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Autore: neesama    30/04/2018    0 recensioni
Lee Taemin vive in un pericoloso angolo del suo mondo. Chiuso in sé stesso non riesce ad abbandonare la sua casa, il suo luogo sicuro e Choi Minho, amico di sempre, non sa più cosa fare. Ha tentato in tutti i modi di farlo uscire, ma ora? Dovrà rinunciare o continuerà a combattere?
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Day nine.

˵ Ho la netta sensazione che qualcosa stia cambiando. Non voglio uscire, ma devo farlo. Ieri Minho se n'è andato e mi sento diverso. Il grigiore della giornata mi sembra affrontabile, nonostante questo peso nel petto. Non so perché io mi senta così, ma qualcosa mi fa male. Vorrei essere in grado di dare voce a questo pensiero, ma lo sento troppo confuso nella mia testa. Forse dovrei rimanere in casa, come sempre. ˶

Taemin posa la penna e rimane seduto a guardare la fessura da cui entra un po' di luce naturale. Fa apposta a tenere chiuso tutto, per far sì che nessuno lo disturbi, per farli desistere da qualsiasi tentativo di farlo uscire di casa, ma sa perfettamente che questi sono giorni persi nel vuoto della sua vita.

Ha scritto sul diario ciò che pensa e lo fa sempre per poter dare una forma concreta a quelli che sono i suoi pensieri più intimi ed intrisi di dolore e tradimento.

Non riesce ad ammettere a sé stesso che tutto questo è un problema, e probabilmente non ci riuscirà mai se continua così. Minho glielo ha detto quelle poche volte che sono usciti in tre anni.

“ Taemin, non puoi rimanere in casa sempre.”

“Taemin, ti stai distruggendo così. Da quanto non esci il sabato sera con la compagnia?”

“ Taemin, la gente non è tutta uguale.”

Già, tutta uguale. Eppure da allora è cambiato tutto.

Il pensiero di ciò che ha vissuto gli fa chiudere gli occhi e prendere un grosso sospiro. Sente la stessa sensazione di disagio di allora, che lo fa sentire come un estraneo in quello che non considera più il suo mondo. O magari paese. O città. Magari cambierebbe qualcosa se se ne andasse.

La verità è che ci ha pensato davvero ad andarsene, ma non sa come fare. Si sente bloccato in un limbo che non lo porta a scegliere ma a stare fermo, come su di un filo. Si sente un equilibrista, anche se non sa come riesce a rimanere in piedi e, probabilmente, aspetta solo di cadere.

« Gli stai ancora dietro? Ah- » Kim Jonghyun poggia il bicchiere sul bancone del bar, dopo aver bevuto tutto. Ha una faccia da schiaffi in quel momento e Minho non sa se provare fastidio o continuare ad ascoltarlo.

« Lo sai che non si schioda. Sono cazzi suoi se non vuole uscire. » borbotta, ma poi sorride minimizzando quello che, per l'altro ragazzo, è davvero importante. Non è che Jonghyun sia uno stupido che non bada ai sentimenti altrui, semplicemente nota come l'amico ci stia rimanendo veramente di merda nel pensare a qualcuno che non da segni di cedimento. Sì, Jonghyun pensa che Taemin non voglia fare nessun passo verso il ragazzo e probabilmente pensa che non ci tenga come ci tiene Minho. Ha ragione in fondo e questo lo infastidisce. Gli da una pacca sulla spalla ed il moro, ancora curvo sul bancone, fissa il suo bicchiere ancora mezzo pieno, o mezzo vuoto, proprio come si sente lui.

« Non è così facile. » si azzarda a dire, con la voce ritrovata, e Jonghyun lo guarda inarcando un sopracciglio. Lo intuisce, percepisce quello che prova e per questo si mette un po' più comodo sullo sgabello e lo guarda meglio.

« Non è così facile, cosa esattamente? » il più grande lo incita, ed il minore risponde come meglio riesce.

« Lasciare da parte gli amici... Un amico... Non è così facile. »

« Sono tre anni che ci provi e tre anni che non fa niente per te. Dovresti mettertelo in testa che certi problemi non si superano. »

« E' così grave? E' così grave da non volerci nemmeno provare? »

il minore si gira e lo guarda negli occhi e di colpo Jonghyun si ferma a riflettere. Forse qualcosa l'ha saltato, un passaggio almeno.

E si pone la stessa domanda dell'amico: è così grave da non volerci provare? Se Taemin si chiude in casa e non esce, quello che gli è successo è così grave?

Sbuffa e si porta una mano tra i capelli, abbassando lo sguardo, ma quello smarrimento è momentaneo e lo affoga ordinando al barista un'altra birra che sorseggia subito dopo.

« Magari è grave, ma se non ci provi a reagire, non guarirai mai. »

Di colpo il più piccolo sbarra gli occhi. E' questo che lo preoccupa, perché l'amico non reagisce. Non ci prova. E se non ci prova significa che non vuole. E se non vuole, vuol dire che vuole rimanere così.

Il pensiero gli attanaglia lo stomaco, a tal punto da sentire male. Gli occhi saettano dal barista all'amico sino al bicchiere che è davvero mezzo vuoto, proprio come lui. Si sente così, con questa nuova consapevolezza, “ il mezzo vuoto” perché lui a Taemin ci tiene sul serio e non essere ricambiato in quest'amicizia gli fa davvero male. Quando gli era successo di pensarci così tanto e di sentire questa mancanza?

Non se n'era mai accorto prima, mai.

« Riempimi il bicchiere. » ordina al barista, ma vedere il liquido riempire il contenitore trasparente non lo rende pieno come vorrebbe. Ecco, forse vorrebbe dimenticare. Dimenticare cosa significa il dolore per qualcuno che non vuole esserci e per essere quel qualcuno per cui non vale mai la pena.

Afferra il bicchiere e se lo scola, come se fosse acqua e sente solo bruciare. L'avvertimento dell'amico di andare piano, non lo sente nemmeno, tanto che l'esofago brucia e gli pizzicano gli occhi.

Perfetto, ora ha anche la scusa per asciugarseli. Può far finta che sia l'alcool ad avergli fatto questo, mentre l'amico gli mette la mano sulla spalla.

« Fai piano, idiota! » lo scuote un po', ma all'altro importa poco. Annuisce però, e gli fa un mezzo sorriso con ancora gli occhi velati di una triste consapevolezza. Lui è mezzo vuoto, come il bicchiere.

   
 
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