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Autore: MM_White    01/05/2018    2 recensioni
Come si vince al torneo delle coppe? Corteggiando e conquistando le ragazze più "difficili" di Hogwarts.
E cosa si vince? Che domande, la soddisfazione di aver vinto!
È alla sua seconda edizione che Draco dà il via in un momento di pura noia, scegliendo di importunare la bella Corvonero Keira Blackheart, migliore amica dell'alunna più brillante del suo anno. Stiamo parlando di Hermione Granger, ovviamente, la quale invece verrà scelta dall'affascinante Serpeverde Theodore Nott.
Le due ragazze saranno così ingenue da cascarci?
Dal capitolo 9:
Hermione ride ancora ed io, che credevo che ridere di lei fosse appagante, non sapevo quanto fosse ancora più gratificante farla ridere.
Io che ultimamente mi divertivo a beffeggiarla, alludendo che in realtà fosse una vipera degna di allargare le file dei serpeverde, non sapevo quanto invece il cappello parlante ci avesse visto giusto, quella lontana notte dello smistamento.
Perchè non sapevo quanto fosse forte e coraggiosa e leale.
E mi dispiace che abbia bevuto la pozione cura ferite perchè, seppur senza volerlo, quei segni sul collo glieli avevo provocati io.
Quei raschi erano un marchio, un chiaro e limpido avvertimento: questa ragazza è mia.
Ma adesso non ci sono più. Scomparsi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Draco/Theodore
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Altro contesto, Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Capitolo sei: mai e poi mai

 

Hermione

 

«Come sarebbe a dire che non potete più venire?»

Lancio un'occhiata allarmata verso Keira.

«Che succede?» Sussurra.

Metto una mano sul microfono del cellulare.

«Sono bloccati all'aeroporto di Oslo. Allarme neve.» Spiego brevemente. Poi torno a rispondere a mia madre. «Sì, sì, ho capito. No, non le ho le chiavi di casa!»

Con la coda dell'occhio vedo Nott tirare la manica di Keira.

«Cos'è quel coso?» Chiede con aria curiosa.

Lei alza gli occhi al cielo, spazientita.

«Mai studiata Babbanologia? È un telefono, ignorante.»

«E quell'antenna è una specie di bacchetta?»

Scuoto il capo e mi allontano dal gruppo quel tanto che basta da sentire più basse le loro voci.

Non che la stazione della metro sia un luogo ideale, per una telefonata, infatti mi tocca scansare un altro gruppetto di londinesi in fila alla biglietteria.

«Mamma, sai vero che domani è il giorno di Natale?» Riprendo. «Non troverei una camera libera neanche a Buckingham Palace!»

«Hai bisogno di un posto per la notte?» Domanda Theo, che si è avvicinato di nuovo.

Dopo il mio ''rapimento'' perpetrato da Draco, ha deciso di non staccarsi da me neanche di un metro.

«Aspetta un attimo, mamma.» Ricopro il microfono con la mano. «A dir la verità abbiamo bisogno. Keira doveva trascorrere le vacanze con me e la mia famiglia.»

«Potete stare da me.»

«Grazie per la generosità ma...»

«Dico sul serio, Hermione, non ci sarebbe nessun problema. Casa mia è abbastanza grande da poter ospitare un paio di persone in più.» Mi sorride, poi afferra il cellulare. «Dà qua, ci penso io.»

«Theo aspetta...»

«Signora Granger? Salve, sono Theodore Nott, un compagno di scuola di Hermione.»

Non ci posso credere, Theo sta parlando al telefono con mia madre. E lo fa con tanta cordialità e raffinatezza che sono sicura la conquisterà nel giro di un minuto.

«Certo, non si preoccupi di nulla.» Lo sento dire a un certo punto della conversazione. «Le lascio il mio indirizzo, così potrete venire a prenderle quando riuscirete ad arrivare a Londra.»

Ma sentilo, il damerino.

«Hermione? Vuole parlare con te.»

Mi passa l'apparecchio facendomi l'occhiolino.

«Mà?»

«È fidanzato questo Theo?»

«Cosa? No... ma per...»

