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Autore: Colarose    02/05/2018    1 recensioni
Quando si perde tutto, non si fa che rimproverarsi di non aver fatto di più per non perdere quel tutto.
E Harry ha perso tutto.
Ma gli verrà data un seconda possibilità.
Un viaggio nel tempo, 27 anni indietro nel passato.
Prima che Voldemort seminasse terrore, prima della Prima Guerra Magica, prima dei Mangiamorte e prima della fondazione dell’Ordine della Fenice.
Prima di quel 31 ottobre, prima di quell’esplosione.
Prima dei Malandrini.
Una nuova responsabilità si fa carico sulle spalle di Harry: vincere la Prima Guerra, prima che ce ne sia anche una seconda.
Ma ci sarà un piccolo imprevisto.
**********
Siete pronti per la lettura?
Ma soprattutto, siete pronti per la storia del quinto Malandrino?
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
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Io so 

La biblioteca  era uno dei posti più tranquilli e silenziosi presenti nel castello. Si poteva dire, che fosse tra le più vaste d’Inghilterra.

C’erano scaffali e scaffali pieni di libri dove potevi trovare una vasta gamma di informazioni, tavoli e sedie posti negli angoli se desideravi sederti per leggere un libro in pace o per fare i compiti.

 Era quello che stava facendo Remus, intento a scrivere un saggio di Trasfigurazione che doveva essere lungo un metro. Non c’erano i Malandrini con lui, James e Sirius si rifiutavano categoricamente di metterci piede a soli tre mesi di scuola, Peter se n’era andato poco prima per mangiare alcune Cioccorane perché gli era venuta un'improvvisa fame ed Harry… non lo sapeva.

 Domani c’era la Luna Piena, e questo comportava che Remus diventasse più pallido e malaticcio, più irritabile, più stanco, più aggressivo e più sensibile agli odori e ai rumori. Poteva sentire addirittura i bisbigli a due scaffali di distanza e questo non gli andava molto a genio: davano un terribile fastidio.
 Remus non si illudeva che i suoi amici non avessero notato qualcosa, sentiva i loro sguardi confusi e vagamente indagatori addosso. Ma si consolava nel fatto che sicuramente non avevano capito cosa fosse, altrimenti lo avrebbero già cacciato dal loro dormitorio, no? Remus si augurava che lo scoprissero il più tardi possibile, chissà quanto gli avrebbe fatto male vedere i loro sguardi disgustati…
 
Probabilmente sarebbe stata una ferita che si sarebbe portato per tutta la vita.
 
Sospirò e dopo aver messo accuratamente la pergamena e il libro di Trasfigurazione in borsa si alzò dirigendosi verso l’uscita. Camminò per po’ per i corridoi quasi isolati, molti studenti probabilmente erano in Sala Grande per la cena.
 Remus sentì in anticipo dei passi dietro di lui e un odore di vaniglia prima che Harry gli si affiancasse.

«Dov’eri?» chiese Remus

«Con Peter, stavamo per entrare in Sala Grande, ma gli ho detto che ti sarei prima venuto a cercare» rispose Harry. Il moretto poteva dire ormai che riusciva perfettamente ad ignorare che Peter avrebbe tradito i suoi genitori. Qui non sarebbe successo, non lo avrebbe permesso.


«Non c’era bisogno, stavo per arrivare» disse Remus con un sorrisetto «Domani sera ho una punizione con la McGranitt» mentì poi.

«Lo so.»

«In che senso “lo so”?» chiese Remus confuso voltandosi a guardare Harry.

«Sapevo che domani sera non potevi stare con noi» rispose Harry che con orrore di Remus, lanciò una breve occhiata alla luna quasi piena che si vedeva dalla finestra del corridoio.

Remus si impose di stare calmo «Sono coincidenze, no?» pensò. Harry lo guardò intensamente continuando a camminare.

«Io so, Remus» scandì lentamente. Il diretto interessato si fermò pietrificato, mentre iniziava a sudare freddo. Era spacciato, rovinato. Avrebbe dovuto dire addio ad Hogwarts, perché Harry sicuramente avrebbe fatto causa al Ministero e lo avrebbero cacciato.

Avrebbe dovuto salutare per sempre Sirius, James e Peter, che sicuramente scoperta la verità non lo avrebbero neanche più voluto vedere. Non avrebbe più potuto scherzare con loro, fare quei dannati scherzi, infrangere le regole, riprenderli sullo studio e cercare di fermarli dal fare imprese stupide. E tutto per colpa di cosa? Di quella maledetta maledizione che si portava dietro da quando aveva cinque anni, di quel mostro dentro di lui.

