Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Il_Signore_Oscuro    02/05/2018    2 recensioni
Il mondo si ricorda solo dei grandi personaggi, di coloro che hanno avuto un ruolo centrale negli eventi più importanti del suo tempo. Mentre il grande meccanismo della Storia divora tutto il resto, precipitandolo nell'oblio. Io però ho scavato e scavato, consegnando alla vostra memoria una storia diversa, una storia che era rimasta nell'ombra. Una guerra più profonda, e combattuta lontano dagli occhi dei molti...
Da oltre dieci generazioni i Cangramo sono i leali alfieri degli Argona, i potenti sovrani della costa orientale di Clitalia, la terra divisa fra i molti re. I Cangramo dominano su una piccola contea nell'estremo sud-est, una contea che comprende il Porto del Volga, la Valspurga alle pendici del Monsiderio e l'antica Rocca Grigia, costruita su un'altura a strapiombo sul mare. I quattro fratelli Cangramo cercheranno di ritagliarsi un posto in un mondo violento e insidioso, intessuto di amori, battaglie, inganni e segreti. Mentre lontano dagli occhi, un male a lungo dimenticato, antico e potente, getta la sua ombra sul futuro degli uomini...
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO XXVIII
IL COMPLESSO DEL PEDONE
(Arturo)

 
 

Arturo assicurò la spada smussata al cinturino, legando stretta la cinghia intorno alla vita. Nel corpo poteva sentire il pulsare dei muscoli che crescevano, giorno dopo giorno. Ormai sentiva di star diventando un uomo.
Strinse le mani, piene di calli, e osservò le nocche sul loro dorso farsi bianche. “Cos’è questa sensazione?” pensò, sorridendo senza neanche rendersene conto “È come se fossi capace di compiere qualsiasi impresa. È come se nulla potesse fermarmi”. Era tutto iniziato con l’allenamento insieme a ‘Bastiano qualche tempo prima, ma era continuata su una strada diversa. Adesso il suo fratello maggiore aveva ben poco tempo per i soldati e per lui, adesso ‘Bastiano si occupava di piani di guerra e strategie insieme con suo padre.
Ciò nonostante, era bastato quell’unico scambio di fendenti perché qualcosa dentro di Arturo cambiasse per sempre: quando si allenava aveva smesso di riempirsi la testa di pensieri, aveva smesso di avere paura… si era semplicemente lasciato andare a quello che soleva chiamare il suo “Lupo Interiore”. E da allora lo sguardo con cui Mastro Villa lo osservava era mutato. Dalla derisione era passato a una qualche forma di malcelata ammirazione. Ammirazione che Arturo non sapeva ben dire da cosa derivasse, se dalla forza che il giovane Cangramo aveva dimostrato nel riscattarsi o semplicemente da quello stile di combattimento tanto differente dal suo.
Ma Arturo non aveva intenzione di fermarsi lì, no, doveva conoscere di più. Doveva sapere di più. Voleva conoscere come combattessero altri popoli all’infuori di Clitalia, lontano dall’Occidente. E una curiosa occorrenza di circostanze e casualità erano venute in suo favore. Difatti, da qualche tempo ormai, i rapporti fra Miranda e Mowan avevano preso a raffreddarsi e sempre più di rado la giovane sposa richiedeva i servizi della sua domestica, che di conseguenza si trovava con una grande quantità di tempo libero che non aveva la minima idea di come impegnare.