«Allora non comportarti come tuo solito e cerca di essere gentile.» Il solito tono autoritario di mia madre. Qualche anno fa mi faceva infuriare, ma adesso lo accolgo con nostalgia. «Non voglio ritrovarmi con una figlia zitella.»

«Mamma!»

«Ah, ti saluta tuo padre. Dice che è d'accordo con me.»

«Ovviamente, solo un ingenuo non lo sarebbe.»

Dopo le ultime raccomandazioni, ci salutiamo e io termino la chiamata.

Adesso che non sento più la sua voce, mi rendo pienamente conto che quest'anno non passerò il Natale a casa mia, con la mia famiglia. E la cosa mi rattrista un po'.

Nott se ne accorge e mi posa un braccio sulle spalle.

«Ehi, topolina, sarà solo per una notte, massimo due.»

«Ti ho già chiesto di non chiamarmi così.» Mi lamento.

Ma la mia obiezione è fiacca, spenta, senza rabbia.

La verità è che mi piace essere coccolata e consolata così.

Ci avviciniamo all'altra coppia e senza volerlo rivolgo lo sguardo a Draco, che dall'espressione del viso a quanto pare non apprezza il contatto tra me e Theo.

Per un singolo, assurdo secondo, penso che sia geloso.

Poi però mi ricordo che per lui niente provoca più ribrezzo che toccare una sanguemarcio e di certo non approva la decisione del suo migliore amico purosangue di starmi tanto attaccato.

E quello che era successo sulla ruota panoramica?

Le mani calde di Draco intorno al mio viso, la voce sensuale, le nostre dita intrecciate per quasi tutta la durata del giro...

No, non era successo un bel niente, dovevo togliermelo dalla testa. E dimenticarmi tutto.

Io, e Draco, è solo uno sbaglio.

E le brave ragazze non sbagliano mai.

E poi, non devo dimenticare che si tratta del ragazzo che piace a Keira.

Non posso farle questo...

 

Per arrivare alla casa abbastanza grande di proprietà Nott, abbiamo preso la metro, il treno e infine un'auto con guidatore privato in divisa. Vicino al risvolto della giacca e sui guanti bianchi, ricamato con fili dorati, lo stemma di questa ricca famiglia: un drago marino.

Ho chiesto a Theo dove ci troviamo e lui nel rispondermi è stato un tantino vago, ma ho capito che dovremmo essere dalle parti dell'isola di Sheppey.

Inspiro una profonda boccata di aria salmastra, frizzante, e alzo lo sguardo sul castello che mi si para di fronte.

Appare antico e moderno allo stesso tempo, un luogo talmente bello da sembrare l'illustrazione di una fiaba. Ai fianchi delle alte torri di pietra bianca si stagliano i boschi e, attraverso alcuni archi, si intravede il mare, immenso e color cobalto.

Se fossimo nel Medioevo, sui punti più alti della costruzione avrei visto anche lunghe bandiere blu e dorate. Rifletto sul fatto che, quasi sicuramente, in passato era proprio così.

Adesso dove sono quelle bandiere?

Addobbano la sala d'ingresso o sono conservate nelle segrete?

Perchè una costruzione così grande e vecchia avrà sicuramente delle segrete.

Percorriamo a piedi il viale che porta all'enorme portone, con Keira che non smette un secondo di esternare la sua ammirazione.

«In realtà,» ci spiega Theo, «non tutto il castello è adibito ad uso residenziale. Una parte, la maggior parte ad essere sinceri, è la sede della Ascendentes Edizioni, la casa editrice di mio padre.»

«Anche modesto...» mormora Keira, nella mia direzione.

Quando mi volto verso di lei, mi indirizza un'occhiolino complice.

Questa storia che vuole per forza farmi piacere Nott mi imbarazza, e non poco.

«Keira...» La rimprovero pazientemente.

«Che c'è?» Chiede con fare innocente.

Con la coda dell'occhio scorgo Draco dare una gomitata a Nott.

«Allora, Theo, da dove vuoi iniziare la visita guidata? Facciamo vedere prima la camera con le manette o quella con le fruste?»