«Sai cosa, Harry?» chiese accennando un sorrisino incerto, cercando di aggrapparsi all’unica pallida speranza che gli era rimasta.
 
Harry sbuffò e lo prese per un braccio, entrarono nella prima aula che trovarono e chiuse la porta sigillandola con un incantesimo.
«Muffliato» disse Harry puntando la bacchetta verso la porta «Ho insonorizzato la stanza» spiegò senza che gli venisse chiesto. Poi posò la bacchetta in tasca e si voltò verso Remus che lo guardava pieno di ansia e terrore.

«Perché?» esalò Remus riferendosi alle precauzioni adottate da Harry.

«Qualcuno ci potrebbe sentire, e sinceramente non voglio che l’intera scuola sappia che tu sei un Lupo Mannaro» disse Harry semplicemente.

Remus sbiancò ulteriormente, si poggiò su un banco, si passò una mano sui capelli in un gesto di stizza e chiuse gli occhi, prendendo due profondi respiri. Quando si ritenne abbastanza calmo si voltò verso Harry e lo guardò sconfortato.

«Come l’hai capito?» chiese stanco.

«Sparisci ogni mese quando c’è la Luna Piena e ogni volta che torni hai qualche graffio o cicatrice. Certo, non è la prima cosa che qualcuno va a pensare il Lupo Mannaro, ma conoscevo una persona con il tuo stesso problema -«che altro non sei che te stesso del futuro» pensò Harry- e quindi mi è venuto facile riconoscere i sintomi e collegarli alle tue sparizioni» concluse infine il moretto. Remus deglutì.

«Non ti preoccupare, se vuoi sparirò per sempre dalla tua vita. Posso chiedere a Silente di spostarmi di dormitorio, se desideri» disse Remus mogio.

«Cosa?» chiese Harry incredulo anche se sotto sotto se l'aspettava una reazione del genere. Prima che Remus potesse aprire bocca per sparare altre idiozie continuò.
 
«Non cambierà assolutamente niente!» esclamò Harry avvicinandosi a Remus che alzò di scatto lo sguardo. Harry fece un sorrisetto divertito.

«Io non ho mai detto che devi sparire dalla mia vita, Remus!» disse. Vedendo che il ragazzino era ancora incerto sospirò.
«Sei Remus, no? Solo Remus. Cosa cambia se una volta al mese diventi un Lupo Mannaro? Sei sempre la stessa persona, hai solo un… problema» disse consapevole che non era molto bravo a consolare la gente. Remus lo guardò sorpreso, ma l’emozione che seguì non era quella che Harry si aspettava. Remus non sorrise, anzi, lo guardò tristemente.

«Harry, tu non hai idea di ciò che divento durante la Luna Piena. Potrei sbranare chiunque e non me ne importerebbe niente. Potrei attaccarti senza esitazione. Sono un mostro. S-» Ma che gli prendeva? Prima Harry gli diceva che non cambiava niente, e poi lui cercava di convincerlo a disgustarlo?

«Tu non sei un mostro!» lo interruppe rabbiosamente Harry cogliendolo di sorpresa «Non lo pensare neanche! Stiamo parlando del Lupo Mannaro o di Remus? Tu sei sempre lo stesso! Di certo non cerchi di sbranarmi ogni giorno! Qui si parla di una volta al mese in cui non sei te stesso! Perdi il controllo, non sei più tu! Per il resto dell’anno, togliendo dodici giorni sei sempre Remus, gentile, buono, responsabile e che non farebbe male a una mosca» Concluse determinato.
 
Vedendo l’espressione sorpresa e incredula di Remus il suo sguardo si addolcì. Il lupo mannaro si sentì preso delicatamente per le spalle. Harry incatenò i suoi occhi verdi a quelli nocciola chiaro di Remus. «Il fatto che tu sia un Lupo Mannaro non definisce ciò che sei, Remus. A me va benissimo essere tuo amico» disse dolcemente.
 
Lasciò il tempo a Remus di assimilare le sue parole e fu più che soddisfatto quando vide un sorriso radioso farsi spazio su quel volto pieno di cicatrici.

