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Autore: ilenia23    03/07/2009    1 recensioni
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E se Albus Silente avesse una figlia? E se Sirius Black  se ne innamorasse? E se la storia fosse andata tutto in un altro modo o quasi?
Un intenso sguardo, durato un solo istante.
Pieno di dolcissima tensione.
Complicità.
E paura.
E ansia.
E passione.
E felicità straziante.
Gioia pura, autentica.
In un brevissimo sguardo  tutto questo.
Eravamo tutto questo io e Sirius.
E quel poco d’amore che c’era.
Genere: Drammatico, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Hogwarts - Settembre 1975

Aryana  Silente

Spaesata,spaventata e soprattutto sola ma a questo ero e sono tutt’ora abituata.
Era così che mi sentivo.
 Ero stata strappata via dal mio rifugio sicuro per andare in un luogo in cui avevo smesso di sperare e che avevo imparato a odiare per dimenticare..
Da quando sono piccoli tutti i maghi sognano di andare ad Hogwarts, il castello dei sogni, dove si diventa grandi.  
Ma io non ci andai come invece fecero tutti i piccoli maghi inglesi.
A dire il vero io non feci quasi niente di normale nella mia vita, a cominciare dalla mia infanzia..
Fin da piccolissima il mio imperativo categorico era sempre stato quello di diventare una strega perfetta,con un’ istruzione approfondita, al di sopra delle aspettative.
Per far questo, mio padre diede inizio ai miei studi sin dall’ età di quattro anni: ebbi maestri babbani,folletti, maghi e streghe di ogni tipo e da ognuno imparai qualcosa. Potevo vantare persino gli insegnamenti di mio padre, il più grande mago di tutti i tempi, i pochi mesi che era in casa. Infatti Albus Silente, essendo uno degli uomini più importanti della comunità magica inglese, lasciava la sua adorata figlia per la maggior parte del tempo sola a Londra, nella nostra casa incantevole con uno stuolo di persone sempre diverse a prendersi cura di me. Peccato che l’unico affetto di cui mi importasse era il suo..

Trascorsi la mia infanzia conoscendo sempre personaggi stravaganti che venivano a trovare mio padre, istruendomi magicamente e non, leggendo qualsiasi cosa mi capitasse tra le mani, nutrendo una curiosità sconfinata verso qualsiasi cosa a me sconosciuta…eppure così sola. Mai un amico, solo compagni di gioco passeggeri,figli di personaggi illustri che venivano a trovarci, attimi fugaci di felicità apparente.
Mio padre non aveva il tempo di occuparsi della mia vita sociale, al massimo, della mia istruzione che, viste le mie doti brillanti, procedeva spedita, senza trovare ostacoli.
Pertanto era alquanto naturale che desiderassi con tutto il mio cuore andare ad Hogwarts, dove avrei potuto conoscere ragazzi della mia età, farmi degli amici, essere felice..

Tuttavia, purtroppo o per fortuna, quando compii undici anni successe l’imprevedibile: arrivò una lettera dei miei nonni materni che, all’ effettivo, faceva forti pressioni a mio padre affinché non mi mandasse ad Hogwarts e incomprensibilmente, almeno per me, mio padre accettò la proposta di mio nonno Ernest. Decisero insieme, assolutamente contro la mia volontà, di mandarmi per i successivi cinque anni ad istruirmi nella loro terra anziché ad Hogwarts.  

La loro lettera arrivò come una doccia fredda quanto inaspettata. Infatti Ernest e Tatami erano sempre stati delle figure alquanto evanescenti ,per non dire inesistenti, nella mia vita. L’unico rapporto che ci legava era una formale corrispondenza irregolare di lettere.
Questo era dovuto soprattutto al pessimo rapporto che intercorreva tra loro e mio padre: non credettero mai che fosse davvero all’altezza di mia madre.
Se ci penso adesso mi viene quasi da ridere…Albus Silente, il più grande mago di tutti i tempi, che non è all’altezza di una donna..
Il problema centrale è sempre stato proprio questo,in realtà.
Mia madre non era una donna normale, non era neanche una strega, a dirla tutta.
“Era qualcosa di davvero, davvero speciale”. Questa era la frase che mio padre mi ripeteva da quando ero piccola quando chiedevo di lei.
Non capii fino in fondo cosa volesse dire fino a quando non arrivai dai miei nonni,su al Nord, nella foresta incantata di Shantaram, dove scoprii cose di nemmeno immaginabili e trascorsi i cinque anni più incredibili di tutta la mia vita.

I miei nonni facevano parte della razza più nobile e bella fra le creature magiche…quella degli Alti Elfi, anzi, molto di più…Re e Regina della foresta incantata di Shantaram, il posto più incantevole e magico in cui io abbia mai messo piede dopo Hogwarts.
 Amanti dell’ arte, della musica, della conoscenza in tutte le sue forme, esseri leggiadri, liberi e immortali, gli elfi mi affascinarono fin da subito, inevitabilmente…ce l’avevo nel sangue.
Mia madre Edhil era una principessa elfica mentre mio padre era solo un giovane ma ambizioso e promettente mago. Ovviamente non era abbastanza per una razza così superba e eccelsa come quella di mia madre. Così lei e mio padre scapparono,ubriachi d’amore, dopo il rifiuto categorico e algido di mio nonno alle loro nozze.
Edhil fu rinnegata e insieme a mio padre tornò a Londra dove nacqui io.
Purtroppo mia madre ,non essendo mai uscita da Shantaram, non era abituata al clima di Londra e si ammalò gravemente. Appena il tempo di darmi al mondo e se ne era andata senza che potessi vedere il suo volto,i suoi occhi, la sua straordinaria bellezza e magnificenza.