«Lasciamo il fiore all'occhiello per ultimo,» scherza l'amico, «io comincerei con qualcosa di più soft...»

«Il giardino dei sensi?»

«Bingo!»

«Ma smettetela,» si intromette Keira. «Come minimo nelle vostre camerette avete ancora i poster dei giocatori di Quidditch attaccati alle pareti e le stelline fasforescenti sul soffitto, così la notte non rimanete al buio.»

«Ci hai quasi azzeccato,» dice Draco con un ghigno, «immagina però uno specchio al posto delle stelle.»

«E le streghette sexy invece dei giocatori.» Rincara Nott, divertito dalle nostre facce sgomente.

«Siete disgustosi.» Commenta Keira in risposta alle risate dei ragazzi.

Nel frattempo un altro uomo in divisa ci accoglie all'ingresso.

Da dentro, la casa sembra ancora più grande di quanto immaginavo.

Gli elementi moderni si sposano alla perfezione con le pareti di pietra e le travi a vista.

In fondo alla sala, un massiccio camino acceso rende l'ambiente caldo e accogliente.

«Dov'è mia madre?» Chiede Theo a quello che ormai credo sia il maggiordomo, consegnandogli il cappotto.

«In nessun luogo preciso della casa e al contempo in ogni luogo, signorino Nott.»

«Capisco.» Commenta lui con un sorriso, poi si rivolge a noi. «Starà organizzando i preparativi per la festa di domani. Affidate pure le giacche e le borse a Cristoph, le ritroverete nelle vostre camere.»

«Non avete elfi domestici, qui?» Chiedo, sbalordita e rincuorata al tempo stesso.

«No, i miei genitori li ritengono superati. E poi, come glieli spieghi gli elfi agli ospiti babbani?»

«Ospitate babbani?»

«Qualche volta. Mia madre gestisce diverse imprese nel mondo non magico.» Scorgo una figura alta e snella passare velocemente nel mio campo visivo. «Thò, eccola.»

La figura si ferma di colpo, in modo tale da farsi vedere chiaramente.

La prima cosa che colpisce della signora Nott è la sua bellezza d'altri tempi. La seconda, la sua impressionante somiglianza con il figlio. E poi, solo dopo un'attenta osservazione, si scorgono le rughe, le imperfezioni della pelle, gli occhi stanchi.

Sapevo che i genitori di Theo fossero molto grandi di età, come sapevo che fossero molto ricchi.

Quello che ignoravo però, e che avrei scoperto a breve, è che fossero anche tanto cordiali e affettuosi.

Un elemento da non sottovalutare, in un mondo nel quale il carattere di una persona si riassume nella casata di appartenenza. In questo caso: Serpeverde.

«Mamma, ti presento Hermione e Keira, due compagne di scuola.»

«Benvenute ragazze,» la donna ci rivolge un sorriso caloroso. «Non siete serpeverde, vero? Lo chiedo solo perchè i compagni di casa di mio figlio credo di conoscerli tutti.»

«Non sbaglia, signora.» Conferma Keira.

«Vedi mamma, avrebbero bisogno di una camera per una notte o due.»

«Oh, capisco. Bhè dovrebbe esserci una stanza degli ospiti libera, da qualche parte, se ne occuperà Christoph.» Sposta lo sguardo su Draco. «Draco invece...»

«Può benissimo dormire nella mia, mamma.»

Gli angoli della bocca della signora Nott si abbassano fino a diventare una linea perfetta.

«Chiaro.» Mormora, per poi riacquistare il sorriso rivolgendosi a me e Keira. «Allora a quale casa appartenete, ragazze?»

Dopo averle risposto, la padrona di casa batte le mani, entusiasta.
«Una Corvonero e una Grifondoro al mio ballo di Natale!» Esclama. «Oh, ma immagino che con voi non abbiate degli abiti da cerimonia...»

«Ehmm, no...» Biascico, un po' imbarazzata.

A parte Keira, che si era preparata una valigia perchè doveva dormire da me, io non ho neanche gli indumenti intimi di ricambio.

