«Come vedi».

Le venne da ridere; di poche parole come sempre. «Due anni e mezzo sono presto per te?» lo rimproverò, ma non era arrabbiata. Avrebbe dovuto esserlo, forse, ma in quel momento non riusciva a provare altro che felicità.

«Ho avuto da fare», replicò Sasuke con calma. «Cos’è successo mentre non c’ero?» s’informò, cercando di suonare indifferente. Da quando l’aveva notata nel bosco non le aveva ancora tolto gli occhi di dosso.

Stava finalmente per sapere, per risolvere il dubbio che l’aveva roso nel mese che gli ci era voluto per tornare.

Sarai mia… o no?

«Oh, niente di che» rispose Sakura, dopo un attimo di riflessione. «Sei arrivato giusto in tempo per il matrimonio!» esclamò. «Lui sarà così felice…»

Sentendo parlare di matrimonio, Sasuke s’incupì. «Lui?»

«Naruto! Chi altri?» rispose lei, come a sottolineare un’ovvietà.

L’Uchiha si sforzò di non mostrare la sua delusione. Alla fine ciò che temeva si era avverato, Sakura stava per sposare Naruto… Forse è meglio così. La merita senz’altro più di me.

«A che stai pensando?» chiese la kunoichi, vedendolo pensoso. «Sono così felice che tu sia tornato… lo saranno tutti».

«Non è detto che rimanga a lungo» sottolineò Sasuke. Non aveva ancora nemmeno varcato le porte di Konoha, ma la voglia di stare lì gli era già passata.

Quell’affermazione bloccò Sakura. Tornava dopo tutto quel tempo… e ipotizzava di ripartire?

Si ritrovò a tremare. Adesso, sì, era arrabbiata.

«Resta», gli disse. All’Uchiha sembrò un ordine.

Sorrise ironico. Era contento che Sakura lo volesse lì, ma lo sarebbe stato di più se lei non fosse stata in procinto di sposarsi con il biondo.

Non le rispose direttamente. «Quando ti sposi?» domandò distogliendo lo sguardo.

Sakura restò a bocca aperta. «Io?»

Non proprio la reazione che si aspettava. «Chi altri?»

La rosa arrossì. «È una proposta…?»

Sasuke non capiva. Sembrava quasi che non avesse già programmato di sposarsi… Un momento. Ricapitolò rapidamente ciò che gli aveva detto. Effettivamente, non aveva mai specificato d’essere la sposa. Ricominciò a sperare.

«Vuoi dire che sei libera?» chiese, fingendo indifferenza. «Dopo tutto questo tempo?»

Sakura abbassò lo sguardo. «E chi pensi che abbia aspettato?» mormorò.

Il moro si concesse un sorriso. Solo accennato, ovviamente.

Lei rialzò il volto e cercò i suoi occhi, trovandoli. Verde riflesso nell’ossidiana.

«Resta. Sul serio, Sasuke».

“Resta”. L’esclamazione più bella che la vita scrive tra le pagine del cuore.

Lui annuì. «Resterò… almeno per un po’» concesse. Aveva trovato quel che gli mancava.

Felice, Sakura passò sopra a quella precisazione. Si slanciò in avanti e l’abbracciò.

Finalmente sei qui… Sei qui davvero.

«È stato così romantico» disse Sakura sognante. Lui sapeva benissimo a cosa si riferisse: una volta finita la cerimonia aveva sperato di potersene dimenticare, ma la compagna non aveva smesso un minuto di parlarne. Doveva fare qualcosa o il matrimonio di Naruto e Hinata avrebbe fatto parte delle loro conversazioni molto a lungo. «Il kimono di Hinata, poi, era così bello… Le donava tantissimo».

Sasuke non si prese neanche la briga di rispondere.

Delusa, Sakura capì l’antifona e fu più diretta. «Non ci sposeremo mai, vero? Non così».

«È questo a tormentarti?» realizzò Sasuke stupito. Non si era accorto di quanto lei tenesse a formalizzare le cose; ora la fissazione per il kimono di Hinata assumeva un altro significato.

«Lo trovi tanto strano?» si schermì Sakura, andando in cucina. Doveva ancora preparare la cena.

«Non pensavo ti importasse» disse lui raggiungendola. Lei non si voltò.