Remus non ci poteva credere, era forse un sogno? Harry lo aveva… accettato? Non lo disgustava, odiava, terrorizzava? Sentì un inspiegabile calore avvolgerlo nel petto e si sentì felice come non mai. Ma poi si diede dello stupido. Come aveva potuto credere che Harry lo avrebbe odiato? Lui non era così superficiale.
 Lo abbracciò di slancio senza pensarci, e sentì Harry ricambiare impacciato.

Resosi conto di quello che aveva fatto, si allontanò di scatto un po’ rosso in viso. Harry gli sorrise e Remus non poté far altro che ricambiare. Furono avvolti da un silenzio piacevole per un po’.
 «Quando hai intenzione di dirlo agli altri?» chiese Harry incerto. Remus si irrigidì.

«Io non so…».

«Fidati che la prenderanno più che bene. Non ti cacceranno né ti odieranno. Sono sicuro che la penseranno come me.» disse «Sul serio, ce li vedi a farsi oscurare da degli stupidi pregiudizi?» domandò retorico.

«No, però… non me la sento» disse Remus abbassando lo sguardo. Harry sospirò.
 
«Promettimi che entro quest’anno glielo dirai» disse Harry. Remus tacque.

«Tanto lo scopriranno prima o poi, in un modo o nell’altro. È inutile tenerglielo nascosto. E se, ipotizziamo per assurdo, che non la prendessero bene, io…» si interruppe arrossendo.

«Tu…?» lo invitò a continuare Remus.

«Ci sarò» disse alla fine deciso. Remus sorrise.

«Ma non credo che questo accadrà. Quindi, lo prometti?» domandò di nuovo. Dopo alcuni minuti di silenzio, Remus sospirò.

«Lo prometto».

*


«Ragazzi, io non penso sia una buona idea…».
«Taci, Remus. È un’idea geniale!».
«Certo, per andare in punizione.»
«Ragazzi finirà male… molto male…».
«Perché dovrebbe finire male? Tanto ci nasconderemo.»
«Quello saprà sicuramente delle Maledizioni Oscure! Quello ci scanna, Sirius!».
«Hai davvero paura di Mocciosus, Peter?!».
«E poi non ha fegato di farlo.»
«Non ne sarei tanto sicuro, James.»
«Ma perché vi siete fissati con lui! Sta lì in pace a leggere uno stupido libro!».
«Un libro sulle Arti Oscure, sicuramente!».
«È un libro di Pozioni, razza di deficiente.»
«Sempre così preciso, Rem…».

«Aaaaaaaaaaah» urlò esasperato James «Smettetela altrimenti vi butto dritti sul coso che si muove come un forsennato.»

«Il Platano Picchiatore?» domandò Peter terrorizzato.

«Come si chiama, si chiama» sbottò James.

Erano dietro una colonna da dieci minuti a tenere d’occhio Piton seduto tranquillamente in un’aula vuota, che leggeva un libro di pozioni, totalmente preso dalla lettura. Sirius e James avevano intenzioni di fargli uno scherzetto, Remus, Harry e Peter cercavano di farli ragionare a non farlo, o meglio, Harry e Remus cercavano di farli ragionare, e Peter li pregava di lasciar perdere.

«Basta! Lasciamolo in pace! Non ci ha fatto niente!» esclamò deciso Harry.

«Merlino, Harry, è uno scherzo!» esclamò Sirius esasperato. A volte non capiva proprio perché Harry stesse sempre dalla parte di Mocciosus in questi casi. Era un’untuosa, viscida, malefica serpe, che leggeva sulle Arti Oscure ed era tremendamente odiosa.
 Non lo stavano di certo per cruciare, volevano solo far profumare un po’ quelle tendine nere che si trovavano ai lati di quell’orribile viso. E poi lo aveva visto, Sirius, che mentre avevano svoltato l’angolo l’altro ieri, Mocciosus aveva tirato fuori la bacchetta per colpirli alle spalle, quando poi non lo avevano nemmeno notato. Per fortuna o per sfortuna (perché sì, Sirius voleva vedere la sua faccia quando sarebbe stato battuto in un duello) la Evans era arrivata e Piton aveva riposto subito la bacchetta. Vedendo che Harry stava per ribattere, James lo fermò.

«Siamo Malandrini! Cosa fanno i Malandrini? I bravi scolaretti?!» chiese ironico «Facciamo scherzi!» esclamò alla fine

«Ma non alla stessa identica persona! Ci sono duecento studenti in questo castello!» esclamò Harry «Io non ho nessuna intenzione di dare il tormento a nessuno! Anche perché so cosa si prova a essere presi di mira!» continuò imperterrito e arrabbiato.