La signora Nott comprende al volo e mi rassicura: nelle camere degli ospiti ci sarà tutto quello di cui avremo bisogno.

Una specie di Stanza delle necessità, in pratica.

«Ma aspettatevi ugualmente una visita del sarto nel pomeriggio,» dice. «Per voi, che sarete mie ospiti speciali, ho in mente abiti altrettanto speciali.»

Detto questo si allontana, veloce e agile come una gazzella.

«Tua madre è per caso una stilista?» Chiede Keira.

Abbiamo ancora lo sguardo rivolto verso il punto vuoto lasciato dalla carismatica donna.

«Tra le altre cose,» risponde Nott, per poi ridestarsi di colpo. «Allora, volete fare un giro della casa?»

Fare un giro del castello Nott è proprio come fare una visita guidata a un museo.

Poso lo sguardo su ogni angolo, su ogni oggetto, e Theo cerca di descrivere gli elementi più interessanti della casa, ma è davvero impossibile soffermarsi su tutto.

Ci sono decine di vasi risalenti alla dinastia Ming, un gigantesco specchio proveniente dalla raggia di Versailles e poi spade, scudi, orologi elaboratissimi.

L'arredamento è curato della madre, ci spiega Theo, ma tutti i dipinti fanno invece parte della collezione privata del padre.

I soggetti raffigurati sono perfettamente immobili, e qualche anno fa la cosa mi sarebbe sembrata completamente sensata, ma in una casa di maghi mi provoca una strana sensazione.

Come se il tempo si fosse fermato o come se fossimo tutti vittime di un incantesimo.

E questo mi crea un certo disagio.

Credo che Theo se ne sia accorto (sorprendente come sia sempre attento a tutto ciò che mi riguarda, riuscendo spesso a capire quello che penso) e così, quando entriamo in quella che sembra un enorme sala, interrompe la gita privata per rivolgersi ai quadri.

«Tranquilli signori, le mie amiche sono streghe.» Esclama facendo un giro su se stesso. «Prendete per mano le vostre signore senza nessun timore e continuate il vostro eterno ballo, coraggio!»

Detto questo mi stringe delicatamente per la vita e inizia a muovere qualche passo di danza, portandomi al centro della sala.

Presa alla sprovvista, lo afferro per le spalle e inizio a ballare anch'io, assecondando i suoi movimenti.

All'improvviso, dalle pareti si diffonde un suono di violino, seguito da quello di cento altri strumenti, accordandosi su una melodia dolce e lenta.

Si tratta dell'orchestra dipinta con la tecnica dell'affresco sulla parete più grande della sala, e l'effetto è stupendo, se contiamo che anche tutti gli altri dipinti adesso si stanno animando intorno a noi.

Come suggerito da Theo, i signori sono usciti dalle proprie cornici per invitare le signore a danzare, creando così un vortice di stoffa svolazzante lungo le pareti.

«È... meraviglioso.» Sussurro, incantata.

Theo mi rivolge uno dei suoi tanti sorrisi, ma questo non lo riesco proprio a decifrare.

È un sorriso di scherno? Felice? Compiaciuto?

Proprio non lo so.

E non lo voglio neanche sapere.

A dir la verità non so neanche perchè sto ballando con lui.

Con la coda dell'occhio scopro che Draco e Keira sono rimasti perfettamente immobili, osservandoci con aria assente.

Così mi fermo lentamente, costringendo Theo a fermarsi a sua volta.

«Allora... riprendiamo il giro?» Chiede il ragazzo dopo essersi schiarito la gola.

«Sarebbe bello farlo senza interruzioni inutili.» Afferma Draco con un tono monocorde.

Nel frattempo io guardo per terra, imbarazzata per l'attimo di euforia.

La tappa successiva si rivela essere il laboratorio di pozioni della signora Nott.

Da quello che ho capito è una donna dai mille talenti che non riesce a star ferma neanche quando dorme. La torre astronomica visitata poco prima ne è un altro chiaro esempio.

Alla vista dei lunghi banconi strapieni di ingredienti, imbuti e provette, Keira sgrana gli occhi estasiata.