La domanda che mi ha perseguitato da sempre è: Io cosa sono? Un mezzelfo, una mezza strega o chissà cosa..
Questa fu una delle ragioni per le quali i miei nonni avevano voluto che apprendessi la maggior parte delle nozioni elfiche, prima di andare ad Hogwarts.
A Shantaram scoprii di possedere un talento innato per l’arco e per la spada, di saper padroneggiare abilmente molti incantesimi con il solo uso della mente e delle mani, di avere il dono della premonizione(che però non riuscii mai a controllare del tutto).
Appresi conoscenze impensabili e nemmeno immaginabili fino a quel momento e imparai a parlare l’elfico(cosa che successivamente si rivelò utilissima,specialmente quando non vuoi far udire ad orecchie indiscrete i tuoi segreti).
Amavo Shantaram, imparai ad amare i miei nonni e mi legai profondamente ad una cerchia ristretta di elfi, in particolare all’elfo Uriel che divenne come un fratello per me.
Lasciare quel mondo mi costò parecchio ma era necessario. In un certo senso, sapevo che la mia strada era un’ altra. Il mio mondo era diverso dal loro..mi ci ritrovavo ma non era casa.
Gli elfi sono una stirpe algida, fiera e orgogliosa, non c’era mai spazio per il divertimento e per le smancerie, poche parole, più fatti. Uno sguardo può dire tutto. Odiano le azioni eclatanti e istintive,piuttosto prediligono la meditazione e lo studio.
Io ero molto diversa…più umana. In me prevaleva l’istinto alla ragione il più delle volte, mi veniva naturale essere impulsiva, poco paziente, irruente...
Gli elfi erano spiazzati da certi miei comportamenti e non perdevano occasione di rimettermi in riga con serietà e disciplina,concetti fondamentali per loro.
Con il tempo la loro natura mi aveva resa diversa: più diffidente e fredda, quasi altezzosa, specialmente nei confronti degli estranei.
Inoltre ero sempre stata trattata come una principessa, in fondo era quello che ero, portata su un piedistallo, non abituata a confrontarmi con gli altri.

Adesso non ci sarei stata solo io, l’unica prediletta. Me la sarei dovuta cavare con altri ragazzi ,cresciuti in un modo completamente diverso dal mio:pronti ad aprirsi, a fare conversazione, a stare con gli altri. Io ero sempre vissuta in solitudine e le uniche persone con cui avevo stretto legami erano dei giovani elfi che si trovavano anni luce lontano da Hogwarts.
Per queste ragioni seppi da subito che non sarebbe stato facile suscitare la simpatia dei miei compagni di Hogwarts ,soprattutto per la mia apparente arroganza e freddezza. Ma non potevo farci niente, mi era stato insegnato così. La fiducia è un premio che si deve conquistare giorno dopo giorno,faticando.
La cosa che mi preoccupava di più, in ogni caso,non era il non socializzare, ero abituata alla semi solitudine, ma quanto il fatto di dover raccontare una marea di bugie sul mio passato. Non potevo di certo andare a dire in giro che ero una…già,una che? Un mezzo elfo? Una mezza strega? Un mezzo mostro?

Avremmo detto a tutti che avevo incominciato gli studi su al Nord (che poi non era tanto lontano dalla realtà) ma che adesso ero tornata per stare vicino a mio padre.
Non mi entusiasmava molto l’idea di dover dire delle menzogne ma quello era il modo in cui aveva predisposto mio padre per cui bisognava attenersi alle regole.
Tra l’ altro Albus riuscì a far veleggiare sul nostro passato un alone di mistero tale da lasciarmi tranquilla,almeno il primo giorno.
 
Eppure lo ricordo bene quel senso di angoscia che mi prese lo stomaco la mattina in cui avrei effettivamente iniziato la mia istruzione ad Hogwarts.
La notizia del mio arrivo si era già largamente diffusa. Dovevo solo scendere con la McGrannit al mio fianco che mi avrebbe accompagnato dai miei compagni del quinto anno.
A prima ora avremmo avuto Pozioni, non tra le mie preferite, a dire la verità, nonostante avessi una naturale predisposizione, affinata dallo studio e dall’esercizio ai quali fui sottoposta fin da piccolissima.
Ovviamente già conoscevo Horace Lumacorno,molte volte ospite in casa nostra. Un uomo tanto intelligente e abile quanto pavido,pigro e prevedibile. Non era né affascinante né interessante, lo trovavo noioso, fin troppo abitudinario e scialbo sebbene avesse una totale predilezione per me, come tutti gli amici di mio padre, d’altronde.
 
“Sei nervosa?”mi chiese la McGrannit mentre mi conduceva nei sotterranei.
“Abbastanza”.
“È normale, avere paura..”.
“Io non ho paura”risposi stoica.
Prima regola: mai mostrarsi deboli.
La McGrannit sembrò fraintendere il tono che assunsi nei suoi riguardi. Me ne pentii all’istante. Non volevo risultare acida o maleducata..semplicemente mi era stato insegnato ad essere diffidente. Cercai un modo carino per chiederle scusa ma non ce ne fu il tempo.
“Siamo arrivati. Siamo un po’ in ritardo ma è meglio così..saranno già tutti in aula ed eviteremo ripetizioni”.
Tre,due,uno.
Trattenni il respiro e seguii la professoressa dentro l’ aula gelida.
Non potevo crederci ma io, Aryana Silente, a cui era stato insegnato con così tanta disciplina la freddezza, la razionalità, la dissimulazione dei propri sentimenti, la diffidenza..Si, proprio io stavo tremando e non riuscivo a smettere.

  
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