Calò il silenzio.

Harry si ricordò di Malfoy, di Piton da professore, di quando la scuola lo credeva l’Erede di Serpeverde, di come credevano che avesse imbrogliato per partecipare al Torneo, di come l’intero mondo magico lo credesse pazzo solo perché diceva la verità. Di come alla scuola babbana venisse sempre messo da parte, preso in giro, e picchiato da Dudley e la sua stupida banda, di come lo chiamavano mostro e lo chiudevano nel sottoscala al buio.

Ad Hogwarts aveva Ron ed Hermione, solo grazie a loro era riuscito a superare tutto questo, li voleva bene e li voleva bene ancora, e come sempre, per tutte le persone che amava, erano morti per colpa sua, gli mancavano i consigli e la dolcezza di Hermione, come gli mancavano i sorrisi e l’umorismo di Ron.

 Piton aveva solo Lily, perfino la sua casa non l’apprezzava, aveva un padre che odiava la magia e tutti lo giudicavano antipatico e scontroso standogli alla larga. Non voleva che ci si mettessero pure i Malandrini.
E sotto gli occhi più attenti dei quattro, lo sguardo di Harry si oscurò, mentre gli occhi, che non erano mai stati bravi a nascondere le sue emozioni, si intrisero di un intenso dolore per un attimo, prima che Harry distogliesse lo sguardo cercando di calmarsi.

«Noi… n-» iniziò Sirius.

«Lascia stare» lo interruppe Harry «Io non chiedo di non fare scherzi, questo mai. Ma di non farlo per umiliare le persone, ecco. Gli scherzi dovrebbero far divertire tutti, perfino la vittima potrebbe divertirsi. Piton è impossibile da far divertire, e se proprio volete fargli qualche scherzo, non fateglieli in continuazione. Casomai fateli per un motivo, non lo so, per vendetta ad esempio. Ma se non ha fatto niente, non capisco perché dovremmo farlo» disse.

«L’altra volta ci stava per attaccare alla spalle» disse Sirius incerto.

«Non ti è bastato ieri strappargli il libro?!» domandò Harry. Sirius e James quasi si sentivano di fronte a un adulto, in quel momento.

«Ok» disse semplicemente James con un sorrisetto cercando di alleggerire la tensione. Avevano capito che quello che facevano non era tanto giusto, ma non lo avrebbero mai ammesso.

«Che ne dite se lo facciamo a Vitious durante la lezione?» domandò con un sorriso impertinente.

«Sei pazzo!» esclamò Remus «Hai idea della punizione?!» disse guardandolo come se avesse due teste.

«Andiamo, Rem! Vitious ha un senso dell’umorismo a differenza di Piton!» esclamò Sirius sorridendo incamminandosi verso la lezione che avevano tra dieci minuti.

«Vero, Pete?» chiese Sirius in cerca di supporto.

«Certo!» disse Peter sorridendo anche se non tanto sicuro.

«Bene!» disse James soddisfatto «Che ne dici, Harry?» chiese al suo così detto “sosia”. La risposta di Harry non arrivò subito.

«Ma sì, perché no?» disse infine, perché un malandrino si era innescato anche in lui, dopotutto.

«Vedete che ci premierà per la nostra bravura» disse Sirius sogghignando.
«Oh no, premierà me, perché io ve l’ho insegnato» ribattè Harry beffardo.
«Ehi! Io l’ho trovato su un libro!» intervenne Remus.
«Io ho detto di fargli uno scherzo!» intervenne allora James «Sono stato io il primo che ha detto che sarebbe stato bello usare l’incantesimo per uno scherzo, in verità!» si inserì Peter orgoglioso.
«Ma se fino a cinque minuti fa ci pregavi di non farlo!» si fece beffe di lui James. Peter arrossì.
«Ma perchè era Piton. Cioè, Piton. Io non ho detto di farlo a lui!» borbottò, imbarazzato.
«Sì, sì, abbiamo capito, Pete, non preoccuparti!» Sirius gli diede una pacca sulla spalla.
Alla fine, si ritrovarono a ridere tutti e cinque divertiti.


«Professore…» Remus alzò la mano come concordato per attirare l’attenzione del professore.

«Sì, Lupin?» Il professor Vitious si voltò verso di lui, dando le spalle ai due malandrini per eccellenza.

«Scusi, non ho capito bene gli effetti del Flipendo» continuò innocentemente.
 
«Oh, certo, non si preoccupi…».