Pozioni è la sua materia preferita.

E così si sofferma più del dovuto ad ogni tavolo per sbirciare nei calderoni fumanti, annusare il vapore rosso proveniente da un bicchiere di vetro o ammirare i raffinati mestoli d'argento.

«Keira,» chiamo la sua figura di spalle, «andiamo, dobbiamo proseguire.»

«Arrivo subito!» E poi, quando mi ha raggiunta: «Caspita! Questo laboratorio è più grande e fornito di quello di Piton.»

Dopodichè Theo ci porta nella sala più interessante e meravigliosa di tutte: la biblioteca.

«Ti piace, topolina?»

Mi chiede Nott, abbassandosi di parecchi centimetri per avere la bocca in corrispondenza del mio orecchio.

«Ah, ora forse capisco perchè mi chiami così...» Mormoro, pensierosa.

«Dovevo portarti in un posto pieno di libri per fartelo capire? Ti facevo più intelligente.»

«La mia mancata comprensione non è dovuta a scarso intelletto, Nott.» Lo pungolo assumendo un tono saccente. «Ma alla mia limitata fiducia nelle tue buone intenzioni.»

Diciamo solo che quando mi chiama topolina, non penso affatto a un topo da biblioteca ma a una donna che non gode di buona reputazione, ecco tutto.

Nott mi rivolge un ghigno, provocatorio, e a me scappa un sorriso.

Mi concentro dunque su quella che, a mio avviso, è la stanza più bella di tutta la dimora.

Scaffali alti fino al soffitto pieni zeppi di libri, poltrone coperte con un plaid e lumi in ogni angolo buio. Al centro, su un tavolino basso, c'è qualche libro aperto. Ne raccolgo uno, stando attenta a non voltare pagina o a chiuderlo involontariamente, e leggo la riga descrittiva di una runa filigranata in oro.

«Comunque, giusto per rispondere alla domanda di prima...» Dico rivolgendomi a Theo. «Sì, mi piace. E molto, anche.»

«Sono contento, topolina, dato che tutto quello che vedi sarà tuo.»

«Mio?»

«Bhè sì, mi sembra ovvio che sarà così, dopo il matrimonio.» I suoi occhi verdi brillano appena, tanto belli quanto spietati. «La mia futura moglie sa che non ho una passione per la lettura.»

«Ma io non ti sposerò, Nott.» Affermo cercando di sembrare impassibile.

«Oddio, che dolore al cuore.» Mugugna lui, toccandosi il petto con fare teatrale. «La prima ragazza che non accetta una mia proposta di matrimonio.»

«E le altre che fine hanno fatto?» Chiedo con un sorriso malizioso.

«Le ho lasciate dopo che sono venute a letto con me, chiaro.»

«Chiaro.» Faccio eco io, roteando gli occhi al cielo.

«Theo, hai fratelli o sorelle?» Chiede d'un tratto Keira, accostandosi a noi.

«Sì, una sorellina più piccola e un fratello più grande.»

«E il fratello è bello come te?»

«Keira!» La rimprovero, mentre Nott si gratta la nuca, a disagio.

«Bhè, c'è chi dice che sia più bello lui.»

«Non ci credo che esista qualcuno più bello di te.» afferma lei, civettuola.

«Bhè, ci sarei io.» Si intromette Draco con un ghigno.

Keira lascia cadere l'argomento con un lieve imbarazzo.

Forse tentava di far ingelosire Draco ma il suo infantile corteggiamento nei confronti di Theo mi ha infastidita un po'.

E se invece il suo intento era far ingelosire me, facendomi capire che mi piace Theo?

No, è assurdo.

Tutto questo è assurdo.

Malfoy con Keira, io con Nott... se eravamo convinte che stessero tramando qualcosa che senso ha infatuarsi di loro?

Per fortuna, in biblioteca irrompe una persona talmente tanto energica da capovolgere letteralmente l'atmosfera tesa che si era venuta a creare.

«Teddy!» Strilla balzando con un salto tra le braccia di Theo, il quale l'accoglie con un sorriso che non gli avevo mai visto fare prima.