Qualcuno bussò alla porta. Tre colpi secchi, separati l’uno dall’altro dallo spazio di un secondo.
Arturo si affrettò ad aprire e dalla fessura poté vedere un occhio affusolato e scuro puntato verso di lui.
«Sei qui finalmente, ti stavo aspettando» bisbigliò il ragazzo, seguendo la Mogul nei corridoi del palazzo.
«Non rimproverarmi per il ritardo, nanerottolo. Non è semplice muoversi in questo palazzo senza che qualcuno mi chieda dove sto andando» rispose lei, voltandosi da una parte all’altra per controllare che la via fosse libera.
Arturo si limitò a sbuffare e senza proseguire oltre in quel battibecco disse soltanto «Andiamo…».
Si mossero furtivi attraverso il castello, strisciando fra le ombre, lontani dagli occhi indiscreti dei domestici e dei membri della famiglia. Arturo notò come i passi di Mowan avanzassero sulla pietra del pavimento senza il benché minimo rumore. “Quella ragazza… quando indossa i suoi abiti da guerra la si potrebbe scambiare per un fantasma. Chissà come si impara a muoversi così…”.
Anche il giovane Cangramo non se la cavava poi così male, ma capitava di tanto in tanto che un suo passo incedesse troppo deciso o il suo corpo impattasse contro qualcosa di non visto, mentre Mowan, beh, pareva aver sempre ben chiaro lo spazio intorno a lei.
Ad una svolta Mowan lo trattenne, con una mano sul petto.
«Che succede?» chiese il giovane, piegandosi sulle ginocchia.
«Un messaggero, credo. Sta entrando nello studio di tuo padre.»
Arturo sollevò un attimo le sopracciglia e si protese lungo il corridoio, dopo che il messo ebbe varcato la porta. Mowan rivolse ad Arturo un gesto allarmato, indicandogli di ritornare sui propri passi, ma il Cangramo, ormai conquistato dalla curiosità, tese il palmo della mano e continuò a camminare. Sino a quando non fu a pochi metri dalla soglia. Tendendo le orecchie poté udire l’araldo recitare ad alta voce il contenuto del suo messaggio, intervallando le parole a piccole pause per riprendere fiato.
«Illustre Conte Cangramo,
ormai da qualche giorno ho fatto ritorno qui nella mia casa, ad Argonia. E mio padre, il Re Ferrante, mi ha annunciato la buona novella: il matrimonio della mia persona, con la bella e nobile Messalina della casata degli Orimberga. Voi, che siete mio fedele vassallo, ben conoscete quali sentimenti nutra nei riguardi della casata reale e quanti contrasti vi siano stati fra le nostre famiglie. Nonostante tutto ho preso la decisione di acconsentire a quest’unione, perché tramite me il nome della famiglia di mio padre sia tramandato alle future generazioni e gli equilibri rimangano stabili nella nostra Clitalia.
Stephanus, mio futuro cognato, mi ha confessato che voi avete preso parte nel progetto di questo matrimonio e a cagion di ciò, poiché mai il vostro onore e la vostra fedeltà furono in dubbio presso la mia casa e tutti i regni dell’ovest, vi chiederei la cortesia d’esser testimone delle mie nozze. Difatti, una cerimonia in pompa magna non sarebbe fattibile dato l’approssimarsi della guerra contro l’impero Manide e si avrà tempo per festeggiare una volta che questa guerra sarà finita.
Apponete in calce a questa lettera la vostra firma e il vostro sigillo, così che nessun uomo possa mai mettere in dubbio che questo sodalizio, fra Argona e Orimberga, s’è celebrato.

Vostro,
Alfonso Argona»

Nello studio di suo padre, Arturo avvertì un teso silenzio, prima che la voce di ‘Bastiano giungesse a spezzarlo.
«Posso vedere la lettera?» ci fu il rumore della ruvida carta tesa e rigirata «Il sigillo è quello della famiglia Argona, ne sono sicuro. E anche la firma sembra essere quella di Alfonso».
«Perché, ne dubitavi Sebastiano?» replicò ferma la voce di suo padre.
«Un dubbio più che legittimo, padre» schioccò lui «trovo quanto mai curioso che una faccenda del genere si sia risolta così, senza rumore».
Dalla bocca di Severo dovette uscire qualcosa di simile a un risolino amaro «Figlio, nessuno in questa stanza può sapere con certezza cosa accade a chilometri da qui. Non sono così sciocco da pensare che non si possa trattare di una messinscena, ma che il matrimonio si celebri secondo o contro la volontà di Alfonso non è affar mio, né tuo. L’importante è che sia celebrato».
«Non lo so, padre…» disse ‘Bastiano, con tono pensieroso.
«In ogni caso, il ventaglio delle nostre possibilità rimane limitato. Poniamo che mi rifiutassi di firmare. Un gesto del genere finirebbe per indispettire qualcuno. Sia che questa lettera sia vera, sia che essa sia un artificio degli Orimberga. E con una guerra alle porte non c’è alcun bisogno di crearsi nemici anche qui a Clitalia» Severo rimase in silenzio per qualche istante «Passami il sigillo e la ceralacca».
Arturo si allontanò dalla porta, il cui legno era inciso con un ampio scudo al cui lato destro si scorgeva una coda nera. Si riunì a Mowan, pronto a riprendere la sua fuga verso un luogo segreto in cui potersi allenare. Dentro di sé, il ragazzo poteva avvertire un sottile tormento che gli grattava dentro con artigli velenosi.

La Mogul mulinò la spada, descrivendo un fendente alto. Quando il giovane Cangramo tentò di parare il colpo, i suoi piedi cedettero e si ritrovò in breve con il didietro al suolo.
«Che vi succede?!» lo imbeccò la ragazza irritata «Siete distratto…».
«S-sì, scusami Mowan. Non è niente, devo solo riscaldarmi».
“Siamo davvero solo questo?” pensò Arturo, facendo forza sulla lama per rimettersi in piedi “Pedine nelle mani di altri giocatori?! La volontà della mia famiglia è realmente così debole da piegarsi al primo vento che ci soffia contro?”. Il ragazzo assunse la posizione di guardia, inclinando leggermente la spada verso Mowan “Che fine ha fatto il lupo? Che senso ha più il monito degli scogli scuri ai naviganti? Siamo davvero niente più, niente meno, che docili cani?” si morse il labbro, chiudendo gli occhi e denegando col capo “Adesso basta pensare, se la mia famiglia ha dimenticato il suo coraggio e il suo onore io non intendo farlo. Devo dimostrare che in me il lupo c’è ancora!”.  
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Il_Signore_Oscuro