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Autore: hinata 92    30/04/2018    1 recensioni
L'atteso (o forse no) seguito di Polvere Incantata.
A Death City volano fiori di arancio per Lucy e Simon e tutti sono pronti a festeggiare il lieto evento. Ma nessuno immagina che stanno per finire tutti vittima della più grande maledizione stregonesca della storia...
Una sorpresa in più: questa è una storia... a bivi!
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Polvere incantata'
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Per caso avevate deciso che Simon dovesse diventare buono?

Allora siete nel capitolo sbagliato, cliccate pure qui per raggiungere l’inizio della vicenda o qui per continuare dall’ultimo capitolo.

Non vi ricordate nessuna scelta per Simon fra buono e cattivo?

Può capitare, cliccate qui per rinfrescarvi la memoria.

Siete convinti di seguire Simon diventato cattivo?

Allora siete nel posto giusto! Buona lettura!

 

La fine del mondo! Cosa succede quando non c’è più nulla?

 

«Lord Shinigami...»

Il Dio della Morte abbassò la testa: «Lo so. Lo sento. Stanno arrivando, vero?»

Sid sospirò: «Sì, Lord Shinigami. I mostri sono quasi giunti alle porte di Death City.»

Shinigami si alzò dalla sedia, sentendosi addosso il peso del mondo: «Non era possibile diversamente, dopotutto non c’è più nient’altro su questo pianeta...»

Una settimana prima nulla avrebbe fatto presagire l’Apocalisse, ma questa era semplicemente avvenuta, senza lasciare il tempo e il modo di reagire. Un paese dopo l’altro era scomparso, quasi inghiottito dalla terra stessa. Erano cominciate le indagini, naturalmente, ma poco dopo un paio di sopravvissuti avevano riportato una storia incredibile: il cielo che si oscurava e poi tre demoni, di cui uno grande fino al cielo, che distruggevano e divoravano tutto. Se all’inizio potevano sembrare deliri di persone sotto shock, via via sempre più persone si rifugiavano a Death City con quella storia. Sembrava quasi che fossero state lasciate scappare apposta per diffondere il terrore.

Lord Shinigami si era attivato subito, mandando i suoi migliori uomini e le sue migliori armi. Nessuno era tornato. Non c’era stato modo di reperire alcun tipo di informazione su quei mostri, salvo che erano stati in grado addirittura di sterminare tutte le streghe nello stesso tempo che avevano impiegato nell’annientare ogni città. Nell’unica città rimasta al mondo gli unici in grado di combattere erano lui, Sid (che tanto era già morto), Stain, Spirit, Marie, James e i suoi coraggiosi studenti, che mai e poi mai avrebbe voluto mettere in pericolo. Tuttavia, non c’era modo di proteggerli: nessun nascondiglio era sicuro, tutti quelli che avevano provato a mettersi al sicuro erano stati trovati e divorati da quei mostri senza pietà e senza fondo. Purtroppo, volenti o nolenti, era arrivato per tutti il momento di combattere per la propria vita.

Maka, Soul, Black Star, Tsubaki, Kid, Liz, Patty, Chrona e Ragnarok erano schierati all’ingresso di Death City, aspettando le bestie. Se avevano paura, nessuno l’aveva detto, né aveva intenzione di farlo. La paura era un lusso che non potevano permettersi.

Il cielo si oscurò di colpo, come era stato loro raccontato. Un grosso nuvolone nero coprì il sole, togliendo la luce. Era notte, e nell’aria si diffondevano i ringhi delle bestie, ringhi in grado di gelare il sangue, annunci di morte certa. Nemmeno il tempo di deglutire ed eccole arrivare. Non ci fu il tempo di osservare, di capire cosa stesse piombando loro addosso, di prepararsi a combattere. In pochi secondi non c’erano più, travolti dalla tempesta di morte, e lo stesso avvenne al resto di Death City.

Mentre i palazzi e i pennoni della Shibusen crollavano inesorabilmente al suolo, Shinigami si alzò in piedi. Fino a quel momento era stato inginocchiato, forse pregando qualche altra divinità, ma il momento era giunto. Pregando che la maschera nascondesse le lacrime, si limitò a fare un gesto a Spirit, che divenne Falce della Morte, questa volta davvero, e uscì a vedere cos’era rimasto della sua città, della sua anima.

Polvere.

Polvere mista a sangue.

Ecco cos’era rimasto di Death City.

Polvere.

Sangue.

Lui, con la sua arma.

E le bestie, le due bestie che lo osservavano affamate.

Doveva essere forte, doveva fare il proprio dovere, portare la morte. Avevano usurpato il suo ruolo per troppo tempo.

Shinigami si avventò sulla chimera, puntando al suo collo. Prima che potesse avvicinarsi a sufficienza, l’arpia gli fu addosso e lo sbatté contro uno spuntone della Shibusen. Prima di farsi impalare, Shinigami riuscì a spostarsi e a dirigersi nuovamente contro le bestie. Fu una lotta ardua, in cui le due creature sembravano sempre sul punto di vincere, ma Shinigami riusciva comunque a divincolarsi in tempo. Dopo minuti che parvero ore, Shinigami riuscì ad assestare il colpo decisivo, tagliando la coda alla chimera. Il mostro urlò di dolore, un urlo umano, quasi familiare.

Shinigami rimase lì, immobile per un momento. Dove aveva già udito quella voce?

Fu una distrazione fatale. L’arpia gli strappò di mano l’arma e, allargando in modo innaturale la bocca, se la inghiottì, intera.