«Teddy?» Mormoriamo all'unisono io e Keira.

«Vi presento Dafne,» dice posandola con delicatezza per terra. «E il suo famoso tempismo. La leggenda narra che, al solo pensare il suo nome, lei compare in tutta la sua magnificenza.»

E con il solito fare teatrale, Theo completa un inchino fin troppo esagerato.

«Ma smettila!» Si lamenta la sorellina che, ridendo, coglie l'occasione per salirgli sulla schiena.

«Ora basta, scimmietta, e presentati ai miei amici come si deve.»

«Ma Draco lo conosco già.»

«E le altre due?»

La bambina, che non dovrebbe avere più di sei anni, ci lancia un'occhiata veloce.

«Piacere, io sono Dafne. Ecco, contento? Adesso giochiamo.»

«Non è così che...» Sbuffa Theo.

«Non importa,» dico con un sorriso. «Non vi vedete da mesi, è normale che voglia passare più tempo possibile con te.»

«E va bene, scimmietta, hai avuto il consenso di tua cognata, sei contenta?»

«Cognata?»

Questa volta sono Draco e Keira a parlare all'unisono.

«Lasciatelo sognare, poverino.» Commento io, trattenendo a stento un sorriso.

 

Draco

 

Quando Theo entra in camera, ho quasi finito di abbottonarmi la camicia bianca.

Dal riflesso nello specchio, lo vedo in piedi dietro di me. Un sorriso sornione stampato in faccia.

«Mi sono perso qualcosa?» Chiedo passando alla cravatta.

«Del tipo?»

«Tu e Hermione.»

«Ah, ti riferisci a quello...» Theo posa lo sguardo sulla poltrona di pelle bordò e il sorriso si fa ancora più grande, per quanto possibile.

«Quindi? State insieme?»

«Cosa? No, no, certo che no.» Sbuffando, si appoggia sul bracciolo della poltrona. «O almeno, non ancora.»

«Bhè, saprai benissimo che per il Torneo si possono raggiungere tutti gli obiettivi evitando di farsi mettere una catena al collo.»

«Certo, ma ti dirò, farmi mettere una catena al collo da Hermione non mi dispiacerebbe...»

Non ho chiaro il motivo, ma la cosa mi innervosisce.

Sciolgo il nodo alla cravatta e lo rifaccio.

«Non te ne sarai già innamorato?»

«Sarebbe troppo presto?»

«Sarebbe assurdo.»

«E va bene, forse un poco.» Con uno scatto, Theo si posiziona dietro di me. «Ma incomincia a piacermi, Draco. A piacermi sul serio.»

«L'ho notato.» Sbotto. «Ma perchè oggi non riesco ad annodarla, maledizione!?»

«E io ho notato... dà qua.» Dice afferrando la cravatta. «Che inizia a piacere anche a te.»

Sento il volto avvampare.

«Forse è un po' troppo stretta...» Mi lamento.

«No, è giusta così. Sei tu che vedi la situazione un po' troppo stretta

«Vaneggi.»

Theo si ferma a guardarmi, le mani intorno alla cravatta nera.

Prende tempo per pensare a cosa dirmi, ma perchè darsi tanta pena?

Che mi piaccia la Granger è un'assurdità, presto lo capirà anche lui.

Ricambio lo sguardo con la stessa intensità e quando schiudo la bocca per parlare, la porta si apre ed entra la signora Nott.

Theo si scosta velocemente da me, rosso in viso.

«Cercavi me, mamma?»

«Io... io...» Balbetta la donna, imbarazzata. «Volevo avvisarvi che la cena è pronta.»

«Grazie, signora Nott.»

«Scusate se, bhè sì, se vi ho disturbato.»

Per qualche secondo regna il silenzio, poi la vedo allontarsi chiudendo la porta dietro di sè.

Mi volto di scatto verso Theo, infuriato.

«Crede ancora che stiamo insieme?»

«Ma che ne so...»

«Se non hai smentito nulla allora lo pensa ancora!»

«Che lo pensi pure, tanto mica lo sono per davvero, gay.»