James fu fluido, fingendosi distratto, mosse la bacchetta sussurrando una formula. Vitious si trovò in testa un cespuglio di rose. La classe scoppiò a ridere mentre il professore li guardava interrogativo.

«Professore» avanzò timidamente Peter facendosi coraggio «Ha un cespuglio di rose in testa» continuò.
Vitious fece comparire dal nulla uno specchio e guardò il suo riflesso.

«Le sta divinamente, professore» disse Sirius sfacciato.

«Grazie mille, Black. Ma preferisco senza.» Agitò la bacchetta e fece scomparire il cespuglio sorridendo divertito. «Per quanto la fattura sia stata fatta perfettamente, sarò costretto a mettere una punizione al Signor Potter. Non si preoccupi, non ne parlerò con la Professoressa McGranitt» disse guardando James facendo un sorrisetto.

«Ma come…?» si lasciò scappare Sirius. Vitious era di spalle, come aveva fatto a vederlo?

«Ci sento bene, Black» disse il professore.

Dopo che le acque si furono calmate, e le domande dei primini sull’incantesimo a Vitious furono finite, il professore riprese la lezione.

*


«Io sono affascinante!» esclamò James.
«E io sono bellissimo!» ribattè Sirius.
«Io ho il carisma dalla mia parte!».
«E io sono divertente! Ti ricordi le mie battute?».

«Non sono molto d’accordo su questo punto…» intervenne Remus che fu ignorato totalmente.

«Le tue battute sono squallide!» esclamò James.
«Oh, ma tu che ne sai! Io ho dei lineamenti regali!» disse Sirius ricordandosi le parole di sua madre mentre si pavoneggiava dei suoi figlioletti Regulus e Sirius.

«Ti dimentichi il fascino del “Bello e dannato”» li interruppe Harry sorridendo un po’ impertinente.

«Ecco! Esatto!».

«Io ho i miei meravigliosi capelli Marchio Potter!» ribattè James.
«Ah certo! I capelli che hanno vita propria!» disse Sirius.
«Io sono più forte!».
«Non dire cretinate! Io sono più forte!».

«Vediamo?» chiese James con aria di sfida. Si ritrovarono ad azzuffarsi sul pavimento. Remus li guardò con un sopracciglio alzato, per poi tornare alla lettura come se fosse tutto normale.

«No! Ragazzi!» esclamò Peter allarmato.

«Ehi! I miei occhiali! Non ci vedo niente! Non vale!» gridò James colpendo Sirius a caso per scrollarselo di dosso.

«E sei pure mezzo cieco!» esclamò Sirius divertito osservando i tentativi dell’amico.

«Cos'è tutta questa discriminazione per le persone con gli occhiali?!» esclamò James esasperato, tastando la faccia di Sirius.

«Levami le tue manacce di dosso!» disse Sirius scostandosi.

«E tu levati di dosso, deficiente!» urlò James «Che non ci vedo un Bolide!» continuò muovendosi e rotolando sul pavimento per cercare di togliersi di dosso Sirius che rideva senza ritegno.

«Oh, James, non sai quanto mi stia divertendo!» gongolò Sirius.

«LA VOLETE SMETTERE VOI DUE!» urlò Remus chiudendo di scatto il libro, prese la bacchetta lanciando un’ incantesimo che scaraventò Sirius all’indietro.

«Grazie, Rem! Sei un santo!» disse James sorridendo guardando la mano di Remus convinto che fosse la faccia.

«Mi dai i miei occhiali?» chiese poi.

«TE LI CERCHI DA SOLO!» urlò Remus riaprendo il libro stizzito. Così James dovette tastare l’intero dormitorio borbottando su persone poco gentili e discriminazioni verso i miopi.







Angolo Autrice
​ Ecco un nuovo capitolo! Harry ha fatto promettere a Remus di dire la verità ai Malandrini sulla sua condizione, e lui ha accettato. Chissà che succederà, eh? James e Sirius hanno un po’ capito che quello che fanno loro a Piton non è giusto e hanno saputo qualcosina in più sul passato di Harry con una semplice frase. I capelli di Vitious sono diventati un cespuglio di rose conferendogli un nuovo stile e James ha dovuto cercare i suoi occhiali senza che nessuno avesse pietà per lui. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, recensite che mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate della storia (oltre che a incoraggiarmi a continuarla) e alla prossima!  





Capitolo gentilmente revisionato da lilyy e Nag, grazie!
   
 
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