«Sei qui da un mese, ed è bello, ma…» iniziò a spiegare. Si bloccò e inspirò. «Non riesco a non pensare che potresti prendere ed andartene da un momento all’altro. Sei qui, d’accordo, ma questo è ora. Domani potresti non esserci più…»

Lui alzò un sopracciglio, scettico. «Non vedo come un pezzo di carta possa cambiare le cose».

Stavolta si voltò, decisa a fronteggiarlo. «Le cambierebbe per me. Mi farebbe sentire qualcosa di più che una compagna temporanea, mi farebbe capire che vuoi legarti a me» fece una pausa e scosse la testa. Si girò nuovamente verso i fornelli. «Ma forse non vuoi».

Rimase spiazzato da quello sfogo. D’accordo, non era la persona più affettuosa del mondo, ma non si aspettava che Sakura nutrisse tutti questi dubbi sulla loro relazione.

«Se sono qui c’è un motivo, no?»

Sakura non rispose, iniziando a tagliare la verdura. Forse aveva ragione lui, forse le sue preoccupazioni erano sciocche; eppure, si sentiva così. Sasuke era uscito dalla sua vita già due volte, non voleva che accadesse ancora. Ma sarebbe successo, lo sapeva, se non altro perché l’Hokage aveva accettato di affidargli delle missioni. Non sarebbe stato sempre lì con lei.

L’avrebbe aspettato, ancora, ma voleva qualcosa di più che parole non dette.

Voleva la prova che Sasuke tenesse a lei.

Finì di affettare e posò il coltello. Il moro non aveva più parlato.

Si girò, ma non lo vide. Aveva lasciato la stanza. Stanca e triste, si sedette con i gomiti poggiati sul tavolo e si prese la testa fra le mani. Ecco, l’ho fatto scappare.

Sasuke tornò, però, ben prima di quanto lei pensasse. Dopo venti minuti, più o meno.

Aveva con sé una busta.

«Cos’è?» gli domandò. Non riusciva a chiedere altro.

Lui tirò fuori il contenuto e glielo mostrò. Era una bottiglia di sakè.

Lo guardò confusa. «Non pensavo amassi l’alcol…»

Sasuke fece una smorfia. «Non l’amo, infatti» disse, andando a prendere una ciotola dallo scaffale. La pose sul tavolo e la riempì fino all’orlo. «Sai come funziona, no? San-san-kudo, dobbiamo svuotarla con tre, tre e nove sorsi» spiegò.

«San-san-kudo? Ma è…» balbettò Sakura, iniziando a capire.

«La cerimonia d’unione degli sposi. Non è quello che volevi?»

Lei l’osservò incredula. Non mostrava nessuna emozione particolare, ma non si esce a comprare del sakè a tarda sera per accontentare qualcuno a cui non si tiene.

Non era proprio quello che si era immaginata introducendo l’argomento, ma era più di quanto avesse sperato. Si diede della stupida; Sasuke era il tipo che non dimostra il suo affetto con le parole ma con le azioni.

Sollevò la ciotola e, come da tradizione, iniziò a bere. Si alternarono, l’ultimo sorso spettò sempre a lei.

Quando la ciotola fu vuota si sentì un po’ brilla, ma soprattutto felice.

E non era merito dell’alcol, ne era certa.

«Grazie» mormorò. «Mi dispiace non averti capito».

Le guance del ragazzo le parvero più colorite del solito, ma questo poteva davvero dipendere dal sakè.

«Se non ti amassi, Sakura, non sarei qui».

Più tardi Sakura non avrebbe saputo dire se aveva sognato quella frase o l’aveva sentita davvero. A prescindere che il ragazzo l’avesse pronunciata o meno, comunque, ne sentiva la verità.

Non dubiterò più di te, Sasuke.









NdA
Buondì.
Non scrivevo su Naruto da 4 anni.
Spero di non aver distrutto i personaggi; in caso non fatevi scrupoli a dirmelo.
Premetto che non seguo Boruto, le mie conoscenze sono basate sul manga di Naruto e la mini-serie di Sarada. Secondo voi dovrei aggiungere l'avvertimento What if?
Ringrazio già ora chi mi lascerà un parere.

Mari

  
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