«Non capisci, ne va della tua reputazione.» Ringhio. «Della mia

«Non lo ha detto a nessuno, lo sai, altrimenti lo saprebbe tutta Hogwarts.»

«E tutto questo solo perchè te ne vai in giro nudo per la camera quando ci sono anch'io.»

«Non indosserò una vestaglia quando dormi da me,» obietta Theo. «Quello sì che è da gay.»

«Esigo una stanza tutta per me, allora.»

«Non te lo permetterò, Draco.» Mi cinge le spalle con un braccio. La mia testa che arriva appena a sfiorargli il mento. «Tu sei il mio amico speciale, quello che deve ascoltarmi mentre canto sotto la doccia e che gioca a basket con me con il cestino degli indumenti sporchi.»

«Peccato che mezza famiglia Nott pensa che facciamo altri tipi di giochi...»

«Forse qualche volta dovremmo provare...» Mi provoca lui, con una voce sensuale. «Ho sempre avuto un debole per le bionde.»

«Contaci che dormo con te, stanotte.» Sbuffo spingendolo lontano da me.

Scendiamo dalle scale continuando a punzecchiarci, finchè arriviamo nella sala da pranzo dove l'atmosfera è allegra e informale.

Seduti ai vertici della tavola già imbandita, i sognori Nott, mentre vicino al camino, vestite elegantemente, ci sono Hermione e Keira.

Con un balzo, Dafne lascia il suo posto per andare incontro a Theo.

«Vieni, Teddy, tu sei seduto vicino a me.»

«Dafne.» La richiama pazientemente sua madre. «Ti ho già spiegato che questa sera Theodore è seduto vicino alle sue amiche e a Draco. Non farmelo ripetere un'altra volta.»

«Sììì mamma.» Acconsente la bambina, roteando gli occhi. Poi si rivolge al fratello, sottovoce: «io ci ho provato.»

Theo le scompiglia i capelli con una mano.

«Và vicino alla mamma, scimmietta, e mangia tutto.»

Prendiamo posto e io mi ritrovo con Hermione proprio a fianco. Theo e Keira di fronte.

Lancio un'occhiata dubbiosa in direzione della signora Nott.

Come mai ha scelto questa disposizione?

Forse spera che il figlio torni a camminare sull'altra sponda e crede che una bellezza come la Blackheart sia in grado di farlo redimere.

Peccato che non si sia accorta che Theo ha invece un debole per l'altra ragazza, quella che apparentemente sembra un gradino sotto Keira, quasi insignificante, in sua presenza.

Ma, signora Nott, secondo me doveva osservare meglio, cogliere i particolari.

Soffermarsi sul taglio degli occhi di Hermione, per esempio, così particolare da conferirle un aspetto esotico. O sull'ombra che creano le folte ciglia brune sugli zigomi.

Scommetto che fanno il solletico, se avvicini il viso abbastanza da sfiorarle le palpebre.

E poi le labbra... ecco, sono queste che rivelano ogni suo pensiero.

Corrucciate quando si trattiene dal dire la sua, distese quando è dispiaciuta per qualcosa, socchiuse quando è assorta nella lettura di un libro.

Mentre ci penso, avverto la sua presenza vicinissimo a me, facendomi sudare le mani.

Con la coda dell'occhio la vedo stringere il tovagliolo sulle gambe.

Anche Hermione sta pensando a me, lo so.

Ripensa al giro sulla ruota panoramica, quando eravamo seduti vicino proprio come ora.

Sono sicuro che, se dovessi allungare la mano per stringere la sua, farebbe un balzo dalla sedia.

Non sarebbe divertente?

Così mi asciugo la mano sul pantalone e lo faccio, ma non appena le nostre dita si sfiorano, lei sussulta appena.

Deludente.

I nostri occhi si incrociano per meno di un secondo, poi Hermione scaccia la mia mano con fare altezzoso.

Io invece sbuffo, cercando di trattenere una risata.

Un attimo dopo i camerieri entrano nella sala con le prime portate ed io, forse per la prima volta da quando frequento questa casa, mi rendo conto che la servitù è composta da soli uomini.