«Spirit, no!»

Ora era solo, solo contro le due bestie.

In un moto di rabbia Shinigami afferrò l’arpia e quasi le strappò un’ala. Un altro urlo di dolore, questa volta femminile, questa volta veramente familiare.

Era un urlo che aveva udito anni prima e che, volente o nolente, era entrato a forza nel suo cervello.

L’urlo di una persona a cui strappano una parte del corpo.

E lui ora sapeva a chi aveva strappato un’ala.

Un déjà-vu unito a sensi di colpa, ricordi dolorosi e una terribile consapevolezza gli strinse lo stomaco in una stretta che lo fece quasi rimettere.

La volta precedente era stato un incidente.

La volta precedente erano in una segreta, di fronte a un’anfora appena sigillata.

La volta precedente, dopo quell’urlo, si era trovato di fronte una ragazzina senza più le gambe.

«... Lucy?»

Riguardò la chimera, ripensando a quell’urlo.

«Kevin?»

Un mucchio di domande gli affollavano la mente. Com’erano diventati così? Com’era potuto succedere che due ragazzi così a modo potessero diventare quei mostri?

La risposta a quelle domande gli arrivò, veloce e diretta come un fulmine.

Simon.

E a quel punto un’altra domanda giunse, più prepotente delle altre.

Dov’era Simon?

Alzò gli occhi. Forse lo aveva sempre saputo, ma si era rifiutato di crederci.

Simon era diventato l’incarnazione dell’oscurità.

Una nuvola che oscura il sole prima della devastazione.

Solo allora, guardando meglio la nuvola, ne intravvide un volto, e comprese, comprese tutto.

Chiuse gli occhi e alzò le mani, in segno di resa. Era finita, era oltre il suo potere.

Aveva fallito, come Shinigami, come preside. Aveva permesso che il mondo fosse governato da una morte indiscriminata, aveva permesso che ben tre dei suoi alunni si perdessero in un mondo di oscurità, e che trascinassero tutto con loro.

Era tutto finito.

«Perdonatemi.»

E si lasciò divorare dalle tre bestie, senza un grido, né un respiro.

 

Era finita. Non c’era più nulla da divorare, né da distruggere, ogni potere era stato assorbito. Erano rimasti solo loro.

Avrebbero potuto essere sazi, ma non lo erano affatto. Solo, non c’era più nulla da fare.

La chimera e l’arpia si guardarono per un po’, quasi girandosi intorno, poi, senza preavviso, si attaccarono.

Simon, dall’alto, li fissò sorpreso.

«No, fermi, cosa fate?»

Eppure era tanto ovvio cosa stessero facendo, tanto semplice. I loro istinti stavano gridando loro di continuare a distruggere e a uccidere, e loro erano tutto quello su cui potevano sfogarli.

«Fermatevi!»

No, non si sarebbero fermati. Glielo aveva ordinato lui, di non farlo. Doveva esserne felice, no?

No, non lo era affatto.

Senza riflettere, Simon si chinò verso di loro e, non riuscendo a fermarli in altra maniera, decise di riprendersi di colpo la magia che aveva donato loro. I corpi dei suoi compagni rimasero sospesi a mezz’aria, avvolti da una luce viola e nera, mentre Simon, per un momento, si appagava dell’ulteriore aumento del suo potere. I loro corpi rimpicciolirono, fino a tornare quelli di Lucy e Kevin, la prima con un braccio quasi staccato, il secondo con un taglio gigantesco nella schiena. Non appena se ne rese conto, Simon li lasciò andare.

«NO!»

I due corpi precipitarono a terra, immobili, senza vita.

Riprendendosi la loro magia gli aveva strappato l’anima. Li aveva uccisi.

Aveva fatto tutto questo per poter stare con loro, e li aveva uccisi con le sue stesse mani.

Ora era solo. Per sempre.

 

 

«NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!»

 

Soul: ...

Black Star: ...

Soul: ... ok... e a questo punto come dovremmo continuare dopo un finale del genere? Hinata 92? Hinata 92?

Black Star: ... credo si sia rifugiata in quel bunker...

Soul: Hinata 92?

Hinata 92: Tranquilli, è tutto come nei programmi, va tutto bene!

Black Star: Ma come va tutto bene??? Ma se pure tu ti sei rifugiata per sfuggire a Simon!

Hinata 92: Eh? Ma no, questo bunker non è per Simon!

Soul: Come no?

Hinata 92: È per sfuggire all’ira dei lettori!

Black Star: Come sarebbe a dire “per i lettori”?

Hinata 92: Annuncia il titolo del prossimo capitolo, dai!

Soul: ABBIAMO UN PROSSIMO CAPITOLO DOPO TUTTO QUESTO MACELLO?

 

Soul Eater, Richiamo di sangue, 26° capitolo: La terza scelta! Ho cercato per tutto il tempo la risposta alla domanda sbagliata?

 

Soul: ... si annuncia qualcosa di o tremendamente figo, o tremendamente stupido...

Black Star: HO POTUTO ANNUNCIARE IL TITOLO DEL CAPITOLO! SONO ANCORA UNA POTENTISSIMA DIVINITÀ!

Soul: Abbiamo a che fare con la fine del mondo e tu ti preoccupi solo di questo?

Hinata 92: Massì, lascialo divertire!

Soul: La tua tranquillità m’inquieta invece che rilassarmi...

 

 

Su, che ci fate ancora qui? Andate subito a leggere il prossimo capitolo!

Oppure...

 

Hinata 92

  
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