Neanche una donna in cucina o che provveda alle faccende domestiche.

Divertito, penso che più di una volta la signora Nott avrà incolpato se stessa, per la presunta omosessualità del figlio.

Magari con una cameriera carina nei paraggi...

Terminiamo di cenare chiaccherando del più e del meno.

La signora Nott è curiosa di sapere quali rapporti abbiamo con le ragazze, come ci siamo conosciuti e altre frivolezze del genere. In effetti è la prima volta che suo figlio porta a casa una compagnia femminile.

Il signor Nott invece, assente durante quasi tutta la durata della conversazione, si ridesta solo quando Hermione accenna alla sua passione per i libri.

Inizia così un lungo dibattito tra i due su quale autore sia migliore di un altro, su quale sia il miglior libro di magia pubblicato durante lo scorso anno e su quale sia il migliore di sempre.

Scommetto trenta galeoni che avrebbero potuto benissimo continuare allo stesso ritmo per tutta la notte ma, per fortuna, l'arrivo del mega dessert al cioccolato decreta la fine dell'incontro.

Dopodichè ci congendiamo, seguiti dalla raccomandazione della signora Nott ad essere impeccabili per la festa del giorno dopo: l'ormai celebre Ballo delle luci di Natale.

«Allora... a domani.» Mi saluta Keira, in cima alle scale.

Una parte di me vorrebbe raggiungerla, spingerla in un angolino buio e toccarla ovunque.

L'altra, quella che so avrà la meglio, mi frena con un semplice pensiero: non è lei che vuoi.

Nella mente risento la voce di Theo che mi ripete senza sosta: inizia a piacere anche a te.

E io so che non è vero, non può essere vero.

Al mio silenzio come risposta, Keira mi rivolge uno sguardo titubante poi, con un cenno del capo, saluta anche Theo e si dirige verso la sua camera, seguita da Hermione.

«Buonanotte, topolina.»

La saluta Theo, sghignazzante.

Lei si volta di scatto, gli fa la linguaccia e scappa lungo il corridoio.

Peccato però, che prima della smorfia ho visto gli angoli della sua bellissima bocca sollevarsi in un sorriso.

Al solo ripensarci sento lo stomaco bruciare.

«Dunque è vero?» Mormora Theo, ai piedi della scalinata. «Inizia a piacere anche a te.»

«Io punto alla Blackheart.»

«Lascia perdere per un momento quella stronzata di Torneo e rispondi seriamente: inizia a piacere anche a te?»

«E se così fosse?»

Gli occhi color cervone di Theodore Nott si scuriscono, diventando neri come la pece, adesso.

Tiene a lei, è chiaro. Tiene a lei più di quello che dovrebbe.

Lo osservo mandare giù la saliva, salire qualche gradino per poi fermarsi.

Rimanere immobile un paio di scondi, scendere di nuovo e tornare a fronteggiarmi.

«Se così fosse dovrai essere chiaro.» Afferma. «Che nessuno interferisca nella nostra amicizia, ricordi? Nessuno, neanche una ragazza.»

«Io mantengo sempre la parola data.»

«Quindi?»

«Non mi piace, Theo, nè mi piacerà mai.»

«Sicuro?»

«Mai e poi mai.»

«Bene.» Dice tornando a salire i gradini.

«Bene.» Borbotto, seguendolo.

 

Al buio della camera di Theo, illuminato solo dal riflesso della luna piena, non riesco a prendere sonno. E a non pensare che, forse per la prima volta da quando ci conosciamo, ho dovuto mentire al mio migliore amico.




Nel prossimo capitolo:

«Ho sempre avuto il sospetto che il cappello parlante fosse ormai vecchio e che perciò si fosse rimbambito. Ma oggi ne ho avuto la certezza.» Dice con un ghigno, per poi assottigliare lo sguardo. «Come si fa a smistare una vipera come te nella casata Grifondoro?»

«Sono certa che l'avrebbe considerata una opzione, se soltanto fossi stata purosangue.» Lo provoco.

«Sarebbero andate diversamente molte cose, se fossi stata purosangue.»

   
 
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